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Autore: Morgaine You    20/07/2012    2 recensioni
Riscrivere completamente Romeo e Giulietta? Impossibile.
Ma tentare di darne una versione un pò diversa (e ridotta), bhe, ci ho provato! (;
*il titolo è preso da un brano del musical "Giulietta e Romeo" di Cocciante.
Genere: Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Intanto, a  palazzo Capuleti, tutto pareva tranquillo, forse troppo.
Tebaldo, dopo il duro allenamento giornaliero, esce per prendere un po’ d’aria pulita.
Tutti gli abitanti della sua abitazione sembravano scomparsi, al di fuori di qualche umile servo.
Camminando per le illuminate strade della sua amata città, non può non pensare al periodo di pace che Verona stava passando: il conflitto con Padova era felicemente concluso; il raccolto era andato bene, e l’indomani si sarebbe celebrato il matrimonio tra la sua amata cugina, Giulietta, e Romeo Montecchi
Forse, l’indomani, avrebbe trovato anch’egli una sposa.

Girando l’angolo per intraprendere la via per la taverna del vecchio Gerolamo, Tebaldo si accorge che, in meno d’un batter di ciglia, qualcuno, urtandolo, lo scaraventa a terra.
“Idiota, ma che modi sono questi! Attenzione, per Dio”
“Perdonatemi, signore. Mi affrettavo e…. Tebaldo?”
“Mercuzio?”
“Oh, bontà divina! Presto, cercavo proprio voi, amico. Urge la vostra presenza, non crederete ai vostri occhi. E brandite la spada”
“Ma dove mi portate, di grazia?”
“Piazza dei Signori. Andiamo, meno parole e più gambe”
Tebaldo, ancora sbigottito, segue l’amico senza esitare.
Al loro arrivo nella maestosa piazza, la folla lascia loro la via per passare e raggiungere il centro di essa.
La scena raggela il sangue nelle vene del giovane Capuleti.

 Tre figure occupano il centro dello spiazzo.
Romeo Montecchi, scuro in volta, sta puntando la spada al collo di un altro giovane, che Tebaldo non riconosce immediatamente; ma lo colpisce la sua posizione: egli infatti sembra essersi posto nel mezzo della traiettoria dell’arma di Romeo, a proteggere una fanciulla alle sue spalle.

Tebaldo diventa bianco in volto.
“Signore, signore, riprendetevi, fra poco ci sarà bisogno di noi!”
“E’ Mercuzio che lo scuote leggermente.
“Mercuzio, è mia cugina la ragazza vero?”
“Doloroso ma vero. E il giovane che la copre è Benvolio Montecchi cugino del nostro Romeo”
“Cosa sapete? Parlate”
"Ebbene, sembra che vostra  cugina e Benvolio siano amanti; e da tempo inenarrabile.
Pare che anche Romeo avesse un’altra donna nel suo cuore, ma egli sarebbe stato disposto ad accettare il matrimonio con Giulietta. Ella però, proprio quando sono venuto a chiamarvi, era in procinto di fuggire con il suo amato, mandando a monte il matrimonio; Romeo, per fortuna (o sfortuna? Solo il cielo può saperlo), li ha colti sul fatto. Ed egli non sembra incline a trattative”
“Che situazione s’è venuta a creare a nostra insaputa! Ma temo che se intervenissimo, qualcuno potrebbe agire in modo sconsiderato”

 Romeo, intanto, urla parole di scherno verso Benvolio.
“Canaglia, impostore, mi avete ingannato! E anche voi signora! Dio vi maledica entrambi”
“Come osate appellarci così, quando siete voi, cugino, il primo a non essere fedele alla vostra futura moglie?”
“Io  avrei accettato queste nozze. Avrei amato Giulietta Capuleti”
“Voi non mi avreste MAI amata! Le vostre parole vi tradiscono; lasciateci andare”
“Questo mai. L’onta che voi e il mio(ahimè!) amato cugino mi avete arrecato è terribile, ed imperdonabile”
Romeo, balzando indietro, si prepara all’attacco.
“Eh, allora, sia la morte a decidere!”
Benvolio, impugnata la spada, si scaglia contro Romeo.
Giulietta, in lacrime, cerca disperato aiuto nella folla, che però rimane immobile.
Ma d’altronde, cosa avrebbero potuto fare?
Lasciando scappare i due amanti, o parteggiando per uno dei due Montecchi, avrebbero rischiato l’ira di una delle loro nobili famiglie, se non di entrambe.

 Il combattimento intanto continua.
Difficile dire chi ha la meglio.
Tebaldo e Mercuzio cercano infine di separare i due cugini, ma le guardie del principe li bloccano.
Nel mentre, un boato pervade la folla e la piazza intera.

 Romeo, dopo aver parato un affondo, inciampa su una pietruzza e cade a terra, indietro.
“Pietà cugino”
“Pietà? Essere immondo, non ne sei degno! Per anni ho ascoltato le vostre sofferenze, e ben consigliato; avreste dovuto ascoltarmi anche voi! E avreste compreso che il mio sentimento verso di Giulietta è molto più forte di tutti i vostri, se mai ne avete alcuno.
Tutti vi hanno sempre ammirato, ma per cosa? Per la vostra ricchezza, non per la vostra bontà.
Qualsiasi ragazza a Verona vi avrebbe sposato, ma perché? Non per il vostro amore.
E l’unica donna che io abbia mai amato, l’unica amica che io abbia mai avuto, la pretendete per voi.
E con quali diritti?
Non siete degno neanche di un suo sguardo”
“I nostri padri lo hanno deciso!”
“Ah! Subordinate dunque le leggi scritte alle leggi del cuore.
Gente, attenzione. Vi prego, ora, qui, guardate come muore un debole!”
Queste parole escono dalle labbra di Benvolio mentre, con un ultimo gesto di coraggio, affonda la spada nel petto e nel cuore di Romeo.

 La folla è impietrita.
Tebaldo e Mercuzio accorrono al fianco del loro amico, ormai esanime, e ascoltano le ultime parole di Benvolio:
“Romeo Montecchi, cugino, vi ho amato.
Ma, sopra ogni cosa, vi ho odiato”

 La piazza precipita nel caos.
C’è chi urla, chi invoca le guardie, chi i Montecchi e chi i Capuleti.
Benvolio, montato a cavallo, carica Giulietta in sella, e si avvia, a tutta velocità, verso la porta est della città.
Verso Mantova.

Tebaldo, voltandosi, non fa in tempo che a vedere la cugina sparire all’orizzonte.
Per sempre.

 

   
 
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