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Autore: Marguerite Tyreen    01/08/2012    4 recensioni
Queen, Beatles, Led Zeppelin e Pink Floyd : quattro band, cinque protagonisti e cinque flashfic per rileggere, in modo del tutto personale, cinque episodi che hanno -alcuni più e altri meno- segnato la storia della musica.
Il tempo come filo conduttore.
Seconda raccolta di esperimenti: meno di 2500 parole in tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1970. La fine dell'avventura dei Beatles.
Storia a due voci: la parte in carattere “normale” è Paul McCartney, quella in corsivo è John Lennon. La donna a cui fa riferimento John è la madre Julia, morta quando lui aveva diciassette anni.

[# Sconfitta / 383 parole]

 

A M.
sapendo che li ami.

 

 

When i thought you was my friend.
But you let me down, ho,
Put my heart around the bend.
(Paul McCartney, Three legs)

Julia
Morning moon
Touch me
So I sing a song of love.
(John Lennon, Julia)

 



I thought you was my friend
(John Lennon – The Beatles)

 


Londra, gennaio 1970

-Mi dispiace, Paul. Non lo faccio di proposito a litigare. È solo che sono fatto così, lo sai.
Non c'è più niente da salvare. Appoggi gli occhiali sul tavolo, con aria stanca.
È una vita che le discussioni degenerano negli insulti, ma una volta, almeno, avevamo la certezza che la nostra amicizia e la nostra arte fossero un filo sufficiente a ricucire gli strappi.
Un tempo amavo allo stesso modo quella tua armatura, quel tuo piglio sicuro e il vero John che ne riuscivo a intravvedere dietro. Posavi gli occhiali e il bagliore della tua anima mi accecava. Forse lo amavo più della facciata, perchè mi illudevo di essere l'unico privilegiato a conoscere ciò che non volevi rivelare al mondo.
Adesso penso che, se fossi riuscito a entrare più a fondo dentro al tuo animo, ora non saremmo a questo punto.
A cosa pensi, John, mentre guardi la città dormire ai nostri piedi? Sei troppo distante, sei troppo lontano.

Ti rivedo, in questa pioggia, in questa notte spenta. Suoni il banjo, come allora. Nel silenzio riesco ancora a sentirlo. E ridi, ridi forte. E io rido con te, perchè tutto sembra possibile. Perchè quando il cielo ha il colore dei tuoi occhi e il tramonto quello dei tuoi capelli, tutto deve essere possibile. Anche credere di vivere di poesia, del tuo sorriso di vento, di una chitarra che canta motivi antichi e mai dimenticati.
Se solo avessi potuto vedermi, come mi ha visto lei. Se solo avessi potuto stringerle la mano, quando ha scoperto che carmina dant panem, e stringere la mia, ancora una volta.
Ma che importanza ha, ora? Le beghe umane e le nostre piccolezze distruggono tutto quello che abbiamo avuto, persino la poesia, lasciando nei bicchieri il vino amaro del rimpianto e della sconfitta.


-Credo davvero che sia finita, Paul. Siamo giunti al capolinea, ma non pensare che non mi addolori.
Mi dici, riprendendoti gli occhiali e lasciando il divano.
-Mai quanto addolora me.
Siamo due estranei. Prima o poi cancelleremo tutto massacrandoci per una sciocchezza, per un po' di denaro, per qualche sterile questione di principio o di diritti.
Le lenti tornano ad adombrarti gli occhi. Lennon torna ad oscurare John. E io non vedo più nulla in te. Più nulla.
È troppo tardi per capire.

   
 
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