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Autore: zenzero    11/08/2012    0 recensioni
Alcuni capitoli del mio romanzo , Vincolo, nei quali però tutti i personaggi hanno cambiato nome e sesso!
"Milo è un ragazzo normale, come tanti. Ma a volte agli adolescenti accadono cose strane e lui, per caso, incontra Kirin e Sara, una principessa e una guerriera di un'altra dimensione. Le due, alte non più di sessanta centimetri, coinvolgono Milo in una storia rocambolesca nel loro mondo, tra stregoni, mostri, prove di iniziazione, nemici letali e incantesimi."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Un gelido risveglio
Di nuovo quello stupido incubo.
Non era la prima volta che gli capitava di sognarlo, ma questa volta era più definito e angosciante. Due persone che correvano, come se fossero inseguite, e una di queste aveva il volto di Roberta. Il ricordo della sua ex-ragazza gli mandò un’onda di fastidio. Milo si drizzò bruscamente dal letto, notando di avere dormito vestito. Naturale...  si era steso sul letto credendo di riposarsi per pochi minuti, e invece si era addormentato, per ore. L’orologio della camera segnava le venti meno un quarto, quindi gli rimanevano circa dieci minuti per prendere l’autobus, e raggiungere la palestra per la sua lezione di karate. Non male.
E poi, suo padre irruppe nella stanza. Si guardò attorno con fare sospetto. - Beh, questo è il modo di mettere a posto?
Milo lo guardò stancamente, cercando inutilmente di pettinarsi i corti capelli neri. - Me lo avevi chiesto, forse?
 - Sì, - dichiarò lui seccato, - e anche di fare le valigie.
 - Cosa?
 - Partiamo stasera, per andare da zia, no?
 - Non me l’avevi detto...
 - Sì che te l’ho detto!-urlò lui, - solo che non mi ascolta nessuno in questa casa!
 - Io i bagagli li ho fatti...  - affermò un’altra voce maschile. Era Leo, fratello minore di Milo.
 - Tu non t’immischiare! - ribatté il ragazzo. In quel momento odiava suo fratello, e il fatto che riuscisse sempre a essere così ordinato, il suo esatto opposto.
 - Invece lo faccio! - disse lui di rimando.
 - Fatela finita! - urlò il padre, - Leo ha già fatto le valigie, e non ha lasciato il porcile che hai provocato tu, Milo.
Lui sbuffò.
 - Cos’hai fatto fino ad adesso?
 - Ho dormito, va bene? - esclamò lui, sgarbatamente.
 - Non ti rivolgere a me con quel tono! - gridò il padre.
 - Fa male, addormentarsi di pomeriggio, non dovresti farlo, - infierì il fratello con calma.
Anche il fatto che Leo rimanesse sereno mentre lui era nervoso lo faceva imbestialire.
 - Quello che faccio sono cazzi miei, tu cosa vuoi? - sbottò, e notò che il colorito di suo padre si faceva sempre più acceso.
 - Sì? Anche le crepe sul muro?- richiese lui, e con una mano scostò le tende mostrando un’infossatura nella parete, proprio sotto la finestra di Milo. Il ragazzo lo aveva provocato involontariamente, spingendo la scrivania in avanti.
Il padre sgranò le occhi, ma, stranamente, non alzò la voce. Anzi, quando prese parola, il suo tono fu pacato, e freddo.
 - Bene. Direi che hai fatto più che abbastanza. - e detto questo, sollevò la propria valigia.
 - Io non ti accompagnerò dalla zia. Verrai tu da solo.
 - Cosa?
 - Ormai sei abbastanza grande e autonomo, no? Ci raggiungerai quando ti pare e come ti pare, a tue spese.
Il giovane rifletté un attimo. La zia abitava in un’altra città, a un paio d’ore rispetto a casa loro, e finora l’aveva sempre raggiunta facendosi accompagnare da qualcuno. Non aveva la minima idea di come compiere quel viaggio da solo.
 -Ti arrangerai, - disse suo padre, come leggendogli nel pensiero, e se ne andò seguito da Leo; questo gli rivolse una sorta di sorrisetto divertito. Milo stava per compiere qualcosa di cui si sarebbe pentito, quando improvvisamente udì lo scampanio della chiesa situata vicino a casa sua. Le otto di sera. Rischiava di perderlo. Agguantò il borsone da ginnastica e si precipitò fuori di casa senza salutare.

Lo aveva perso. Cavoli. L’autobus gli era scivolato accanto con tutta la sua mole sonnacchiosa senza nemmeno vederlo. Milo diede un calcio a un lampione. Non era la prima volta che gli capitava, e stavolta era stata colpa della lite che aveva avuto. Da quando si era lasciato con Roberta, in effetti, era sempre più nervoso e teso, e tendeva a sfogarsi in improvvisi scatti di rabbia che in seguito lo facevano sentire in colpa. Inoltre gli capitava sempre più frequentemente di sentirsi stanco e apatico, e di addormentarsi appunto nel pomeriggio. Per tenersi in moto si era iscritto a un corso di arti marziali, ma anche questo le causava dei fastidi. Era l’iscritto col grado più basso. Questo, unito alla sua corporatura minuta tendeva a farlo sembrare più debole, e si sentiva sottovalutato dai suoi compagni. Queste ultime lezioni non le poteva proprio perdere; di lì a un mese, infatti, si sarebbe svolto l’esame del passaggio di cintura e doveva tenersi in allenamento. Doveva trovate un percorso per raggiungere la palestra in un tempo decente.


   
 
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