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Autore: Profilo Chiuso    24/08/2012    0 recensioni
"Religione, religione. Cos'è, alla fine, la religione? Un qualcosa creato dall'uomo per trovare risposta a ciò che non può capire, lo trovo un semplice modo di proibire ciò che potrebbe renderci felici."
"Perché la pensi così?"
"Basta semplicemente dare un'occhiata alla Bibbia. Proibizioni, punizioni per tutto. E anche se si fa ciò che 'Lui' dice" disse muovendo le manti a mo' di virgolette, come per enfatizzare la parola. "Non si è mai liberi dal peccato.Tanto vale peccare e passare una vita di piacere."
"Sai, avevano ragione. Sei davvero convinto di ciò che dici."
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Reversed Religion" by Fede Grey; Quest'opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.

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{ Chapter Three: Death is near you... Always. }





Ora, cari bambini, fate attenzione: vi ho portato qualcosa.
Oggi voglio raccontarvi la storia di una bellissima principessa e del suo principe.


La storia comincia in un bellissimo Palazzo bianco: in esso viveva una principessa bellissima, con occhi dello stesso colore delle pietre più preziose e una lunga chioma color del grano. Tutti nel suo regno l’amavano, ma ogni sera, calato il sole, si ritrovava a guardare la bianca luna dalla sua stanza.
Si chiedeva sempre se avrebbe mai trovato un principe che le volesse bene perché, in fondo, sapeva che tutti i suoi sudditi la rispettavano solo perché era la figlia del loro Re, che presto avrebbe lasciato il trono. Non prima che la principessa avesse trovato un principe, però.
Ogni giorno passeggiava per il castello, cantando e spazzolandosi i capelli con il pettine regalatole dalla madre.
Un giorno, durante uno dei frequenti balli che il Re organizzava, la principessa fu colpita da un ragazzo. Era bello, alto e forte, con i capelli color della notte e gli occhi color del cielo.
La ragazza se ne innamorò subito e poco tempo dopo si sposarono.
Il Sire, che alcuni anni prima era rimasto vedovo, si ammalò durante una battaglia e morì alcuni giorni dopo, nonostante il miglior medico del regno era accorso a Palazzo per curarlo.
La sua vita cominciò a peggiorare non appena il medico uscì dalle stanza del padre, scuotendo rassegnato la testa.
Il bel principe, che fino a quel momento era sempre stato premuroso e dolce nei suoi confronti, non appena ottenuto il titolo di nuovo Re incominciò a picchiarla e a fare cose davvero bruttissime.
La principessa ormai Regina subiva silenziosamente ogni giorno, ma alcuni anni dopo prese una decisione: non era adatta a dirigere un Regno come il suo vecchio padre, ma almeno avrebbe potuto liberarlo da quel nuovo Sire senza scrupoli.
Fu così che un bel giorno avvelenò la colazione del marito, vedendolo morire sotto i suoi occhi.
Non riuscì ad afferrare le ultime parole dell’uomo, ma non se ne preoccupò; elesse il suo giovane cugino Re, ma decise comunque di rimanere a Palazzo.
Molti, molti anni dopo, quando ormai i suoi capelli biondi erano diventati una morbida cascata candida, seppe che era pronta a lasciare il suo Mondo.
Sbrigò le ultime faccende, salutò gli amici più cari e si stese nel suo letto ad aspettare.
Non appena il sole calò all’orizzonte, vide dinanzi a sé una bellissima ragazza dalle grandi ali nere; notò subito però che indossava un lungo vestito bianco squarciato sul petto e ricoperto di macchie rosse.
La ragazza si avvicinò e le prese la mano, non parlandole. In quel momento sentì chiaramente la vita lasciarla, ma le sembrava comunque di rimanere ancora viva.
Cos’era successo?
Si guardò istintivamente le mani, ora bianco latte e con una consistenza irreale, e capì.
Un crimine come l’uccisione dell’uomo con cui hai deciso di passare l’eternità non viene ignorato dal Signore. Era stata condannata alla peggiore punizione che si possa infliggere ad un’anima: avrebbe dovuto vagare per la Terra, pur non essendoci, perché per persone come lei non esisteva né il Paradiso né l’Inferno.

Bambini, avete compreso?”

**

Tutti, in quel buco di paese, sapevano che tipo fosse Derek Ahrmer.
Inaffidabile, delinquente, maleducato… Satanista.
Lui, in verità, non si sarebbe definito così. O meglio, non si definiva. Era quello che era, e gli stava bene; in più, l’incutere timore nella gente portava davvero molti vantaggi; chi sarebbe stato così idiota da rinunciare ad essi?
Lui no di certo.
Quel giorno era insolitamente irrequieto.
Non era sua abitudine preoccuparsi molto delle sue azioni, aveva sempre seguito il motto “Vivi e fottitene” e non aveva mai avuto problemi molto grandi.
Ma quel pomeriggio, al matrimonio di quella rompicoglioni patentata, era rimasto scioccato.
Com’era possibile che quel prete fosse identico a quella bellissima donna nel ritratto del libro? I sacerdoti erano tutti vecchi e brutti, perché questo doveva essere così?
Erano cinque giorni che ci rimuginava su e Derek non era ancora così stupido da non capire il perché. Fin da quando si era affacciato all’adolescenza aveva amato le sensuali forme che solo un corpo femminile può avere, ma si ripeteva sempre che anche un corpo maschile poteva esserlo, seppur in modo differente.
Quell’uomo – o meglio, quel ragazzo – poteva avere all’incirca la sua età, che cazzo ci faceva come santerello della chiesa invece di scopare a destra e a manca come i suoi coetanei, lui in primis? Ma era davvero così coglione da fare il casto e puro a poco più di vent'anni?
Interruppe il flusso dei suoi pensieri solo per prendere un sorso di birra dalla lattina sul comodino.
Non aveva fatto altro che osservarlo per tutta la funzione; mentre gli altri erano impegnati a pregare, lui si concentrava sui movimenti di quel biondo.
Seppure il suo corpo fosse interamente coperto da quel coso bianco da parroco, quando si muoveva si riuscivano ad intravedere le forme asciutte del suo corpo. E poi.. il viso. Come cazzo potevano mettere come prete una persona così? Era un controsenso assoluto. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che parlare, parlare, parlare; recitava la messa nuziale su un microfono e fin da subito Tom aveva provato ad immaginare se al posto di quell’oggetto ce ne fosse stato un altro.
Era pronto a giurare che anche l’angioletto biondo aveva avuto le sue esperienze, oh, se ci giurava. Oramai Derek era un esperto nel campo, riusciva a comprendere cose di questo genere a colpo d’occhio.
Prese un altro sorso.
Ma, accantonando il problema di quel finto santo, sua madre in quei giorni si era fatta più appiccicosa del solito, straparlando ogni minuto di Paradiso, Inferno, Chiese, catechismi e doni. Cazzo c’entravano i doni? Boh, lo aveva sempre saputo che non era del tutto a posto.
La cosa che lo aveva fatto sospettare di più era che la donna lo trascinava con ogni scusa possibile in Chiesa: “Der, ho perso il portafogli, forse l’ho lasciato in Chiesa!”, “Der, la zia è davanti la Chiesa, la vai a salutare? È tanto che non vi vedete!” “Derry, ti piace tanto l’arte, perché non vai in Chiesa e studi i quadri? Sono molto antichi, e non abbiamo musei qui!” e molte altre cose del genere.
Si tolse l’elastico che teneva legati i sottili dreadlock neri, lasciandoli cadere scompostamente sulle spalle.
Non era stupido, lo aveva capito da un bel po’ che a sua madre il suo comportamento non andava giù, così come il suo odio verso quegli edifici e le persone che ci stavano.
Ma non poteva farci nulla… Era fatto così e dubitava fortemente di poter cambiare.

Si alzò dal letto e si mise ad osservare pigramente le persone dalla finestra.
Quel mondo gli sembrava così falso ed ipocrita, per questo fin da piccolo aveva cercato di crearsene uno interamente suo.

A quindici anni era riuscito finalmente a farcela: da ragazzino sfigato e grasso quale era, sognava la popolarità e il poter indossare i vestiti che più gli piacevano. Era riuscito a crearsi un’immagine ben precisa di come avrebbe voluto essere ed aveva iniziato ad impegnarsi duramente per raggiungerla.
Solo quattro anni dopo, il grasso, sfigato, emarginato Derek "Frocio" Ahrmer, il ragazzino senza padre, era diventato il bel tenebroso della scuola.
Era riuscito a perdere ben trenta chili, complice anche la crescita in altezza ma aveva comunque continuato a fare palestra per rendere più sodo il suo fisico; aveva abbandonato quelle magliette scialbe ed anonime ed aveva incominciato ad indossarne sempre più strette che mettevano in risalto le spalle larghe ed il torso mascolino, mentre utilizzava jeans leggermente più morbidi, completi di immagini quasi scabrose, piene di teschi e sangue; i suoi capelli lunghi e biondi erano stati acconciati in sottili dreadlock successivamente tinti color nero pece; il suo viso si era affilato, prendendo tratti più adulti e duri ed infine, aveva preso l’abitudine di passare un filo di nero sulla palpebra inferiore dell’occhio per far risaltare gli occhi chiari.
La più recente modifica che aveva apportato sul suo corpo era stato una delle prime alla quale aveva anelato.
Non gli erano mai piaciuti i suoi occhi, ed erano ormai tre anni che utilizzava delle lenti a contatto colorate.
Addio occhiali da vista ed occhi scuri.
Benvenuto, nuovo Derek.

Aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta, espirando poi una nuvola di fumo grigiastro.
Aveva faticato tanto per poter essere come voleva e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Sentì un leggerissimo fruscio dietro di sé, ma non si prese neanche la briga di girarsi per controllare, sapeva perfettamente chi fosse.
“Ne sei sicuro, Honey?”
Prese un’ultima boccata dalla sigaretta ormai finita, spegnendola sul posacenere in vetro accuratamente lavorato che si trovava sul mobiletto vicino a lui, poi puntò gli occhi coperti dalla sottile pellicola grigia delle lenti colorate sulla figura di fronte a lui.
“Sta’ zitto, Amleto.”

**

“Pensi davvero che funzionerà? Che finalmente riavrò il mio Derek?”
“Fidati di me, Nik… Ho già tutto in mente, devi solo fare ciò che ti dirò."






Note dell'autrice deficiente:
Beh... non ho molto da dire ._. è cortissimo perché la scena doveva chiudersi così, in questo modo, non potevo fare altrimenti. 
La fine l'ho cambiata perché prima faceva amorevolmente cagare...
Gradirei che mi faceste sapere con un commento se fa così schifo come sembra a me, perché questo è proprio un'obbrobrio...
Le prime due frasi del capitolo sono prese dalla canzone "Mein Herz Brennt" dei Rammstein  <3
In alcune parti la prima parte del capitolo può sembrare scritta in modo un poco infantile, questo perché è raccontata a dei ipotetici bambini ...
P.S.: Non so se esistano le lentine colorate graduate... Qualcuno sa dirmi se sì? :ph34r:
Ciao :D

   
 
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