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Autore: aniasolary    29/08/2012    7 recensioni
Un anno dopo Breaking Dawn, Emily e Sam danno l'annuncio del loro matrimonio. Leah scappa, non ce la fa, non stavolta.
Ma niente è davvero perduto, perché la vita può farci inciampare in qualcosa, qualcuno, che può aiutarci a vivere di nuovo.
"Leah Clearwater è una fenice.
E rinascerà dalle sue stesse ceneri."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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episolo soul's wind

Epilogo: I won’t let you go.


And this love, just feel it
And if this life won’t see it
Sees no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go

If the sky is falling, just take my hand and hold it
You don’t have to be alone, alone, yeah
I won’t let you go

I won't let you go - James Morrison

 

 

 

 

 

Lui mi tocca, poggia le sua labbra sulle mie, mi stringe. Ed io esisto di nuovo.

Raccolgo le mie ultime cose in un borsone che ho comprato stamani prima di andare al lavoro. Ci sono i pantaloni, le magliette e la biancheria che ho comprato in questo periodo.

Sospiro.

Mi tocca il viso, mi stringe a lui, chiude la sua bocca sulla mia attingendola di ogni colore vivo che esiste in questo buio.

Brian.

Che mi bacia.

Ha baciato me, che mi sono considerata sempre idiota per essermi accorta di… provare qualcosa molto più lontana dall’amicizia nei suoi confronti.

Ho appena scritto un biglietto con la mia grafia poco leggibile, ma spero che vada bene lo stesso.

Vi ringrazio per avervi aiutato e avermi accolto per tutto questo tempo. Non vi ringrazierò mai abbastanza. Nonostante tutto, devo tornare a casa.

Siete stati meravigliosi, tutti. Una famiglia bellissima.

Grazie.

Leah

Lascio il biglietto sul mio letto. La bicicletta la lascerò qui, così la potrà usare Nolly.

E’ pomeriggio inoltrato; la radio accesa ad un volume troppo alto: Julia e Curter sono usciti per delle compere, Noela agli allenamenti di pallavolo e… Brian in ospedale.

Oggi non mi ha neanche salutato.

Ho rovinato tutto; perché sono la solita ragazza impulsiva, testa calda, senza contegno e che si arrabbia troppo facilmente.

Esco dalla mia camera e mi dirigo verso la porta di ingresso, cercando di non pensare.

Non tornerò a Forks. Comprerò un biglietto alla stazione e poi…

«Leah, lascia il borsone.»

Con la radio accesa non mi sono accorta dei rumori. Brian è qui, una magletta qualunque e dei jeans, di fronte a me, sulla soglia del suo studio. Gli occhi verde chiaro leggermente ombrati dalle ciglia. E una leggera crosta sulla guancia, provocata da me. Lui è… stupendo. Ed io non riesco a guardarlo senza provare vergogna.

«Io me ne sto andando. »

«Solo un attimo.» mi chiede, serio.

Faccio scivolare la mia valigia improvvisata a terra e la lascio nel corridoio. Mi sento tremare, mi sento sprofondare.

Non fare la stupida, Lee. 

Il suo studio è disposto di una scrivania piena di carte disordinate, la tapparella è semi abbassata, i muri bianchi, la libreria di un chiaro color noce… come se bastasse a tenere lontani gli occhi da lui.

Brian indossa una maglietta rosso sbiadito.

Il viso scolpito, il profilo dritto che sembra disegnato...

Smettila, Leah. 

Cerca qualcosa fra i tanti tomi di cui il mobile è disposto. Ne prende uno, molto vecchio e anche spesso, dalle pagine ingiallite e la copertina marrone, con dei simboli.

«Klaus vuole che ti dia questo. »

Mi porge il libro.

Perché, Brian? Perché?

«Lei è morta.» Perché me ne sono andata via? Perché non sono rimasta?

«Cos’è? »

«Il libro della nostra tribù. Vuole che tu lo tenga e lo completa delle tue esperienze come seconda muta-forma donna. Vuole che quando tornerai a casa tu lo faccia conoscere alla tua tribù. »

La sorpresa dura poco. Sfoglio il libro, guardando la grafia ordinata e i disegni suggestivi. Non mi fanno nessun effetto.

E sei qui, di fronte a me, e non riesco nemmeno a guardarti negli occhi senza vergognarmi.

Alla parola “imprinting” sfoglio le pagine velocemente; sono tante, sono dolorose. Mi lascio sfuggire un sospiro, senza nascondere la tristezza.

«Ci sono anche delle poesie.» aggiunge lui, rompendo il silenzio.

Perché facciamo finta di niente? Perché non torniamo indietro nel tempo per cambiare tutto?

La sua voce traballa, si inclina. Mi prende il libro fra le mani, toccandomi. E’ come una scossa, come se avessi sfiorato qualcosa che mi ha fatto male.

E invece io non desidero altro che succeda di nuovo.

Gira le pagine, poi si ferma su un punto. Lo sguardo concentrato.

Brian, forse io... forse io ti...

«*Il mio amore è alto e bello come il giovane vento sulle colline, e rapido nel suo percorso come un nobile e maestoso cervo; i suoi capelli sono fluenti, e scuri come l’uccello nero che vola attraverso l’aria…”. Non so se ti piacciono. »

Sospira.

«Mi piacciono molto. Questa è molto… bella.»

Di nuovo silenzio. 

Forse ti amo.

L’aria mi soffoca da dentro, nei polmoni. Ma so che se devo andare via, non posso farlo senza dirgli qualcosa.

«Mi dispiace, Brian. Io non immaginavo che...» Scusarmi è una sforzo enorme, soprattutto perché ho anche dimenticato, per un certo periodo, che fosse giusto farlo.

«Chi vuoi che lo immagini? Va bene così, Leah. » Si passa una mano fra i capelli castani chiari; i suoi occhi si accendono, come infuocati, ma è qualcosa di innocuo. Mi chiedo chi fra di noi sia più fragile, chi si spezzerà per primo.

«Mi dispiace di essermene andata. Di non averti parlato all’istante, di non averti fermato stamattina in ospedale, ma… insomma, non sono io l'unica che ha sbagliato. »

Non è proprio da te essere gentile, finisci sempre per fare la tua solita figura da imbecille.

Sbuffa. Ma il suo sorriso è amaro. La sua ombra è alta e cresce lungo la stanza. E’ molto più alto di me, è molto più bello, è molto più buono.

«Non volevo dire questo.» 

«Sì, come vuoi

Guardo in basso, e il mio sguardo si ferma su una fotografia abbassata sulla scrivania. Esito un attimo, ma poi la alzo, senza il suo permesso.

Vuoi davvero metterti nei guai, quindi.

E’ la foto di una bambina, dai capelli castani e ricci, le guance rosee, con il sorriso allegro. Gli occhi sono castani chiari, sembra che invitino a sorridere solo con uno sguardo. 

«Lei è…? » chiedo.

«Sì, è Grace. »

Annuisco.

Una grande tristezza mi pervade ancor più di prima. Questa bambina è morta.

«Durante il mio tirocinio, nel reparto delle dialisi non credevo che sarebbe stata lei quella che doveva essere sottoposta a… quelle cure intensive. Strazianti. Credevo che la cosa riguardasse sua madre, che la accompagnava. Ebbi l’imprinting, e seppi che avrei sempre dovuto starle vicino. Fin quando non lessi nella sua cartella clinica che aveva la leucemia.

I dottori non capivano. Le piacevano il gelato al cioccolato e le caramelle alla fragola. Gliele portavo sempre dopo ogni dialisi, quando poteva mangiarle.

Ed io… io non potevo fare niente per aiutarla, non potevo fare niente per aiutarla. » Gli si rompe la voce e si appoggia con le mani alla scrivania, come se una forza potentissima lo stesse risucchiando. Mi avvicino a lui, velocemente.

Non soffrire, Brian, non soffrire mai più.

«Quando morì… Aveva già perso tutti i capelli. Ed io non l’avevo salvata. Non avevo le competenze, studiavo soltanto. Nessuno capiva perché rimanevo anche dopo la fine del turno o perché andavo all’ospedale anche nei giorni liberi. Io non l’avevo salvata… Sai che cosa vuol dire? Sapere che qualcosa più grande di te ti dà il compito di proteggere quella persona, di amarla, e tu non lo fai, anche se vorresti farlo… »

«Shhh, Brian, non è stata colpa tua. » sussurro. Vederlo stare così male è insopportabile.

«Sei la prima ragazza a cui ho pensato costantemente da quando lei è morta. Sei l’unica, Leah. Ma se vuoi andare, non sarò io a trattenerti.  » Gli sono così vicina che sento il calore del suo corpo attraverso i vestiti, troppo invadente anche sul mio. Mi allontano leggermente.

Annuisco, i suoi occhi si sono fatti lucidi, frastornati dal suo passato.

Ma ho preso una decisione, devo andare via.

«Tu… tu meriti di essere felice. Grazie per quello che hai fatto per me. Ciao, Brian. »

Esco dal suo studio ed è come correre contro vento.

«Cosa dirò a mia madre, a mio padre…? »

«Ho lasciato un biglietto, è sul letto. »

«Vuoi che ti accompagni? »

«No, meglio di no. »

«Aspetta, un minuto soltanto. »

«Perché? Ho sbagliato tutto lo so e rimanere qui sarebbe una cosa da farmi impazzire... e mi sento uno schifo, e mi basta così.» Gli parlo come se in questo modo io possa cercare una giustificazione migliore a quello che voglio fare.

Entra in camera da letto, mi dice di aspettare fuori. Io lo seguo fino alla soglia, giusto il tempo di intravedere un letto a due piazze, come unica attrattiva in una stanza spoglia e quasi vuota.

«Brian, io devo andare. »

Mi trascino nella sua stanza, come se avessi fatto un passo falso, cosa che dimentico nell’istante stesso in cui, vicino a lui, in questa stanza illuminata solo dalla luce proveniente dai fori della tapparella, vedo il palmo della sua mano con dei soldi in mano.

«Prendili. »

«Neanche per sogno. » Le parole vengono fuori come veleno.

«Sono tuoi.»

«Li hai guadagnati tu.»

«Ne hai bisogno.»

«Dalli in beneficenza.» La rabbia mi fa amplificare il calore. E' così che vuole lasciare tutto alle spalle? Sapendo che potrò vivere in modo decente con i suoi soldi?

«Voglio che li abbia tu.»

«Io voglio che la smetti.»

«Io voglio che resti. »

Il borsone mi cade dalle mani, scivolose, mentre lui mette i soldi in un cassetto e mi abbraccia con un solo, grande, penetrante sguardo.

«Rimani. »

« Ma… perché? » 

Perché te ne vuoi andare, Leah? Non lo vedi che ti ha già perdonato? Non lo vedi che per lui non esiste nient'altro?

«Perchè non so come fare... non so come fare se te ne vai» 

E lo vedo, lì, che mi prende fra le braccia, senza schiaffi, pugni, senza pretese e senza inganni. Con il solo bisogno di rendere la solitudine meno silenziosa di quello che è. E quando mi chiede di restare, il passato scompare, il presente diventa nitido, e una nuova linea si scaglia nel futuro. Vedo lui, che mi vuole tenere con sé. Vedo lui, che vive di nuovo, con me.

«Non... posso permetterti di farlo. Vuoi metterti nei guai per una come me?»

«Maledizione, Leah. Hai davvero paura di questo?» E mentre chiudo gli occhi, sento le sue labbra posarsi sulle mie, la lingua toccare la mia.

Non c’è più tempo, tempo per amare, per ridere, per piangere. Per rimpiangere e ricordare, per dire una sola parola. Anche adesso che mi ferma i polsi lungo i fianchi, contro il muro, e spazza via il freddo che avevo nella bocca con un bacio frenetico. Ed io lo ricambio in tutto con la mani che tremano, anche se non per paura. E non c’è niente che mi dice di respingerlo perché ho sognato questo momento vergognandomi, quando invece nessuno dovrebbe vergognarsi di quello che è. Di quello che sogna e vuole.

«Leah.»

«Non parlare. »

E gli sfilo la maglietta, che cade a terra. Cadono a terra tante cose: pezzi di sogni e di case mai costruite. I nostri vestiti. Giocattoli mai comprati e risate mai nate. Bambini che non piangeranno mai, libri che non verranno mai letti. Sento il suo sospiro caldo contro il mio viso, le mie mani scendono sulle sue braccia. Quando tocco il suo tatuaggio mi sento scottare, perché se lo voglio, desidero anche il lupo che mi ha riconosciuto la prima volta che mi ha visto. Mi sento stordita e distolgo lo sguardo da quegli occhi verdi che sembrano luci, mentre la sua mano scende sul mio ventre.

E voglio che mi stringa, voglio che non ci sia più niente a fermare tutto questo. Le lancette di un orologio, la luce di un sole che muore, un giorno che vede il mondo per la prima volta, due corpi che si curano l’un l’altro, accarezzandosi le ferite.

«E’ davvero così sbagliato… se mi sono accorto di amarti, Lee? »

Nessun forse, non c'è più nessun forse.

Perché si ha paura di arrivare fino alla fine, al fondo di ogni cuore, per vedere quanto sangue può sgorgare, o quanto amore può offrire, o quanto si è capaci di donare all’altro, anche quando ci sono ancora i graffi, le schegge, di qualcosa che nelle tue aspettative ti avrebbe reso la persona più felice del mondo.

«No, no, no… Brian.»

«Lee.»

Ed io lo voglio, qui con me. E’ possibile che io mi senta nuova? Un bambina con il corpo di una donna, una ragazzina che scopre che cosa significa amare, che vede per la prima volta un uomo, scopre come si completano i tasselli di un quadro difficile. Mi lascia stendere ed io lo stringo a me, anche se non scapperà mai. E non c’è più niente da rimpiangere, non ci sono più dolori da ricordare, non c’è più nessuno a cui dare la colpa. Solo la felicità di sentire di nuovo le scosse, il battiti un cuore contro un altro cuore, che rimbomba con l’altro e ne crea uno solo, grande, rumoroso, che basta per tutto. Come questi nomi, insieme, come queste due persone, insieme, che si riconoscono. Che si conoscono da tanto e poco tempo, da troppo, da ieri, da sempre. Affonda i denti in un posto nascosto, senza controllo. Sento le coperte sotto la pelle nuda, ma potrebbe anche non esserci niente. Il vento dell’anima, del lupo e della donna, mi hanno portato da lui. Quel vento mi ha dato tutto quello che mi era stato rubato.

E mi chiedo come ho fatto a non capirlo prima. Perché non c’è nessun’altro nome, adesso, fra le sue braccia. Ora che lascio andare il fiato come se ne avessi sempre abbastanza, ora che mi lascio trascinare da tutto, senza pensare, non c’è nessun’altro nome che potrei dire.

«Brian.»

Mi stringo a lui, alla sua nuca, prima di lasciarmi cadere.

Ti amo.

I suoi occhi guardano me, mentre le mie mani cercano le sue. Respira, sento il peso del suo corpo sul mio come una coperta che mi protegge, come la prima cosa che ha fatto vedendomi. Il torace si alza e si abbassa. Siamo ancora abbracciati.

«Lee… »

«Non dire niente. » Si tira su con i gomiti, trova il respiro normale. Io non sono ancora riuscita a riprendermi da questo sogno, non ancora. Mi accarezza il mento con il pollice, ed anche se siamo andati più a fondo di una simile carezza, mi sento sussultare.

«Io… io ti amo. »

«Brian.»

«Non ho paura di dirlo. Non ne ho più. »

***

 

 

«Leah? »

«Mmh? »

«Va tutto bene? »

«Mmh-mmh.»

«Non c’è bisogno che parli tanto, eh, stai diventando logorroica. »

Parte un cuscino, che gli sbatto direttamente sulla sua bella faccia. Il treno è partito, e sinceramente, non ci penso proprio.

«Sei aggressiva e violenta. »

«Sdolcinato. »

«Paranoica.»

«Insopportabile. Lunatico. Narcisista.»

«Pff, hai vinto. »

Mi lascio abbracciare da lui, ancora steso fra le lenzuola del suo letto, di soli lenzuoli.

E’ una sensazione che non ho mai provato. questa, sento che è troppo bella per rinunciarvi. Se non fosse stato per lui, adesso potrei essere sperduta in qualche foresta isolata tipo l’Amazzonia. Non mi ricordo se è mai successo che io abbia provato una cosa simile, ma so che si può dire con solo due parole.

«Kuk Laule.» mormoro al suo orecchio. Il mio tono, serio e pacato, toglie via ogni vena di scherzo.

«Che cosa significa? »mi chiede, e porta una mia ciocca dietro l’orecchio. Il lenzuolo lo copre dal basso ventre, lascia scoperto il suo fisico scolpito dalla pelle dorata.

«Non te lo dico. »

«Sei la solita. »

«Grazie. »

Recupero da terra la mia camicia e la biancheria. Percepisco il suo sguardo, lungo la schiena, senza voltarmi.

Il suo respiro sulla mia spalla, il suo profumo attraverso la bocca. Chiudo gli occhi e sospiro. Quando le sue labbra mi sfiorano, si chiudono a chiave tutte le porte dei dolori da cui passavano assiduamente vecchi ricordi e cicatrici.

Ed ora sono qui, con lui.

Desiderando enormemente che tutto questo non sia un sogno.

Non lo è, questo non è un sogno.

Perché è tutto, tutto vero. Il sole brilla nel buio della stanza, nel bacio che nasce da queste labbra. 

Il sole nasce dal cuore.

Il buio non c’è più.

*

*

*

*

Capitolo dedicato a Stefy. ( per un motivo in particolare che lei sa, e che fa ridere :))

Ciao a tutti :)

Chiedo un abbraccio di gruppo, perché questa storia è finita per la seconda volta :'( Inutile dire che sto frignando come una scema, perché io a questi due mi sono affezzionata da morire. Se anche voi vi siete affezzionati a questi personaggi, potrete incontrarli ancora nella fanfiction Destiny heart che tornerà presto completa, e in un sequel con Seth e Noela che saranno anche loro protagonisti :) 


Grazie a J, Noemi, Maria, fufe, Carmen Black, Eryca, Irene, Booow95, per aver sempre recensito , rendendomi felicissima <3 <3 <3
E poi è stato fantastico vedere che hanno seguito questa storia anche più persone della prima volta. Grazie per le 7 preferite, 2 ricordate e 11 seguite <3
Vi ringrazio di cuore :) Ringrazio voi che amate Leah, ringrazio voi che l'avete amata in questa storia. Ne sono tanto felice.

* La poesia che dice Brian, se così può essere definita, l'ho presa da un libro in inglese e l'ho tradotta io, quella originale è ( nel caso voleste saperlo)
"My love is tall and gracefull as the young waving on the hills, and swift in his course as the noble stately deer; his hair is flowing, and dark as the black bird that floats trought the air". Il libro da cui l'ho presa parla proprio della tribù degli Ojibwe, che io ho letto l'estate scorsa. E' una collana di libri tutta dedicata ai nativi americani, quello che ho letto si intitola "Lifeways - The Ojibwe" della casa editrice Raymond Bial. Non chiedetemi dov'è l'ho comprato, perchè mi è stato regalato da una zia e non so proprio dove possa averlo preso *O*, di quella collana ne ho anche altri due. Quello che ho letto è veramente bello, vi potete esercitare con l'inglese e conoscere le antiche tradizioni di quei popoli :)
La canzone all'inizio è di James Morrison ed io la adoro davvero tanto. Secondo me per Brian e Leah ci stava molto bene :)
Cos'altro? In questa storia non ho fatto altro che fare innamorare Leah, non è successo niente e ne sono consapevole. Se vi va di leggere un'altra storia su Leah, che l'autrice ( un genio) definisce come " una storia in cui non succede niente" andatevi a leggere Una giornata di sole, è qualcosa di stupendo e vi farete tantissime risate. Vi consiglio anche questa shot Sandcastles è molto ma molto bella, anche se triste, è quello che sarebbe successo a Leah se non avesse incontrato Brian, credo. Leggerla, sapendo che qui è andata in questo modo magari vi farà fare un sospiro di sollievo... e farvi rendere conto di quanto è brava la ragazza che l'ha scritta. E una Leah felice e... vedrete quanto è bella, potete trovarla in Moleskine :))
Questa storia non doveva nemmeno esserci, al massimo averbbe dovuto essere di tre capitoli ed essere inserita in dei missing moment, e invece no, perché Leah meritava di avere un posto tutto per sé. Soul's Wind non era in programma, avrebbe dovuto essere più corta, ma poi mi ha dato delle bellissime soddisfazioni. Io sono e sarò qui per voi che leggete, per me è bellissimo e importantissimo. 
Lettori, per me è una gioia immensa avervi. Grazie per esserci. Sono qui perché amo scrivere, per migliorarmi, confrontarmi, divertirmi, emozionarmi ed emozionarVI. Non potrei chiedere altro, davvero.
Grazie a Virginia, Cate, M, C, S, J, sono state e sono fantastiche, ognuno a suo modo.
Davvero grazie :)
Con affetto, Ania <3

p.s Se vi piacciono i lupi, c'è una long su Embry che verrà aggiornata a breve con il secondo capitolo, si chiama Same Mistake <3 <3 <3

   
 
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