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Autore: Arydubhe    30/08/2012    1 recensioni
[On Going] Lo scontro con Tobi è finito ma cosa attende ora i nostri protagonisti? Pace o altra sofferenza? Ci sono ferite che non accennano a guarire e problemi irrisolti cui dar risposta. Sasuke tornerà al villaggio? Riusciranno Sakura e Hinata a vedere realizzati i propri sogni d'amore? Potrà Naruto assolvere alle promesse fatte? Forse accadranno cose impensabili...ma chi dice che questa fine non fosse semplicemente la conclusione cui si era destinati sin dall'inizio?
CAPITOLO 1: Intanto fuori, la trepidazione aumentava secondo dopo secondo. Naruto non accennava a svegliarsi, il battito del ragazzo si faceva sempre più debole, il respiro sempre più fievole.
“Di questo passo non ce la farà” si trovò a mormorare con terrore Sakura. “Naruto….non ce la farò mai a curare tutte queste ferite....”
"Naruto ha combattuto questa battaglia e l'ha vinta, ma forse ora lo attende lo scontro più duro per lui.”
CAPITOLO 2: Naruto si spalmò sulla ferita quello che restava dell'unguento che Hinata premurosamente gli portava da un mese, lo stesso che durante l'esame dei chunin gli aveva offerto per medicare i suoi tagli. “Mi dispiace Hinata, Non so se avrò occasione di chiedertene dell'altro".
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sakura, Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
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The end to which we belong

 

Capitolo 4: Fuori dal mondo nell'attesa della luce

Una sfera di acqua vorticante, compatta e luminosa, rimbalzava tra il soffitto e le parete davanti a cui stava seduto Suigetsu. Con l'indice il giovane ragazzo manovrava lo strano oggetto dall'alone biancastro come fosse stato telecomandato, sbatacchiandolo ora qua e ora di là con il semplice gesto delle mani: ora lo faceva rotolare , ora gli faceva eseguire strane evoluzioni a mezz'aria, ora si limitava a farlo cozzare contro le pareti e vedere in che direzione l'urto lo sbalzava via. Ogniqualvolta toccava il muro, la sfera emetteva un suono come di pozzanghera pestata, uno strano “ciaff ciaff” , oppure uno “sprut sprut” da ciabatta bagnata che si alternava al gorgoglio delle bolle all'interno. La sfera d'acqua, resa morbida ma resistente come gomma grazie al ninjutsu che l'aveva originata, ricordava vagamente un pallone, anche se il suo aspetto faceva intendere che non fosse quella la sua funzione originaria. Un occhio sospettoso avrebbe detto che Suigetsu stesse cercando forse qualcosa, sondando i muri, un passaggio segreto o simili.

La realtà era che il ninja stava inutilmente cercando di ammazzare il tempo in quel nascondiglio in cui lui, Juugo e Sasuke si erano rifugiati da giorni e per farlo aveva deciso di provare a riciclare a scopo ludico la tecnica della Prigione d'Acqua; un tentativo vano per sopravvivere all'insopportabilità di una mossa di sicuro saggia, ma altrettanto sicuramente noiosa: nascondersi, certo, serve per sfuggire ai nemici, però ha anche i suoi aspetti negativi, prima di tutto trovare qualcosa da fare mentre gli altri sono indaffarati a cercarti.

“ Mi stai irritando” Commentò Juugo dopo che quello che, a stima, doveva essere il trecentesimo rimbalzo consecutivo della sfera contro il pavimento, seguito dall'ormai famigliare schiocco liquido.

Per tutta risposta Suigetsu mandò la sfera a sfracellarsi contro il soffitto con ancora più forza e rumore. “Splat!”

“Mi stai davvero irritando, Suigetsu”

“Ah beato te che ti stai irritando solo ora...io sono già irritato!- ribattè Suigetsu sbuffando e mordicchiandosi il labbro con evidente nervosismo – ci siamo accampati qua dentro dopo la fine della quarta guerra Ninja e non ci siamo più mossi se non per raccattare cibo. “Sasuke deve riprendersi” mi son detto e infatti non è che fosse ridotto benissimo dopo lo scontro contro Tobi...però adesso mi sto veramente annoiando!-esclamò esasperato Suigetsu.

Suigetsu non aveva tutti i torti. Quando Sasuke si era allontanato dalla battaglia, Suigetsu e Juugo lo avevano seguito fino a lì, un posto sperduto tra le montagne che un tempo era stato uno dei nascondigli più piccoli ma meglio protetti di Orochimaru. Sasuke aveva potuto trovarvi medicamenti a iosa per curare le ferite che si era procurato durante il combattimento e nel mentre aspettava nell'ombra, sicuro che prima o poi una delegazione di shinobi si sarebbe messa sulle tracce per cercarlo. Suigetsu e Juugo si erano disposti ad attendere di buon grado, convinti anch'essi che per il momento sparire dalla circolazione fosse la mossa più saggia. Da quando erano lì, però, Sasuke non aveva più fatto accenno alla volontà di muoversi né ai piani per il futuro. Si era eclissato ancora di più in quel suo normale atteggiamento scorbutico, rifiutando di stare con gli altri e rispondendo a monosillabi se interpellato....sempre che avesse deciso di rispondere. Passava le giornate in chissà quale parte di quel nascondiglio, che, per quanto piccolo, contava comunque stanze e passaggi a decine, e compariva solo ogni tanto per mangiare, se se ne ricordava. Il suo umore di norma tutt'altro che sbarazzino era tetro. Sasuke sembrava pensieroso, preoccupato seriamente da qualcosa, ma né Juugo né Suigetsu aveva il coraggio di indagare cosa turbasse il loro capo. Qualche idea ce l'avevano ma preferivano tenerla per sé. Parlare con Sasuke di come avrebbero agito a questo punto era assolutamente tabù. Perlomeno se ci tenevano alla loro vita.

In sostanza, conveniva loro aspettare che Sasuke se ne uscisse da quello stato di smarrimento totale e prendesse una decisione...e nella attesa non restava loro che trovare qualcosa da fare. Il che però era tutt'altro che semplice: Suigetsu e Juugo erano costantemente da soli e, siccome a nessuno dei due andava di inoltrarsi in quel labirinto di cunicoli, si limitavano a spostarsi in due o tre salette adiacenti, sicuri che, in questa maniera, sarebbe inoltre stato più facile per loro evitare di perdere Sasuke...o, meglio dire, più difficile essere lasciati indietro da lui. Chiusi lì dentro però c'era ben poco da fare.

Per il nervosismo, Suigetsu aveva ripreso a palleggiare con quella sfera d'acqua condensata, con un ritmo ancora maggiore di prima. “Che ci facciamo qui...?”

“Sei veramente fastidioso...”commentò Juugo, al limite della propria pazienza.

Anche a lui piaceva poco essere rinchiuso lì dentro, ma non aveva altra scelta: aveva deciso di seguire Sasuke a vita per mantenere la promessa fatta a Kimimaru, quindi non avrebbe mosso un solo passo senza di lui.

“Guarda che nessuno ti obbliga a rimanere, Suigetsu...- la voce di Sasuke era comparsa improvvisamente da dietro una porta seguita dal profilo del ragazzo, facendo sobbalzare il ninja del Villaggio della Nebbia.-Anzi, ancora mi chiedo perchè tu continui a seguirmi...”

“Naaaaa...- rispose Suigetsu colto in fallo, alzandosi a salutare Sasuke - sai com'è...non mi piace lasciare le cose a metà-

“Chissà perchè mi sa tanto di scusa...” commentò Juugo sarcastico.

Suigetsu non era disposto a sopportare oltre e si alzò in piedi:“Juugo, mostro, ti ammazzo!”

 

Sasuke non aveva alcuna intenzione di assistere al resto della discussione e si affrettò ad andarsene. Mentre si allontanava di nuovo dalla stanza in cui stavano i suoi due compagni, un'enorme sala dal soffitto non molto alto ma decorata e illuminata da molte torce, non potè fare a meno che sospirare. Suigetsu era veramente un tipo. Non riusciva per niente a capirlo. Anzi lo trovava proprio...irritante aveva detto Juugo? Sì irritante e fastidioso. L'unica ragione per cui lo teneva con sé erano le sue straordinarie abilità di spadaccino.

Rumori di una zuffa provenivano dalla stanza che aveva lasciato, mentre Sasuke si accingeva a salire una scala a chiocciola intagliata nella roccia.

“Almeno hanno trovato come passare il tempo...” commentò Sasuke senza allegria.

Aveva altro cui pensare, lui, non aveva tempo di badare a quei due folli.

Tuttavia doveva ammettere che Suigetsu era nel giusto: nemmeno lui sapeva che cosa ci facessero ancora lì.

Dalla battaglia era uscito un po' ustionato e graffiato, ma era guarito in fretta; le sue ferite non erano niente in confronto a quelle che aveva riportato Naruto. Quell'idiota non aveva imparato in 15 anni di battaglie ad essere meno irruento nell'attaccare: si gettava come un toro imbestialito contro l'avversario e se le faceva suonare di santa ragione...era sempre stato così. Oh, poi le restituiva, e con gli interessi, ma intanto le prendeva. Da questo punto di vista Naruto era fenomenale: solo una persona con una resistenza come la sua avrebbe potuto sopravvivere a una strategia simile ( che poi la si poteva chiamare strategia?)...o una persona masochista; ma di quello Sasuke era sempre stato convinto: Naruto era profondamente masochista. E profondamente stupido. Farsele dare non era esattamente il miglior modo per testare l'avversario...c'erano altri modi meno pericolosi e più indolore.

Sasuke aveva lasciato Naruto riverso a terra, sbalzato via dal contraccolpo del suo stesso ninjutsu, dolorante e sicuramente ridotto in gravi condizioni. Lì per lì non aveva temuto davvero per Naruto, sicuro della sua pellaccia dura e fidando nella facoltà di guarigione accelerata del Jinchuriki; solo in un secondo momento aveva cominciato a domandarsi sul serio quanto le sue condizioni potessero essere gravi. Mentre trascinava i suoi passi lontano dal campo dello scontro, prima che giungessero altri shinobi, aveva continuato a guardare in direzione di Naruto, sperando di vederlo muoversi: anche da lontano aveva potuto scorgere i suoi tentativi vacillanti di alzarsi; era stato sul punto di tornare indietro, ma vederlo ancora ricoperto dall'alone di chakra infuocato del suo Kyubi-mode l'aveva rassicurato: “Se ha ancora tanto chakra da mantenersi in quella modalità non può essere davvero in pericolo, no?” si era detto e, con questa convinzione, l'aveva abbandonato a se stesso. Per sempre.

O almeno così stava nelle sue intenzioni. La verità era che dal giorno della battaglia Sasuke non aveva fatto altro che pensare a Naruto. Non che in tutto quel tempo trascorso dall'ultimo incontro con lui i suoi pensieri fossero stati tanto diversi, ma per la prima volta gli sembrava che la questione numero uno della sua vita,“vendetta”, e la numero due, “Naruto”, si fossero scambiate le priorità...o che perlomeno si fossero fuse così tanto da divenire una sola, enorme, questione: cosa fare?

Se erano chiusi ancora lì era perchè lui aveva assolutamente bisogno di mettere in ordine i propri pensieri. Prima di mettere piede sul campo di battaglia non aveva avuto alcun dubbio su cosa fosse giusto fare né aveva avuto alcuna esitazione nel mettere in pratica le sue ecisioni; erano stati gli avvenimenti successivi a minare le sue certezze.

A lui della quarta guerra ninja non era mai importato nulla e dapprincipio aveva deciso di recarsi sul terreno degli scontri con un solo preciso intento che con quella guerra non aveva nulla a che fare: voleva uccidere Naruto.

Se attaccherai Konoha, dovrai vedertela con me. Se arriverai a tanto, convoglia verso di me tutto il tuo odio, ma non toccare il villaggio. Prenditela con me, strappami la vita e sii soddisfatto” gli aveva detto Naruto quella volta che si era scontrati al ponte nel Paese del Ferro, quando Sakura aveva compiuto quel pallido tentativo di ucciderlo. Non ci aveva pensato due volte allora a rispondere a Naruto in modo sprezzante.

Sarà quello che farò. Sarai il primo a morire.”

Non stava scherzando. Questa volta avrebbe ucciso Naruto, ma si rifiutava di sentirsi accontentato così. Odiava Konoha per quello che aveva fatto a suo fratello e per distruggerla, stavolta, era veramente disposto a tutto, anche uccidere il suo migliore amico. Non lo riteneva un tradimento delle parole che aveva pronunciato da ragazzo, quando aveva giurato a se stesso di non voler usare gli “stessi mezzi di suo fratello”: allora si riferiva all'ottenimento dell Mangekyo sharingan...e perdipiù a quel tempo ignorava la verità su Itachi e quali fossero state le vere intenzioni del fratello nello sterminare il proprio clan.

Inoltre c'era una cosa che aveva imparato in tutto quel tempo: che la sofferenza era fonte di vera forza. Per questo aveva finalmente deciso di uccidere Naruto: se voleva il potere per radere al suolo Konoha, per abbatterla e ridurla in uno strato di prostrazione tale che nulla avrebbe più potuto per metterle di risollevarsi e rinascere, doveva diventare più forte e la morte del suo migliore amico sarebbe stata la prova ideale per ottenere quel potere. Ecco il segreto nel risveglio del Mangekyo sharingan, ecco perchè bisogna uccidere il proprio migliore amico: è necessario un dolore indicibile per guadagnare una potenza inimmaginabile. Lui il magico occhio l'aveva già ottenuto: ora doveva mirare più in alto; la morte di Naruto sarebbe stata il primo passo verso il raggiungimento della sua vendetta...

Probabilmente lui Naruto l'avrebbe ucciso davvero se mentre si dirigeva sul campo di battaglia non avesse incontrato Itachi, ritornato in vita ad opera dell'edo-tensei. Vederselo comparire di nuovo davanti era stato uno shock, ma anche un grande sollievo per Sasuke, perchè gli aveva permesso di fare davvero luce sul passato. Combattere ancora al suo fianco era stato poi qualcosa di indescrivibile. Sasuke non sapeva riassumere in poche parole tutti i sentimenti che aveva provato. I loro colpi si alternavano in una sintonia perfetta, rispolverando strategie che credeva ormai sepolte nella sua mente dalla dimenticanza, patrimonio solo del rimpianto e della nostalgia; ricordi di quando si allenavano assieme, di quando erano pienamente fratello maggiore e fratellino minore. Era l'indissolubilità del loro legame di sangue a permetterlo? Ogni secondo, mentre stava al fianco di Itachi, combattendo con lui contro Kabuto con la promessa di ottenere in cambio dal fratello tutte le risposte che avrebbe voluto, aveva sentito montare dentro di sé la rabbia; e la ferita che era stata inferta al suo cuore per la perdita del fratello si era riaperta e aveva ricominciato a sanguinare.

“Itachi...” Il solo ricordo del suo Nii-chan bastava a fargli salire le lacrime agli occhi.

 

Itachi se ne era andato lasciandosi dietro una frase più pesante di un macigno “Qualunque strada tu scelga, sappi che io ti voglio bene”

Quale strada avrebbe mai dovuto scegliere se non quella della vendetta? Come poteva lui, Sasuke, non odiare Konoha per quello che aveva fatto a suo fratello? Gli sembrava estremamente illogico.

Eppure sembrava che itachi non fosse felice che che lui provasse quei sentimenti...anche se lo lasciava libero di scegliere. Ma non capiva la ragione della contrarietà di Itachi.

Certo lui aveva sacrificato tutta la sua vita per il bene di Konoha: ma perchè? Perchè Itachi aveva voluto bloccare l'edo-tensei e combattere per gli Shinobi della 4° guerra ninja? Perchè non gli chiedeva vendetta per sé, anziché aiutare, anche da morto, i suoi aguzzini? Come poteva dirsi felice di aver sacrificato se stesso per un villaggio che l'aveva trattato come un criminale? Un villaggio che l'aveva costretto a divenire una spia doppiogiochista e sterminare i suoi stessi parenti...?

Sasuke davvero non riusciva a comprendere suo fratello.

“Tu gli hai dato tutto e loro in cambio ti hanno concesso solo odio e vilipendio...”

Perchè Itachi continuava a difendere Konoha e comportarsi come un suo devoto ninja nonostante tutto? Cosa ci faceva lì in quella guerra, a combattere per quella gente ipocrita? Certo lui, Sasuke, non ci pensava nemmeno a schierarsi con gli altri ninja contro Madara e Tobi e se stava aiutando Itachi contro Kabuto era solo per poter parlare con suo fratello, non di certo per fare un favore al mondo dei ninja.

Non riusciva proprio a capire perchè Itachi continuasse a servire il villaggio anche ora che a tenerlo in vita era un ninjutsu. Era puro senso del dovere, il suo, o che altro? Perchè Konoha era così importante per lui?

 

Sasuke era ormai giunto in cima alla scala. Essa sbucava in un pianerottolo attraverso il quale si accedeva all'esterno. Il ragazzo si sedette di fronte all'uscita a gambe incrociate, il viso rivolto al cielo, a pensare.

In nome di quel maledetto villaggio Itachi aveva vissuto una vita di menzogna, eppure non si pentiva di nulla, se non di non aver saputo mentire abbastanza bene da ingannare lui, il suo fratellino minore, per tenerlo all'oscuro di questa oscena verità...

Ti ho mentito per evitare che venissi a scoprire tutto questo”

Come poteva Itachi credere che lui, Sasuke, avrebbe potuto preferire davvero una felice vita di menzogna alla verità, per quanto dura potesse essere? Perchè avrebbe dovuto preferire odiare il fratello che aveva sempre amato piuttosto che scagliare le sue giuste ire sui reali artefici di quella tragedia? Se c'era una cosa che Sasuke non si sentiva di perdonare a Itachi era il fatto che egli avesse accettato di coprirsi d'infamia anche ai suoi occhi solo per proteggerlo. Non perchè da ciò si sentisse sminuito in prima persona...bensì perchè non poteva sopportare l'idea che suo fratello si fosse accollato anche quel fardello e tutto solo per il suo bene.

Forse all'epoca sarebbe stato piccolo per capire, ma che bisogno aveva avuto di tenergli nascosta le realtà anche in seguito? Avrebbe potuto rivelargli tutto quando si era recato da lui per assassinarlo...forse Itachi però sapeva che lui, indipendentemente dall'età in cui fosse venuto a conoscenza del reale svolgimento dei fatti, avrebbe reagito in quella maniera, anelando alla distruzione, e ne aveva temuto l'eventualità. Ma cosa c'era di sbagliato in essa?

Affioravano nella mente di Sasuke le parole che suo fratello gli aveva rivolto mentre già l'edo-tensei stava scomparendo e il suo volto si sgretolava in brandelli di cenere: “Mi pento di non aver saputo dare fiducia a te sin dal principio. Il mio grande errore è stato quello di smettere di credere negli altri, specie in te.”

 

E Perchè, soprattutto, suo fratello continuava a incolpare se stesso...? Itachi dopotutto aveva agito secondo quello che a lui era parsa la soluzione migliore: aveva deciso di lasciarlo al villaggio, perchè portare Sasuke con sé una volta sterminati gli Uchiha avrebbe implicato obbligarlo a una vita di esilio e inoltre dubitava che i capi di Konoha glielo avrebbero lasciato fare...o Sasuke stesso, visto che aveva colto Itachi in fallo. Suo fratello avrebbe dovuto rivelargli la verità per convincerlo, ma d'altro canto ciò avrebbe instillato in lui un profondo risentimento nei confronti di Konoha sin da piccolo, cosa che chiaramente Itachi gli aveva fatto capire di aver accuratamente voluto evitare.

Ma perchè Itachi non voleva che la sua posizione fosse compatita? Era stato incastrato e obbligato a una scelta orrenda: la salvezza del suo fratellino innocente in cambio di un clan colpevole distrutto e una vita da spia in incognito oppure lo sterminio totale degli Uchiha, lui e Sasuke compresi, qualora si fosse rifiutato. Era stato solo per il suo bene, il bene del suo fratellino minore che non aveva colpe, che si era macchiato di un orribile serie di delitti. Sasuke lo perdonava per aver scelto di salvarlo sacrificando tutti, in primis se stesso, anzi non avrebbe potuto esserne più grato. Tuttavia non capiva come potesse Itachi non biasimare Konoha per averlo posto davanti a quel dilemma e avergli rovinato la vita.

Itachi aveva scelto la sicurezza di colui che aveva più caro al mondo piuttosto che metterla in pericolo con una decisione rischiosa, forse: certo suo fratello era forte, ma era anche umano e poteva e sbagliare...se avesse deciso di combattere avrebbe potuto non farcela e allora non solo tutto gli Uchiha coinvolti nel colpo di stato ma anche suo fratello sarebbe stato ucciso. Forse Itachi aveva temuto di compromettere la vita di Sasuke con un suo errore? Probabile ma il punto era anche un altro: Itachi aveva deciso di sottostare alla legge di un villaggio che avrebbe potuto spazzare via con un soffio, piuttosto che tradirlo.

Itachi era stato un eroe, un eroe che si era sacrificato per il bene di un villaggio che non aveva neanche lontanamente preso in considerazione una soluzione meno drastica di uno sterminio. Era questa la giustizia di Konoha? Uno sterminio per evitare una guerra: Sasuke dubitava che la cosa avesse davvero senso. Valeva veramente la pena di difenderla, Itachi, questa Konoha? A lui sembrava solo il dominio della corruttela e dell'inganno. Poteva capire che Itachi avesse agito come aveva fatto nel bene di qualcuno della sua famiglia che amava e che era all'oscuro degli intrighi che avevano portato alla condanna degli Uchiha....ma come poteva aver Itachi scelto il sacrificio per giovare anzitutto al villaggio?

Le immagini della sua infanzia scorrevano veloci nella mente di Sasuke:

gli allenamenti con Itachi;

la mamma che gli preparava la colazione prima di andare all'Accademia;

gli sforzi per accontentare il suo severo padre e la gioia nel ricevere da lui i suoi rari, ma per questo tanto più preziosi, complimenti;

lo stupore imbarazzato quella volta che sua mamma gli aveva rivelato che spesso suo padre parlava di lui quando loro due erano soli;

quel gesto tanto fastidioso, ma al contempo così piacevolmente familiare, di suo fratello che aveva la mania di colpirlo in fronte con due dita;

la rabbia tutte le volte che Itachi gli diceva “non ora” e magari così faceva pure saltare un accordo preso in precedenza;

l'ansia di non essere all'altezza di quel genio di suo fratello;

la comodità della schiena di Itachi quando questi lo riaccompagnava a casa o si prendeva cura di lui se si era fatto male;

il sorriso della zia e dello zio che gestivano il negozio poco distante da casa loro;

la bellezza del quartiere Uchiha con tutte le bandiere appese e il simbolo del ventaglio bianco e rosso che campeggiava su porte e muri delle case, lo stesso che gli faceva gonfiare il petto di orgoglio quando un membro della polizia di Konoha gli passava accanto in divisa, sulla quale il disegno del loro stemma famigliare era riportato come ricordo dell'originaria istituzione di quel corpo di vigilanza da parte degli Uchiha.

Gioie e dolori di quel quotidiano che aveva perso per sempre troppi anni prima sfilavano davanti agli occhi del giovane ragazzo senza sosta, nella loro contraddizione di sentimenti e con tutta la forza del vissuto reale. Gli mancavano i suoi genitori. Gli mancava suo fratello, gli mancavano quei giorni felici...

Si odiava per non aver saputo scoprire prima la verità su Itachi, si odiava per averlo odiato così a lungo e non aver passato singolo giorno senza pregare di poterlo prima o poi uccidere con le proprie mani.

Aveva creduto che quando quel giorno fosse finalmente arrivato la sua vendetta sarebbe stata compiuta; solo così, si era detto ingenuamente, avrebbe finalmente potuto vivere in pace, nella speranza di potersi finalmente concedere una vita, soddisfatto per l'onore ristabilito del suo clan e felice di poterlo finalmente ricostruire. Invece niente era andato come aveva pensato: la morte di Itachi aveva aperto ferite ancora più gravi. rivelando un passato ancora più torbido e un mondo ancora più orrendo di quanto sin da bambino aveva pensato.

Veramente, come poteva Itachi pretendere che lui seguisse la sua stessa via? Itachi poteva aver perdonato il villaggio...ma lui no. Sasuke non riteneva Konoha più importante dei suoi cari. Non si sentiva per nulla attaccato al villaggio, anzi; non sentiva di dovergli proprio nulla. Per questo non poteva perdonare nessuno...non solo lui non doveva nulla alla Foglia, ma era Konoha a dovergli qualcosa: la sua infanzia rubata.

“Io sono un vendicatore Itachi, così come tu sei un protettore. Tu sei nato per salvare, io per distruggere”

Non era stato Itachi trasformandosi nel catalozzatore del suo odio a renderlo tale, era stato il fato. La sua vita aveva senso solo nell'ottica della vendetta.

“Prima contro mio fratello, ora contro il villaggio...io sono nato per questo”

Sasuke strinse i pugni dalla rabbia. Quella era la sua natura, a ciò la natura l'aveva predisposto.

lo dimostrava il fatto che nonostante Itachi avesse fatto di tutto perchè Sasuke non incontrasse Tobi, alla fine proprio da lui aveva scoperto la verità. In poche parole, pensava Sasuke, se Itachi non gli avesse mentito, probanilmente avrebbe finito per odiare subito Konoha, non appena fosse venuto a sapere a cosa il villaggio aveva costretto suo fratello; d'altro canto, nonostante l'illusione rassicurante in cui il fratello lo aveva obbligato a vivere con le sue bugie, per vie secondarie era lo stesso venuto a sapere tutto e il suo odio per Konoha si era sviluppato ugualmente, fortissimo. Sasuke esisteva per abbattere quel villaggio; e se la sorte voleva far di lui un vendicatore, lui l'avrebbe accontentata ben volentieri.

Gli venne da ridere al pensiero che gli Uchiha erano stati per decenni i protettori del Villaggio. “Ora che ci penso, forse tu saresti davvero stato in grado di mutare i propositi di mamma, papà e dell'intero clan....” Che cosa aveva voluto dire Itachi con quella frase? Una risata amara proruppe dalle labbra di Sasuke, inclinate in una dolorosa smorfia. Itachi era un illuso: semmai lui era il figlio della tendenza opposta all'interno degli Uchiha, quella stessa che aveva portato il suo clan a mirare al colpo di stato. No, Sasuke non avrebbe mai capito come per Itachi ,nonostante tutto, il villaggio potesse contare ancora qualcosa...

Eppure Itachi aveva creduto in lui fino alla fine...

Qualunque cosa tu scelga, io ti voglio bene”.

Sasuke si guardò le mani aperte, le palme in su rivolte, poi le portò a sfiorare le orbite de suoi occhi...o meglio degli occhi di suo fratello.... Gli sembrava di vedere le sue mani ancora lorde del sangue di Itachi, l'unica persona che in quel momento avrebbe voluto salvare e che invece un crudele gioco del destino lo aveva spinto a eliminare. Un gioco del destino e la presunzione di Itachi di aver fatto la scelta giusta.

 

Il sole stava tramontando tingendo di rosso il cielo. Un tramonto rosso come il sangue...

Perchè Itachi aveva voluto essere ucciso proprio da lui?

Il rimpianto per tutto il tempo sprecato, per tutto il dolore sofferto inutilmente, lo assaliva da dentro con forza. Se solo Itachi fosse stato sincero sin dall'inizio, avrebbe potuto crescere al suo fianco, odiando Konoha, ma felice supportando il fratello. Ma Itachi aveva pensato che sarebbe stato meglio per lui crescere da solo lontano dai pericoli, in quella falsa culla del villaggio, al riparo dalla bruttura della realtà, dirottando l'odio che il suo fratellino avrebbe dovuto avere per il villaggio su di sè.

Come aveva potuto pensare questo? E soprattutto: era così importante per lui che Sasuke non odiasse Konoha? Evidentemente sì...tutti i suoi sforzi erano stati indirizzati a salvarlo e ad evitare che il suo fratellino disprezzasse Konoha, perchè tuttosommato lui si sacrificava volentieri e, nella sua ottica, con onore. Ma davvero Sasuke non ce la faceva a seguire la stessa strada indicatagli dal fratello; qualunque cosa si dicesse, l'odio rimaneva sempre lì. Neanche la prospettiva che forse con il suo atteggiamento stesse tradendo il volere di Itachi e gettando via tutto ciò cui egli aveva sacrificato la sua esistenza poteva spingerlo ad amare Konoha o perlomeno perdonarla.

Gli sembrava assurdo che la scelta di Itachi di combattere per essa, sempre e comunque, fosse quella giusta...

Inoltre, pur agendo nel suo bene, Itachi era stato presuntuoso nel pensare di poter convincere Sasuke a provare quel che lui avesse voluto. Certo fintanto che aveva ignorato la realtà, il piano di Itachi era andato a gonfie vele...più o meno. Più ci pensava più Sasuke si rendeva conto che neanche allora, da piccolo, dopo la morte dei suoi, del villaggio gliene era importato granchè.

Con voi perdo solo tempo” aveva detto a Naruto per spiegargli il motivo della sua decisione di andare da Orochimaru.

La realtà era che anche allora aveva vissuto soltanto per la vendetta e tutto il resto, amicizia, successo, felicità, erano solo un inutile riempitivo privo di ogni valore rispetto allo scopo principale. Cos'era stato il team 7, cos'era stato di tutta quella falsa felicità? Nulla, non aveva mai contato nulla sul serio...Se ne era tuttalpiù illuso ottmisticamente.

Itachi era stato presuntuo e pure insensibile: come aveva potuto e ancora poteva pretendere che lui, suo fratello, che lo amava alla follia, non soffrisse per la perdita del loro meraviglioso legame? Che fratello sarebbe stato a perdonare Konoha?

 

Eppure tute queste sue forti convinzioni sulla giustizia della vendetta avevano finito per vacillare: dopo il dialogo con Itachi redivivo ad opera dell'edo-tensei, Sasuke sì, anziché smettere di provare odio per Konoha si era trovato a desiderare, con ancora più bramosia, il suo annientamento; ma si era anche ritrovato con un sacco di domande in cerca di risposta.

Che cos'era un villaggio? Che cos'era un clan? Cos'era una famiglia? E quanto valore avevano? Quelle parole gli sembravano così vuote in quel momento...

Quale valore aveva loro dato Itachi durante la sua vita? Le loro strade erano così diverse perchè diverse erano le loro risposte?

E che cosa dava a Itachi la forza di non smettere di credere nella Foglia e di voler essere ancora un suo ninja?

 

Era stato per tentare di trovare la soluzione a questi enigmi che alla fine Sasuke aveva deciso di scendere in campo a fianco di Naruto. Non per il villaggio, non per Naruto, solo per se stesso.

Non sarò io a poterti far cambiare idea” gli aveva detto Itachi.

 

No, per quanto Itachi cercasse di convincerlo, Sasuke non comprendeva perchè avrebbe dovuto mutare idea, ma dentro di se, come ultimo tributo a suo fratello, sentiva che era fondamentale per lui capire le motivazioni di Itachi, anche se poi, con tutta probabilità ,alla fine avrebbe agito di testa sua seguendo la strada totalmente opposta a quella voluta da Itachi. Tuttavia, aveva passato un'intera vita senza capire suo fratello e non voleva passare il resto della sua esistenza in quella ignoranza. Se doveva tradire le aspettative di suo fratello, perlomeno voleva essere sicuro di non avere davvero altra scelta e capire perchè Itachi avrebbe preferito altro da lui.

 

Era stato allora, mentre ancora l'immagine di Itachi, quasi del tutto svanita, si stagliava davanti alla sua vista e Sasuke ancora si domandava perchè avrebbe dovuto cambiare la strada da percorrere, che le parole di Naruto gli avevano fornito un indizio su cosa fare.

Itachi aveva creduto che trasformandosi nel fulcro dell'odio di tutti, anche senza meritarsi quel dolore, il mondo avrebbe potuto essere migliore...

Coinvoglia verso di me tutto il tuo odio, Sasuke, ma lascia stare Konoha” gli aveva detto Naruto per salvare il villaggio.

Non era profondamente simile il ragionamento che stava alla base?

Ancora: Itachi amava e proteggeva il villaggio nonostante tutte le sofferenze che gli aveva arrecato...Naruto non aveva vissuto l'intera vita nel tentativo di farsi accettare, proteggendo i suoi amici e l'intero villaggio nonostante quelle stesse persone per cui si batteva avessero passato metà della loro vita ad odiarlo e farlo soffrire, pieni di odio e diffidenza, se non disprezzo, nei suoi confronti?...come poteva Naruto non aver ceduto alla rabbia e alla frustrazione, come faceva a combattere per il villaggio e non contro di lui?

Era davvero Naruto colui che gli avrebbe permesso di comprendere suo fratello?

Quelle stesse parole che poco tempo prima avevano convinto Sasuke ad uccidere il suo migliore amico ora lo spingevano a cercarlo per giungere, forse, alla soluzione dell'enigma della sua vita.

 

Così si era fiondato sul campo di battaglia, incurante di tutto e di tutti. Doveva sapere; doveva parlare con Naruto.

La risposta che aveva però avuto, mentre fianco a fianco lui e il ragazzo biondo combattevano contro Tobi, lo aveva lasciato ancora più confuso.

Perchè sei disposto a rischiare la tua vita per un villaggio che ti ha fatto soffrire così tanto in passato?”

Naruto gli aveva risposto con un sorriso: “Non ho bisogno di una ragione per combattere per il villaggio”

Come poteva aver senso una frase del genere...? possibile che fosse destinato a non capire?

Non aveva avuto tempo di indagare oltre. Quando se ne era andato lasciando solo Naruto riverso a terra le parole del ragazzo ancora rimbombavano nelle sue orecchie. Non aveva afferrato appieno il significato di quelle parole ma una cosa gli era ormai chiara: se non fosse riuscito a capire la ragione dell' amore di Itachi per Konoha almeno, per andare avanti, avrebbe dovuto rispondere a questa domanda: valeva davvero la pena di distruggere il villaggio e tradire il volere di suo fratello?

Se ne era andato via, praticamente era fuggito, sentendo il bisogno di riflettere. Da allora si era chiuso in quel covo e aveva passato le giornate a tentare di capire il senso dei dialoghi di suo fratello, ripercorrendo ogni episodio, soffermandosi su ogni singola parola e azione...aveva sviscerato talmente tanto i suoi ricordi che la testa gli doleva in un continuo pulsare.

Ma sebbene la mente gli chiedesse pietà lui non poteva concedergliela. Doveva capire.

Che fare ora? Redimersi come avrebbe volto suo fratello e come Naruto da anni lo spronava a fare? Oppure proseguire sulla strada della distruzione come da sempre nelle sue intenzioni? Il fatto che Konoha non fosse stata distrutta da Tobi ma fosse ancora lì ad aspettarla lo rincuorava in un certo senso...se avesse deciso per la via della distruzione avrebbe davvero potuto ottenere la sua piena vendetta e la soddisfazione di aver raso al suolo quel posto con le sue stesse mani. Ma fintantochè non avesse compreso il perchè di Itachi e di Naruto non si sentiva in diritto di percorrere quella via.

E nella attesa di trovare una risposta, si struggeva nei tentativi di capire quelle due persone così uguali e diverse allo stesso tempo; ma, nonostante tutti i suoi sforzi, uno dopo l'altro, i tentativi fallivano miseramente e lui si ritrovava daccapo nel ragionamento.

 

Gli ultimi raggi di sole morivano all'orizzonte portando via con sé la speranza di poter trovare una risposta ai suoi interrogativi.

Un altro giorno si era concluso, un altro giorno senza ottenere nulla.

“Naruto...”

L'immagine di suo fratello e di Naruto si confondevano nella sua mente creando lo spettro di un potere arcano destinato ad essere intangibile per lui...

Mentre incominciava a scendere i gradini per ritornare da Juugo e Suigetsu, Sasuke si lasciò sfuggire un ultimo pensiero:

“Nii-san, perchè non sei rimasto ad aiutarmi neanche questa volta...?Avresti potuto sciogliere l'edo tensei e rimanere al mio fianco...”

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AUTHOR'S CORNER

Benritrovati miei diletti! Spero che anche questo capitolo abbia incontrato il vostro favore. Scriverlo non è stato facilissimo: la mente di Sasuke è così contorta!!! Spero di aver reso bene le sue circonvoluzioni mentali. In realtà temo che i suoi pensieri siano ben più incasinati di come li ho rappresentati io...ma siccome voi lettori desiderate leggere, non lambiccarvi il cervello (lasciamo la cosa agli irriducibili amanti dello stream of consciousness alla "Ulisse" di J.Joyce -per maggiori informzioni consultate le vostre letterature d'inglese-) eccovi una versione ragionevolmente sensata dell'irragionevolezza di Sasuke XD. Ammetto che di per se' Sasuke mi sta un po' antipatico come personaggio per il suo carattere "difficile";  il che è strano perchè io adoro i caratteri complessi. Lo preferisco molto di più nelle SasuNaru o NaruSasu che non come personaggio preso di per sè. Forse è la sua cecità sentimentale che mi irrita...o forse il fatto che tutto sommato quello che fa è piangersi costantemente addosso? Non lo so, ma ammetto che io ho persino paura ad addentrarmi nei pensieri di Sasuke perchè sono così freddi e...sì secondo me il dolore l'ha davvero portato rasente alla follia, di sicuro perlomeno all'ossessione. Detto ciò Kishimoto ha creato in lui un fantastico personaggio: che piaccia o non piaccia per come si comporta, non si può negare che sia ben costruito. Secondo me Sasuke è un personaggio fatto apposta per essere un po' odiato e un po' compatito (se non foste d'accordo mi dispiace, spero di non aver offeso nessuno!).

L'ultimo annuncio che faccio è che sicuramente non aggiornerò per un po'. Almeno sino a dopo il 20 settembre non avrò più l'occasione di scrivere causa esami universitari.  :( Fatemi gli auguri!

Volete qualche anticipazione su cosa capiterà nel prossimo capitolo? Mmmmm...credo che sarà un capitolo piuttosto movimentato, sì sì...o meglio, pieno di movimenti. Ritornerà anche in auge un personaggio che da moooolti capitoli del manga non compare più ma che è sempre lì in attesa delle luci della ribalta XD Forse ci sarà anche uno scontro...Insomma, se sono riuscita a incuriosirvi, arrivederci alla prossima puntata!<---ho sempre sognato di dirlo **

  
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