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Autore: MikaMika    31/08/2012    5 recensioni
La storia parte dalla fine della terza stagione e ho provato ad immaginare come potrebbe essere una quarta! Non ho mai scritto nulla, siate clementi! < Quello che provo per Damon non riesce ad escludere quello che provo per Stefan ..” mi dissi mentre mi abbandonava a quella certezza, a quella tranquillità, a quel porto sicuro. “è quello che provi per Stefan che dovrebbe escludere quello che provi per Damon” mi rispose una vocina fastidiosa dentro di me, ma io la soffocai. >
è una Delena... Non è originalissima la storia e sono stata molto ispirata da varie storie che ho letto qui, spero di non offendere nessuno!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 24 THE END Erano trascorsi cento anni dalla battaglia contro Beatrix, e noi stavamo tornando a Mystic Falls. Avevamo trascorso un secolo di vita tranquilla e felice, senza né intoppi né pazzi che venivano a minacciare la nostra pace. Forse molto era dovuto anche al fatto che eravamo tanti, davvero tanti, ed era difficile trovare qualcuno disposto a sfidarci tutti insieme. Questo ci aveva assicurato un secolo di pace, che avevamo trascorso un po’ in giro per il mondo. Poco dopo la battaglia avevamo voluto lasciare Mystic Falls tutti insieme, anche perché tra di noi, eravamo davvero in pochi ad avere ancora qualcuno lì. Ricordo ancora l’ultima notte trascorsa a casa. Tenevo Nina tra le braccia e la cullavo quando mi sentii osservata. Alzai gli occhi e appoggiato alla porta, a guardarci con l’espressione più dolce del mondo c’era Damon. Ci sorridemmo mentre io continuavo a cullare la nostra bambina. Mi sentii felice e serena quando lui mi si sedette accanto e mi passò un braccio sulla spalla. Decisi che era quello il momento giusto. Non saprei trovare un motivo soltanto per giustificare la mia scelta. Misi Nina nella culla. Forse lo volevo per Damon, per il modo in cui mi guardava, toccava, stringeva, per il modo in cui mi amava. Forse per la mia piccola Nina, per assicurarmi di esserci sempre per lei. Forse per Caroline, Stefan, Katherine, Jeremy, Bonnie . Forse semplicemente perché ero felice e volevo che la mia felicità durasse per sempre. Così mi avvicinai a Damon, lo vidi guardarmi confuso, ero strana, non parlavo, non spiegavo. Mi limitavo ad andargli incontro in silenzio. Ci guardammo negli occhi per un attimo che parve infinito. –Dammi il tuo sangue Damon!- gli chiesi fissandolo, seria. La confusione iniziale nel suo sguardo sparì quasi subito. Sul suo volto si aprì un sorriso meraviglioso, annullò la distanza tra di noi e mi baciò felice come poche volte lo avevo visto. Mi prese tra le braccia e mi fece volteggiare. Finalmente lo stavo accontentando, ma soprattutto ora stavo accontentando anche me stessa., non c’era niente che potessi desiderare di più che far sì che tutto quello che stavo vivendo durasse eternamente. Salimmo in camera da letto, o meglio io vi fui trascinata e trasportata da Damon. –Vuoi davvero essere mia per sempre?- mi chiese lui adagiandomi sul letto. -Anche un tempo più lungo, se esiste .. – Le nostre labbra si scontrarono, si rapirono. I nostri occhi s’incatenarono. Le mani s’intrecciavano. Lo sentii bere il mio sangue dal collo, per l’ultima volta. Sapevo che gli sarebbe terribilmente mancata quella cosa. Della mia umanità avrebbe perso la sua assurda perversione di nutrirsi di me. Sapevo benissimo che non lo faceva per fame, o per farmi male. lo faceva sentire completo, più vicino. Ecco perché beveva il mio sangue. Ma quella sarebbe stata l’ultima volta da umana. Poi non sapevo se i vampiri usassero scambiarsi sangue tra di loro o meno, ma ero sicura che non era quello il momento adatto per chiederlo. Avrei saputo tutto, solo più in là. Vidi Damon fare un gesto che aveva fatto mille volte, si morse il polso e me lo avvicinò alle labbra. Questa volta però aveva un senso del tutto diverso. Titubai. Lui mi fissò negli occhi e m’incoraggiò con lo sguardo. –Andrà tutto bene, amore. Non è niente che tu non abbia già fatto!- mi sorrise. Iniziai a bere il suo sangue. Il sapore era metallico. Non mi aveva mai fatta impazzire, ma sapevo ciò che non sarebbe stato così una volta cambiata la mia natura. Ricordavo perfettamente quanto il sangue fosse la cosa che più di tutte le altre bramavo. Finii di bere e mi allontanai da lui. Lo fissai e lui mi fissò. Non si muoveva, non faceva niente. Io incominciai a tremare. Sapevo che non mi sarebbe successo niente, ma tecnicamente stavo per morire e la cosa mi metteva comunque una certa ansia. Inoltre questa attesa mi snervava. Damon continuava a fissarmi negli occhi senza fare niente, in silenzio, come se fosse lui ad aspettare qualcosa e non io. -Insomma?- gli chiesi dopo un po’ in preda al nervosismo. -Insomma che?- -Devo morire, no? Per completare la cosa … - -Certo, infatti sto aspettando che tu … - non so cosa pensasse che io avessi intenzione di fare, capii però il momento esatto in cui realizzò quello che volevo da lui. –NO, tu sei pazza Elena! Non penserai mica che io…- era abbastanza sconvolto. -Damon per favore! Che pensavi che mi sarei suicidata?- -Certo!- -Ho un istinto di sopravvivenza anche io! Non ce la faccio!- -Finiscila Elena, fino ad ora questo istinto non lo hai manifestato mai. Proprio adesso devi tirarlo fuori?- -Facciamola finita Damon, su! Fa che sia rapido e indolore!- -Io non ti ucciderò Elena, mettitelo bene in testa!- mi urlò contro. -Bene!- dissi un po’ arrabbiata e un po’ delusa. –Pensavo avresti preferito essere tu a darmi la vita eterna. Lo chiederò a qualcun altro. –e feci per abbandonare la stanza. Non mi accorsi dei suoi movimenti. Mi ritrovai stretta in un abbraccio. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, avevo la pelle d’oca. Ero spaventata. O meglio, il mio corpo lo era. Io ero eccitata all’idea. Assolutamente contenta e felice come una pasqua ma il mio corpo non lo capiva. Damon mi baciò il collo e mi strinse. –Ti ci vorrà l’intera eternità per farti perdonare per avermi costretto ad ucciderti!- mi sussurrò all’orecchio. Sorrisi in attesa. Fu talmente veloce che non capii bene cosa stesse accadendo. L’ultima cosa che riuscii a capire distintamente erano le mani di Damon sulla mia testa, poi più niente. Partimmo il giorno dopo. Decidemmo che ci saremmo spostati in Europa. Klaus possedeva case enormi praticamente in tutto il mondo e potevamo tranquillamente viaggiare tutti insieme. In nessun posto ci fermammo più di un paio d’anni. E rimanemmo quasi sempre tutti uniti. Frequentammo il college e poi di nuovo il liceo, fingendoci ora più giovani della nostra età effettiva, ora più adulti di quella che dimostravamo. Tra i ricordi più belli di quegli anni ci fu sicuramente il matrimonio di Katherine e Stefan. Lei davvero pretese una nuova proposta e lui aspettò che decidessimo di stabilirci a Roma. Erano trascorso già qualche decennio dalla prima proposta e non passava giorno che Katherine non si lamentasse perché un’altra non ne arrivava. Fu una proposta meravigliosa. A Piazza del Popolo. Eravamo tutti in giro a goderci la giornata, quando venne calato uno striscione enorme dalla terrazza del Pincio. “Kathe, vuoi sposarmi?” in perfetto stile Katherine. Piangemmo tutte e ridemmo tra le lacrime vergognandoci un po’. Fu un matrimonio imperiale. Credo che a Roma ancora se ne parli del matrimonio tra Caterina e Stefano. Ricordo quanto fosse bella quel giorno, e felice. Più della metà degli invitati non li avevamo visti più di un paio di volte. Ma si sa che Katherine ama le cose in grande. Andò su tutte le furie quando provammo a dissuaderla dallo sposarsi a Trinità dei Monti. Non ci fu nulla da fare. Tra l’altro aveva ovviamente Caroline schierata dalla sua parte. Ed insieme organizzarono il matrimonio più enorme, costoso ed elegante della storia dei matrimoni, credo. Fu una giornata meravigliosa., l’ho già detto ma non mi stancherò mai di ripeterlo. E poi tutti i momenti importanti di Nina. La prima parola, il primo giorno di scuola, il diploma. Purtroppo non riuscii a dare a mia figlia un’infanzia normale. Eravamo costretti a cambiare paese spesso, per evitare che la gente si accorgesse del fatto che non invecchiavamo. Riuscimmo a restare qualche anno in più solamente quando iniziò il liceo. Perché mi imposi. Volevo che quegli anni per lei fossero perfetti, non pieni di ansia come lo erano stati per me. Passarono cento anni prima che potessimo decidere di tornare a Mystic Falls. “Finalmente a casa!” pensai quando oltrepassai la soglia del pensionato. Ed eccoci qui, di nuovo. Damon mi abbracciò da dietro. –Pronta a tornare a scuola?- mi chiese sorridendo tra i miei capelli. -Certo!- sorrisi a mia volta –Credo che farò il provino per le cheerleader!- Ci riunimmo tutti intorno al tavolo del pensionato. Avevamo architettato per anni il nostro ritorno e avevamo un piano perfetto per dare nell’occhio il meno possibile. Avremmo attirato l’attenzione, era ovvio, ma almeno volevamo sollevare meno dubbi possibili. Damon Salvatore sarebbe tornato al pensionato con il suo fratellino Stefan, dopo essere rimasti orfani, per gestire l’eredità della famiglia. Lui era il tutore legale di Stefan e si sarebbe occupato degli affari mentre il fratello si sarebbe iscritto al liceo. Inoltre altri ospiti sarebbero arrivati al pensionato, lontani parenti dei Salvatore. Loro cugino Nicklaus, detto Nick (sul nomignolo aveva insistito Caroline non so bene per quale motivo, aveva blaterato qualcosa su un ascensore!). Anche lui avrebbe gestito degli affari e poi avrebbe comprato la vecchia proprietà dei Mickelson trasformandola in un circolo extra-lusso. Insieme a lui ci sarebbe stata la sua sorellina Lily. Sarebbero poi arrivati i coniugi Donovan. Matt ed Abby. Già, incredibile. Matt non aveva idea di volersi trasformare, infatti aveva l’aspetto di un avvenente trentacinquenne. Però giorno dopo giorno il suo rapporto con Abby era cresciuto. Lei era stata umana per più tempo di noi, e aveva mantenuto molto fortemente la sua umanità, forse per questo Matt non la vedeva così diversa da lui. Non saprei dire quando s’innamorarono, anche perché in realtà non ce lo dissero mai. Semplicemente ci accorgemmo che qualcosa tra loro era cambiato. Bonnie ne era sconvolta. Fatto sta che dovemmo abituarci all’idea. Così un giorno Abby lo convinse a trasformarsi, e poiché erano quelli che più di tutti avevano un aspetto adulto tra di noi avrebbero incarnato alla perfezione la parte dei genitori/zii filantropi, responsabili della squadra di ragazzini che si portavano dietro. Jeremy, sarebbe stato il nipote di Matt. Anche lui sarebbe venuto al liceo. D’altronde la sua trasformazione era avvenuta solo qualche mese dopo la mia. All’epoca mi sembrava assurdo ed ingiusto, ma chi ero io per negarglielo? Non avevo fatto la stessa scelta? Lui e Lily dopo un secolo di corteggiamento ancora non si decidevano a dichiararsi. Alternavano momenti di assoluta dolcezza a sfuriate assassine ogni volta che uno dei due s’interessava a qualcun altro. Bonnie era quella che avrebbe dovuto fingere meno di tutti. Doveva semplicemente essere la figlia di sua madre, che viveva con lei e il suo nuovo compagno. –Mi manderete in analisi!- continuava a ripetere ogni volta che Abby e Matt si lasciavano andare a qualche effusione. Mi faceva sorridere, probabilmente non si sarebbe mai abituata del tutto. Caroline impersonava la figlia di Matt. D’altronde un po’ si somigliavano, almeno nei colori. Non vedeva l’ora di tornare al liceo. Era la più motivata di tutte a questo ritorno. Voleva riprendersi il suo posto in quella città, non aveva fatto che ripeterlo per un secolo. Tyler invece era il nipote di Matt ed Abby, come noi tre: le gemelle Petrova. Io, Katherine e Nina. Identiche, tranne per gli occhi azzurri di Nina. La somiglianza era assolutamente perfetta tanto che continuavo a domandarmi se non fosse stata anche lei una doppelganger. -Sarà una vita perfetta!- disse qualcuno e lo pensammo tutti!
  
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