Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Azathoth    09/09/2012    0 recensioni
New York, l'agente Hailey Hoover si trova a dover riaffrontare un pungente Serial Killer tornato dal passato.
"Non era più un lavoro. Ormai era diventata una questione personale. Tra lei e Lui"
Che i giochi abbiano inizio.
Genere: Dark, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE: Eccomi tornata con un nuovo capitolo, scusate la lunga assenza ma tra le vacanze e il lavoro ripreso non ho avuto tempo di pubblicare, ma in mente ho molte idee ;) , la storia continua e succederanno cose inaspettate, spero sia di vostro gradimento!

P.S. Credo di aver scritto meglio dei capitoli precedenti, ma questo dovete giudicarlo voi!! :D
Buona lettura amici di FF...
A.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________

6:15 a.m.

Delicatamente si spostò qualche ciocca corvina che le copriva il viso, tirò su il lato del lenzuolo che era finito quasi ai piedi del letto, si strofinò gli occhi e mentre si voltò a controllare quell’interminabile sveglia che non smetteva di infastidirle i timpani pensò che un nuovo giorno stava iniziando.
Un nuovo. Interminabile. Giorno.
Si diresse in cucina e alzando le braccia si stirò i muscoli che sentiva ancora indolenziti per via del troppo riposo di quella notte appena trascorsa, la quale non era solita fare.
Vide la caraffa di caffè piena per metà, lo desiderava caldo ma si accontentò di quello che stava lì da giorni senza perder tempo a doverlo rifare, girò intorno al tavolo e si soffermò notando l’innumerevole corrispondenza che le occupava il ripiano accanto al frigorifero, Richard, il portiere, gliela consegnava ad ogni suo rientro e lei, ad ogni suo rientro, l’abbandonava lì pensando che l’avrebbe letta poi, quando avrebbe trovato il tempo. Alzò la serranda permettendo alla luce di entrare, notò che il cielo era grigio e che molto probabilmente sarebbe scoppiato un diluvio a breve, lasciando quell’inutile pensiero si diresse nel bagno, guardandosi allo specchio pensò fino a che punto potesse ancora andare avanti, distruggersi dentro, logorarsi l’anima fino a non riconoscersi più, si passò le dita sotto gli occhi andando ad accarezzare quelle occhiaie nere come se volesse farle sparire con quel semplice gesto, sospirò e aprì l’acqua facendola scorrere così forte che in un attimo la stanza si riempì di vapore, fece scivolare la sottoveste lasciandola sul tappeto ed entrò in doccia sperando di lavarsi dallo sporco che le imprigionava la mente.

Con i capelli ancora bagnati si sedette sul letto vestita solo dell’intimo, l’unico capo che secondo lei la rendeva donna e sensuale, posò lo sguardo fermo sul distintivo che si trovava sul comodino accanto alla pistola e in un attimo lo squillare del telefonino la riportò sulla terra ferma.
- Hoover.-
- Ehi! Buongiorno fabbrica di whiskey.-
- Simpatico! Che c’è?- Hailey cercò di liquidarlo pensando a ciò che aveva desiderato quella notte, prima di addormentarsi.
- Sono qui fuori, caffè amaro e cornetto alla crema.-
Hoover sgranò gli occhi, era in intimo sul letto e Kane fuori dalla sua porta di casa.
Si mise l’accappatoio e prima di aprire la porta si fermò davanti lo specchio accanto alla credenza dei liquori per sistemarsi i capelli.
- Ma che ci fai davanti la mia porta alle- si girò per controllare l’ora che rifletteva sul microonde in cucina -sette di mattina!?-
- Beh, sai, stavo leggendo il giornale e c’era un articolo sulla borsa, è calata del 2%, sono venuto a discuterne.-
Hoover provò a trattenere una risata e le labbra si curvarono all’insù. -Fammi capire, mi stai dicendo che sei venuto da me a quest’ora con la colazione in mano per discutere della borsa in calo?!- Kane mostrandogli la colazione sorrise - Secondo me si discute meglio con un cornetto che riempie lo stomaco!-
- Dai entra!- si scostò dalla soglia per permettergli di entrare e si richiuse la porta alle spalle pensando quanto era stato premuroso, sapeva che si trovava lì solo per controllare se quel giorno, stesse bene.
- Ti ringrazio per essere passato, e soprattutto per il caffè, quello che mi attendeva avrebbe rovinato la mia giornata!- indicando con un cenno del capo la caraffa che si trovava sul tavolo della cucina, aggiungendo - anche se avere ospiti all’alba non era il mio più grande desiderio!-
- Non ho chiuso occhio stanotte Hailey - ammise avvicinandosi a lei, poggiando le mani sul tavolo. Hoover sentì un brivido percorrerle la schiena.
- Come mai? C’è qualcosa che ti turba?-
- Ti ho pensata- confessò con tono basso fissando le nuvole scure che coprivano il manto del mondo. Hailey rimase un attimo in silenzio e capì di doversi togliere quel pensiero dalla testa prima di commettere un errore che non si sarebbe perdonata.
Kane alzò lo sguardo e la fissò dritta negli occhi - Non mi capacito di ciò che è successo quel maledetto giorno, non doveva andare così - Hoover si immobilizzò - Non è stata colpa tua - e abbassando lo sguardo si portò una mano tra i capelli - Dovevo proteggervi, sono il tuo partner! - replicò Kane sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
- Smettila, è andata così e non possiamo farci nulla ormai, voglio solo impedire che quel bastardo faccia del male a qualcun altro che non c’entra nulla- Kane si avvicinò a lei e accarezzandole il mento le alzò delicatamente la testa, Hailey si tirò indietro, lui rimase per un attimo in silenzio e avvicinandosi alla finestra aggiunse - Sarà meglio che vada ora, ci vediamo al Dipartimento - Hoover non rispose e lo seguì con lo sguardo finché non lo perse di vista uscendo dalla cucina.

- Agente Gavin.
- Agente Hoover.
Si salutarono solo per educazione ma entrambi avrebbero preferito evitarsi, come del resto ogni giorno. - Abbiamo ricevuto questa- le disse porgendogli una lettera senza mittente - da stasera avrai una scorta sotto casa e non dovrai mai abbandonare l’appartamento senza prima aver avvertito l’agente di turno - Hailey aprì la busta e camminando fino alla sua scrivania lesse la lettera senza dare ascoltò a ciò che le era appena stato riferito.

Mia cara,
non mi sono dimenticato di te come noti, come hai trascorso questo ultimo anno? Io ho riflettuto tanto e ho avuto molte idee per i miei prossimi lavori.
Eri molto eccitante stanotte con quella sottoveste rosa, avrei voluto strappartela di dosso e assaporare il tuo sangue ma dormivi così bene che mi sono limitato a fissare la tua carotide aspettando il momento adatto per farla mia, sprofondare all’interno del tuo collo la mia arma per poi affondarci le labbra e succhiare ciò che ti tiene in vita fino a vederti impallidire, sentire il tuo respiro farsi più lento fino a farti smettere di esistere lasciando tutto per me solo Il tuo corpo con cui giocare, a breve avrai il tuo regalo per questo giorno, diciamo, speciale.
Buon compleanno.. E condoglianze.
N.

Le mani le tremavano, gli occhi si erano riempiti di lacrime e di rabbia, era stato a casa sua quella notte, l’aveva fissata e avrebbe voluto ucciderla.
- Cosa dice quella lettera?- le disse Kane notando la ragazza scossa da ciò che aveva appena letto - L’ha fatto apposta un anno fa e oggi non ha perso tempo per ricordarmelo -
- Vuole solo spaventarti e renderti fragile, questo è il suo gioco, aspetta il momento in cui crollerai per farti sua ma tu sei forte, non mollerai.-
- Oggi è un anno che è stata uccisa, ed è anche il mio compleanno - disse rimettendo la lettera nella busta e nascondendola nel cassetto con i documenti del caso.
- Lo so - si limitò a dirle Kane - Non aver paura, non sei sola - ed avvicinandosi le mise una mano sulla spalla cercando il suo sguardo purtroppo non ricambiato.
Nessuno poteva immaginare come si sentisse sola contro il mondo, quanto volesse avere la sua vendetta per tutto il male che le aveva fatto, senza un vero motivo.

Era seduta nel parco, le avevano lasciato il pomeriggio libero anche se lei era decisa a non lasciare le indagini, tra le mani un libro, Che tu sia per me il coltello, gli occhi fissi su quelle pagine quasi come se volesse far parte di quella storia per scappare dalla sua realtà, nell’aria l’odore della pioggia faceva intuire che l’inverno ancora non voleva lasciar posto alla primavera, si sistemò il cappotto chiudendo gli ultimi bottoni per ripararsi dal vento freddo, avrebbe preferito tornarsene a casa e leggere quel libro sul divano bevendo un po’ di whiskey, ma non lo fece, anche se sapeva che prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa. Chiuse il libro e si accese una sigaretta, odiava fumare mentre leggeva, non riusciva a godersi entrambe le cose facendole contemporaneamente, pensò a sua madre, quella meravigliosa donna che le aveva insegnato ad essere forte nei momenti in cui il mondo sta per crollarti addosso, ripensò a quel giorno, quando dovette telefonarle, le sembrava ancora di sentire le sue lacrime e le sue urla di disperazione lacerarle il cuore. Alzò lo sguardo al cielo, “E’ solo colpa mia. E’ solo colpa mia se tu non sei più al mio fianco, avrei dovuto proteggerti”, questo pensiero che non l’abbandonava mai.
Mise il libro nella borsa e tirando fuori le chiavi si diresse verso la macchina.
Mentre guidava cercava un modo per impegnare il tempo una volta arrivata a casa e un pensiero le solleticò la mente , prese il telefono e digitò il numero.
 - Kane. - appena le rispose si blocco, stava facendo la cosa giusta? - Pronto?-
- Si Kane, sono Hoover, novità sul caso?-
- No, abbiamo una pista ma senza certezze, il suo telefono ha allacciato la cella della 34th oggi alle 2 p.m. -
- Bene, speriamo di trovarlo quel bastardo -
- Hailey, lo troveremo, tu riposa e stai attenta -
- Kane, ti andrebbe di essere stracciato a scacchi finito il turno?- lui non sapeva bene quale fosse la risposta giusta ma seguì l’istinto senza tirarsi indietro - Ehi, sarò io a stracciarti.- e sorridendo aspettò la risposta di Hailey - Beh, l’importante è esserne convinti.- e chiuse la chiamata, capendo che forse era giunto il momento di farsi avanti. Dentro era piena di dolore, ma non sai mai quando darai l’ultimo respiro in questo universo.

Le tremavano così forte le gambe che quasi faceva fatica a salire le scale che conducevano al suo appartamento, estrasse la pistola dal cappotto in caso di eventuali sorprese e con passo lento poco dopo si trovò dentro casa. - Fottuto bastardo, hai reso inaffidabile anche l’unico posto sicuro che avevo! - rimise la pistola al proprio posto e posò il cappotto sulla sedia della cucina per poi lasciarsi cadere sul divano, cercò il telecomando senza sapere bene dove fosse, quando lo trovò fece zapping passando da un canale all’altro in continuazione, cercò l’ora sul display, - le 7:45 p.m., muoviti Kane - era spaventata, non era più solo un agente che indagava su questo caso, ma era anche una sua vittima.
Si alzò andando verso la cucina, aprì il frigo sapendo di dover mettere qualcosa sotto i denti, ma quando scrutò i ripiani per fare una selezione di ciò che le andava di mangiare prese l’acqua e lo richiuse, aveva lo stomaco a pezzi e mangiare controvoglia avrebbe peggiorato la situazione.
Si accese una sigaretta e si avvicinò alla finestra, vide l’agente che le avevano affidato come protezione fermo in macchina parcheggiato vicino il vialetto, si sentì umiliata, solo un anno prima era capo delle indagini, padrona di ogni decisione e scelta, ed ora si trovava indifesa anche nel suo appartamento con un ragazzetto forse poco esperto a farle da scorta.
Si fece mille domande, non riusciva ancora a capire perché avesse preso di mira lei, perché volesse distruggerle la carriera, la vita. Ormai faceva parte di ogni cosa.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Azathoth