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Autore: Christine_Heart    12/09/2012    5 recensioni
Era sereno, e riusciva a respirare un’aria piacevole e carica d’amore.
“Il mio bellissimo, dolce e speciale Balthazar!”esclamò lei accarezzandolo.
“E il mio piccolo e vivace Salomon!” affermò con un sorriso, fermandosi sull’altro figlio.
Balthazar sorrise, e con quelle ultime parole che gli echeggiavano in testa, tra una carezza e l’altra della madre, e il movimento dolce e attivo del fratellino, chiuse gli occhi e si addormentò.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Due fratelli, un solo cuore'
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“…”: Pensiero del personaggio
“…” Riflessione del personaggio
____ :
Cambio scena
 
 

 

Un cuore malato & un tutore protettivo.
 

Brook non riusciva a capire la strana richiesta di Balthazar, ma in ogni modo decise di accontentarlo.
Il piccolo era andato nella sua stanza a riposare

Decise di chiamare la madre, per avvertire del loro “ritardo”.
Lasciò squillare.
“Pronto!” sentì dirsi dall'altro capo.
“Ciao Daphne, sono Brook...” disse chiaro il medico.
“Ciao Brook...” salutò solare la donna.
“...Che cosa succede? Balthazar sta bene, non è vero?” chiese subito in ansia.
“Sta bene...non ti preoccupare.” gli disse subito il medico per tranquillizzarla.
“E' solo che purtroppo abbiamo avuto un piccolo contrattempo.”
“Oddio...di che cosa si tratta?” chiese un po' in pensiero.
“La strada è stata bloccata per alcuni lavori, purtroppo non possiamo rientrare oggi!”
“Che cosa?” chiese confusa.
“Sì, mi dispiace...gli addetti credevano di riuscir a finire per domani...ma hanno avuto qualche piccolo problema...” mentì il medico.
E ringraziò il cielo di trovarsi al telefono, perchè sicuramente il suo volto l'avrebbe tradito.
“Oh...ma non potete proprio rientrare?” chiese speranzosa.
“No...non ci è possibile...” non riuscì a finire.
“Neanche se vi mando a prendere?” domandò la donna svelta.
“No, sarebbe inutile...dico sul serio.”
“Ah, capisco...” rispose seria.
“Tra quanto riuscirete a tornare?”
“Resteremo a casa di mio nonno, solo per quest'altra settimana...” rispose sicuro.
Sospirò sconfortata.
“Non hai nulla di cui preoccuparti, il tuo bambino sta bene...si sta riposando come si deve...e anche la visita all'ospedale è andata per il verso giusto.” gli spiegò tranquillo il medico.
“Meno male...” respirò rassicurata.
“...per fortuna...non ha nulla di grave...” disse tranquilla Daphne. 
“Mi dispiace per l'accaduto...” si scusò il medico.
“Non ti preoccupare...sono contenta che stia lì con te...è in ottime mani...” disse sincera.
“...Porterò pazienza...e aspetterò questa altra settimana.”
“Balthazar è lì con te...vorrei salutarlo!” aggiunse poi speranzosa.
“No, il piccolo è andato nelle sua stanza...era molto stanco...”
“Povero piccolo...come mai?”
“...Ha solo dormito poco questa notte..tutto qui...”
“Va bene...” disse sollevata.
“...Me lo saluti tu, da parte mia, per favore?” domandò gentile.
“Ma certo...”
“Grazie...” disse con dolcezza.
“Grazie di tutto, Brook...stai facendo così tanto per lui.” affermò di nuoco con affetto.
“E' un vero piacere...” confessò il medico onesto.
“Allora...a presto!”
“A presto!”
______
 
“Balthazar!” chiamò solare il medico entrando nella sua stanza.
Sorrise aspettandosi d' incontrare il suo volto triste.
“Ho buone notizie.” disse felice.
Ma la sua felicità si smorzò di colpo.
Perchè stava piangendo?
“Balthazar che cosa succede?” chiese preoccupato.
Corse vicino al suo letto.
Il giovane mago era piegato in due dal dolore.
Rannicchiato su se stesso.
In lacrime.
Il medico gli accarezzò le spalle e l'aiutò a voltarsi.
Ma il giovane non demordeva la presa.
Si rannicchiò con più forza.
“Che cos'hai piccolo?” domandò ansioso.
Balthazar singhiozzò di nuovo.
Una lacrima cadde sulla federa del cuscino.
“Ehi, che cosa c'è?” domandò in ansia il dottore.
Afferrò con dolcezza la sua mano.
“Su...respira con calma...piano piano...” gli disse tranquillo.
L'aiutò a mettersi seduto.
Il giovane si sistemò sul bordo del letto.
Altre due lacrime gli graffiarono le guance.
“Balthazar...” chiamò piano il medico.
Senza aspettare un'altro attimo, abbracciò forte il ragazzino.
“E’ stato il cuore?” chiese preoccupato.
Balthazar annuì, senza staccarsi dal medico.
 
In verità non potevo dirgli che il cuore aveva fatto male, solo perchè per la prima volta qualcuno, un maschio adulto, era stato ad ascoltarmi, solo perchè qualcuno si era offerto di farmi da supporto, e di permettermi di “vivere” ancora un po'.
Qualcuno aveva deciso di mentire agli altri, solo per vedermi felice.
 
“Ha fatto molto male?”
“Sì...” mormorò il piccolo.
L'abbracciò più forte, accarezzandogli i capelli.
Il giovane singhiozzò di nuovo.
“Forza...non fare così...” gli disse con calma il dottore.
Il giovane non riusciva a lasciare l'amico.
Non aveva paura.
Ma voleva solo, sentirsi “amato”.
Voleva ricordarsi il “sapore” dell'affetto e della sicurezza.
Voleva sentirsi accettato.
Voleva sentirsi qualcuno.
“Balthazar...è passato?” domandò l'uomo asciugandogli le guance.
Il ragazzino annuì, deglutendo appena.
Coraggio piccolo, adesso basta piangere!” gli disse asciugando quei lacrimoni con un fazzoletto di carta, preso dal contenitore del comodino.
“Le medicine le hai prese?”
“Sì...” singhiozzò ancora.
Il medico sospirò sconfortato.
“Mi dispiace...” gli disse accarezzandogli il volto.
“Va meglio...?” osò chiedere l'adulto.
Balthazar annuì con poco entusiasmo.
“Sei molto pallido...” disse Brook preoccupato.
“...faresti meglio a riposare...” aggiunse poi con fare da esperto.
“A letto?” domandò subito triste Balthazar.
“Sì Balthazar a letto.” precisò il medico annuendo.
“Ma Brook..per favore...” lo supplicò l'altro.
“No Balthazar...niente discussioni!” lo riprese con dolcezza il medico.
“D'accordo Brook.” disse stanco.
Il piccolo scostò le coperte, e si sdraiò di nuovo.
Brook lo coprì appena con attenzione.
“Hai passato una notte insonne, sai che non fa bene al tuo corpo...deve riposare...il tuo cuore non regge una stanchezza tale...vuoi mettertelo in quella zucchetta vuota...” gli disse con affetto il medico colpendogli con calma due volte la testa.
Le nocche di Brook non erano mai state così delicate.
Balthazar sorrise rilassato.
“Rimani qui...?” chiese Balthazar guardando il medico.
“Non vado da nessuna parte...” rispose l'uomo sedendosi al suo fianco, sulla sponda del letto.
Ci fu solo un attimo di silenzio, poi...
“Brook...”chiamò piano Balthazar.
“Sì Balthazar...” rispose subito Brook tranquillo.
“Tra quanto dobbiamo partire?” chiese triste il piccolo.
“Partire?” domandò confuso il dottore.
Il suo tono di voce stranito ricordava molto quello del “Signor Spock”.
Balthazar sorrise dentro di sé, immaginando il dottore con le orecchie appunta, mentre faceva il saluto vulcaniano.
Ma poi ritornò serio.
“Sì...dobbiamo tornare a casa.” disse convinto.
Il medico gli sorrise con affetto:
“Possiamo rimanere qui un'altra settimana.” gli spiegò solare.
“Dici davvero?!” esclamò felice il piccolo.
“Sì...ho detto una piccola bugia...” spiegò il dottore, facendogli l'occhiolino.
Hai mentito...per me...?” chiese Balthazar sorpreso.
“Non finirò all'Inferno per questo....” ironizzò Brook.
Balthazar rimase sorpreso.
Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui.
Insomma nessuno adulto aveva mai osato tanto.
“Perchè?” chiese senza pensarci.
“Beh...è solo una piccola bugia...non ho ucciso nessuno.” spiegò sorpreso il medico.
“No...” sorrise divertito Balthazar.
“...perchè hai detto alla mamma che...” non sapeva come spiegarsi.
“...insomma perchè mi ha permesso di rimanere ancora?” si decise.
“Stai così bene qui...ti vedo più rilassato...ti diverti...e questo fa molto bene al tuo cuore malato...” gli disse con dolcezza il dottore accarezzandogli il volto.
“...ma se hai cambiato idea, basta dirmelo.” aggiunse dopo sicuro.
“No.” rispose subito Balthazar.
“...non ho cambiato idea...voglio rimanere un'altro po' qui...” disse sereno.
“Ora posso chiederti io il perchè di questa tua richiesta?” domandò il dottore gentile.
“....” non voleva rispondere.
“Perchè sei voluto rimanere almeno un'altra settimana?” chiese ancora il medico.
“Credo perchè sia tutto così tranquillo qui...tutto così “normale...”
“...così non devo tornare subito nella mia monotonia...non devo tornare subito da...”
“Da mio padre...” pensò senza avere la forza di dirlo.
“E poi...” aggiunse subito per evitare “pressioni” da parte dell'amico.
“...così non devo tornare subito a scuola.” disse deciso.
“Che cosa strana che hai detto...tu non amavi andare a scuola?” chiese il medico con dolcezza.
“Sì, mi piace...insomma apprendere non mi è mai dispiaciuto...ma alle volte i voti, gli esami, le interrogazioni...stancano molto.”
“E' vero...la scuola può stancare...” gli concesse il medico.
“Sgridami pure se non sei d'accordo con me...ti starò ad ascoltare...”
“...ma volevo godermi ancora un pochino questo sole, questa pace, quest'armonia...”
Balthazar incrociò gli occhi del medico, in attesa.
Voleva sentire la sua.
“Lo so...è un pensiero egoista il mio.” sorrise imbarazzato Balthazar.
“No.” lo corresse subito il medico.
“E' solo un pensiero umano...” spiegò il medico sereno.
“E tu sei umano Balthazar, giusto?” scherzò l'altro.
“Sì...credo di sì...” disse vago il piccolo.
“Che brutta cosa cha hai detto...perchè credi di essere umano?”
“C'è qualcosa che mi manca...” confessò triste.
“Ti devo prendere a schiaffi o cosa?” osò il medico abbastanza serio.
Ma che...” iniziò Balthazar sorpreso.
“...Brook!” lo riprese serio.
“Hai detto una cosa orrenda Balthazar...cosa sei un mostro?”
“No...” disse incerto.
“Che cosa ti manca, sentiamo?” chiese Brook meravigliato.
“Io...”
“...credo...di aver paura di non riuscire a provare un sentimento forte, ho paura di non essere in grado di commuovermi...ho paura che davanti a me...sia sempre tutto buio...”
“Cosa vuoi dire con buio?” chiese il medico confuso.
“Brook...ho paura di non saper fare nulla, di essere inutile o di essere di troppo...”
“Lo pensi davvero?” lo fermò il medico.
Sembrava che stesse dicendo sul serio.
“Non lo so...” rispose vago Balthazar.
“Chi ti ha messo in testa queste brutte cose?” domandò il dottore rattristato.
“Mio padre!” pensò d'istinto il piccolo.
“Nessuno...” rispose poi.
“Beh, in egual modo...”
“...non dargli ascolto Balthazar...” disse con delicatezza il dottore.
“Perchè?” domandò il piccolo stranito.
“Perchè sei un bimbo speciale e unico...è questa credimi non è cosa da poco!”
“Io...sono speciale e unico?”
“Vedi per caso qualcun'altro bambino dell'età di dodici anni, qui intorno!” esclamò buono il medico, donandogli un sorriso affettuoso.
Balthazar scosse il capo.
“Dico sul serio.” lo incoraggiò il medico vedendolo mogio.
Gli occhi di Balthazar lo tradivano di continuo.
Ma per il medico, quegli occhi così simili a quelli di suo nonno, erano tutto per lui.
Erano qualcosa d’insostituibile.
Il bimbo alzò il capo.
Sorrise.
“Grazie Brook!” disse lieto.
“Dai, stai tranquillo.” affermò il dottore, accarezzandogli la testa.
“Hai un cuore dispettoso...tutto qui.”
“Ma non puoi buttarti giù, ogni qual volta hai una crisi...”
“Capisco che non è facile...ma così distruggi la tua energia, la tua vitalità...”
“E a me non piace un Balthazar triste.” affermò il medico.
“Neanche a me.” confessò il piccolo.
“Ah bene...allora siamo d'accordo su qualcosa.” scherzò il medico.
Poi guardò l'orologio e aggiunse:
“Abbiamo parlato fin troppo...”
“Ora, voglio vederti dormire un po'...devi recuperare il sonno perso.”
Balthazar si coricò di nuovo.
Strinse la mano del medico, com'era sua abitudine ormai.
Quando era triste e “depresso”, la mano di Brook, era la cosa più soffice e morbida al mondo.
Era il suo calmante.
______
 
Qualcuno bussò alla porta.
“Dottore, posso entrare?” chiese delicata.
“Yoko...” chiamò piano il medico accogliendola con un sorriso.
“...vieni pure.” le disse calmo.
La bambina entrò nella stanza con passo delicato.
“Grazie per essere venuta...”
“Che cosa posso fare per lei signore?” chiese educata.
“Puoi fare compagnia a Balthazar mentre non ci sono, per favore?” domandò cortese.
“Io devo uscire con tua madre...e non voglio che rimanga solo.” spiegò.
“Ma dottore...io non so cosa fare se...” disse spaventata la piccola.
“E' calmo...” le disse subito con un sorriso.
“Sta bene, non ti preoccupare...” aggiunse infine.
Si alzò piano dal letto.
Gli sistemò con dolcezza la mano sul materasso per evitare che si svegliasse.
“Puoi farmi questo favore?” domandò educato.
“Sì, certo dottore...” disse lei quasi intimidita.
“Ti ringrazio Yoko.” rispose il medico gentile.
Gli pizzicò la guancia e poi fece per uscire.
“Non ci metterò molto, promesso.”
_____
 
Balthazar aprì con calma gli occhi.
Qualcosa di fresco gli stava bagnando a piccoli tratti la fronte.
“Ti ho svegliato io?” chiese preoccupata la bambina.
“Ciao Yoko...” salutò stanco.
“...no, non mi hai svegliato...” disse stanco.
“Stai bene?” chiese subito lei.
“Sì...” rispose lesto il ragazzino.
Sentì qualcosa di morbido su di sé.
Si rese conto che aveva le gambe coperte.
Sul comodino la scatola di fazzoletti e un pezzetto di stoffa umido in un catino vuoto.
“Stavi tremando...” spiegò subito Yoko, notando il suo volto perso.
“....ho pensato che avessi freddo...” aggiunse vaga.
“Ero preoccupata per te.” disse subito convinta.
Balthazar rimase sorpreso dopo quell'affermazione.
Erano poche le persone che si preoccupavano per lui.
Eppure c'erano.
“Allora Brook aveva ragione...” pensò sollevato.
“...sto a cuore a qualcuno.” continuò divertito.

“Grazie!” disse sincero, rivolgendo un sorriso semplice a Yoko.
La bimba si rilasso sulla sedia, tirando un sospiro di sollievo.
“Di niente...” rispose contenta.
Da quanto Balthazar gli aveva permesso di dargli del Tu, tutto era diventato più facile e allegro.
“Sono una pessima infermiera.” aggiunse poi scontenta.
“Dai, io non direi così...sei stata brava.” si congratulò Balthazar.
La ragazzina arrossì appena.
“Non ho f-fatto nulla di speciale...”> balbettò contenta.
“Ti sbagli...questo per me conta molto...” gli disse stanco.
I suoi occhi chiari si chiusero di nuovo.
“Dormi un'altro po'?” chiese con dolcezza la bambina.
“Sì...” mormorò appena Balthazar.
Cercò invano di rimanere sveglio il più possibile.
Ma le sue palpebre si chiudevano di continuo, obbligandolo tutte le volte a resistere all'impulso di rimanere sveglio.
Lasciò cadere la sua mano destra.
Il suo respiro così calmo, era così rilassante.
Si era veramente riaddormentato.
E con una velocità incredibile.
Yoko, con gentilezza strinse forte la mano del giovane nella sua.
Sorrise.
Un sorriso dolce e carico d'affetto.
_____
 
Bussarono alla porta.
“Yoko...” chiamò piano il medico.
Aprì la porta...
“Come sta?” chiese poi avvicinandosi ai due.
“Sì è da poco riaddormentato...” spiegò con semplicità la piccola.
Il medico gli sorrise con tenerezza.
Poi si avvicinò di più al letto.
“Balthazar...” lo chiamò piano sfiorandogli i capelli.
“Balthazar...coraggio...è ora di svegliarsi...”
Yoko non capiva il comportamento del medico.
Balthazar doveva o non doveva riposarsi?
Ma infondo il medico era lui, e di certo sapeva cosa fare, meglio di lei.
“Balthazar...” chiamò di nuovo il medico accarezzandogli di nuovo il capo.
Balthazar respirò affondo.
Poi stranito si ricordò di aprire gli occhi.
“Ehi, allora sei sveglio!” esclamò felice il dottore.
“Come ti senti?” chiese poi.
Balthazar guardò per un paio di minuti il volto dell'amico.
Come se dovesse capire chi aveva di fronte.
“Sto bene...il riposo mi è servito.” confessò alla fine.
Si tirò su e con calma si mise a sedere.
“Mi fa piacere...” affermò il medico sollevato.
“Mi dispiace averti svegliato...” si scusò Brook.
Balthazar si strusciò gli occhi con delicatezza, poi aggiunse:
“Non scusarti...hai fatto bene...non voglio passare un'altra notte completamente sveglio...”
“Già...e poi...” aggiunse il dottore.
“...ho una sorpresa per voi.” disse solare mostrandogli un sacchetto di carta.
“Sono ancora caldi!” esclamò felice come se fossero opera sua.
“Prego!” esclamò galante porgendo il sacchetto alla ragazza.
“Grazie dottore.” disse lei gentile prendendo il suo cornetto alla crema.
“Su, coraggio Balthazar.” gli disse il medico.
“E tu Brook?” domandò educato.
“Io e la signora Izumi abbiamo già costatato che è ottimo!” scherzò il medico.
“Non ho molta fame.” confessò il ragazzino.
“Ma Balthazar, che cosa hai mangiato pranzo?”
“Solo un po' di pasta...”
 “Appunto...e non hai neanche fatto colazione...”
“Sì...lo so...”
“...dovresti mangiare qualcosa per recuperare un po' di forza.”
“Non mi va.” affermò triste.
“Non farmi arrabbiare signorino...lo sai che se mi costringi ti faccio mangiare per via endovenosa...è questo che vuoi?” lo riprese brusco il medico ma senza durezza.
Il suo tono era così calmo e dolce.
Yoko sorrise divertito.
“No Brook.” rispose lesto Balthazar afferrandosi il braccio sinistro.
“Allora...” propose il dottore avvicinandogli il dolce.
Il ragazzino sorrise insicuro e prese tra le mani il dolcetto.
“Bravo piccolo.” gli disse stropicciandogli i capelli.
Balthazar deglutì, e prese il primo morso.
Masticò con calma e buttò giù.
Il suo stomaco non lo rifiutava, anzi sembrava quasi apprezzare.
Sorrise.
“Che buono.” mormorò felice prendendone un altro morso.
Fu la volta del medico a sorridere soddisfatto.
“Yoko, tua madre, ti stava aspettando...vai pure da lei...” gli disse gentile.
“...adesso rimango io.” concluse il dottore.
“Grazie tesoro.” gli disse gentile.
“Di nulla Dottore.” rispose gentile la ragazzina.
“A presto Balthazar.” salutò Yoko prima di uscire.
“Ci vediamo domani Yoko.” rispose lui solare.
“Sì...mi raccomando riguardati.” sorrise con un occhiolino.
 
_____
 
“Ahahahahaha!!! Davvero?! Ma che cosa buffa!” sorrise divertito.
Brook cercò di smorzare la risata e guardò l'orologio.
“Accidenti...si è fatto davvero tardi...tra poco è ora di cena!” esclamò sorpreso.
“Che ne dici, vuoi venire in cucina con me, a preparare il tuo piatto preferito?!” chiese allegro il dottore, sorridendogli
“Ho riposato abbastanza?” chiese Balthazar insicuro.
“Mi sembra di sì...” disse il medico.
“...sei riuscito a dormire, hai mangiato qualcosa, il tuo volto non è più così pallido e poi da quando sono con te, il cuore non sembra averti dato fastidio.” spiegò il medico ottimista.
“Hai ragione.” confermò Balthazar calmo.
“Allora vieni a darmi una mano?” domandò il medico contento.
“Volentieri.” sorrise il bambino felice.
Si alzò dal letto.
“Ma che fai?” domandò incuriosito Brook.
“Sistemo solo un pochino il letto...non lo sopporto vederlo in disordine...”
“...aspetta solo un attimo...e arr...”
Non ebbe il tempo di finire la frase che...
...le sue mani iniziarono a tremare.
Tremarono con violenza e senza sosta.
“Balthazar...che succede...?”
Il ragazzino perse l'equilibrio.
I sensi vennero meno e si sbilanciò all'indietro.
“Coraggio...ti tengo io...” gli sussurro buono il medico, sostenendolo.
Le gambe di Balthazar cedettero, cadde in ginocchio, trascinando con se il dottore.
“Balthazar...” chiamò in ansia il medico soffermandosi di fronte a lui.
Il piccolo si piegò in due, afferrando il petto con entrambe le mani.
Chinò il capo, tanto da sfiorare il pavimento.
Brook continuava a sostenerlo per le spalle.
“Le medicine le hai prese?” chiese il medico preoccupato.
“Non-non p-posso abusarne...” sussurrò il giovane dolorante.
“Ma se fa così male...non hai altra scelta.”
“No-non voglio...”
Brook gli afferrò la mano destra, e vi appoggiò sopra tre compresse.
“Prendile.” gli ordinò.
Balthazar le accostò alla bocca.
Le inghiottì.
Brook gli passò un bicchiere d'acqua.
E non lo lasciò andare fin quando Balthazar non riuscì a sostenerlo come si deve.
Il ragazzino riuscì a berne una grande quantità.
“Come va?” domandò il medico in ansia.
Balthazar riprese a respirare calmo.
“Tutto a posto...” sussurrò.
Il piccolo annuì demoralizzato.
“Ma sei impazzito, non prendi i medicinali per non abusarne...tu non sei ancora fuori pericolo...la tua malattia è ancora grave...devi fare attenzione...stupido.” lo riprese il medico severo.
“Sc-scusami...” sospirò Balthazar.
Il piccolo non riusciva a muoversi.
Le sue gambe non si schiodavano dal terreno.
Non si alzava.
“Coraggio...” pronunciò Brook offrendogli la mano.
Balthazar la strinse forte, per non ricadere di nuovo.
“Su...piano...piano...” gli disse aiutandolo.
Balthazar deglutì una volta in piedi.
Si accostò al dottore, senza lasciargli la mano.
“Tutto okay, ne sei sicuro?” domandò ancora il medico.
Balthazar annuì una e più volte.
“Sì...è tutto okay...”
“Vuoi sederti un attimo...?”
“No...”
Brook, lo lasciò avvicinare con calma lo strinse forte.
“Mi dispiace Brook...non volevo...”
“Non è nulla Balthazar...” gli disse con affetto il dottore.
Gli baciò la testa senza pensarci.
“Andrà tutto bene...”
Le mani del dottore non riusciva a staccarsi dal quel corpo tanto fragile.
Voleva proteggerlo e aiutarlo con ogni mezzo.
_____
 
Erano solo le dieci di sera.
La televisione era accesa su un programma abbastanza interessante.
“Che dici facciamo così domani Balthazar?” domandò il medico dalla sua poltrona.
Nessuna risposta.
“Balthazar?” chiamò stranito il dottore.
Ancora nulla.
Il medico chinò gli occhi sul divano.
“Balthazar...”
Il ragazzino si era addormentato sul divano.
Sdraiato, con la testa su di un cuscino, le mani ferme sul petto.
Il suo respiro calmo e regolare.
Brook sorrise intenerito.
Spense la televisione senza pensarci troppo.
E si alzò dalla poltrona.
“Oggi ti sei agitato troppo, non è vero?” chiese il medico con tenerezza.
Si chinò su di lui, accarezzandogli il viso.
“Andiamo a letto?” gli chiese come se potesse rispondere.
Balthazar non rispose.
“Sì, decisamente sì.” affermò il medico.
Il medico sollevò con calma il ragazzino dal sofà.
“Oddio...!” esclamò sorpreso.
“...ormai sei diventato pesante...” affermò il medico, aggirando con attenzione il tavolino.
S'incamminò con tranquillità verso le scale.
“Ormai stai diventando grande Balthazar.” gli disse con dolcezza.
“Mettimi giù...posso camminare...se vuoi...?” chiese il ragazzino nel dormiveglia.
Ma in risposta però, senza rendersene conto il ragazzino si accoccolò contro il petto di Brook.
Era così rassicurante.
“No, sta tranquillo.” gli sorrise il dottore.
“Brook...” chiamò piano il ragazzino
“Sì Balthazar...” affermò chiaro il medico
“Posso dormire con te questa sera?” chiese con stanchezza il piccolo.
“Come mai?” domandò confuso l'altro.
“Per via del cuore...io...” provò a concludere.
“Sì Balthazar...non c'è problema.” rispose lesto il medico, dopo aver capito.
Il dottore sospinse con calma la porta socchiusa della sua stanza.
Entrarono in camera.
Brook appoggiò con delicatezza il corpo sul materasso morbido.
“Eccoci...” gli sussurrò calmo.
Si distese al suo fianco.
“Niente pigiama?” domandò curioso il medico.
Balthazar scosse il capo, sistemandosi meglio nel letto.
“Va bene...”  disse serio ma con dolcezza.
Balthazar sprofondò la testa sul cuscino, lasciando fuori solo la mano sinistra.
“Buona notte Brook!” esclamò educato il piccolo ormai sul punto di addormentarsi di nuovo.
“Buona notte Balthazar!” esclamò gentile il medico stringendo quella manina solitaria con affetto e dolcezza.
La luna piena splendeva alta nella notte serena.
 
Quella fu una delle prime settimane in cui ho mostrato tutta la mia debolezza ad una persona a me cara.
 


Note dell’autrice:
Ecco qui con il secondo capitolo, e visto che la mia testa è al suo posto, e che nessuna mazza l’ha sfiorata, e che il primo capitolo si è salvato, spero anche che questo abbia fortuna e che vi piaccia! ;)
Anche qui, ci sono un paio di spiegazioni, che vorrei condividere:
-Il ringraziamento da parte di Daphne, doveva esserci! Volevo dal profondo del cuore che Daphne ringraziasse il dottore per  l’aiuto che dona di continuo al figlio ^^.
- Brook aiuta Balthazar a mettersi seduto solo perché è la procedura standard!  Me l’ha insegnato Dottor House.  ^^
-Spock: Lo stesso smarrimento e il simile tono di voce era presente nel vulcaniano che stavo guardando alla Tv. ^^ Star Trek ispira bene! *_* Coincidenze della vita. Divertente dico io.
-Lo so Brook, fa delle battute pessime, ma è un uomo spiritoso, e il problema è che gli vengono spontanee! :)
-Buio: Balthazar parla di buio,nel senso che è difficile “risorgere” dall’ “oscurità” che lo sta avvolgendo in questo periodo.
-Nella famiglia di Balthazar ogni emozione che viene nascosta, viene tradita dalla  sensibilità degli occhi. Così deciso perché gli occhi, secondo me, sono lo specchio dell’anima. 
- Brook in questo capitolo ancora non sa di Bryan, ma capisce che la malattia al cuore limita le energie e l’entusiasmo del ragazzo.
-Yoko è diretta e spontanea, e dice sempre quello che pesa senza vergogna…anche se la cosa vuol dire deridersi! ;)
-Endovenosa: Altro fattore medico ispiratomi da Bones, il medico di bordo dell’ Enterprise, Star Trek. Ma Brook l’ha solo “minacciato”, non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa del genere. :)
-Il punto in cui i due ridono come matti: Non ho la più pallida idea di che cosa stanno parlando, ma mi piaceva l’idea di questo attimo di serenità tra i due, proprio come padre e figlio.
-In questo capitolo è una delle poche volte che Brook si arrabbia sul serio.
Va beh, però possiamo perdonarlo, era solo “leggermente” preoccupato! ù-ù
 
Un grazie speciale ad Agapanto Blu  & a vale1991…vi adoro! ;)

 

  
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