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Autore: Aya88    15/09/2012    1 recensioni
La vita può mettere di fronte a situazioni diverse, tristi, liete, inaspettate o a lungo attese, e questa raccolta ne racchiuderà qualche frammento.
10) Kakashi riaprì gli occhi tornando a fissare l’espressione di Sakura [...]. Non ricordava quando se ne fosse reso conto, ma osservarla impegnata nel suo lavoro si rivelava un utile diversivo per sfuggire ai postumi sia fisici che morali di una battaglia.
Paring KakashiSakura
Partecipante al "Sintetic contest" indetto da Nora_2000
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Attraverso i suoi occhi
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?

GOD SAVE THE SHIP!

I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Questa fic è ispirata al seguente prompt, proposto da Skull_Mistress:

Amami, anche se io non ti amo.
Amami, anche se non merito l'amore.
Amami, anche se io non so amare e amami anche se non esiste l'amore.





Per Sasori l’amore era sempre stato un concetto vuoto, un guscio dorato creato per racchiudere qualcosa di inesistente; poi era arrivata lei a turbare la calma piatta del suo scetticismo, presentandosi nella sua vita con una macchina in panne e una richiesta d’aiuto.
Ricordava ancora l’espressione irritata che le offuscava il volto, ammorbidita da un senso di liberazione solo quando l’aveva visto fuori dal locale, ma soprattutto era nitida come quel giorno l’immagine del sorriso di ringraziamento che gli aveva rivolto, di gran lunga preferibile a quella del motore sotto le proprie mani.
Osservò i lunghi capelli di Sakura ondeggiarle lievemente sulla schiena, man mano che la ragazza  avanzava a passi lenti lungo il bagnasciuga, i piedi scalzi e i sandali in una mano.
Camminare sulla spiaggia con un paio di scarpe chiuse come quelle che indossava non era affatto il massimo, eppure continuava a seguirla, dopo essersi lasciato convincere da una evidente bugia ad accompagnarla fin lì. L’aveva trovata seduta ad un tavolino del pub, neanche un’ora prima, intenta a rigirarsi il bicchiere tra le mani e a vagare con lo sguardo per il locale, sperando di incontrarlo. Quando, infatti, le era passato accanto, l’aveva subito salutato con un sorriso, poi aveva giustificato la sua presenza ad un orario per lei insolito, lamentandosi del contrattempo che aveva fatto sfumare il progetto di una breve gita al mare con un’amica, il tutto con una lieve incertezza nella voce e con un’espressione che faceva trapelare ben poco il suo presunto fastidio. La successiva proposta di andarci insieme, sussurrata con un principio di rossore sulle guance, non aveva fatto altro che confermargli l’inesistenza di un qualsiasi appuntamento tra amiche. A quel punto niente gli avrebbe impedito di rifiutare e magari smascherare la finzione delle sue parole, ma non ne era stato in grado, perché, per la prima volta nella vita, ciò che vedeva nelle iridi smeraldine di quella ragazza che lo cercava con insistenza non era qualcosa di finto, ma di così vero e caldo da disorientarlo. L’idea che potesse essere proprio quello ciò che chiamavano amore era scivolata piano piano nel suo animo senza che se ne accorgesse, scombinando i frammenti della sua realtà. Dal giorno in cui era stato lasciato, ancora in fasce, all’ingresso di un orfanotrofio, per lui erano esistite soltanto la fredda solitudine dell’abbandono e la sterilità di affetti egoistici, ritrovate intatte nel mondo vuoto della delinquenza e del piacere, in cui si era lasciato risucchiare con facilità, cieco a qualsiasi alternativa. Aveva sempre creduto che non potesse esserci niente di diverso da quel mondo, ma la felicità sincera con cui Sakura lo guardava ogni volta si era scagliata con forza contro quella convinzione, facendola vacillare.
Quando la ragazza si fermò all’improvviso, Sasori fece altrettanto.
La vide girarsi completamente verso l’orizzonte marino, incrociando le braccia dietro la schiena, con le scarpe ancora sospese a mezz’aria, e osservare con un’espressione tranquilla e serena l’andirivieni delle onde, mentre il sole tiepido di fine estate le sfiorava il viso con un tocco gentile. Come al solito lei accoglieva i suoi silenzi senza spazientirsi, come se la sua compagnia fosse già un’importante conquista, e a lui toccava solo aspettare il suono della sua voce e l’arrivo di parole che, contro ogni aspettativa, gli avrebbero trasmesso una piacevole sensazione di leggerezza. Per l’ennesima volta, si chiese cosa vedesse di buono nelle poche frasi e nei rari gesti che le rivolgeva e come avrebbe reagito quando invece le sarebbe stato chiaro chi avesse davanti.
Gli era facile leggere nei suoi atteggiamenti la speranza di un amore vero e magari di un futuro sereno, ma sapeva che Sakura aveva scelto la persona sbagliata in cui riporre la sua fiducia. Quando la giovane si voltò leggermente verso di lui, pensò che per spegnere il sorriso che le increspava le labbra sarebbe bastato che intravedesse, anche per pochi istanti, il suo vero io dietro l’immagine ideale che si era costruita di lui, un io che non meritava di ricevere alcun sentimento puro e disinteressato.
“Ti piace il mare, Sasori?” Gli chiese lei con un pizzico di curiosità, accavallando la sua voce al suono dell’acqua che tornava ritmicamente a lambire la riva.  
Spiazzato da una domanda così semplice, l’uomo non rispose subito; come tante altre cose, il mare era per lui qualcosa che semplicemente c’era, senza influire sulla sua vita in modo positivo o negativo, quindi trovare una risposta da dare equivaleva a pensarci per la prima volta.  
“Non saprei, forse”. Disse atono, prima che il suo esitare si prolungasse tanto da farlo sentire ridicolo.
Incapace di trattenere l’ilarità Sakura scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con le dita affusolate e socchiudendo le palpebre in un’espressione divertita.
“Lo sospettavo”. Sussurrò poco dopo, e Sasori si perse per un lungo attimo nel verde intenso dei suoi occhi, di nuovo perfettamente visibile, mentre il timore di apparire un imbranato veniva risucchiato da un calore improvviso quanto momentaneo.  
“A me, invece, piace molto”. Affermò la ragazza, riportando il braccio lungo il fianco, per poi tornare a scrutare la distesa d’acqua. “Mi ha sempre fatto pensare che, qualunque cosa fosse successa, sarebbe rimasto sempre qui pronto ad offrirmi il suo conforto, con il suo movimento lento ed eterno”. Proseguì, motivando la sua opinione.
Gli istanti di silenzio che seguirono sembrarono all’uomo, fermo a poco più di un metro da lei, così inusuali da insinuargli il dubbio che il tono calmo stonasse nettamente con il contenuto delle parole appena pronunciate, come se sotto l’apparente serenità ci fosse un’inquietudine pronta a scalfirla. Era la prima volta da quando la conosceva che un simile sospetto affiorava nella sua mente e ciò gli confermò quanto fosse la persona meno indicata per darle quello che cercava; chiuso come era nel suo dolore, al punto da provare indifferenza per tutto e tutti, non avrebbe mai potuto garantirle comprensione e sostegno, una sola briciola di quello che il mondo definiva amore. Eppure, qualcosa di inatteso si agitò lo stesso nel suo petto e lo spinse a fare qualche passo in avanti verso Sakura, sollecitato dall’idea che un’ombra di tristezza potesse sopraggiungere da un momento all’altro ad offuscarle lo sguardo. Fu un istante in cui Sasori ignorò l’impiccio dei granelli di sabbia che rischiavano di intrufolarsi nelle scarpe, così come la vicinanza al bagnasciuga, muovendosi senza un’intenzione precisa se non quella di avvicinarsi a lei, un’azione a cui non seppe attribuire un significato. Finì così, per la prima volta da quando aveva memoria, col provare un forte imbarazzo nel momento in cui la ragazza si girò all’improvviso e schiuse leggermente le labbra, sorpresa di averlo così vicino. Lo stupore non alterò però la sua espressione, se non per il rossore repentino che le imporporò le guance, subito accompagnato da un lieve sorriso. Lui la fissò senza sapere cosa fare, una mano ancora in tasca, l’altra che sfiorava ormai il tessuto esterno del pantalone.
“È per questo che ogni volta che ci vengo cerco una conchiglia”, disse lei, completando il filo dei suoi pensieri e sollevandolo dal problema di giustificarsi in qualche modo, “così posso portare a casa con me il suono delle onde e immaginare di essere ancora qui ad osservarlo”.
Sulla scia di quelle nuove frasi, Sasori si domandò quante cose celassero i suoi occhi e quante altre ne vedessero che lui da solo non avrebbe mai potuto vedere. Quando poi il silenzio si allargò di nuovo tra di loro, si rese conto che avrebbe dovuto finalmente dire qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca per pronunciare almeno un monosillabo di assenso un grosso cane bianco sopraggiunse a dare una svolta alla situazione. La voce del padrone che lo richiamava li avvertì, infatti, con troppo ritardo; si accorsero dell’animale decisamente prima di sentire il nome Akamaru, quando quest’ultimo addentò i sandali che Sakura reggeva ancora con una mano, avendoli trovati evidentemente di suo gusto. La ragazza, strattonata proprio nell’istante in cui la sua attenzione era tutta rivolta all’uomo che aveva davanti, non pensò affatto di lasciar andare le scarpe tirate da quella forza improvvisa e fece appena in tempo a scorgere con la coda dell’occhio il pelo arruffato dalla velocità e la coda scodinzolante prima di perdere l’equilibrio, sbilanciandosi all’indietro. Per sua fortuna, però, Sasori impedì la caduta; mosso dall’istinto, accorciò ancora di più la distanza tra di loro, le afferrò il polso con un movimento veloce e la tirò verso di sé, mentre le portava una mano dietro la schiena per sostenerla. Sì ritrovò così, con quei nuovi gesti fuori programma, a stringere le sue dita sottili e a scrutare i lineamenti delicati del suo viso per la prima volta da pochissimi centimetri. L’imbarazzo che Sakura provava era ormai molto più evidente di un minuto prima, ma non gli impedì di essere attratto dalle sue iridi color smeraldo. In quel momento, gli sembrarono più belle del solito e la luce calda che le animava tutte le volte che erano insieme più viva. Lo confondeva quella luce, eppure nello stesso tempo era incredibilmente tranquillizzante. Non amava la ragazza che teneva tra le braccia e non credeva che sarebbe mai giunto ad amarla, però non poté negare a se stesso che averla intorno alleviava per qualche ora il fondo di sofferenza che lo accompagnava da anni. Quell’ultimo pensiero scacciò lontano tutti i dubbi che nel corso di quella passeggiata lungo la riva erano tornati ad assalirlo, lasciando nel suo cuore solo un senso di pace.          



Note dell'autrice

Prima SasoSaku in assoluto, au ovviamente, perchè la mia mente non riesce a trattare il paring senza pensare al fatto che lui sia morto, insomma sono un'incapace u.u Comunque spero che il prompt non si sia perso, dal momento che è frammentato nel corso della storia. Sull'ic invece non mi pronuncio, perchè a me pare ooc anche Akamaru e Sasori mi sa troppo di Sasuke. Va beh, mi auguro che la lettura sia stata lo stesso piacevole. Un grazie a wari che ha cercato di betarla e ha sopportato scleri vari^^'



  
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