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Autore: Mokochan    19/09/2012    8 recensioni
Parte Seconda, capitolo sette:
«E tu che ci fai qui?» domanda Shikamaru, sorpreso.
Il servo accenna un sorriso. «Ho sentito dei rumori mentre controllavo la tenuta e mi sono incuriosito. Tu non dovevi rimanere illeso?» aggiunge, dando un’occhiata a Naruto.
Il duca grugnisce. «Avevo proprio voglia di farmi trapassare la spalla da un proiettile, così sono uscito e mi sono fatto sparare dal primo pazzo che passava. Mi annoiavo.»

Parte Terza, capitolo tre:
«Trovo ammirevole la velocità con cui vi muovete malgrado le vesti che indossate, Lady Hanabi, ma gradirei poter concludere la nostra conversazione da fermi
[Avviso: questa storia sta subendo ancora qualche modifica ed è perennemente in fase di revisione, per dirla tutta. Mi scuso per gli errori che troverete durante la lettura] [Avviso 2: nel prologo ho inserito un altro avviso in merito]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sai | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NaruHina ~ Orange is better!'
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Bloody Rose







[Capitolo dedicato a Katia
e a Marica, che ieri faceva gli anni
Sì, è diventata più vecchia di me, ma la più cattiva resto io ù_ù]





















PARTE TERZA

























Capitolo Uno
















«Non sono sicuro che potrebbe piacerle. Per caso ha altri vestiti come quello, magari... beh, magari meno appariscenti?»
«Kankurou, l'avete scelto voi il negozio, non potete pretendere che abbiano indumenti simili. Non qui.»
«Pensavo che confezionassero anche abiti di semplice fattura» ribatte l'altro, sistemandosi la giacca con un sospiro rassegnato. «Inoltre è stato lui a pretendere qualcosa di bello, aggiungendo un fittizio "ma non troppo", ne dovrete convenire anche voi, madame Yuhi.»
«Forse perché nemmeno lui sa di preciso cosa vorrebbe la madamigella. In ogni caso,» aggiunge la donna, adocchiando il vestito per la millesima volta, «non avrebbe qualcosa di un tessuto, diciamo... diverso? Ecco, sì. Più spesso, se così possiamo dire. Ormai è quasi autunno, non vorrei che la nostra deliziosa ospite prendesse freddo.»
La negoziante, una donna sulla trentina, annuisce rassegnata e ripone in uno scaffale il vestito che aveva mostrato a quei clienti nemmeno due minuti prima, per poi prenderne un altro ancora, sperando sia quello giusto e che i signori - le cui infinite richieste hanno reso il suo lavoro un vero inferno -  riescano a convincersi e la lascino finalmente in pace.
«Non mi piace il colore.»
«Non deve piacere a voi, Kankurou.»
«Effettivamente è vero.»
«Potrei sapere perché avete portato proprio il signor Sabaku? Non mi sembra capisca molto di vestiti» dice ad un tratto una donna, ferma dietro di loro con aria rassegnata. «Kurenai, ho l'impressione che persino vostro marito sceglierebbe di meglio.»
Kurenai Yuhi si volta sorridendo. «Non mi aspettavo di vedervi qui, contessa Tsunade.»
La contessa si guarda attorno. «Nemmeno io. Tuttavia, mentre passeggiavo, ho adocchiato la vetrina del negozio e vi ho visti, così ho deciso di fermarmi per conversare un po'.»
«Stavate andando da vostro nipote?» chiede Kankurou, pacato; è una domanda scontata, sa già quale sarà la risposta.
«Certamente. Anche voi siete intenzionati ad andare lì?»
«Lo faremmo, se solo trovassimo il vestito che lui ci ha pregato di comprare» risponde Kurenai, mordendosi il labbro per un secondo, prima di sbirciare nuovamente l'indumento che la negoziante, visibilmente stanca, trattiene tra le mani quasi con stizza. «Credo che quello possa andare. Insomma, è semplice, di un bel lilla chiaro, tiene abbastanza caldo...»
La commessa si lascia andare a un sospiro, visibilmente sollevata. «Se volete lo preparo ed entro qualche ora lo farò mandare dove desiderate» soggiunge questa, cauta.
«Certo, certo.»
Tsunade osserva la scena con un sorrisetto, mentre la commessa si allontana. «L'avete trattata veramente male, signori. La prossima volta fatevi spiegare per filo e per segno quale tipo di abito interessa a mio nipote, altrimenti ogni acquisto sarà una tortura.»
«Ottimo consiglio.»
Dopo aver pagato l'abito e ringraziato la commessa per l'enorme pazienza, i tre nobili escono dal negozio senza dire una parola e iniziano a percorrere Regent Street* con andamento lento; Kurenai e Tsunade iniziano a chiacchierare del più e del meno, mentre Kankurou si mette a guardare le vetrine senza provare il minimo interessamento per gli abiti e gli oggetti che vi sono esposti.
È settembre e tira un vento fresco che preannuncia l'arrivo dell'autunno. Le strade sono piene di gente intenta a scrutare le vetrine o a chiacchierare davanti ai negozi, per lo più persone che di soldi ne hanno anche troppi - sebbene Kankurou sia l'ultimo a poter giudicare, dato che la sua è una delle famiglie più ricche e in vista di Londra.
«Trovo che l'abbia beffato proprio bene» dice Tsunade, riportando l'attenzione del giovane sulle conversazione intavolata dalle due donne. «Voglio dire, non penso che si aspetti una cosa simile. Non così.»
«Non a caso lavorava con mio marito, Tsunade. È un giovane promettente.»
«Sarà promettente come dite voi, ma è anche piuttosto cocciuto e non obbedisce agli ordini che gli vengono impartiti, o sbaglio?»
«Beh, forse è per questo che l'ha sempre avuta vinta» commenta Kankurou, prima che Kurenai possa ribattere. «Voglio dire, era una delle spie della regina, mie signore!»
«Oh, lo era anche Minato, poi guarda com'è finita» borbotta Tsunade, scuotendo il capo.
Malgrado i commenti burberi, sia Kurenai che Kankurou sanno che la contessa Senju è la prima a preoccuparsi per il proprio nipote, ed è esattamente quel continuo borbottare a dimostrare quanto essa tenga a lui e quanto quella vendetta che lui si è messo in testa di portare a termine la renda nervosa ma soprattutto scettica - solo perché ha paura, non perché non ci creda veramente.
In fondo, tutti sapevano che la prima a volersi vendicare di Hiashi Hyuuga era stata proprio Tsunade.
«Il passato è passato, meglio guardare avanti. Per il momento, abbiamo la certezza che almeno stia bene» mormora Kurenai, spezzando a sorpresa il silenzio. «E non solo lui.»
Kankurou si mette le mani in tasca. «Bah. Con quel suo gesto ha complicato la situazione.»
Inutile dire che si sta riferendo alla figlia di Hiashi. «L'ha portata al sicuro, inoltre sapeva troppo, devi mettere in conto anche questo. Naruto non si può permettere errori» ribatte Tsunade, sbuffando sonoramente e lanciando un'occhiata irritata al Sabaku, che subito si mette sulla difensiva.
«Voglio dire, non è solo quello. Sapete che non l'ha rapita soltanto per proteggerla, c'è altro.»
«Parlarne non cambierà le cose, ormai il danno è fatto.»
«Sì, ma questo 'danno' è così grosso che gli Uchiha se ne sono quasi tirati fuori. Minato II per poco non perdeva il controllo di sé, ed è raro che ciò accada» insiste Kankurou, proprio quando si lasciano alle spalle la via commerciale per poi dirigersi verso uno degli edifici in cui la famiglia Yuhi risiede da parecchi decenni.
Il quartiere è uno dei più belli e in vista, non a caso chi non conosce la zona si ferma a guardare le grandi residenze per ammirarle. D'altro canto, pensa il Sabaku, non tutti possono permettersi il lusso di vivere in luoghi del genere, e l'unica cosa che resta da fare è guardare, sognare di vivere così - come vive chi ha i soldi o chi è nato fortunato.
Raggiungono una fila di palazzi enormi, ognuno separato da delle siepi; Kurenai oltrepassa con calma i primi due palazzetti, poi si ferma davanti al terzo che, come gli altri, è delimitato da un grande cancello, che subito si appresta ad aprire.
«Noto che non vi fate più aprire dai camerieri» esclama Tsunade, osservandola incuriosita.
Kurenai abbozza un sorriso e apre il cancello. «Diciamo che siamo ancora capaci di aprirci un cancello da soli, contessa.»
E la Senju sorride a propria volta.











«Quindi porteranno quell'abito domani? Beh, ottimo. Almeno potrò vederlo prima di darglielo. Spero sia stato fatto un buon acquisto. Ah, non lo ha scelto Kankurou, vero?»
Naruto non conosce freni, né pare badare al fatto di aver appena offeso l'amico che, seduto in una delle poltrone ai lati dell'enorme camino ancora spento, fa una smorfia a dir poco stizzita. Ma il Namikaze, come suo solito, proprio non lo riesce a notare, e si mette a camminare avanti e indietro per il salotto, guardando di tanto in tanto il soffitto opaco con quei suoi occhi d'un azzurro vivace.
Kurenai entra nella stanza sospirando, suo figlio che le gironzola attorno ridendo.  «Ti prego, sai che così ti verrà il mal di testa, cerca di stare fermo per un po'.»
Il bambino, invece di ascoltare il richiamo della madre, si mette a correre per il salotto, andando a scontrarsi contro Naruto, che barcolla per un attimo, colto alla sprovvista.
«Cosa... ma... e tu?! Stai un po' attento a dove guardi!» sbraita il Namikaze, fintamente offeso dalla noncuranza del piccolo Yuhi. «Perché non ascolti quello che dice tua madre?»
Il bambino, però, non risponde, e ricomincia a correre ridendo.
«Certo che è davvero vivace» commenta Tsunade, seguendolo con lo sguardo. «Non mi sembra abbia preso molto da te e Asuma, Kurenai.»
«Già, lo penso anche io.»
La contessa Senju annuisce, poi si volta verso il proprio nipote. «Come sta Hinata?»
Naruto si blocca in mezzo al salotto e la fissa, irrequieto. «Diciamo che si sta divertendo. Ciò nonostante, credo le manchi la sorella.»
Eccola, la pecca.
«Ve lo sareste dovuto aspettare, Namikaze» la voce di Kankurou suona tanto come un rimprovero. «Voglio dire, avete portato via la contessa Hinata alla prima occasione, senza lasciarle il tempo di riflettere - abbandonando addirittura la più piccola con quel mostro del padre! Ovvio che sia preoccupata per la sorella, a questo punto.»
L'enorme pecca.
«Non ho potuto fare altrimenti» si difende il duca, irritato. «Al mio posto avreste fatto lo stesso, Sabaku.»
«Ah, no. Tutto il contrario. Una volta tanto avrei ascoltato Sasuke Uchiha e sarei scappato senza portarmi dietro il trofeo di turno.»
Naruto spalanca la bocca e serra immediatamente i pugni, preso da un'improvvisa collera. «State forse insinuando che io stia usando Hinata per vendicarmi dello Hyuuga?»
Il figlio di Kurenai si ferma improvvisamente - coglie anche lui la tensione quasi elettrica di cui la stanza è inaspettatamente pregna.
«Non ho detto questo.»
«E a cosa stavate alludendo, allora? Sentiamo. Sono proprio curioso di saperlo» ringhia il Namikaze, muovendo un passo in direzione di Kankurou, che s'irrigidisce.
«Oh, diamine, fatela finita. Nessuno vi dà il diritto di comportarvi da bambini. Ne basta e avanza uno» interviene Tsunade, indicando il piccolo Yuhi. «Kankurou parla troppo, Naruto. Ma anche tu non cerchi di trattenerti, vedo.»
«L'ha insultata!»
«Ha dato solo aria alla bocca...» precisa la Senju.
«Che la chiuda. È certo più gradevole quando s'impegna a rimanere in silenzio» sbotta Naruto, furioso.
La contessa sospira, esasperata. «Lasciamo stare. Nipote, quando hai intenzione di portarla qui? Da quel che ho capito, avevi premura di tenerla alla larga da Londra finché le acque non si fossero calmate. Voglio dire... sono passati due mesi.»
Lo so, pensa Naruto, incerto, ma non ho potuto fare altrimenti. «Sarà qui prima di quanto possiate immaginare, ve l'assicuro» risponde infine, quasi in maniera brusca.
Ha passato due mesi senza di lei.
Senza le sue labbra e il suo profumo.
Senza la sua risata e i suoi sguardi assorti e a volte premurosi.
Senza poter sentire il battito del suo cuore né la sua pelle morbida e calda.
Gli manca, e tanto. Forse più di quando voglia ammettere.
Tsunade lo scruta. «L'altro giorno ho ricevuto una lettera da parte di Minato,» una pausa. «Dice che Kushina si sta aggravando. Quando andrai a trovarla? Questa vendetta... questa vendetta viene dopo la salute di tua madre» mormora poi, fissandolo con determinazione - anche se i suoi occhi vacillano, al pensiero di perdere perfino Kushina. «È tuo dovere tornare da lei.»
«Lo so.»
«Eppure continui a restare fermo.»
«Ci sono delle cose che devo... proteggere. E fra queste c'è anche mia madre.»
Naruto alza la testa e si rimette a studiare il soffitto, cercando di vedervi il viso di Kushina, ma inevitabilmente - dopo interminabili secondi - questo viene sostituito da quello delicato e gentile di Hinata, il cui potere su di lui pare in grado di sconfiggere anche l'amore per una madre - o forse è solo la consapevolezza che una si sta spegnendo e non ha più futuro, mentre l'altra ha ancora la possibilità di avere una lunga vita davanti a sé.
Egoisticamente, Naruto vorrebbe salvare entrambe, tuttavia sa che solo una andrà avanti.
Non può fare altro che tentare di annullare la minaccia che cerca di portarsi via chi non lo merita, a costo di sacrificare la propria vita nel tentativo.
Troppo eroico, per lui? No, quello non è eroismo né lo sarebbe mai stato. Lo muovono solo i sentimenti di qualcuno che vuole amore e riceve amore, e con quell'amore vuole andare avanti.
Qualcuno che quell'amore, in fondo, lo vuol far sopravvivere.
 «Domani verrà qui Sai. Non ho capito cosa sta succedendo alla residenza di Hiashi Hyuuga, ma a quanto pare il conte è molto arrabbiato» racconta Kurenai, prendendo suo figlio in braccio.  «Da quel che mi dicono, nessuno sa del rapimento di Hinata. Dopo due mesi, il conte ha tenuto per sé questo particolare. Se gli viene chiesto della maggiore delle figlie, Hyuuga inventa una scusa.»
«Presto o tardi qualcuno si accorgerà di tale farsa» afferma Kankurou, picchiettando le dita sui braccioli della poltrona quasi a scaricare la tensione accumulata in quei minuti.
«Che qualcuno se ne accorga o meno, le cose non cambiano. Hiashi Hyuuga è potente, nessuno oserà mettersi contro di lui» dice Tsunade Senju, scuotendo il capo. «Se Naruto è ancora vivo, lo deve soltanto alla sua fortuna, oltre che ai legami creati in questi anni.»
«Già, ma credo non basteranno» precisa il Namikaze, teso. «D'ora in poi, non avrò l'aiuto di così tante persone. Alla residenza era tutto più facile, gran parte della servitù del conte era stata impiantata lì da me oppure conosceva mio padre o, ancora, veniva pagata da Sai per fare determinate cose. Però, da quando è morta quella guardia, i miei piani hanno preso una piega non prevista, quindi sono costretto ad agire diversamente.»
«Dimentichi Tenten, Naruto.»
Una punta di sdegno attraversa la voce di Tsunade.
«Sì, anche Tenten. Fatico a credere che sia morta. Chissà se è stato Hiashi Hyuuga...»
«Ho come l'impressione che lui c'entri ben poco con questo omicidio» interviene Kurenai, sedendosi sul divanetto già occupato dalla contessa Senju. «Voglio dire... uccide Tenten, ma lascia andare voi e Sasuke? Non è strano? Al suo posto, avrei prima eliminato la spia, poi avrei braccato coloro che volevano mettermi i bastoni fra le ruote e vi avrei uccisi.»
«Il conte Hyuuga non ragiona come tutti gli altri, madame Kurenai» afferma Naruto, tetro.
«Forse no. Ma resta pur sempre un essere umano, signor duca. Non lo credete anche voi?»













Sasuke Uchiha e Sakura Haruno.
Vive con loro da due mesi, ma di tanto in tanto riesce a vedere Naruto, che passa spesso a trovarli - ed è così strano, perché il suo sguardo sembra teso ogni volta che lo incrocia.
«Hinata, potresti darmi una mano?»
La voce di Sakura la risveglia dai suoi pensieri. Trafelata, scatta in piedi e raggiunge la giovane donna, che tiene fra le mani due enormi buste all'apparenza piuttosto pesanti: allunga le mani verso una di esse e la prende fra le braccia, sorpresa dal peso. «Dio mio. P-Potrei sapere cosa contiene?» domanda poi, dirigendosi in cucina con la Uchiha.
Questa si ferma e posa la propria busta sul tavolo, affaticata. «Dentro c'è un po' di carne. Sasuke ha mandato uno dei nostri stallieri a comprarne un po': oggi verrà Naruto, poi ci faranno visita i signori Uchiha assieme a Obito... beh, con qualcosa dovremo pur sfamare tutte queste persone. Soprattutto quello sciocco di Naruto, il cui stomaco sembra un pozzo senza fondo.»
Inizialmente, Hinata ha pensato che Sakura e Naruto si conoscessero a causa del matrimonio della prima con l'Uchiha, ma poi il pensiero che in realtà i due fossero amici di vecchia data aveva iniziato a sfiorarla nel momento in cui Sakura si era messa a parlare del Namikaze in maniera fin troppo confidenziale, non poche settimane addietro.
Nonostante questo, Hinata non ha mai osato chiederle nulla, certa che l'argomento non le sarebbe certamente piaciuto.
«Sì, in effetti Naruto non sa contenersi.»
«Ah, quello scemo sa farsi riconoscere subito! Spero solo che il matrimonio lo renda consapevole dei propri difetti. Sarebbe anche tempo, ad essere onesti» commenta Sakura, alzando gli occhi al soffitto.
Hinata, sorpresa, scoppia a ridere, ma poi arrossisce ripensando alla frase della donna: 'Spero che il matrimonio lo renda consapevole dei propri difetti'. «Matrimonio, dite...?»
«Certo. Voi due state insieme, non è così? Dalla gran parte delle persone un rapporto simile non è visto di buon occhio, quindi penso che abbiate in programma di sposarvi prima dei mesi invernali. O sto errando in questa mia convinzione?» aggiunge divertita la Uchiha, notando l'improvviso rossore che ora rende accese le guance della Hyuuga.
«B-Beh, non s-so se io e l-lui... voglio dire... l-lui non ha d-detto nulla al riguardo, ed i-io...»
Decisamente, Hinata ha sempre odiato la propria timidezza.
Sakura sorride. «Hinata, sono sicura che te lo chiederà. In ogni caso, posso strapparti un altro piccolo favore? Prepareresti tu la cena? Devi solo accendere il fuoco e mettere la carne a cuocere. Sai... sono un po' affaticata e sento il bisogno di riposare.»
La Hyuuga annuisce timidamente, e nel farlo lancia un'occhiata al pancione dell'ex Haruno. «Va bene... ci penso io.»
Ed è così strano mettersi a cucinare, lo è ancor più quando Sasuke Uchiha entra in casa e la saluta con un solo cenno del capo, studiando per mezza frazione di secondo tutti i suoi gesti e poi la carne vicino al fuoco; è così strano che, quando Sakura torna da lei con un ampio sorriso, ha come la certezza di non aver sbagliato nulla - e sa che sta solo cuocendo della carne, ma quello le sembra addirittura magnifico.
Così strano, sì, come quando si gira e incrocia gli occhi un po' tesi ma accesi di Naruto, poggiato contro lo stipite della porta con aria assorta, e che senza proferir parola si avvicina a lei con un mezzo sorriso e le posa un bacio sulla fronte, scompigliandole poi i capelli con la mano.
Tutto troppo veloce, tutto troppo confuso, come il tempo che è passato dal momento della carne sul fuoco al bacio sulla fronte di Naruto.

«Vieni con me, Hinata?»
A quella voce, a quegli occhi, non avrebbe mai potuto negar nulla.
«Sì.»

«Sakura ti sta facendo sgobbare?» domanda il Namikaze, rompendo l'incantesimo per scrutare prima lei, poi il fuoco acceso, ed infine Sakura che, seduta in disparte, si accarezza il pancione e fa una smorfia udendo le parole del duca.
«Vorrei farti notate che Hinata sta cucinando per te, sciocco.»
«Ah, non puoi insultarmi sempre, Sakura! Non ho fatto assolutamente nulla.»
Ed è in quell'istante che Hinata sente ancora la presenza di quel qualcosa di speciale che ha accompagnato il lento ma inesorabile arrivo di Naruto, e percepisce che sarà proprio quello ad apportare tanti  e sconosciuti cambiamenti nella sua vita.










Fine Capitolo Uno






   
 
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