Fanciulle, siccome mi state impazzendo tutte viste le vostre mail, è con grande piacere che vi dico che del vincolo non vi dirò assolutamente niente, perchè scoprirete tutto da sole alla prima occasione. Questa storia ha già fatto dare i numeri tempo fa alle veterane di Manga.it, perciò non siete le prime nè le ultime a sfondarvi il cranio su questa coppia. State tranquille perciò, a tempo debito vi verrà detto ogni cosa ma se fossi in voi mi leggerei bene questo capitolo, quasi tutto incentrato su Trix, Milo e Gala Leoninus. Per finire, grazie delle recensioni e dell'entusiasmo. Baci.
Quell'orrida domanda risuonò nelle orecchie di Beatrix fin di prima mattina,
quel perfido primo novembre.
- AVETE APERTO IN DUE UN CADAVERE???-
William
e Damon sembravano gemelli, tanto le loro espressioni erano a metà fra
l'immortale incredulità e il più invasato disgusto, simili in tutto e per tutto.
Per non parlare dei loro occhi sgranati e della coscienza del più giovane dei
tre Serpeverde, convinto di essere finito per sbaglio in una casa di recupero
mentale e non in una scuola di magia.
Damon Howthorne comunque non se ne
stupiva più.
In fondo cosa aspettarsi da gente atipica come Beatrix e
Tom...gente che evitava le feste come la peste, che considerava i party anche
peggio delle orge e che pensava che Natale fosse la festa di Nostro Signore
Chanel?
Bhè, se non altro lui ormai era a posto.
Diciassette
anni.
Finalmente ci era arrivato.
Inspirò a fondo l'aria di quella mattina
di novembre, ombrosa e fosca.
La nebbia avvolgeva tutto. Ma non lui.
Non
lui che ormai era libero, visto che era il primo novembre, la festa di
Ognissanti e...il suo compleanno.
Era maggiorenne. E i suoi, la sua famiglia,
i suoi parenti...no, non avrebbero più potuto toccarlo.
Era domenica e ognuno
di loro aveva qualcosa da fare, ma quella sera avrebbero festeggiato la sua
libertà.
Salendo sulla Torre Oscura incontrarono persone ancora restie a
parlare del giorno precedente: Ron per esempio aveva ancora uno stampo rosso in
faccia dello scherzetto di Potter e Malfoy, che era sparito sperando di
scamparla, aveva quasi rischiato di ritrovarsi i capelli rasati a zero, ma si
era svegliato prima che il rasoio arrivasse a mozzargli la sua preziosa criniera
bionda...e poi, bhè, poi era scattata la rissa.
Comunque una volta saliti
alla Torre, c'era la truppa riunita allegramente.
Il problema uno
solo.
Tutti fissavano lo strano rombo bianco, più piccolo del palmo di un
bambino, dalle forme smussate.
Di alabastro, bianco e puro.
Tutti lo
fissavano, lo scrutavano, lo studiavano, appoggiato su un drappo di velluto
sistemato sulla tavola.
Silenzio.
Harry si levò la sigaretta dalla bocca,
schioccando la lingua.
- Cosa cazzo è?-
Bella domanda.
- E perché stava
dentro al cadavere di quel finto Mangiamorte?- borbottò anche Edward.
-
Domanda ancora più importante...- ridacchiò leggermente Clay, evitando di
scoppiare in una risata apocalittica davanti alla faccia contrita di Riddle,
seduto a tavola con la sua migliore espressione colpevole - Era interessante il
fegato del vostro amico?-
- E ma dai, che schifo!- sbottò Pansy, scuotendo il
capo.
- Farà schifo ma è anche dannatamente divertente!- celiò tutto il
gruppo di Jess, Milo compreso che si sorbiva la colazione in santa pace.
-
Bhè, complimenti, davvero.- Jess batté le mani - Non fosse stato per Tom e
Beatrix non avremmo mai trovato questo coso. Se non altro sappiamo cosa vedeva
Damon nei suoi sogni.-
- I rombi bianchi sono questi, senza dubbio.- annuì
infatti il Legimors - Ma non sapevo che fossero...-
- Dentro a quel povero
cadavere squarciato?- finì Cloe per lui, guardando storta Beatrix e Tom - Certo
che voi due siete davvero pessimi! Se non altro avete preso in pieno lo spirito
macabro di Halloween!-
- Già, coi miei scherzi ormai sono proprio
sorpassato.- considerò Harry, ghignando.
- Sta zitto Sfregiato.- sibilò
Malfoy, seduto sul divano con la Grifoncina - Allora? Cos'è quell'affare?-
-
E io che ne so!- sbottò il moro - Era nel fegato di quel demente che ha cercato
di ammazzarci.-
- Di ammazzarmi.- lo corresse Tom, cupo - E che ha preso te
per sbaglio.-
- Sottigliezze. Qualcuno ha qualche idea?-
- No.- dissero
tutti in coro.
- Lucilla dov'è?-
- La mamma arriva.- gli rispose Degona,
attaccata alla parete come Trix e William.
- Non puoi darci un'occhiata tu
diavoletta?- le propose Jess - Magari toccandolo sentiresti qualcosa...-
-
No.- disse lapidaria la piccola Mckay.
- No?- allibirono tutti.
- No.-
ribatté Degona, attaccandosi ancora di più alla parete - Non mi piace.-
-
Cosa? Quel rombo?- Draco osservò l'oggetto - Cos'ha che non ti piace? È solo un
pezzo di pietra.-
- Non è solo pietra.- sussurrò anche William, coi
lineamenti serrati.
- Ma che avete voi mocciosi?- bofonchiò Jeager - Che ti
piglia?-
- Non senti?- gli chiese suo figlio - Quell'affare...non so, mi dà
fastidio.-
- Io non lo tocco.- scandì di nuovo Degona - Fareste meglio a
buttarlo via.-
Harry si fece pensoso. Che strano. Da quando l'avevano portato
alla Torre, anche Lucas e Glory si erano fatti irrequieti, piagnucolosi. Perfino
Alexander e Jeremy si erano infastiditi alla presenza di quel piccolo rombo
bianco.
Forse centrava qualcosa con la profezia.
Rialzò il viso e notò che
i bambini non erano gli unici a essere nervosi.
Tom sembrava ipnotizzato da
quell'oggetto.
I suoi occhi blu erano contratti, le iridi quasi
dilatate.
- Cos'hai?- gli chiese, posandogli una mano sulla testa mentre gli
altri continuavano a discutere.
Riddle sollevò appena il capo e la sua
espressione era quasi totalmente smarrita.
Paura. Aveva paura.
-
Cosa c'è?- gli richiese, inginocchiandosi accanto alla sua sedia.
- Ecco...io
credo di averlo già visto...- mormorò Tom in un soffio - Ma non so dove. Sono
sicuro...sicurissimo di averlo già visto. Ma non so dove né quando...però...si,
però ho già visto uno di questi rombi...-
Perché aveva paura?
Toccandogli
la mano lo sentì tremare.
Arrivarono Silente e i professori, visionarono il
rombo e ne vennero fuori altre mille discussioni ma non c'era una conclusione
plausibile a ciò che avevano scoperto. Finché non ne avessero capito l'utilità,
quel rombo sarebbe rimasto un mistero.
Erano ormai le undici del mattino
quando, dopo tre litri di caffè a testa, due bottiglie di whisky, una intera di
AB negativo per Milo e quintali di sigarette si giunse a una sola
conclusione.
- Ci penserà Lucilla.- scandì Harry, devastato - La seduta è
tolta.-
- Ecco, bravo.- bofonchiò Draco, alzandosi - Devo andare da
Andromeda. Giro al cimitero.-
- Che allegria.- lo seguì Damon - Ti seguo.
Cloe tu vieni? O aspetti che passi tuo fratello a prenderti?-
- Devo
aspettare Brian. Tom cosa fai?-
- Si, vengo anche io ma con Harry. Ci vediamo
là.-
- Trix?- le chiese Howthorne.
- I miei mi hanno mandato una lettera.-
sibilò la ragazza di punto in bianco - A mezzogiorno verrà una carrozza a
prendermi.-
- Vai alla Corte?- sbottò Milo di colpo.
Lei neanche lo guardò
- Mi hanno chiesto di andare.-
- E che vogliono?- la inquisì la King.
-
Farsi una bevuta in compagnia, che ne so.- la Diurna sollevò le spalle - Io vado
a prepararmi. Ci vediamo a cena gente.- si sporse e baciò Damon sulla guancia -
A più tardi.-
- Occhio, mi raccomando.- le dissero Tom, Claire e Damon in
coro.
- Cosa volete che succeda?- fece annoiata, prima di aprire la porta -
Sarà una pallosa riunione di sanguisughe. Sarò di ritorno ancora prima che
inizino a tirarti le orecchie Howthorne. A dopo!- e sparì oltre la soglia,
mentre gli occhi di topazio di Milo si contraevano per la
preoccupazione.
Gl'inviti a sorpresa, in un luogo come la Corte, non erano
mai inviti di cortesia. Perché l'avevano chiamata allora?
Ciò che non poteva
immaginare però era che Beatrix stesse andando incontro a una trappola vera e
propria.
Solo che ne era del tutto ignara, convinta ancora una volta in
buona fede che esseri senz'anima e senza pietà non avrebbero potuto ferirla più
di quanto non avessero già fatto.
Ma si sbagliava.
Il Devon era
immerso in una foschia pesante, una cappa oziosa e densa, con un'aria quasi
irrespirabile.
Beatrix scese dalla carrozza nel primo pomeriggio, proprio
davanti alla Corte Leonina.
Nonostante fosse ancora giorno, il cielo color
piombo dava l'idea che fosse piena notte o vicini all'ora del
crepuscolo.
Quando scese dalla cassetta e raggiunse l'ingresso dal palazzo,
un valletto in livrea l'aspettava ma non era solo.
Andros Artemas, il padre
vampiro di Trix, era sceso dalla facoltosa scalinata dell'atrio di marmo scuro,
passando fra colonne adornate di capitelli con soggetti infernali e statue
grottesche.
Il suo passo era elegante e calibrato, come quello di un
felino.
I capelli castani raccolti una coda bassa e gli occhi da predatore,
diede la mano guantata alla figlia.
- Beatrix.- le baciò appena il palmo,
restando gelido e distaccato - Sei cresciuta.-
- Considerando che è un anno
che non mi vedi, direi di si.- rispose tranquilla, chiudendosi la sciarpa di
seta alla gola.
- Non essere dispotica mia cara.- rispose Artemas - Tua madre
ci aspetta nelle stanze dei principi.-
- Dei principi?- la Diurna lo seguiva
a pochi passi di distanza, camminandogli alle spalle come una serva, ben sapendo
che lui non la riteneva all'altezza di stargli a fianco - Come mai?-
-
Cortesia del signor Askart.-
Lei non aggiunse nulla, incurante di tali
"eleganze" fra vampiri. Non le importava di nulla.
Suo padre continuò a
parlare, a parlare mentre lei non ascoltava una sola parola. Non osservava la
Corte, non guardava il magnifico stile gotico né badava, in mezzo ai corridoi,
ai vampiri che la fissavano astiosi e disgustati.
Camminava su pregiati
tappeti rossi, attorniata da donne bellissime avvolte in nobili stoffe e da
uomini pallidi ed eretti come re, che bevevano sangue umano da calici di
cristallo.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, Beatrix non avrebbe
saputo tornare indietro.
Le sembrava di aver percorso una strada lunghissima
ed era già stanca.
Per esperienza sapeva che i suoi genitori l'avevano
chiamata per semplici capricci, ben ricordandosi che la consideravano solo una
macchia sulla loro preziosa reputazione.
Artemas la condusse in una stanza
buia e tetra, con una tavola di ebano nerissimo dalla forma ovale. Grandi
poltrone imbottite e foderate di damasco, pavimenti lucidi, tappeti
pregiati.
Le tende erano tirate, quasi serrate.
Rise senza farsi vedere,
chiudendosi la porta alle spalle.
Uno spiritello cattivo le aveva appena
proposto un pomeriggio alternativo.
Un vero...bagno di
sole.
Appena si sedette però, avvertì uno sgradevole senso di
fastidio.
Quasi un'avvisaglia.
C'erano tre porte e tutte sorvegliate da
valletti.
- Beatrix.-
Seiria Artemas, la madre di Trix, si sollevò nel
suo elegante abito di raso blu e fece finta di baciare la figlia sulle guance,
senza sfiorarla. Si scostò e la guardò, con aria superiore.
- Ti
vedo...nutrita.-
- Non muoio di sete.- rispose la Diurna, levando le mani da
quelle della madre. Si tolse il cappotto nero e la sciarpa, sedendosi lentamente
in poltrona. Tornò a guardarsi attorno e quella sensazione di claustrofobia si
ripresentò.
Perché le porte erano controllate?
Suo padre e sua madre si
sedettero vicini e subito il marito posò il palmo sul braccio della moglie, con
aria possessiva.
- Dimmi cara.- disse la vampira, portandosi alla bocca un
calice di sangue - Come stai?-
- Bene.-
- Ecco, dissetati.- sussurrò
Andros, posandole un calice di fronte al viso.
Beatrix sorrise vagamente,
osservando quel sangue.
- Grazie. Ho già pranzato.- sussurrò, accavallando le
gambe inguainate in una minigonna.
- Disdegni il sangue umano.- sibilò sua
madre - Tipico.-
- Perdonami.- replicò la Vaughn senza prendersela - Ma sono
completamente sazia.-
- Come preferisci.- rispose la vampira, scostandosi i
capelli lucenti dalla spalla nuda - Avanti cara, cosa ne pensi della Corte? È la
seconda volta che ci vieni. Pensi che potresti viverci?-
- Come
prego?-
Beatrix alzò le sopracciglia, confusa. Aveva sentito bene?
- Ti
piacerebbe vivere qui?- ribatté suo padre, serio - Saresti circondata dal lusso,
mia cara.-
- Certo.- la Diurna li fissò senza capire - E mi vorreste
qui?-
- Assolutamente si!- disse sua madre, fissandola stupita - Cosa ti fa
pensare che non voglia qua la mia adorata figlia?-
- Cosa c'era in quel
sangue?- sibilò Trix.
- Non essere sarcastica.- la zittì Artemas,
freddo.
- Perdonami ma mi avete evitato per diciassette anni. Ho assunto
delle attrattive particolari in questo lasso di tempo?-
- Senza dubbio,
principessa. Hai molte doti nascoste perfino a te stessa.-
Beatrix sentì un
brivido lungo la schiena e voltandosi vide sulla porta da cui era entrata un
vampiro.
Non un vampiro qualunque.
Kronos Leoninus.
Lo riconobbe dal
leone rosso e alato che spiccava sul suo collo.
Con lui c'erano delle vampire
che però non entrarono, con aria altezzosa, ma portò comunque qualcuno con
sé.
Era abbigliato con abiti semplici ma estremamente sofisticati.
Andros
e Savannah balzarono in piedi e ci furono delle cerimonie atroci, che lasciarono
la Diurna assolutamente basita. Perché era venuto quell'uomo?
Perché lo zio
di Milo...era venuto? Per conoscerla?
Lui, il più razzista dei principi...che
parlava con una Diurna?
Si spostarono nella saletta accanto, dove
l'arredamento era più essenziale.
Quattro basse poltrone di pelle nera,
quadrate, messe una di fronte all'altra.
Quando si furono di nuovo seduti,
Beatrix si accorse che ora i valletti si erano messi letteralmente di fronte
alla porta di accesso, bloccandola.
Cosa diavolo stava succedendo?
-
Beatrix.-
Kronos si era messo comodo, l'aria da ragazzino viziato
dannatamente pigra stampata in viso.
La squadrò in maniera che perfino lei
arrossì, infastidita.
L'aveva praticamente studiata come una statua, un
oggetto antico. E poi spogliata con gli occhi.
- Un nome inconsueto e troppo
umano.- sibilò di nuovo il principe - Non mi piace.-
La Diurna tacque,
proprio come invece sua madre era scattata a molla.
- Mio principe, ha un
secondo nome se desidera. Mirabel.-
- Mirabel.- Kronos stavolta sogghignò -
Decisamente meglio. Mirabel.- e fissò di nuovo Trix - Hai sete Mirabel?
Prego.-
Le si accostò qualcuno a fianco. O forse...qualcosa.
Odorava di
morte.
Alzò il viso e vide un essere che prima doveva essere stato un
umano.
Pallido, cadaverico. Un ragazzino più giovane di lei, di appena
quindici anni. In giacca e cravatta.
Le porse la mano, sottomesso.
La
vide. Era piena di morsi.
Risollevò il viso e vide che il suo collo era
deturpato di segni che solo dei cani rabbiosi avrebbero potuto procurargli.
E
invece erano stati i vampiri.
Era...uno schiavetto. Un servo.
Una fonte di
cibo.
E quegli occhi. Beatrix osservò quegli occhi.
C'era una preghiera in
fondo a quell'anima.
E mentre lei alzava la sua mano e il suo cuore piangeva,
a ciò che stava per fare, capì che doveva farlo.
Doveva.
Le sue dita si
serrarono sulla gola di quel ragazzino.
Uno schiocco e un secondo dopo cadde
a terra, morto.
I suoi genitori balzarono in piedi, mettendosi a gridare, ma
lei non li sentiva.
Avvertì solo una lacrima.
Le rigò la guancia bianca ma
niente mutò sul suo sguardo.
Quando si riprese dal silenzio che era cresciuto
in lei, si accorse di essere sola.
Con Kronos.
I suoi se n'era
andati.
Kronos si era poggiato su un gomito. Non c'era rabbia nella sua
disgustosa espressione.
Solo un leggero fastidio.
- Hai ammazzato il mio
servo.-
- Era già morto.- rispose lei, indifferente alla sua presenza.
Il
vampiro si portò un calice alle labbra, mettendo in mostra una dentatura
affilatissima.
- Sei giovane Mirabel. Secondo la legge della Corte non sei
ancora maggiorenne, lo sai?-
- Perché mi avete chiamata?-
Non aveva
sentito una sola parola. A mala pena era riuscita a staccare lo sguardo dalla
vita che aveva spezzato.
Ma ora la sentiva.
Si, sentiva le sbarre della
gabbia che si chiudevano sempre di più.
Kronos si era alzato nel frattempo e
aveva cominciato a gironzolare per la saletta, girandole attorno.
- Odori di
esseri umani.- le sussurrò, appoggiandosi alla sua poltrona - O forse è la tua
anima? Hn? Mirabel.- le passò una mano fra i capelli - Sai cos'ha fatto tuo
padre? Ti ha reso una principessa.-
Sentì un fruscio, poi Kronos le si mise
davanti.
Le prese il mento fra le mani, sogghignando.
- Ti ha venduto a
me.- sibilò a un dito dalle sue labbra - Sei minorenne per noi, per le nostre
leggi. E tuo padre è diventato giorno dopo giorno più insistente. Per tenerlo
buono devo sposarti, mia principessa. La cosa mi ripugna...mescolare il mio
sangue mi disgusta...ma ora vedendoti credo che sarà piuttosto divertente.-
Sposarlo.
Sposarlo...sposare Kronos Leoninus.
Sentiva il suo profumo
gelido mentre le teneva con forza il mento.
Quel profumo era crudeltà.
Perfidia.
- Sei mia.-
Poi si piegò su di lei e Trix si risvegliò dal suo
stato catatonico, di annichilimento totale, quando sentì le fauci di quel mostro
spalancarsi.
Con un grido gli mise una mano in faccia e lo spinse via,
facendolo imprecare ma quando le arrivò di nuovo addosso la fece cadere dalla
poltrona. Scivolarono a terra e i suoi denti da quel momento l'avrebbero
tormentata per ogni notte, ricordandole sempre il giorno in cui aveva cercato di
morderla.
Voleva morderla, marchiarla...
No. Qualcosa dentro di lei,
qualcosa che non aveva mai sentito prima, le disse che quel diritto non spettava
a quel vampiro e la parte più primordiale di lei prese forza.
Tenendolo per
la gola con una mano, con l'altra cercò dentro le tasche.
Kronos credeva
ormai di averla in pugno quando un dolore sordo e bruciante lo fece strillare a
morte.
Scattò indietro, tenendosi la guancia ustionata a morte su cui
spiccava il segno rovente di una croce.
- Maledetta!- ringhiò coi denti
digrignati, tenendosi il viso al colmo della collera - Cosa mi hai fatto?! Cosa
mi hai fatto?!-
Beatrix si fece indietro, tenendo fra le dita una croce
d'argento.
Il cuore stava per scoppiarle, risentiva quelle mani gelide sul
suo collo, sulla pelle.
- Me la pagherai cara Mirabel!- sibilò Kronos - Te la
farò pagare, credimi! Avrò tutta l'eternità per farlo!-
Non stette a
sentirlo.
Scappò via, senza la forza per fare altro.
Non si guardò
attorno, non ascoltò grida e minacce.
Fuggì e basta, senza voltarsi
indietro.
Eppure una volta che fu in quei corridoi labirintici, dovette
fermarsi.
Le gambe le tremavano.
Non si era mai sentita così...
Sarebbe
caduta in ginocchio, in lacrime per ciò che le avevano fatto, per essere stata
venduta come una schiava, se non fosse stato per i passi che rimbombarono per
tutti i corridoi.
La stavano cacciando. Era diventata una preda.
Tenendosi
il ventre per il dolore atroce che l'aveva colpita, senza neanche sapere perché,
corse a perdifiato fino a quando non capì di essersi persa. Eppure la
rincorrevano ancora.
Senza accorgersene passò delle tende di velluto, firmate
con della filigrana d'oro con una lettera G.
Dietro a quei tendaggi
trovò una dannata porta e forzandola riuscì ad entrare.
La richiuse e si fece
indietro, restando a fissare i battenti.
Le gambe ormai stavano per cederle,
il nodo alla gola la soffocava.
Un altro passo indietro e inciampò.
Non
fece in tempo a girarsi che si sbilanciò, per finire in ginocchio contro
un'enorme vasca.
Rialzò gli occhi e in un lampo una mano affusolata e con
lunghe unghie perlacee l'afferrò per la gola.
E Trix non aveva mai sentito
una forza simile.
Quella mano avrebbe potuto spezzarle la carotide.
Vide
una donna bellissima. E due occhi non gialli, come quelli dei comuni
vampiri.
Ma aranciati, densi come le fiamme.
Quella vampira era nuda,
immersa nell'acqua e nella schiuma, con i lunghi capelli
corvini parzialmente raccolti sul capo che scivolano umidi nell'acqua
vaporosa.
Gala Leoninus la fissò, ostile.
- Chi sei? Come hai osato
entrare qui?-
Beatrix non riuscì neanche ad aprire la bocca. Altri passi
erano arrivati alle loro orecchie e la voce furibonda di Kronos invase quell'ala
della Corte.
Gala fissò la porta, sentendo gli ordini del fratello minore,
poi tornò a studiare la Diurna.
L'annusò letteralmente e dopo un rapido
secondo ebbe un leggero guizzo al sopracciglio.
- Entra e sta sott'acqua.- le
ordinò perentoria, spingendola nella vasca - Entra e sta sotto finché non ti
chiamo, chiaro?-
Quando Kronos spalancò la porta con un calcio, Gala era
appoggiata al bordo della vasca.
Assolutamente calma, ghignò all'ustione
orribile che il fratello aveva sulla guancia.
- Fratello. Che onore. Non vedi
che sto facendo il bagno?-
- Sta zitta Gala!- ringhiò piantandosi di fronte a
lei - Sto cercando una schifosa Diurna!-
- Devo dedurre che le voci sulla tua
sposa non erano false.- sussurrò la vampira, passandosi la schiuma sulle braccia
- Visto che cerchi la tua adorata colomba, perché sei qua?-
- L'hai
vista?-
- Certo.- disse Gala in un soffio - E' nella vasca insieme a
me.-
- Non scherzare!- Kronos serrò i denti - Se prendo quella mezzosangue è
finita! Gliela farò pagare cara! Mi ha sfregiato!-
- Guarirai. Comunque
dovresti essere più magnanimo con una ragazzina, no?-
- E tu che ne sai che è
una ragazzina?-
- Askart mi ha detto che è minorenne. Per questo Artemas ha
potuto vendertela. Hai iniziato il vincolo?-
- No, mi ha ustionato con una
maledetta croce! Torno a cercarla!- sibilò cupo - E tu vedi di uscire da lì e di
sguinzagliare i tuoi maledetti servi per aiutarmi! Intesi?-
- Consideralo
fatto, mio caro.-
I battenti sbatterono con forza, così Gala si mosse
leggermente nella vasca.
I passi erano ormai lontani.
Con una mano
dell'acqua, afferrò Trix per la spalla e la fece sollevare a pelo della
schiuma.
- Così tu sei la figlia di Artemas.- le disse indifferente - Il tuo
nome?-
- Beatrix.-
Gala stavolta sgranò gli occhi.
- Beatrix?
Il tuo cognome umano è Vaughn?-
- Come lo sa?-
- Sono Gala Leoninus. La
zia di Milos.- la vampira si alzò dall'acqua, mostrando un leone alato argenteo,
tatuato sopra la natica sinistra. Si avvolse in una vestaglia di seta dorata,
noncurante della sua nudità.
- Resta lì dentro e spogliati. La vaniglia e
l'olio di rosa ti toglieranno quell'odore umano.-
- No, senta...io me ne
vado...- Trix cercò di alzarsi, sempre tramortita - Non voglio stare qua!-
-
E invece ci resterai!- Gala assunse un'aura ancora più pericolosa e minacciosa
di quella di Kronos - Resta nell'acqua e spogliati! A Hogwarts ti riaccompagnerò
io!-
- Perché dovrei fidarmi di lei?- ringhiò allora la Diurna, disperata -
Ne ho basta di voi vampiri!-
- Di me ti puoi fidare.- replicò allora Gala,
chiudendosi le braccia al petto - Devo un favore a Milos, inoltre so cosa ti è
capitato. Che possa bruciare all'istante se lascerò che ti facciano ciò che
hanno fatto a me.- aggiunse, dandole le spalle - Ti farò avere dei vestiti.
Resta lì dentro, nelle mie stanze nessuno ha il permesso di entrare e Kronos non
tornerà.-
- Ma...aspetti...-
Gala la osservò da sopra la spalla - Fidati
di me. Sei al sicuro ora.-
Mancava poco al calar del sole quando Beatrix
riprese un vago contatto con la realtà.
Il bagno esalava vapori profumati e
dei petali di rosa galleggiavano a pelo dell'acqua, ma lei non li
vedeva.
Matrimonio.
Suo padre l'aveva venduta...
Kronos aveva cercato
di morderla...perché?
Sentì Gala chinarsi accanto alla vasca, per posarle a
fianco un abito lungo degno di una delle dame della Corte.
- Perché voleva
mordermi?- sussurrò la Diurna, coi capelli che le grondavano davanti al viso e
agli occhi.
La principessa dei Leoninus assottigliò le labbra, poi scosse il
capo.
- Mio nipote ti ha taciuto molte cose.-
- Cosa significa?-
- Sai
cos'è un vincolo?- le chiese Gala, fissandola attentamente.
- Un
vincolo?- Beatrix si volse a guardarla - Cosa significa?-
La vampira allora
si alzò, scuotendo il capo - Milos, miserabile codardo! Ora esci da lì Beatrix.
Vestiti e poi vieni nella mia camera. Ti accompagnerò io a Hogwarts.-
-
Cosa?- la Vaughn rimase scioccata - Milo mi ha detto che lei non...-
- Non
importa. Devo uscire comunque.- sibilò Gala - Esci da lì o no? Muoviti, ti farò
passare per una delle mie serve. L'acqua ha lavato via l'odore umano dalla tua
pelle, ora sembrerai una vampira come tutte le altre. Sbrigati. Il sole sta per
calare.-
Erano le dieci di sera e una foschia tetra aleggiava sulla valle
della Scuola di Magia.
Una carrozza condotta da nessuno viaggiava nella notte
buia, avvolta nella nebbia.
Beatrix aveva un cappuccio di fino visone nero
sul capo, un abito di raso blu mare a fasciarle le curve perfette.
Dall'altra
parte della carrozza, Gala Leoninus osservava senza particolare interesse il
paesaggio plumbeo e grigio.
Non c'erano stelle né luna a rischiarare la
strada.
La vampira stava sprofondata nel divanetto di damasco, con un lungo
abito di seta verde pallido, con intarsi di vari colori, dall'oro al rosso, dal
porpora al celeste.
Se l'era aspettato che Askart, Lucian e Kronos
rimanessero allibiti dal fatto che avesse voluto uscire in piena notte, visto e
considerato che non usciva dalla Corte praticamente da due secoli, ma c'era una
cosa importante che doveva dire a quel vigliacco di suo nipote. A un nipote che
era dotato di un'anima.
Milos non era un animale come loro e come umano
doveva comportarsi.
Eppure non aveva parlato a Beatrix del vincolo né aveva
dato retta ai pettegolezzi che vedevano la prossima moglie di Kronos come una
Diurna.
Serrò le mani sul mantello, piantando le unghie affilate nella
preziosa imbottitura.
- Perché mi ha accompagnata?- sussurrò Beatrix di punto
in bianco, senza smettere di guardare il vuoto.
- Non avevo null'altro da
fare.- rispose la vampira.
- L'hanno venduta a qualcuno?-
Gala stavolta
levò gli occhi aranciati.
Oh, passato traditore.
- Avevo sedici anni. Era
il 1679. Mio padre pensò di vendermi al miglior offerente.-
- E cos'è
successo?-
Gala sogghignò - Credo che per oggi tu ne abbia avuto abbastanza,
cuore tenero.-
La Diurna strinse le mani guantate di pizzo - Forse potrebbe
consigliarmi.-
- Io ho ucciso il vampiro a cui sono stata venduta. L'ho
bruciato e poi fatto a pezzi, dopo vent'anni di torture e altri venti in cui
l'ho tenuto rinchiuso in una bara, solo con le sue grida. Niente in confronto a
ciò che aveva fatto a me.-
- Mi sta dicendo che dovrei uccidere suo
fratello?-
- No, non tu.- Gala tornò a guardare fuori dal finestrino - Sei
giovane per patire tutto questo. E hai un'anima.-
- Quindi lei sarebbe viva
perché non ce l'ha?-
- Esatto.-
Che tipo di donna era?, si chiese la
Diurna continuando a fissarla.
Dio. A volte alcune sue espressioni
rassomigliavano così tanto quelle di Lucilla. Le aveva detto che poteva fidarsi
di lei, ma da ciò che aveva sentito, era stata capace di commettere delle vere
atrocità. Come poteva mettersi nelle sue mani? E per quale tornaconto l'aveva
condotta in salvo?
Ormai Hogwarts era vicina.
La carrozza senza conduttore
ridiscese lungo la via ciottolosa, sorvegliata da lontano dagli Auror sulle
mura.
Le fiaccole erano accese e presto tutti gli occhi di Hogwarts furono
puntati su di loro...quando un lungo ululato risuonò nella notte.
Accadde
tutto in un lampo. Dalla Foresta Proibita uno sciame di licantropi si catapultò
addosso alla strada, correndo a velocità spropositata verso Beatrix ma non
furono gli unici a muoversi in fretta. Dalle mura cadde loro addosso una pioggia
di frecce infuocate, che colpì almeno una decina di mannari, facendoli cadere
miseramente come soldatini.
- Fermateli!-
Beatrix stava uscendo dalla
carrozza assaltata quando venne malamente gettata a terra.
- Ci rivediamo
vampira.-
Asher Greyback le stava addosso, la dentatura lucidissima alla luce
delle fiaccole e già mutata in quella di lupo.
- Levati di mezzo!- la Diurna
usò tutta la forza che aveva e riuscì appena ad allontanare da sé quelle fauci.
Era dannatamente possente, troppo forte fisicamente. I quattro graffi che gli
aveva procurato nei mesi addietro erano rimasti come cicatrici, a sfregiargli la
guancia.
Il principe mannaro però ghignò, estraendo un pugnale dallo
stivale.
- Dì addio alla tua bella immortalità vampira.- le ringhiò a un dito
dal viso - Ti aspettano le fiamme dell'inferno!- e fece per sollevare la lama ma
qualcosa lo bloccò. Un odore. Come se avesse perso di vista tutto il resto, si
abbassò di nuovo repentinamente su Beatrix, fiutandole il petto, al livello del
cuore.
Balzò subito indietro, atterrando inginocchiato a due metri da
lei.
- Un vampiro con l'anima.- sibilò ad occhi sgranati, pieno di collera -
Tu sei una Diurna!-
- Principe! Aiutami!-
Un malefico schiocco di ossa
fece voltare entrambi.
Asher si rimise in piedi lentamente, come un
burattino.
Galaab era sollevato da terra. La gola serrata nella morsa di una
donna.
Ricadde come una bambola senza vita. Gli occhi girati all'indietro, il
corpo scomposto.
Asher deglutì, restando paralizzato alla morte del suo
compagno mentre anche Dagonet correva da lui.
Entrambi i licantropi si fecero
istintivamente indietro.
Gala Leoninus troneggiava sul cadavere, immobile
come una statua.
- Sparisci principe dei lupi.- sussurrò la vampira - Non
puoi battermi.-
Asher restò immobile, ma presto Dagonet e gli altri
superstiti iniziarono a tirarlo per le braccia. Gli Auror li stavano
raggiungendo e frecce magiche continuavano a piovere su di loro, evitando
accuratamente le due donne...eppure il giovane mannaro non riusciva a staccare
lo sguardo dal corpo esanime del compagno.
Fu comunque costretto ad
andarsene, ma non prima di aver raccolto il cadavere di Galaab.
Era durato
tutto una manciata di minuti ma a terra, nell'erba alta e fra le rocce brune
erano rimasti decine di lupi e tre Auror che erano corsi alla carrozza avevano
riportato gravissime ferite.
Beatrix raggiunse Gala, guardandola
strabiliata.
- Ho più di quattrocento anni.- rispose la donna, alla sua muta
domanda - Non fossi in grado di tenere a bada un branco di cuccioli sarebbe
veramente disonorevole.-
- TRIX! Ehi, tutto bene?-
La Diurna si volse,
vedendo arrivare Harry, Draco, Tristan, Clay e la squadra di Gary Smith.
-
Ehi ma cosa...- Tristan si fermò di botto, avvedendosi dello stemma dei Leoninus
sul mantello di Gala - Lei è...-
- La zia di Milos.- rispose la vampira - E
lei dev'essere il signor Mckay, l'amico di mio nipote, esatto?-
- Si, sono
io.- Tristan continuò a fissarla allucinato - Se non sono indiscreto...cosa fa
qui?-
- Mi ha accompagnata.- disse Beatrix, mentre sentiva sotto vento
l'odore di Milo avvicinarsi sempre di più.
- Oh. Allora grazie.- disse Harry
pacato.
- Il signor Potter, giusto?- Gala fece un mezzo sorriso
arrogante - Lei è proprio come la immaginavo.-
- Io invece l'assicuro
che non sembra per nulla una zia.- sorrise il bambino sopravvissuto in
risposta.
- La inviterei dentro a bere qualcosa se...non sembrasse un invito
equivoco.- bofonchiò Tristan.
- Non tema. Sono sazia.- sussurrò Gala,
assottigliando gli occhi - Voglio solo parlare con mio nipote. Ho una cosa
urgente da dirgli e non intendo aspettare oltre.-
- Tanto sta arrivando.-
notò Clay - Milo!- urlò verso il portone - Muoviti! Ci sono visite per
te!-
Non dandogli il tempo di arrivare, Beatrix sollevò i lembi del costoso
abito e dopo aver fatto un cenno a Gala corse via, facendo bene attenzione a non
incontrare lo sguardo interrogativo di Morrigan, che raggiunse il gruppo
totalmente confuso.
- Zia!- balbettò - Sei uscita dalla Corte!-
Gala per
una volta gli parve di ghiaccio come suo padre. Non una parola di saluto, non
una stretta di mano.
- Devo parlarti.- sibilò con una vena d'odio nella
voce.
- Adesso?-
- Si, adesso.- ringhiò fra i denti - O qui o dentro,
decidi in fretta. Non ho tutta la notte.-
- Bhè...-
- Milo portala
dentro.- lo spronò Tristan - In fondo c'è anche Lucilla.-
- Te l'ho detto.-
continuò Gala, sorpassandolo impaziente - Ho due parole per te nipote e non
credo che tu voglia sentirmele urlare qua, al vento. Poi toglierò il
disturbo.-
Finalmente, sconcertato da quel comportamento assurdo e del tutto
inusuale per una donna fredda come sua zia, Milo e gli altri entrarono nel
castello capendo finalmente come mai il Diurno non l'aveva mai presentata a
nessuno, magnifica com'era. Nell'atrio di Hogwarts, Gala si bloccò, attendendo
paziente.
Silente e Lumacorno stavano passeggiando e dissertando sui fantocci
quando la salutarono cortesemente. A differenza loro, Lucilla che stava
scendendo le scale che portavano alla Sala Grande rimase immobile, a
fissarla.
Gala fece lo stesso.
Dopo un eterno attimo di studio feroce, la
vampira fece una cosa che stupì moltissimo il nipote.
Gala Leoninus, che non
si era mai inginocchiata davanti a nessuno, nemmeno davanti a suo padre, quella
notte s'inchinò di fronte a Lucilla, in un immemore mutismo.
La Lancaster li
vide sparire oltre le arcate del giardino, corrucciata.
Cos'era
accaduto?
Aveva anche visto Beatrix correre via, con gli occhi asciutti ma
senza dubbio disperata.
Qualcosa aveva cominciato a muoversi.
Lucilla
sorrise, paziente.
Povero Milo.
Lo aspettava una lunghissima
notte.
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