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Autore: Kysa    06/04/2007    7 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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figli22

 

 

Fanciulle, siccome mi state impazzendo tutte viste le vostre mail, è con grande piacere che vi dico che del vincolo non vi dirò assolutamente niente, perchè scoprirete tutto da sole alla prima occasione. Questa storia ha già fatto dare i numeri tempo fa alle veterane di Manga.it, perciò non siete le prime nè le ultime a sfondarvi il cranio su questa coppia. State tranquille perciò, a tempo debito vi verrà detto ogni cosa ma se fossi in voi mi leggerei bene questo capitolo, quasi tutto incentrato su Trix, Milo e Gala Leoninus. Per finire,  grazie delle recensioni e dell'entusiasmo. Baci.

 

 

 

 

 

Quell'orrida domanda risuonò nelle orecchie di Beatrix fin di prima mattina, quel perfido primo novembre.
- AVETE APERTO IN DUE UN CADAVERE???-
William e Damon sembravano gemelli, tanto le loro espressioni erano a metà fra l'immortale incredulità e il più invasato disgusto, simili in tutto e per tutto. Per non parlare dei loro occhi sgranati e della coscienza del più giovane dei tre Serpeverde, convinto di essere finito per sbaglio in una casa di recupero mentale e non in una scuola di magia.
Damon Howthorne comunque non se ne stupiva più.
In fondo cosa aspettarsi da gente atipica come Beatrix e Tom...gente che evitava le feste come la peste, che considerava i party anche peggio delle orge e che pensava che Natale fosse la festa di Nostro Signore Chanel?
Bhè, se non altro lui ormai era a posto.
Diciassette anni.
Finalmente ci era arrivato.
Inspirò a fondo l'aria di quella mattina di novembre, ombrosa e fosca.
La nebbia avvolgeva tutto. Ma non lui.
Non lui che ormai era libero, visto che era il primo novembre, la festa di Ognissanti e...il suo compleanno.
Era maggiorenne. E i suoi, la sua famiglia, i suoi parenti...no, non avrebbero più potuto toccarlo.
Era domenica e ognuno di loro aveva qualcosa da fare, ma quella sera avrebbero festeggiato la sua libertà.
Salendo sulla Torre Oscura incontrarono persone ancora restie a parlare del giorno precedente: Ron per esempio aveva ancora uno stampo rosso in faccia dello scherzetto di Potter e Malfoy, che era sparito sperando di scamparla, aveva quasi rischiato di ritrovarsi i capelli rasati a zero, ma si era svegliato prima che il rasoio arrivasse a mozzargli la sua preziosa criniera bionda...e poi, bhè, poi era scattata la rissa.
Comunque una volta saliti alla Torre, c'era la truppa riunita allegramente.
Il problema uno solo.
Tutti fissavano lo strano rombo bianco, più piccolo del palmo di un bambino, dalle forme smussate.
Di alabastro, bianco e puro.
Tutti lo fissavano, lo scrutavano, lo studiavano, appoggiato su un drappo di velluto sistemato sulla tavola.
Silenzio.
Harry si levò la sigaretta dalla bocca, schioccando la lingua.
- Cosa cazzo è?-
Bella domanda.
- E perché stava dentro al cadavere di quel finto Mangiamorte?- borbottò anche Edward.
- Domanda ancora più importante...- ridacchiò leggermente Clay, evitando di scoppiare in una risata apocalittica davanti alla faccia contrita di Riddle, seduto a tavola con la sua migliore espressione colpevole - Era interessante il fegato del vostro amico?-
- E ma dai, che schifo!- sbottò Pansy, scuotendo il capo.
- Farà schifo ma è anche dannatamente divertente!- celiò tutto il gruppo di Jess, Milo compreso che si sorbiva la colazione in santa pace.
- Bhè, complimenti, davvero.- Jess batté le mani - Non fosse stato per Tom e Beatrix non avremmo mai trovato questo coso. Se non altro sappiamo cosa vedeva Damon nei suoi sogni.-
- I rombi bianchi sono questi, senza dubbio.- annuì infatti il Legimors - Ma non sapevo che fossero...-
- Dentro a quel povero cadavere squarciato?- finì Cloe per lui, guardando storta Beatrix e Tom - Certo che voi due siete davvero pessimi! Se non altro avete preso in pieno lo spirito macabro di Halloween!-
- Già, coi miei scherzi ormai sono proprio sorpassato.- considerò Harry, ghignando.
- Sta zitto Sfregiato.- sibilò Malfoy, seduto sul divano con la Grifoncina - Allora? Cos'è quell'affare?-
- E io che ne so!- sbottò il moro - Era nel fegato di quel demente che ha cercato di ammazzarci.-
- Di ammazzarmi.- lo corresse Tom, cupo - E che ha preso te per sbaglio.-
- Sottigliezze. Qualcuno ha qualche idea?-
- No.- dissero tutti in coro.
- Lucilla dov'è?-
- La mamma arriva.- gli rispose Degona, attaccata alla parete come Trix e William.
- Non puoi darci un'occhiata tu diavoletta?- le propose Jess - Magari toccandolo sentiresti qualcosa...-
- No.- disse lapidaria la piccola Mckay.
- No?- allibirono tutti.
- No.- ribatté Degona, attaccandosi ancora di più alla parete - Non mi piace.-
- Cosa? Quel rombo?- Draco osservò l'oggetto - Cos'ha che non ti piace? È solo un pezzo di pietra.-
- Non è solo pietra.- sussurrò anche William, coi lineamenti serrati.
- Ma che avete voi mocciosi?- bofonchiò Jeager - Che ti piglia?-
- Non senti?- gli chiese suo figlio - Quell'affare...non so, mi dà fastidio.-
- Io non lo tocco.- scandì di nuovo Degona - Fareste meglio a buttarlo via.-
Harry si fece pensoso. Che strano. Da quando l'avevano portato alla Torre, anche Lucas e Glory si erano fatti irrequieti, piagnucolosi. Perfino Alexander e Jeremy si erano infastiditi alla presenza di quel piccolo rombo bianco.
Forse centrava qualcosa con la profezia.
Rialzò il viso e notò che i bambini non erano gli unici a essere nervosi.
Tom sembrava ipnotizzato da quell'oggetto.
I suoi occhi blu erano contratti, le iridi quasi dilatate.
- Cos'hai?- gli chiese, posandogli una mano sulla testa mentre gli altri continuavano a discutere.
Riddle sollevò appena il capo e la sua espressione era quasi totalmente smarrita.
Paura. Aveva paura.
- Cosa c'è?- gli richiese, inginocchiandosi accanto alla sua sedia.
- Ecco...io credo di averlo già visto...- mormorò Tom in un soffio - Ma non so dove. Sono sicuro...sicurissimo di averlo già visto. Ma non so dove né quando...però...si, però ho già visto uno di questi rombi...-
Perché aveva paura?
Toccandogli la mano lo sentì tremare.
Arrivarono Silente e i professori, visionarono il rombo e ne vennero fuori altre mille discussioni ma non c'era una conclusione plausibile a ciò che avevano scoperto. Finché non ne avessero capito l'utilità, quel rombo sarebbe rimasto un mistero.
Erano ormai le undici del mattino quando, dopo tre litri di caffè a testa, due bottiglie di whisky, una intera di AB negativo per Milo e quintali di sigarette si giunse a una sola conclusione.
- Ci penserà Lucilla.- scandì Harry, devastato - La seduta è tolta.-
- Ecco, bravo.- bofonchiò Draco, alzandosi - Devo andare da Andromeda. Giro al cimitero.-
- Che allegria.- lo seguì Damon - Ti seguo. Cloe tu vieni? O aspetti che passi tuo fratello a prenderti?-
- Devo aspettare Brian. Tom cosa fai?-
- Si, vengo anche io ma con Harry. Ci vediamo là.-
- Trix?- le chiese Howthorne.
- I miei mi hanno mandato una lettera.- sibilò la ragazza di punto in bianco - A mezzogiorno verrà una carrozza a prendermi.-
- Vai alla Corte?- sbottò Milo di colpo.
Lei neanche lo guardò - Mi hanno chiesto di andare.-
- E che vogliono?- la inquisì la King.
- Farsi una bevuta in compagnia, che ne so.- la Diurna sollevò le spalle - Io vado a prepararmi. Ci vediamo a cena gente.- si sporse e baciò Damon sulla guancia - A più tardi.-
- Occhio, mi raccomando.- le dissero Tom, Claire e Damon in coro.
- Cosa volete che succeda?- fece annoiata, prima di aprire la porta - Sarà una pallosa riunione di sanguisughe. Sarò di ritorno ancora prima che inizino a tirarti le orecchie Howthorne. A dopo!- e sparì oltre la soglia, mentre gli occhi di topazio di Milo si contraevano per la preoccupazione.
Gl'inviti a sorpresa, in un luogo come la Corte, non erano mai inviti di cortesia. Perché l'avevano chiamata allora?
Ciò che non poteva immaginare però era che Beatrix stesse andando incontro a una trappola vera e propria.
Solo che ne era del tutto ignara, convinta ancora una volta in buona fede che esseri senz'anima e senza pietà non avrebbero potuto ferirla più di quanto non avessero già fatto.
Ma si sbagliava.


Il Devon era immerso in una foschia pesante, una cappa oziosa e densa, con un'aria quasi irrespirabile.
Beatrix scese dalla carrozza nel primo pomeriggio, proprio davanti alla Corte Leonina.
Nonostante fosse ancora giorno, il cielo color piombo dava l'idea che fosse piena notte o vicini all'ora del crepuscolo.
Quando scese dalla cassetta e raggiunse l'ingresso dal palazzo, un valletto in livrea l'aspettava ma non era solo.
Andros Artemas, il padre vampiro di Trix, era sceso dalla facoltosa scalinata dell'atrio di marmo scuro, passando fra colonne adornate di capitelli con soggetti infernali e statue grottesche.
Il suo passo era elegante e calibrato, come quello di un felino.
I capelli castani raccolti una coda bassa e gli occhi da predatore, diede la mano guantata alla figlia.
- Beatrix.- le baciò appena il palmo, restando gelido e distaccato - Sei cresciuta.-
- Considerando che è un anno che non mi vedi, direi di si.- rispose tranquilla, chiudendosi la sciarpa di seta alla gola.
- Non essere dispotica mia cara.- rispose Artemas - Tua madre ci aspetta nelle stanze dei principi.-
- Dei principi?- la Diurna lo seguiva a pochi passi di distanza, camminandogli alle spalle come una serva, ben sapendo che lui non la riteneva all'altezza di stargli a fianco - Come mai?-
- Cortesia del signor Askart.-
Lei non aggiunse nulla, incurante di tali "eleganze" fra vampiri. Non le importava di nulla.
Suo padre continuò a parlare, a parlare mentre lei non ascoltava una sola parola. Non osservava la Corte, non guardava il magnifico stile gotico né badava, in mezzo ai corridoi, ai vampiri che la fissavano astiosi e disgustati.
Camminava su pregiati tappeti rossi, attorniata da donne bellissime avvolte in nobili stoffe e da uomini pallidi ed eretti come re, che bevevano sangue umano da calici di cristallo.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, Beatrix non avrebbe saputo tornare indietro.
Le sembrava di aver percorso una strada lunghissima ed era già stanca.
Per esperienza sapeva che i suoi genitori l'avevano chiamata per semplici capricci, ben ricordandosi che la consideravano solo una macchia sulla loro preziosa reputazione.
Artemas la condusse in una stanza buia e tetra, con una tavola di ebano nerissimo dalla forma ovale. Grandi poltrone imbottite e foderate di damasco, pavimenti lucidi, tappeti pregiati.
Le tende erano tirate, quasi serrate.
Rise senza farsi vedere, chiudendosi la porta alle spalle.
Uno spiritello cattivo le aveva appena proposto un pomeriggio alternativo.
Un vero...bagno di sole.
Appena si sedette però, avvertì uno sgradevole senso di fastidio.
Quasi un'avvisaglia.
C'erano tre porte e tutte sorvegliate da valletti.
- Beatrix.-
Seiria Artemas, la madre di Trix, si sollevò nel suo elegante abito di raso blu e fece finta di baciare la figlia sulle guance, senza sfiorarla. Si scostò e la guardò, con aria superiore.
- Ti vedo...nutrita.-
- Non muoio di sete.- rispose la Diurna, levando le mani da quelle della madre. Si tolse il cappotto nero e la sciarpa, sedendosi lentamente in poltrona. Tornò a guardarsi attorno e quella sensazione di claustrofobia si ripresentò.
Perché le porte erano controllate?
Suo padre e sua madre si sedettero vicini e subito il marito posò il palmo sul braccio della moglie, con aria possessiva.
- Dimmi cara.- disse la vampira, portandosi alla bocca un calice di sangue - Come stai?-
- Bene.-
- Ecco, dissetati.- sussurrò Andros, posandole un calice di fronte al viso.
Beatrix sorrise vagamente, osservando quel sangue.
- Grazie. Ho già pranzato.- sussurrò, accavallando le gambe inguainate in una minigonna.
- Disdegni il sangue umano.- sibilò sua madre - Tipico.-
- Perdonami.- replicò la Vaughn senza prendersela - Ma sono completamente sazia.-
- Come preferisci.- rispose la vampira, scostandosi i capelli lucenti dalla spalla nuda - Avanti cara, cosa ne pensi della Corte? È la seconda volta che ci vieni. Pensi che potresti viverci?-
- Come prego?-
Beatrix alzò le sopracciglia, confusa. Aveva sentito bene?
- Ti piacerebbe vivere qui?- ribatté suo padre, serio - Saresti circondata dal lusso, mia cara.-
- Certo.- la Diurna li fissò senza capire - E mi vorreste qui?-
- Assolutamente si!- disse sua madre, fissandola stupita - Cosa ti fa pensare che non voglia qua la mia adorata figlia?-
- Cosa c'era in quel sangue?- sibilò Trix.
- Non essere sarcastica.- la zittì Artemas, freddo.
- Perdonami ma mi avete evitato per diciassette anni. Ho assunto delle attrattive particolari in questo lasso di tempo?-
- Senza dubbio, principessa. Hai molte doti nascoste perfino a te stessa.-
Beatrix sentì un brivido lungo la schiena e voltandosi vide sulla porta da cui era entrata un vampiro.
Non un vampiro qualunque.
Kronos Leoninus.
Lo riconobbe dal leone rosso e alato che spiccava sul suo collo.
Con lui c'erano delle vampire che però non entrarono, con aria altezzosa, ma portò comunque qualcuno con sé.
Era abbigliato con abiti semplici ma estremamente sofisticati.
Andros e Savannah balzarono in piedi e ci furono delle cerimonie atroci, che lasciarono la Diurna assolutamente basita. Perché era venuto quell'uomo?
Perché lo zio di Milo...era venuto? Per conoscerla?
Lui, il più razzista dei principi...che parlava con una Diurna?
Si spostarono nella saletta accanto, dove l'arredamento era più essenziale.
Quattro basse poltrone di pelle nera, quadrate, messe una di fronte all'altra.
Quando si furono di nuovo seduti, Beatrix si accorse che ora i valletti si erano messi letteralmente di fronte alla porta di accesso, bloccandola.
Cosa diavolo stava succedendo?
- Beatrix.-
Kronos si era messo comodo, l'aria da ragazzino viziato dannatamente pigra stampata in viso.
La squadrò in maniera che perfino lei arrossì, infastidita.
L'aveva praticamente studiata come una statua, un oggetto antico. E poi spogliata con gli occhi.
- Un nome inconsueto e troppo umano.- sibilò di nuovo il principe - Non mi piace.-
La Diurna tacque, proprio come invece sua madre era scattata a molla.
- Mio principe, ha un secondo nome se desidera. Mirabel.-
- Mirabel.- Kronos stavolta sogghignò - Decisamente meglio. Mirabel.- e fissò di nuovo Trix - Hai sete Mirabel? Prego.-
Le si accostò qualcuno a fianco. O forse...qualcosa.
Odorava di morte.
Alzò il viso e vide un essere che prima doveva essere stato un umano.
Pallido, cadaverico. Un ragazzino più giovane di lei, di appena quindici anni. In giacca e cravatta.
Le porse la mano, sottomesso.
La vide. Era piena di morsi.
Risollevò il viso e vide che il suo collo era deturpato di segni che solo dei cani rabbiosi avrebbero potuto procurargli.
E invece erano stati i vampiri.
Era...uno schiavetto. Un servo.
Una fonte di cibo.
E quegli occhi. Beatrix osservò quegli occhi.
C'era una preghiera in fondo a quell'anima.
E mentre lei alzava la sua mano e il suo cuore piangeva, a ciò che stava per fare, capì che doveva farlo.
Doveva.
Le sue dita si serrarono sulla gola di quel ragazzino.
Uno schiocco e un secondo dopo cadde a terra, morto.
I suoi genitori balzarono in piedi, mettendosi a gridare, ma lei non li sentiva.
Avvertì solo una lacrima.
Le rigò la guancia bianca ma niente mutò sul suo sguardo.
Quando si riprese dal silenzio che era cresciuto in lei, si accorse di essere sola.
Con Kronos.
I suoi se n'era andati.
Kronos si era poggiato su un gomito. Non c'era rabbia nella sua disgustosa espressione.
Solo un leggero fastidio.
- Hai ammazzato il mio servo.-
- Era già morto.- rispose lei, indifferente alla sua presenza.
Il vampiro si portò un calice alle labbra, mettendo in mostra una dentatura affilatissima.
- Sei giovane Mirabel. Secondo la legge della Corte non sei ancora maggiorenne, lo sai?-
- Perché mi avete chiamata?-
Non aveva sentito una sola parola. A mala pena era riuscita a staccare lo sguardo dalla vita che aveva spezzato.
Ma ora la sentiva.
Si, sentiva le sbarre della gabbia che si chiudevano sempre di più.
Kronos si era alzato nel frattempo e aveva cominciato a gironzolare per la saletta, girandole attorno.
- Odori di esseri umani.- le sussurrò, appoggiandosi alla sua poltrona - O forse è la tua anima? Hn? Mirabel.- le passò una mano fra i capelli - Sai cos'ha fatto tuo padre? Ti ha reso una principessa.-
Sentì un fruscio, poi Kronos le si mise davanti.
Le prese il mento fra le mani, sogghignando.
- Ti ha venduto a me.- sibilò a un dito dalle sue labbra - Sei minorenne per noi, per le nostre leggi. E tuo padre è diventato giorno dopo giorno più insistente. Per tenerlo buono devo sposarti, mia principessa. La cosa mi ripugna...mescolare il mio sangue mi disgusta...ma ora vedendoti credo che sarà piuttosto divertente.-
Sposarlo.
Sposarlo...sposare Kronos Leoninus.
Sentiva il suo profumo gelido mentre le teneva con forza il mento.
Quel profumo era crudeltà. Perfidia.
- Sei mia.-
Poi si piegò su di lei e Trix si risvegliò dal suo stato catatonico, di annichilimento totale, quando sentì le fauci di quel mostro spalancarsi.
Con un grido gli mise una mano in faccia e lo spinse via, facendolo imprecare ma quando le arrivò di nuovo addosso la fece cadere dalla poltrona. Scivolarono a terra e i suoi denti da quel momento l'avrebbero tormentata per ogni notte, ricordandole sempre il giorno in cui aveva cercato di morderla.
Voleva morderla, marchiarla...
No. Qualcosa dentro di lei, qualcosa che non aveva mai sentito prima, le disse che quel diritto non spettava a quel vampiro e la parte più primordiale di lei prese forza.
Tenendolo per la gola con una mano, con l'altra cercò dentro le tasche.
Kronos credeva ormai di averla in pugno quando un dolore sordo e bruciante lo fece strillare a morte.
Scattò indietro, tenendosi la guancia ustionata a morte su cui spiccava il segno rovente di una croce.
- Maledetta!- ringhiò coi denti digrignati, tenendosi il viso al colmo della collera - Cosa mi hai fatto?! Cosa mi hai fatto?!-
Beatrix si fece indietro, tenendo fra le dita una croce d'argento.
Il cuore stava per scoppiarle, risentiva quelle mani gelide sul suo collo, sulla pelle.
- Me la pagherai cara Mirabel!- sibilò Kronos - Te la farò pagare, credimi! Avrò tutta l'eternità per farlo!-
Non stette a sentirlo.
Scappò via, senza la forza per fare altro.
Non si guardò attorno, non ascoltò grida e minacce.
Fuggì e basta, senza voltarsi indietro.
Eppure una volta che fu in quei corridoi labirintici, dovette fermarsi.
Le gambe le tremavano.
Non si era mai sentita così...
Sarebbe caduta in ginocchio, in lacrime per ciò che le avevano fatto, per essere stata venduta come una schiava, se non fosse stato per i passi che rimbombarono per tutti i corridoi.
La stavano cacciando. Era diventata una preda.
Tenendosi il ventre per il dolore atroce che l'aveva colpita, senza neanche sapere perché, corse a perdifiato fino a quando non capì di essersi persa. Eppure la rincorrevano ancora.
Senza accorgersene passò delle tende di velluto, firmate con della filigrana d'oro con una lettera G.
Dietro a quei tendaggi trovò una dannata porta e forzandola riuscì ad entrare.
La richiuse e si fece indietro, restando a fissare i battenti.
Le gambe ormai stavano per cederle, il nodo alla gola la soffocava.
Un altro passo indietro e inciampò.
Non fece in tempo a girarsi che si sbilanciò, per finire in ginocchio contro un'enorme vasca.
Rialzò gli occhi e in un lampo una mano affusolata e con lunghe unghie perlacee l'afferrò per la gola.
E Trix non aveva mai sentito una forza simile.
Quella mano avrebbe potuto spezzarle la carotide.
Vide una donna bellissima. E due occhi non gialli, come quelli dei comuni vampiri.
Ma aranciati, densi come le fiamme.
Quella vampira era nuda, immersa nell'acqua e nella schiuma, con i lunghi capelli corvini parzialmente raccolti sul capo che scivolano umidi nell'acqua vaporosa.
Gala Leoninus la fissò, ostile.
- Chi sei? Come hai osato entrare qui?-
Beatrix non riuscì neanche ad aprire la bocca. Altri passi erano arrivati alle loro orecchie e la voce furibonda di Kronos invase quell'ala della Corte.
Gala fissò la porta, sentendo gli ordini del fratello minore, poi tornò a studiare la Diurna.
L'annusò letteralmente e dopo un rapido secondo ebbe un leggero guizzo al sopracciglio.
- Entra e sta sott'acqua.- le ordinò perentoria, spingendola nella vasca - Entra e sta sotto finché non ti chiamo, chiaro?-
Quando Kronos spalancò la porta con un calcio, Gala era appoggiata al bordo della vasca.
Assolutamente calma, ghignò all'ustione orribile che il fratello aveva sulla guancia.
- Fratello. Che onore. Non vedi che sto facendo il bagno?-
- Sta zitta Gala!- ringhiò piantandosi di fronte a lei - Sto cercando una schifosa Diurna!-
- Devo dedurre che le voci sulla tua sposa non erano false.- sussurrò la vampira, passandosi la schiuma sulle braccia - Visto che cerchi la tua adorata colomba, perché sei qua?-
- L'hai vista?-
- Certo.- disse Gala in un soffio - E' nella vasca insieme a me.-
- Non scherzare!- Kronos serrò i denti - Se prendo quella mezzosangue è finita! Gliela farò pagare cara! Mi ha sfregiato!-
- Guarirai. Comunque dovresti essere più magnanimo con una ragazzina, no?-
- E tu che ne sai che è una ragazzina?-
- Askart mi ha detto che è minorenne. Per questo Artemas ha potuto vendertela. Hai iniziato il vincolo?-
- No, mi ha ustionato con una maledetta croce! Torno a cercarla!- sibilò cupo - E tu vedi di uscire da lì e di sguinzagliare i tuoi maledetti servi per aiutarmi! Intesi?-
- Consideralo fatto, mio caro.-
I battenti sbatterono con forza, così Gala si mosse leggermente nella vasca.
I passi erano ormai lontani.
Con una mano dell'acqua, afferrò Trix per la spalla e la fece sollevare a pelo della schiuma.
- Così tu sei la figlia di Artemas.- le disse indifferente - Il tuo nome?-
- Beatrix.-
Gala stavolta sgranò gli occhi.
- Beatrix? Il tuo cognome umano è Vaughn?-
- Come lo sa?-
- Sono Gala Leoninus. La zia di Milos.- la vampira si alzò dall'acqua, mostrando un leone alato argenteo, tatuato sopra la natica sinistra. Si avvolse in una vestaglia di seta dorata, noncurante della sua nudità.
- Resta lì dentro e spogliati. La vaniglia e l'olio di rosa ti toglieranno quell'odore umano.-
- No, senta...io me ne vado...- Trix cercò di alzarsi, sempre tramortita - Non voglio stare qua!-
- E invece ci resterai!- Gala assunse un'aura ancora più pericolosa e minacciosa di quella di Kronos - Resta nell'acqua e spogliati! A Hogwarts ti riaccompagnerò io!-
- Perché dovrei fidarmi di lei?- ringhiò allora la Diurna, disperata - Ne ho basta di voi vampiri!-
- Di me ti puoi fidare.- replicò allora Gala, chiudendosi le braccia al petto - Devo un favore a Milos, inoltre so cosa ti è capitato. Che possa bruciare all'istante se lascerò che ti facciano ciò che hanno fatto a me.- aggiunse, dandole le spalle - Ti farò avere dei vestiti. Resta lì dentro, nelle mie stanze nessuno ha il permesso di entrare e Kronos non tornerà.-
- Ma...aspetti...-
Gala la osservò da sopra la spalla - Fidati di me. Sei al sicuro ora.-
Mancava poco al calar del sole quando Beatrix riprese un vago contatto con la realtà.
Il bagno esalava vapori profumati e dei petali di rosa galleggiavano a pelo dell'acqua, ma lei non li vedeva.
Matrimonio.
Suo padre l'aveva venduta...
Kronos aveva cercato di morderla...perché?
Sentì Gala chinarsi accanto alla vasca, per posarle a fianco un abito lungo degno di una delle dame della Corte.
- Perché voleva mordermi?- sussurrò la Diurna, coi capelli che le grondavano davanti al viso e agli occhi.
La principessa dei Leoninus assottigliò le labbra, poi scosse il capo.
- Mio nipote ti ha taciuto molte cose.-
- Cosa significa?-
- Sai cos'è un vincolo?- le chiese Gala, fissandola attentamente.
- Un vincolo?- Beatrix si volse a guardarla - Cosa significa?-
La vampira allora si alzò, scuotendo il capo - Milos, miserabile codardo! Ora esci da lì Beatrix. Vestiti e poi vieni nella mia camera. Ti accompagnerò io a Hogwarts.-
- Cosa?- la Vaughn rimase scioccata - Milo mi ha detto che lei non...-
- Non importa. Devo uscire comunque.- sibilò Gala - Esci da lì o no? Muoviti, ti farò passare per una delle mie serve. L'acqua ha lavato via l'odore umano dalla tua pelle, ora sembrerai una vampira come tutte le altre. Sbrigati. Il sole sta per calare.-

Erano le dieci di sera e una foschia tetra aleggiava sulla valle della Scuola di Magia.
Una carrozza condotta da nessuno viaggiava nella notte buia, avvolta nella nebbia.
Beatrix aveva un cappuccio di fino visone nero sul capo, un abito di raso blu mare a fasciarle le curve perfette.
Dall'altra parte della carrozza, Gala Leoninus osservava senza particolare interesse il paesaggio plumbeo e grigio.
Non c'erano stelle né luna a rischiarare la strada.
La vampira stava sprofondata nel divanetto di damasco, con un lungo abito di seta verde pallido, con intarsi di vari colori, dall'oro al rosso, dal porpora al celeste.
Se l'era aspettato che Askart, Lucian e Kronos rimanessero allibiti dal fatto che avesse voluto uscire in piena notte, visto e considerato che non usciva dalla Corte praticamente da due secoli, ma c'era una cosa importante che doveva dire a quel vigliacco di suo nipote. A un nipote che era dotato di un'anima.
Milos non era un animale come loro e come umano doveva comportarsi.
Eppure non aveva parlato a Beatrix del vincolo né aveva dato retta ai pettegolezzi che vedevano la prossima moglie di Kronos come una Diurna.
Serrò le mani sul mantello, piantando le unghie affilate nella preziosa imbottitura.
- Perché mi ha accompagnata?- sussurrò Beatrix di punto in bianco, senza smettere di guardare il vuoto.
- Non avevo null'altro da fare.- rispose la vampira.
- L'hanno venduta a qualcuno?-
Gala stavolta levò gli occhi aranciati.
Oh, passato traditore.
- Avevo sedici anni. Era il 1679. Mio padre pensò di vendermi al miglior offerente.-
- E cos'è successo?-
Gala sogghignò - Credo che per oggi tu ne abbia avuto abbastanza, cuore tenero.-
La Diurna strinse le mani guantate di pizzo - Forse potrebbe consigliarmi.-
- Io ho ucciso il vampiro a cui sono stata venduta. L'ho bruciato e poi fatto a pezzi, dopo vent'anni di torture e altri venti in cui l'ho tenuto rinchiuso in una bara, solo con le sue grida. Niente in confronto a ciò che aveva fatto a me.-
- Mi sta dicendo che dovrei uccidere suo fratello?-
- No, non tu.- Gala tornò a guardare fuori dal finestrino - Sei giovane per patire tutto questo. E hai un'anima.-
- Quindi lei sarebbe viva perché non ce l'ha?-
- Esatto.-
Che tipo di donna era?, si chiese la Diurna continuando a fissarla.
Dio. A volte alcune sue espressioni rassomigliavano così tanto quelle di Lucilla. Le aveva detto che poteva fidarsi di lei, ma da ciò che aveva sentito, era stata capace di commettere delle vere atrocità. Come poteva mettersi nelle sue mani? E per quale tornaconto l'aveva condotta in salvo?
Ormai Hogwarts era vicina.
La carrozza senza conduttore ridiscese lungo la via ciottolosa, sorvegliata da lontano dagli Auror sulle mura.
Le fiaccole erano accese e presto tutti gli occhi di Hogwarts furono puntati su di loro...quando un lungo ululato risuonò nella notte.
Accadde tutto in un lampo. Dalla Foresta Proibita uno sciame di licantropi si catapultò addosso alla strada, correndo a velocità spropositata verso Beatrix ma non furono gli unici a muoversi in fretta. Dalle mura cadde loro addosso una pioggia di frecce infuocate, che colpì almeno una decina di mannari, facendoli cadere miseramente come soldatini.
- Fermateli!-
Beatrix stava uscendo dalla carrozza assaltata quando venne malamente gettata a terra.
- Ci rivediamo vampira.-
Asher Greyback le stava addosso, la dentatura lucidissima alla luce delle fiaccole e già mutata in quella di lupo.
- Levati di mezzo!- la Diurna usò tutta la forza che aveva e riuscì appena ad allontanare da sé quelle fauci. Era dannatamente possente, troppo forte fisicamente. I quattro graffi che gli aveva procurato nei mesi addietro erano rimasti come cicatrici, a sfregiargli la guancia.
Il principe mannaro però ghignò, estraendo un pugnale dallo stivale.
- Dì addio alla tua bella immortalità vampira.- le ringhiò a un dito dal viso - Ti aspettano le fiamme dell'inferno!- e fece per sollevare la lama ma qualcosa lo bloccò. Un odore. Come se avesse perso di vista tutto il resto, si abbassò di nuovo repentinamente su Beatrix, fiutandole il petto, al livello del cuore.
Balzò subito indietro, atterrando inginocchiato a due metri da lei.
- Un vampiro con l'anima.- sibilò ad occhi sgranati, pieno di collera - Tu sei una Diurna!-
- Principe! Aiutami!-
Un malefico schiocco di ossa fece voltare entrambi.
Asher si rimise in piedi lentamente, come un burattino.
Galaab era sollevato da terra. La gola serrata nella morsa di una donna.
Ricadde come una bambola senza vita. Gli occhi girati all'indietro, il corpo scomposto.
Asher deglutì, restando paralizzato alla morte del suo compagno mentre anche Dagonet correva da lui.
Entrambi i licantropi si fecero istintivamente indietro.
Gala Leoninus troneggiava sul cadavere, immobile come una statua.
- Sparisci principe dei lupi.- sussurrò la vampira - Non puoi battermi.-
Asher restò immobile, ma presto Dagonet e gli altri superstiti iniziarono a tirarlo per le braccia. Gli Auror li stavano raggiungendo e frecce magiche continuavano a piovere su di loro, evitando accuratamente le due donne...eppure il giovane mannaro non riusciva a staccare lo sguardo dal corpo esanime del compagno.
Fu comunque costretto ad andarsene, ma non prima di aver raccolto il cadavere di Galaab.
Era durato tutto una manciata di minuti ma a terra, nell'erba alta e fra le rocce brune erano rimasti decine di lupi e tre Auror che erano corsi alla carrozza avevano riportato gravissime ferite.
Beatrix raggiunse Gala, guardandola strabiliata.
- Ho più di quattrocento anni.- rispose la donna, alla sua muta domanda - Non fossi in grado di tenere a bada un branco di cuccioli sarebbe veramente disonorevole.-
- TRIX! Ehi, tutto bene?-
La Diurna si volse, vedendo arrivare Harry, Draco, Tristan, Clay e la squadra di Gary Smith.
- Ehi ma cosa...- Tristan si fermò di botto, avvedendosi dello stemma dei Leoninus sul mantello di Gala - Lei è...-
- La zia di Milos.- rispose la vampira - E lei dev'essere il signor Mckay, l'amico di mio nipote, esatto?-
- Si, sono io.- Tristan continuò a fissarla allucinato - Se non sono indiscreto...cosa fa qui?-
- Mi ha accompagnata.- disse Beatrix, mentre sentiva sotto vento l'odore di Milo avvicinarsi sempre di più.
- Oh. Allora grazie.- disse Harry pacato.
- Il signor Potter, giusto?- Gala fece un mezzo sorriso arrogante - Lei è proprio come la immaginavo.-
- Io invece l'assicuro che non sembra per nulla una zia.- sorrise il bambino sopravvissuto in risposta.
- La inviterei dentro a bere qualcosa se...non sembrasse un invito equivoco.- bofonchiò Tristan.
- Non tema. Sono sazia.- sussurrò Gala, assottigliando gli occhi - Voglio solo parlare con mio nipote. Ho una cosa urgente da dirgli e non intendo aspettare oltre.-
- Tanto sta arrivando.- notò Clay - Milo!- urlò verso il portone - Muoviti! Ci sono visite per te!-
Non dandogli il tempo di arrivare, Beatrix sollevò i lembi del costoso abito e dopo aver fatto un cenno a Gala corse via, facendo bene attenzione a non incontrare lo sguardo interrogativo di Morrigan, che raggiunse il gruppo totalmente confuso.
- Zia!- balbettò - Sei uscita dalla Corte!-
Gala per una volta gli parve di ghiaccio come suo padre. Non una parola di saluto, non una stretta di mano.
- Devo parlarti.- sibilò con una vena d'odio nella voce.
- Adesso?-
- Si, adesso.- ringhiò fra i denti - O qui o dentro, decidi in fretta. Non ho tutta la notte.-
- Bhè...-
- Milo portala dentro.- lo spronò Tristan - In fondo c'è anche Lucilla.-
- Te l'ho detto.- continuò Gala, sorpassandolo impaziente - Ho due parole per te nipote e non credo che tu voglia sentirmele urlare qua, al vento. Poi toglierò il disturbo.-
Finalmente, sconcertato da quel comportamento assurdo e del tutto inusuale per una donna fredda come sua zia, Milo e gli altri entrarono nel castello capendo finalmente come mai il Diurno non l'aveva mai presentata a nessuno, magnifica com'era. Nell'atrio di Hogwarts, Gala si bloccò, attendendo paziente.
Silente e Lumacorno stavano passeggiando e dissertando sui fantocci quando la salutarono cortesemente. A differenza loro, Lucilla che stava scendendo le scale che portavano alla Sala Grande rimase immobile, a fissarla.
Gala fece lo stesso.
Dopo un eterno attimo di studio feroce, la vampira fece una cosa che stupì moltissimo il nipote.
Gala Leoninus, che non si era mai inginocchiata davanti a nessuno, nemmeno davanti a suo padre, quella notte s'inchinò di fronte a Lucilla, in un immemore mutismo.
La Lancaster li vide sparire oltre le arcate del giardino, corrucciata.
Cos'era accaduto?
Aveva anche visto Beatrix correre via, con gli occhi asciutti ma senza dubbio disperata.
Qualcosa aveva cominciato a muoversi.
Lucilla sorrise, paziente.
Povero Milo.
Lo aspettava una lunghissima notte.

 

 

 

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