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Autore: SnowWhiteQueen    07/04/2007    3 recensioni
Sibilla Cooman è sempre stata così, oppure ci è diventata dopo un incontro particolare?
Rivisione del passato di Sibilla Cooman, perché non sempre i personaggi sono come si vedono esternamente...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa fan fiction a Bad_Devil, la mia gemellina a cui mi sono affezionata veramente; e a MrsElric, mia sorella “vera”, che ieri mi ha ispirato per questo chap con racconti della sua vita sentimentale.

 

***

 

Entrarono in un locale molto affollato e pieno di tizi dall’aria non molto affidabile. Faceva caldo, Sibilla si tolse il cappotto, e prima che poteva fare qualsiasi cosa, Etienne le prese il cappotto dalle mani e lo appese sull’appendiabiti.

“Oh, grazie!” sorrise lei, perdendosi nello sguardo del suo bell’accompagnatore.

“Di niente. Cosa prendi?” si informò lui.

“Io… ehm, solo una Burrobirra” disse Sibilla.

Che riposta idiota! – si disse, ma d’altronde cosa poteva ordinare se non una Burrobirra? Il caffè le faceva schifo…

“Non ti piace il caffè?” chiese Etienne.

Ecco, appunto – si maledì lei per aver accettato di andare a bere qualcosa.

“Beh… veramente non è proprio la mia bevanda preferita” disse Sibilla.

Il sorriso del giovane si aprì ancora di più quando disse: “Anche a me non piace! Allora siamo in due, di solito sto tra tutti caffè-dipendenti!” (NdA io sono caffè-dipendente! O_O).

Lei sorrise, anche se come al solito non risultò un sorriso, ma una smorfia venuta male, tanto male che, forse, Etienne scoppiò a ridere.

“Cosa c’è?” chiese Sibilla imbronciata.

“Niente, hai fatto un’espressione troppo buffa!” e detto questo le scompigliò amichevolmente i capelli, a quel gesto lei avvampò.

“Vado a prendere le bibite” disse lui, prima di alzarsi ed andare verso il bancone. Sibilla lo guardò allontanarsi, e si perse nei suoi modi eleganti e attraenti, mentre la convinzione che lei non avrebbe avuto nemmeno una speranza con lui si faceva strada nella sua mente.

Nemmeno una speranza, era quella la cosa che le ripetevano spesso le oche nel suo dormitorio.

Ma dove vai con lui? Non hai nemmeno una speranza! – le dicevano ogni qual volta lei si fosse prese una cotta per qualcuno troppo bello e irraggiungibile.

Sibilla Cooman non era mai stata fidanzata, non aveva mai baciato un ragazzo, figuriamoci averci fatto qualcos’altro. E queste erano solo ragioni di prese in giro. Era possibile che a quindici anni ancora non ha baciato un ragazzo? Se lo avessero detto senza conoscerla di sicura avrebbero riposto di no, ma se conoscevi Sibilla Cooman, allora era più che possibile.

Ma lei non aveva mai provato una cotta così forte per qualcuno. Sì, erano cotte adolescenziali quelle che aveva avuto, quelle che aveva ogni singola ragazza. Etienne era diverso però, era più… era più lui. Lui, il Principe che tutte sognavano, quello bello, biondo, sul cavallo bianco.

Beh, Etienne non aveva il cavallo bianco, e non era neppure biondo, ma era bello. Maledettamente bello, dannatamente bello.

“Eccomi qui!” fu riscossa dall’interessato dei suoi pensieri, che lei si sforzava di mettere da parte.

“Oh, grazie” disse lei, cominciando a bere la sua Burrobirra, notando che anche lui aveva la stessa bevanda.

“Che cosa mi dici di te?” curiosò lui.

Sibilla quasi si strozzò a quella domanda.

“Studio ad Hogwarts” disse semplicemente lei: non le piaceva sperperare informazioni sulla sua vita privata; che poi vita privata mica tanto, visto che la sua era dominio di tutta la scuola, nessuno escluso.

“Solo? E che mi dici di te? Cosa ti piace fare? I tuoi amici? Hai un ragazzo?” sparò tutte le domande in mezzo secondo, tanto che lei dovette applicare più logica alle parole di Etienne.

“Se lo vuoi veramente sapere te lo dirò: non ho amici, forse l’unico amico che ho vive in Giappone e ci sentiamo molto di rado. Mi piace la Divinazione, e passo intere ore davanti ad una sfera di vetro o davanti alle foglie di tè, e per finire non ho un ragazzo, e non l’ho mai avuto” spiegò brevemente quello che era lei: una ragazza un po’ fuori dal comune, “tutti a scuola mi prendono in giro per questo. Ma sinceramente non me ne frega nulla: io sono così, e non saranno certo le chiacchiere che mi faranno cambiare!”.

“Sinceramente non mi immaginavo nulla di tutto questo. Ti vedevo come una ragazza con molti amici e con un ragazzo” osservò Etienne.

“Perché mi immaginavi così?” chiese curiosa Sibilla.

“Beh, perché sei una bella ragazza, simpatica ed estroversa” disse lui, come se fosse ovvio.

“Io?!?” chiese stupita lei. Mai qualcuno le aveva detto che era simpatica, men che meno che era bella. Quel ragazzo era veramente stupendo.

“Certo! Non mi dire che a Scuola non piaci a nessuno! Non ci crederei mai!” esclamò Etienne.

“Allora ti tocca crederci!” sbottò Sibilla, molto infastidita dal comportamento tenuto dal giovane seduto davanti a lei.

“Scusami, non ti volevo offendere” mormorò lui, abbassando il capo. Forse gli dispiaceva veramente.

“Non fa niente. Scusami anche tu, è che quando si tocca la mia vita mi infastidisco spesso” spiegò lei, ritornando alla solita calma surreale che faceva invidia a tutti.

“Possiamo andare ora?” chiese lui, visto che avevano finito le Burrobirra.

Sibilla fece un cenno affermativo col capo, e presi i cappotti uscirono nella tormenta.

“Tu invece cosa mi racconti di te? Perché sei qui ad Hogsmeade?” chiese lei, ma quando lui le rispose, volle non aver fatto mai quella domanda.

Sul viso di Etienne si aprì un meraviglioso sorriso, e spiegò: “Mi sto per sposare!”.

E in quell’istante tutte le speranze di Sibilla caddero, come quando si infrange un vaso, così le sue speranze si spaccarono e caddero veloci come la luce. Mentre sul suo volto si faceva spazio un’espressione immensamente triste e sconsolata.

“Sono felice per te!” riuscì ad articolare, con un sorriso ancora più largo di quelli che rivolgeva di solito alla Boulanger.

“Lo vedo che non pensi quel che dici” osservò lui, fermandosi in mezzo alla strada.

Sibilla si fermò di colpo, voltandosi verso Etienne, con espressione fredda e scostante.

Ma come si permette? – pensò lei. Effettivamente prima era carino, e lei si era fatta già tutte le favole, poi come le nuvole che annebbiano il Sole, le parole - Mi sto per sposare! – annebbiarono le sue speranze.

Ed ora cosa gli diceva?

Sì, è vero che non sono felice, perché ogni volta che trovo qualcuno che mi piace è irraggiungibile! – decisamente non lo poteva dire.

“Ma cosa dici! Certo che sono felice per te!” disse lei. Ma questa volta il sorriso le venne spontaneo, perché quella era l’ultima risposta che si aspettava di dire; ma era uscita così, dalla sua bocca.

“Allora meglio così” sorrise Etienne.

“E dimmi, come si chiama la futura sposa?” indagò Sibilla.

“Jeanne. E’ bellissima, ha lunghi capelli biondo cenere e occhi azzurri, grandi e dolcissimi…”.

Passò mezz’ora mentre lui tesseva le lodi della sua ragazza, Sibilla annuiva facendo di tanto in tanto commenti benevoli sull’evento, ma in cuor suo aveva l’inferno.

Improvvisamente vennero invasi da un profumo di tè, prova che erano arrivati al negozio.

Entrarono, e si sbrigarono a prendere l’occorrente, perché non gli andava di venire uccisi da quell’odore assolutamente inebriante, quasi come una droga.

Usciti di nuovo nella tempesta, si diressero verso il Castello.

“Ma perché sei qui se ti devi sposare?” domandò curiosa Sibilla, colta improvvisamente da quella domanda.

“Perché glielo devo dire a mia madre” spiegò Etienne.

“Come, ancora non lo sa?” chiese sorpresa lei, spalancando gli occhi per lo stupore.

“No che non lo sa, l’abbiamo deciso una settimana fa. E poi, mia madre non è molto d’accordo con i Matrimoni, perché il suo è andato a farsi benedire, e perciò pensa che il Matrimonio ti rovini la vita” spiegò brevemente lui.

Ecco un altro lato della Boulanger che non aveva mai fatto vedere. Ma nonostante odiasse quella professoressa, Sibilla dovette ammettere che era d’accordo con lei.

“Sono d’accordo” disse, prima che riuscisse a non aprire bocca.

“Perché?” chiese Etienne. Questa volta quello sorpreso era lui.

“Perché se due persone si amano non c’è bisogno di sposarsi, puoi vivere felicemente la tua vita così. Per non contare che io non credo che sposandosi uno sia felice, cosa cambia se uno è sposato o no? Tanto basta che c’è l’amore” sostenne la sua tesi lei, ma lui fece una cosa inaspettata: la prese per le spalle e la fece girare verso di lui.

“Credi veramente che due persone che si amano non abbiano bisogno di mostrarsi l’amore? Non mi dire che non hai mai sognato il Principe Azzurro che viene e ti porta con sé nel suo Palazzo! Non dirmi che non hai mai sognato un futuro felice con un uomo, con tuo marito!” sbottò Etienne.

Quella era l’ultima cosa che Sibilla si era aspettata fare da lui.

“Sì, le tue parole non mi fanno né caldo né freddo. Ecco cosa mi dà fastidio di tutti! Che pensate che dopo le vostre parole io abbassi il capo e vi dia ragione! Beh, se lo pensi davvero vattene! Perché io i piedi in testa non me li faccio mettere! Io ho un’idea, e sono fedele a quello in cui credo, non saranno certo le tua parole a farmi cambiare idea! Non sai quante volte i professori hanno tentato di farmi cambiare idea su qualcosa! E io cosa facevo? Dicevo – Ma certo professoressa! Sicuramente ha ragione lei! – ma lo dicevo perché non potevo dire altro! E così facevo un sorriso di convenienza ed andavo via, continuando a pensare quello che dicevo io. Ma un giorno mi sono resa conto che forse era meglio essere odiati per come siamo fatti realmente, che essere amati per la maschera che portiamo! E così non ho più dato ragione ai professori, ma me ne andavo. E sai perché odio tanto tua madre? Perché è terribilmente uguale a me! Lei mi capisce, non è una che si accontenta di aver ragione con un sorriso falso, lei vuole le persone così come sono, come sono realmente! Ma tutti voi non capite nulla di me! Ecco perché mi prendono in giro tutti! Non capite nulla, hai capito! NULLA!” urlò Sibilla, non curante delle lacrime che scendevano, incurante di aver attirato l’attenzione di tutta la gente che passava di lì per caso, incurante che Etienne era rimasto esterrefatto alla sua reazione.

Incurante che per la prima volta si era sentita libera di esprimere le proprie opinioni senza un sorriso falso.

“Ma cosa ti succede? Quando ti ho incontrato non eri così! Eri contenta che mi sposavo! Perché tutta questa ostilità?” domandò Etienne, scuotendola per le spalle, prima di abbracciarla stretta.

Lei alzò il capo, guardando il volto del giovane di cui si era innamorata perdutamente. Guardò i suoi lineamenti contratti in un’espressione confusa. E sentì il bisogno di baciarlo, come non aveva mai fatto con nessun ragazzo.

Ma la cosa più strana fu che lo fece. Avvicinò lentamente le labbra a quelle di Etienne, e in men che non si dica si ritrovarono a baciarsi.

Il primo vero bacio di Sibilla Cooman.

Lui si scostò e lei, sorridendo amaramente, disse: “Adesso capisci perché questa ostilità?” prima di scappare via a gambe levate.

 

Il giorno dopo Sibilla si svegliò di soprassalto sentendo un le chiacchiere delle compagne di stanza. Aprì un occhio e cercò di sentire cosa mai avevano di tanto interessante da parlare a quell’ora, ovvero le sette di mattina.

“Hai sentito cosa dice Mickey? Ieri mentre andava di nascosto ad Hogsmeade per prendere qualcosa da Mielandia ha visto Sibilla che si stava baciando con un ragazzo! E che ragazzo! Dice che era molto bello, e poi ha sentito anche lei che urlava contro di lui, prima di baciarlo. Poi dopo è venuto a sapere tutta la storia: quel ragazzo è Etienne Boulanger, il figlio della prof di Divinazione, che si sta per sposare! E Sibilla…”.

Sibilla decise che era meglio non ascoltare quello che entro un’ora tutta la scuola avrebbe saputo.

E si perse nei suoi pensieri.

Pensando che in un giorno di nebbia poteva accadere di tutto.

Sì, perché in un giorno di nebbia accadde che Sibilla Cooman decise che non si sarebbe mai sposata, accadde che Sibilla Cooman decise che avrebbe dedicato tutta la sua vita alla Divinazione, con la speranza che forse nella sua adorata sfera potesse vedere il viso del Principe Azzurro che veniva da lei, accadde che Sibilla Cooman diventò quella che è tutt’ora.

 

***

“E’ meglio essere odiati per come siamo realmente, che essere amati per la maschera che portiamo…”  (Jim Morrison)

 

Spazio autrice: allora… so che non è certo uno dei miei lavori migliori, ma mi piaceva come idea, e ieri l’ho cominciata a scrivere così, quasi per divertimento. Poi ho deciso di pubblicarla.

E’ solamente la mia interpretazione della Cooman, che speso viene bistrattata e trattata male, ma io penso che per diventare come è ora abbia passato qualcosa di significativo, e quel qualcosa di significativo io l’ho interpretato così!

Fatemi sapere,

baci

Julya

  
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