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Autore: Christine_Heart    03/10/2012    3 recensioni
Era sereno, e riusciva a respirare un’aria piacevole e carica d’amore.
“Il mio bellissimo, dolce e speciale Balthazar!”esclamò lei accarezzandolo.
“E il mio piccolo e vivace Salomon!” affermò con un sorriso, fermandosi sull’altro figlio.
Balthazar sorrise, e con quelle ultime parole che gli echeggiavano in testa, tra una carezza e l’altra della madre, e il movimento dolce e attivo del fratellino, chiuse gli occhi e si addormentò.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Due fratelli, un solo cuore'
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“…”: Ricordo
“…” Riflessione del personaggio
____ : Cambio scena
 
 

Una serie di stelle e una vita perfetta.
 

Balthazar aprì gli occhi.
Era già passato così tanto tempo?!
Si rigirò nel letto.
Sorrise.
Alzò la mano sinistra per guardare sotto quella leggera luce, la fede dorata brillare al suo anulare.
Si voltò sulla destra.
Sua moglie era lì, accanto a lui.
Gli accarezzò il volto, con la premura di non svegliarla.
Scostò le coperte e si alzò dal letto.
 
Ho davvero affrontato tutto?
Ho davvero fatto tutto quello che la mia mente ricorda?
Con quale coraggio sono riuscito nel mio intento.
 
Ci sono riuscito perché ci sono loro.
Ci sono tutti loro.
Tutte persone che mi stanno a cuore.
 
Si avvicinò alla finestra, per osservare la città silenziosa.
L’aiutava a riflettere.
 
Mio padre, il mio vero padre.
La figura che mi è sempre corsa incontro nei momenti di bisogno.
 Il primo ad aiutarmi in tutto.
La persona dolce che mi ha sempre ascoltato e difeso, di fronte ai mostri della società.
La persona che passava notti insonne solo per starmi vicino.
L’uomo calmo e gentile che cercava sempre di farmi sorridere.
L’uomo responsabile che ha taciuto fin quando ha potuto, solo per non arrecarmi nuove preoccupazioni e mali al mio cuore fragile.
L’uomo apprensivo, che ha curato le mie ferite senza fiatare, che ha assistito alle mie paure senza mai lamentarsi, che è stata la vittima dei miei tormenti e delle mia malattia.
Ma anche se il mio cuore vacillava, procurandomi dolori indescrivibili, sapevo che c’era sempre una mano pronto a sostenermi.
L’uomo protettivo, che ha fatto tutto ciò che ha potuto per il mio bene.
L’uomo comprensivo, che mi avrebbe fatto passare ogni capriccio.
L’uomo adorabile che ho imparato a conoscere, e l’uomo che avevo giurato che sarei voluto diventare una volta adulto.
L’uomo che malgrado tutto, mi ha cresciuto come se fossi stato suo.
E ancora nonostante la mia maturità, si preoccupata per me.
Brook, Victor Brook, è stato il mio maestro, la mia salvezza, la mia roccia, il mio sostegno, in quei momenti in cui credevo di impazzire.
E’ stato l’uomo che non ho mai deluso.
 
Mia madre, Daphne, la donna che mi ha amato dal mio primo battito di vita.
La donna che con la sua dolcezza e pazienza mi faceva dimenticare la mia vita difficile.
La donna che sapeva ascoltarmi e calmarmi.
La donna che mi ha sempre offerto la sua mano e le sue carezze.
La donna orgogliosa sempre e comunque.
La donna sempre fiera di me.
La donna orgogliosa, del bambino che ero e dell’uomo che sono diventato.
La prima donna che mi ha fatto capire come si ama.  
 
Katherine, la mia seconda mamma.
La donna forte, che ha cresciuto me e mio fratello come suoi figli.
La donna saggia, matura e paziente che metteva fine ai battibecchi dei suoi uomini.
La donna coraggiosa, che non si è mai arresa.
La donna che mi è stata accanto nei momenti più oscuri della mia vita, sempre con un abbraccio pronto.
 
Salomon, il mio Salomon.
Mio fratello, il mio migliore amico, il mio pari, il mio confidente, il mio consigliere, la mia protezione.
Il ragazzo deciso, maturo, saggio, sempre pronto a buttarsi in tutto.
L’angelo che cacciava via i miei demoni.
Il mio adorato fratello. Il fratello che tutti vorrebbero avere.
Non c’è stato mai un capriccio, mai una richiesta, solo un legame profondo e sincero.
Solo reciproca preoccupazione e affetto.
Solo sorrisi e responsabilità. Solo fiducia e forza.
Mio fratello, colui che si è fatto carico della mia sofferenza e delle mie disavventure, trasformandoli in sensi di colpa, colpa che non ha mai avuto.
Avrei dato la vita per la sua felicità.
E lui avrebbe fatto lo stesso, senza tirarsi indietro.
 
Anastasia, mia cognata.
La mia meravigliosa cognata. La donna che ha rapito il cuore di mio fratello.
La donna che non si è mai arresa di fronte a nulla. La donna coraggiosa e piena di vita.
La donna che sa sorridere davanti ad ogni problema. La donna perfetta per quel testone di Sal.
 
I miei nipoti.
I miei bellissimi nipoti, Daphne e Victor. Le mie creature perfette, belle e sensibili.
Vivaci e carini come dei pupazzetti. Allegri e solari.
Gli unici amori dello zio.
 
Ethan, il mio migliore amico.
L’amico d’infanzia, che ha fatto il possibile per me. L’amico dall’anima pura e il cuore d’oro.
L’amico leale e sincero. L’amico che mi ha fatto da testimone e da padrino.
L’amico che nonostante il tempo sa ancora come starmi vicino.
 
Lucy, la prima ragazza che mi avrebbe voluto al suo fianco per tutta la vita.
Lucy, la moglie del mio migliore amico.
La donna carina e affettuosa, che si merita ogni bene.
 
Kassandra, mia moglie, la mia dea, la mia musa, la mia primavera, la donna che amo.
Semplice, affettuosa, unica e perfetta.
La donna delicata come un fiore. La donna brillante più di un diamante.
La donna gentile, piena compassione. La donna dolce e gioiosa.
La donna che mi sfoggiava come un trofeo.
La donna che non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con me e con la sua famiglia.
La donna che nei miei giorni più fragili, lasciva rifiorire il buono di me.
La donna che ha parlato al mio cuore.
La donna che mi ha cambiato la vita.
 
Il pomeriggio era passato velocemente per il nuovo medico del reparto di pediatria.
Balthazar salutò i colleghi e uscì dallo spogliatoio.
Si chiuse il cappotto e sistemò la sciarpa.
S’incamminò tranquillo verso casa con passo sicuro.
La mente distratta, gli occhi incantati di fronte al panorama.
E si sa la distrazione comporta sempre a…
“Accidenti!!!” sì lamentò qualcuno.
Ma quella lamentela proveniva da una voce così dolce, quasi angelica per le orecchie di Balthazar.
Balthazar si rese conto che sotto i suoi occhi, una bella donna perse l’equilibrio e rovesciò le buste della spesa.
“Ma insomma, è la seconda volta oggi!”
La ragazzina graziosa, si abbassò per raccogliere il più in fretta possibile, il tutto.

Il dottore l’accompagnò con lo sguardo e si rese conto che in verità…
…i due si erano scontrati.
“Mi dispiace, sono desolato.” si scusò subito imbarazzato.
Lesto come non mai si affrettò a darle una mano.
“E’ che ero distratto, non guardavo, dove mettevo i piedi, mi dispiace veramente.” continuò a scusarsi Balthazar.
“Non si preoccupi, non fa niente…poteva succedere a chiunque!”esclamò tranquilla la fanciulla scuotendo il capo.
“Mi dispiace…” ripeté di nuovo Balthazar afferrando un frutto.
Ma nel farlo sfiorò la mano di lei.
Un tocco appena bastò ad entrambi per…
…per lasciarli senza fiato.
I loro occhi così diversi, si incrociarono e si persero gli uni dentro gli altri.
“Ma tu sei…” iniziò confuso Balthazar.
Il giovane, gli allungò una mano, e l’aiutò ad alzarsi.
“Ci conosciamo?” le domandò poi prendendo una busta della spesa.
“No, non credo..” rispose lei in fretta, prendendo l’altra.
“Ci siamo mai visti prima d’ora?” domandò ancora Balthazar.

La ragazza lo guardò per un paio di minuti.
Quasi per istinto la ragazza accarezzò il volto di Balthazar.
Era un tocco così caldo il suo, così famigliare.
“Tu…mi…ricordi quel ragazzo…” rispose stranita.
Arrossì e poi aggiunse:
“Forse ci siamo conosciuti in un sogno.” rispose sorridendo dolcemente mentre un nuovo filo di imbarazzo le si dipingeva sul volto.
Balthazar rimase disorientato.
“In un sogno?” pensò stranito.
“Ma che dice?” si disse ancora.
Ma nonostante questo non riuscì a negare l’evidenza.
“E malgrado quel pensiero, infantile e sciocco, nonostante la sua ingenuità e spontaneità…”
Sentì le guance infiammarsi, quando si rese realmente conto che quella ragazza dai capelli mossi e castani, gli occhi dorati, e il sorriso dolce sul volto da bambina le piaceva sul serio.
Si lasciò trasportare dalla risata, lieto di quella certezza.
“Io l’amai da subito. Non l’avrei lasciata a nessun’altro. Era perfetta. Era mia”
“Fu amore a prima vista.”

 
Sì avvicinò alla culla bianca.
Spostò il velo leggero che ricopriva il baldacchino.
Sorrise.
Sua figlia dormiva così tranquilla.
Con le manine aperte, il visino sereno, e il pancino che si muoveva su e giù in un respiro regolare e dolce.
Balthazar rimase un paio di minuti a fissarla, con amore.
Gli sfiorò le dita, coprendola meglio.
Si chinò appena su di lei e gli baciò la fronte.
“Buona notte amore del papà!”
 
“Dai fratellone, calmati un attimo…andrà tutto bene!”
“Non ci riesco Sal…e se qualcosa dovesse andare storto…se ci fossero delle complicazioni…”.

“Rilassati…non accadrà nulla.”.
“Ma ti rendi conto che tra pochi minuti stringerò tra le braccia un altro fagottino, bisognoso di affetto e di cure...una creaturina fragile e delicata...”
“Sì, me ne rendo conto stai parlando di mia nipote, eh?!”
Balthazar non ascoltò il fratello, pensieroso e spaventato si passò una mano tra i capelli.
“... E se non ne sono all'altezza?” domandò Balthazar.
Salomon lo guardò confuso.
“A fare cosa?” chiese stranito.
“A fare il padre…”
Salomon sorrise intenerito di fronte alla premura del fratello.
“Con me hai fatto un bel lavoro!” confessò Sal.
Balthazar alzò gli occhi sul minore, confuso, come se l’avesse notato solo adesso.
“Dici sul serio?”
“Sì, dico sul serio.”
Balthazar accennò un sorriso timido.
“Grazie Sal…” rispose sollevato.
“…ma vedi diventare padre…è diverso da essere un fratello maggiore…diventare padre…vuol dire avere…”
“Avere delle responsabilità?” concluse il minore.

“Esatto...” affermò svelto Balthazar.
“Balthazar, credimi se ti dico che le responsabilità sono la cosa più bella al mondo!”.
“Ma…”
“Kassandra è fortunata ad averti…” affermò Salomon sereno.
“…sta tranquillo, nessuno avrebbe mai il coraggio di non volerti come padre.”
“Va da tua moglie…va da lei!” gli disse contento.
E quando per la prima volta vidi il visetto della mia bambina, ogni dubbio, svanì.
Ebbi la certezza, che avrei fatto di tutto per essere un buon padre.
Lei era lì, perché aveva bisogno di me.
Lei era lì per me.

 
Diana, mia figlia, la mia principessa, la bambina più meravigliosa che io abbia mai visto.
Bella come la madre, e forte come il padre.
Piccola e graziosa, dal faccino sottile e i capelli scuri.
Il suo sorriso, tanto dolce da scaldarmi il cuore, vedo i riflessi del mio viso.
Mia figlia, l’emozione più grande.
Mia figlia, la bimba che stringo a me, per amarla e proteggerla.
Mia figlia, colei che accende i miei sogni e libera la mia anima da ogni peso.
Mia figlia la mia gioia più grande.
 
Alzò gli occhi dalla sua bambina, e senza volerlo, con la coda dell’occhio, notò lo specchio.
Fissò serio per un istante infinito, i segni che il suo corpo ancora portava.
Le cicatrici ben visibili sulla schiena ormai rovinata.
La sua unica debolezza.
L’unica cosa che ancora cercava di nascondere.
L’unica cosa che non faceva toccare a nessuno.
Kassandra era l’unica che poteva.
 
Bryan, che per quanto quell’uomo mi abbia distrutto la vita, mi ha fatto capire…
Mi ha fatto capire i miei limiti, dove posso e non posso arrivare.
Mi ha fatto capire chi era il vero debole e mostro.
Mi ha fatto capire che io non mi sarei mai comportato con nessuno in quel modo disumano.
E per quanto le sue “Lezioni” mi abbiamo fatto capire, non credo che riuscirò mai a perdonarlo seriamente.
Mi ha lasciato credere che lo stupido, che l’irresponsabile, la causa dell’infelicità della mia famiglia, il debole, ero io.
Accusato di non essere abbastanza uomo, quando l’unico vigliacco e codardo non ero io.
Ti ho chiesto perdono e supplicato più volte, per colpe che non avevo.
E se anche adesso tutto questo è solo un brutto ricordo, e ancora troppo vivido nella mia mente, questa è una di quelle cose che non si scordano facilmente.
E il volto infuriato del mio falso padre, le sue mani forti che più volte mi hanno colpito, la sua disciplina che includeva torture al mio fisico e alla mia mente, non riuscirò mai a dimenticarli.
 
Ho fatto le mie scelte, e ho cambiato la mia vita.
Quella vita, che mi ha deluso, che mi ha fatto male, che mi ha fatto piangere, che mi ha fatto emozionare, che mi ha fatto sorridere, che mi ha fatto crescere, che mi ha fatto vivere.
 
Infondo dicono che dopo la tempesta, sorge sempre il sole.
 
Io dopo la mia pioggia e il mio gelo, ho trovato le mie stelle.
 
Quelle stelle…che…
 
…Non ringrazierò mai abbastanza.
Forse un giorno capirò l’importanza che queste persone hanno e hanno avuto nella mia vita, e forse in quel momento le ringrazierò come si deve, perché un comune grazie non è sufficiente, non è abbastanza.
Perché non riuscirò mai a ringraziarle nel modo giusto.
 
“Balthazar…” si sentì chiamare.
Kassandra cercò il marito, coprendosi con le coperte.
Si voltò per incontrare il viso tenero di sua moglie.
Le sorrise con amore.
Si avvicinò a lei, facendo attenzione a non scombussolare troppo le coperte.
S’inginocchiò accanto alla sua dolce metà.
“Che succede mia regina?” le chiese con dolcezza, baciandogli la mano.
“Che cos’hai…non riesci a dormire?” le chiese lei preoccupata.
“Stavo solo controllando Diana…sto bene.” disse accarezzandole il dorso.
Kassandra gli sfiorò il volto.
“Non è il cuore, vero?”
“No, non è il cuore…sta bene…e il respiro è tranquillo.” gli spiegò con calma.
Lei gli accarezzò di nuovo la guancia, con delicatezza, fermandosi sullo zigomo.
“Niente incubi?” chiese quasi sollevata.
“Non posso avere degli incubi, quando ogni notte dormo accanto al mio sogno.” affermò lui tranquillo.
La fissò negli occhi, in quelli occhi che ormai erano diventati la sua nuova forza.
“Ti amo...”, sussurrò alla moglie.
 E con il cuore leggero e colmo d’amore le baciò le labbra.
Kassandra sorrise contro le labbra del marito:
“ Ti amo!” mormorò lei felice.
Un nuovo lungo bacio.
Un bacio che rappresentava tutto.
 
 
La mia vita ora, è perfetta.
 

Fine
 
 

 

Note dell’autrice.
Eccoci qui!
Purtroppo sì, questo è l’ultimo capitolo.
Il capitolo che mi ha fatto disperare nel vero senso della parola.
Ero incerta e dubbiosa su tutto lo scritto, ma dopo un “Sei scema”, un “Te l’avevo detto”, nel timore di beccarmi altri insulti ho deciso di postarlo così com’è.
Infondo non riesco a trovare altra soluzione per la conclusione, quindi credo che vada bene così. ^^
Spiegazioni:
-Inizio: Sì, alla fine ho deciso che tutti i capitoli precedenti fossero tutti ampi ricordi rivissuti in sogno.
-Spazio: Ho cercato di dare più spazio possibile, a tutti i personaggi, che in un modo o nell’altro hanno aiutato Balthazar. Volevo che il nostro protagonista alla fine di tutto, si rendesse finalmente conto che lui è perfetto così, cha ha intorno persone splendide che sono orgogliose e fiere di lui. Volevo che capisse l’importanza vera dell’affetto e dell’amore. Ecco perché alla fine dice che non potrà mai ringraziarle abbastanza, perché loro hanno fatto tanto per lui, e Balthazar l’ha capito con calma.
E’ chiaro che non ringrazia Bryan. Alla fine lascio sfogare Balthazar, gli permetto di inveire contro quella bestia, anche per vendetta personale.
-“Tu mi ricordi quel ragazzo”: Kassandra qui non è impazzita, voi direte “Ma come, l’ha appena visto, è pazza per forza.”, no, non è così, dice questa frase perché risulta a verità.
Perché nella storia originale, Balthazar una volta scappato, perché accusato d’omicidio, rischia di morire congelato, ma durante il sonno, vedrà il volto di Kassandra in sogno. Quel volto tanto bello e radioso, gli darà la forza di andare avanti e di sopravvivere.
E Kassandra non ha dimenticato a sua volta il volto di quel giovane misterioso che è riuscito a farla arrossire.
Ecco perché entrambi si sentono a proprio agio uno vicino all’altra.
Erano destinati a stare assieme. ^^
-Salomon: Gli do sempre poco spazio piccolo, ma qui doveva esserci il supporto che mostra al fratello quando Balthazar è incerto su cosa fare una volta diventato padre. Infondo Sal, diventa papà per primo, e l’onestà a questo ragazzo non manca. ;)
-Stelle: Mi sembrava una figura poetica e dolce, paragonare le persone a lui care a stelle, quasi a voler dire: “Avete sempre illuminato il mio sentiero buio e solo.”
-Cicatrici: Anche se il ricordo di Bryan, è un tarlo nella mente di Balthazar, sta affrontando il trauma con decisione, tant’è che permette alla moglie di cui si fida, di toccare quei segni che teneva nascosti a chiunque.
A dimostrare che quei segni, non significano più nulla per lui, c’è altro di più importante nella sua vita adesso. Bryan ormai va solo dimenticato.
-Cuore: Malgrado gli anni passati, la malformazione cardiaca di Balthazar non cessa.
Essendo una malattia autoimmune che colpisce anche le vie respiratorie, potrà solo peggiorare o migliorare, ma non potrà mai guarire. Diana non ne soffre.
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
Agapanto Blu & vale1991 cosa farei io senza di voi?!
Avete fatto così tanto per la mia autostima, che la maggior parte dei casi, si ritrova sotto i miei piedi. ;)
Grazie! *.*

 

  
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