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Autore: Hikari93    08/10/2012    9 recensioni
Sasuke e Sakura corrispondono via mail da tre mesi, ma non si sono mai visti né parlati. E non lo avrebbero fatto, se Naruto, migliore amico di lui, non si fosse intromesso nelle loro vite.
Dal Secondo Capitolo:
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa.
[SasuSaku. Accenni NaruHina - ShikaIno]
[Completa ♥]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Hot Mail – Naruto Namikaze in missione speciale
 
 


Capitolo Due
[L’incontro scontro]

 



 
 
 
 

Ha sbagliato, perché ha pensato soltanto a se stessa. Perché si è ostinata a riflettere sul e se non mi piace? e non sul e se io non piaccio a lui?
«Ho sbagliato, ragazze» confessa sottovoce, ed entrambe si girano, «ho pensato solamente a me stessa.»
Hinata le dedica uno sguardo carico d’affetto, percependo e comprendendo la sua tensione, mentre Ino sbuffa, quasi stanca, anche se Sakura sa che non lo fa per cattiveria, né perché non vuole ascoltarla. Semplicemente non capisce del tutto le sue paranoie, ritenendo che le quattro chiacchiere scambiate in cucina siano già state sufficienti.
«E sentiamo» sbotta, sospirando ancora, «cos’è questa nuova trovata?»
Sakura si sente in imbarazzo, le punte delle orecchie le si colorano di rosso dalla vergogna, di certo non per il Sole che picchia; Ino le sta dando della complessata e della paranoica.
«Non sono una paranoica» le rimbecca, risentita. Gli occhi preferiscono vagare ai suoi piedi, posandosi leggeri sui granelli disordinati e bollenti di sabbia. Talvolta si muovono di fianco, intravedendo il mare cristallino.
La voce di Ino, comunque, le sbatte lo stesso contro le orecchie, alta e sicura com’è, come, certe volte, vorrebbe essere anche lei. «Come definiresti una persona che si impegna così tanto per darsi dell’idiota e trovarsi delle colpe che non ha?» le domanda, retorica. «Senza contare che ti stai accusando per difendere un perfetto sconosciuto» la provoca, marcando di proposito perfetto sconosciuto.
Sakura, difatti, apre la bocca, senza emettere suono. Boccheggia e, mai come in quel momento, si sente proprio un pesce fuor d’acqua, fuori posto, rossa in volto e bollente sulla fronte e sulle guance.
«Sasuke non è un perfetto sconosciuto?» le chiede Ino, dandole, piano, delle gomitate al fianco scoperto. «Eh? E’ questo che ti stai dicendo?» sorride maliziosa.
«Io non…»
«Ino-chan» interviene Hinata, frapponendosi tra le due. Afferra il braccio di Sakura e lo avvinghia al suo, tirando un po’ l’amica verso di sé. «Sakura-chan, stai tranquilla.» Le accarezza il braccio con fare quasi materno, continuamente, anche man mano che si muovono verso il luogo dell’incontro per attendere Sasuke. «Che cosa volevi dire prima che Ino-chan ti interrompesse? Sai che puoi parlarcene, e sai meglio di me che Ino-chan fa così perché ha un suo modo di aiutare le persone, ma non è cattiva.»
«Ehi, guardate che ci sento benissimo, visto che non ci separa un qualche continente! Se devi parlare male di me, Frontespaziosa, abbi almeno la decenza di farlo quando mi allontano» sbotta, incrociando le braccia abbronzate al petto e voltando il viso, naso all’insù, fingendosi risentita.
Hinata e Sakura voltano la testa, e risolini spontanei nascono sulle loro labbra.
«E lo stesso vale per te, Hinata» borbotta ancora Ino, «anche se sono sempre stata restia a immaginarti mentre parli male di qualcuno. Mmm… potrebbe essere la prima volta» aggiunge sottovoce, immersa in una dialogo tu per tu con se stessa. Sia Hinata che Sakura sanno che Ino ne uscirà – da quel monologo chiacchierato – a suo tempo.
«Hinata-chan, grazie per l’appoggio» le si mostra riconoscente.
La ragazza le si stringe ancor di più contro, in una manifestazione d’affetto altre volte contenuta – Hinata si imbarazzava spesso anche per queste cose che qualcuno alle loro spalle riteneva ordinaria amministrazione. «Sono tua amica sempre, Sakura-chan, ed è questo che fanno le amiche.»
«Che fate, non vi invitate in un abbraccio di gruppo?» Eccola ripresasi, ed eccola cingere loro le spalle con foga, un braccio intorno al collo di Sakura e l’altro intorno a quello di Hinata. E ride forte, Ino, di una risata contagiosa e da bambina e subito le altre due ragazze la imitano.
«Ma non è che hai paura che sia gay e non ti voglia, Frontespaziosa?»
La risata ancora viva dell’interpellata di spegne gradualmente e con quel po’ di imbarazzo giusto. Assomiglia a un cd-rom bloccato, che ripete, prima di spegnersi definitivamente, quelle ultime stesse note per quattro o cinque volte. Ebbene, Sakura è diventata un costante eh eh eh di disperazione. 
«Non so come reagirei se fosse così» confessa. «Non… le mie… insomma, ragazze, io non mi aspetto chissà che…»
«A parte che Sasuke arrivi con un cavallo bianco, ti porti via da noi e ve la possiate spassare per bene per tutta la vostra vita, fino a generare una famiglia di tanti bei figlioli» commenta Ino, ricevendo un’ammonizione silenziosa da Hinata.
Sakura ormai ha capito di doverla lasciar perdere. Perché Ino è una buona amica, anzi, una buonissima amica, ma manca di tatto e, soprattutto, inutile che lo neghi, ci gode a rendere i problemi altrui cento volte più incasinati di quanto già lo siano.
«Voglio soltanto conoscerlo meglio» ricomincia, allora, «però, se potessimo continuare a sentirci non mi dispiacerebbe. Ed è inutile che ridacchi, oca! E’ così e basta!»
«Sai qual è il problema, Sakura-chan? Che sei molto confusa, tanto che forse non sai nemmeno tu cosa vuoi, non ti capisci» le spiega dolcemente Hinata, sempre attenta ai bisogni dei suoi amici. «Ma sai, forse è inutile che ti fossilizzi a pensarci proprio adesso. Ti senti intimorita perché vai contro a qualcuno di ignoto, che non conosci e che non puoi associare a nessuna immagine. Vedrai, ti sentirai già meglio quando lo incontrerai e comincerai a parlare con lui.»
«Che alla fine è quello che ho detto anch’io» mormora Ino, borbottando alle loro spalle, mentre Sakura ringrazia sentitamente Hinata. «Sei tu che non capisci quando ti parlo, io non ho colpa. Sturati le orecchie. E, mi raccomando, in caso che Sasuke sia un pazzo omicida, un maniaco o semplicemente una persona inaffidabile, non contate sui miei ganci destri! Ma poi… alla fine te lo immagini moro o biondo? Non c’hai detto nulla a riguardo!»
Inutile. Quando Ino comincia a ciarlare per ottenere attenzioni, alla fine o vince lei o non la smette più.

 
 
 

*

 
 
 

Spiaggia Miyako, al bar. Sasuke non si vede più.
«Accidenti a lui! Ma dove si è cacciato quel teme?»
Si è immerso tra la folla di quell’ora al bar, per comprare Naruto non sa nemmeno che cosa o perché. Hanno già fatto colazione – ricorda –, perciò perché infilarsi tra la fila chilometrica che c’è sempre alla cassa in quel periodo e venirne inghiottito?
Naruto, seduto a uno dei tavolini rotondi e rossi fiammeggianti, alza la testa fin quando sa che è possibile farlo senza staccarla dal resto del corpo. Alzarsi non se ne parla, sia perché perderebbero il posto e sia perché fa troppo caldo per qualunque cosa.
Uffa, è proprio sparito, conclude avvilito, dopo che non lo ha scorto neanche con l’ausilio delle mani – che ha piantato saldamente sul tavolino, dandosi così una spinta in più verso l’alto e guadagnando la vista di qualche testa in più in attesa.
Ma se c’è tutto questo caos come la trovo questa Sakura che non so nemmeno come sia?Accidenti!
Gli piomba addosso, come la secchiata d’acqua gelida che desidererebbe, la convinzione che è stato un babbeo a non domandare a Sasuke come fosse Sakura d’aspetto. Meriterebbe il cappellino a punta con su scritto asino, lo sa, lo sa.
Non vede molte alternative: inizialmente pensava che, giunto al bar, una volta vista Sakura l’avrebbe riconosciuta perché, di certo, non era sola e poi si sarebbe guardata intorno, alla ricerca di qualcuno, di loro, di Sasuke. Invece adesso comprende che non è possibile realizzare il suo piano in quel modo, secondo quelle direttive; deve per forza armarsi per altro, per forza. E subitissimo.
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa, che lo vede come protagonista. In effetti Naruto non ha pensato alle conseguenze del suo gesto, ma possiede delle gambe veloci per scappare quanto più lontano possibile e un tono sufficientemente dolce – e lagnoso, secondo altri – per riuscire a convincere Sasuke a lasciarlo in vita e a non rivolgersi a Fugaku-san.
Comunque, ci penserà dopo.
Possibilità di successo numero due: alte, lo sarebbero se Naruto riuscisse a intrufolarsi tra quell’agglomerato di corpi in attesa del loro turno e a raggiungere Sasuke prima di morire asfissiato o schiacciato. La morte prematura non è mai stata un suo desiderio nel cassetto, perciò meglio evitare. Se riuscisse a rintracciare la chioma particolare del suo amico, però, e a farsi udire per domandare quanto deve senza avvicinarglisi troppo, ce la farebbe di certo. Anche se immagina Sasuke quanto debba essere nervoso, in quel momento, visto il caldo, visto i corpi, visto che le occhiate divoratrici delle ragazze che starà ricevendo.
Rettifica delle possibilità di successo: medio/basse.
Perciò. Potrebbe numero tre: sperare che Sakura, come quasi tutte le ragazze con cui ha avuto a che fare nella sua giovane vita, sia una ritardataria cronica, e che quindi non sia ancora arrivata all’appuntamento. Uscire fuori, individuare – spera – un – solo – gruppo di ragazzine in cerca di lui e avvicinarle, chiedendo chi sia Sakura.
Il che implica abbandonare il teme, aspettarsi le fantomatiche onde negative alla Fugaku quando lo ritroverà fuori e prepararsi al peggio. In alternativa, mettergli davanti Sakura e difendersi con “visto, ti ho portato Sakura!
Possibilità di successo: molto alte. Tutti i punti a sfavore che ha nominato possono essere aggirati e/o evitati.
Perciò si alza, dirigendosi fuori a grandi passi. Perché mancano solamente cinque minuti e non può perdere tempo ad aspettare il teme e le sue – lo sa, ora lo ha capito – bottigliette d’acqua fredda.
Si lancia uno sguardo alle spalle, prima. Speriamo che una di queste… eh, chissà quante ne sono… ragazze non sia Sakura!
 

 
 

*

 
 
 

Sasuke odia molte cose, chi lo conosce anche solo vagamente lo ha capito. Itachi gli dice che basta guardarlo in volto per capirlo, come se lo facesse apposta a rendersi antipatico agli altri per non farli azzeccare.
Tra queste, detesta assolutamente le file chilometriche, soprattutto se ha bisogno di comprare soltanto una bottiglietta d’acqua, quella che ha chiesto al dobe – e a chi, sennò? – di prendere dal frigo. Visto che la sfiga gli corre dietro – evidentemente –, il distributore che nota incastrato in angolo è vuoto.
Ci sono molti dobe che si dimenticano le bevande a casa, conclude.
Spazientito, stanco di tamburellare col dito sul braccio e di indossare la solita maschera di cliente paziente – che, sarà per il caldo, sarà per l’attesa, si è sciolta, e la sente colare sul suo viso –, si alza sulle punte e volta il capo prima a destra e poi a sinistra, per contare il numero di persone che dovranno essere servite e accontentate prima di lui.
Ne mancano tre. Ancora.
Ma cos’è, un ufficio postale? Un ufficio informazioni? Una segreteria scolastica universitaria? E’ un bar, per la miseria, un normalissimo bar in una delle spiagge più famose delle isole Sakishima, diamine, perché c’è tanta coda? E perché il dobe ha scelto proprio questo bar, questo preciso pezzo di spiaggia e questa giornata rovente più delle altre? E, poi, ancora, perché la signora che sta venendo servita adesso ordina sempre una cosa nuova prima di pagare? E tutto quel chiasso è necessario?
Ripete: ci sono molti dobe, in circolazione.
Si accorge che le relazioni sociali non gli competono. Non è in grado di rapportarsi nel modo giusto con gli altri, e un po’ lo preoccupa – ma nemmeno poi tanto – che non ci voglia nemmeno provare col necessario impegno. Eppure per Naruto è così semplice farlo.
Le uniche persone che sopporta sono Itachi, il resto della sua famiglia – e nemmeno sempre, ma crede sia normale alla sua età – e, lo include sì, il dobe, ma non sempre, neanche lui. Segue una ristretta cerchia di individui che gli sono indifferenti, tra cui compagni di classe vagamente sopportabili.
Esclude, includendoli tra gli impossibili da reggere, i commessi pettegoli, i maleducati che, improvvisando commissioni urgenti il più delle volte finte, tentano di rubarti il posto in coda – ottenendo un suo no, aspetti come tutti gli altri, in risposta –, e la gente che non si interessa ai propri affari, preferendo impicciarsi dei suoi.
La signora avanti, adesso non riesce a trovare il resto giusto. Fruga in tasca, nel portafogli, in un’altra tasca, e la pazienza di Sasuke è messa ancora più alla prova.
Si chiede perché non c’abbia mandato il dobe a questa tortura, e si ritrova a comparare una coda senza fine o le chiacchiere senza fine di Naruto, tra lamentele e tra vacci tu, che l’acqua serve a te.
Le discussioni lo sfiancano, lo stare in piedi immobile lo sfianca.
Decidere è difficile, ma davvero.
Alleluia, finalmente se ne è andata. Finalmente manca poco.
Sasuke approfitta del poco spazio che ha disposizione per poggiarsi il braccio – stanco di fare il peso morto – sul fianco. Anziché il dito, stavolta è il piede a muoversi.
Sasuke vorrebbe, tra le tante cose che si ritrova a invidiare silenziosamente a suo fratello, possedere la sua infinita pazienza. Mai una lamentela, sempre sorrisi dolci e comprensivi che lui non riesce a capire. Bah, dovrebbe essersi abituato ai modi strani che Itachi mostra spesso. Sa che se gli raccontasse, quando torna, – tra una settimana lo raggiungerà in vacanza – di come si è sentito intrappolato in coda, gli sorriderebbe affabile e gli direbbe che è uno sciocco e che non sopporta nemmeno i respiri altrui, poi poggerebbe il solito dito sulla fronte. Ancora. E davanti a Naruto, senza preoccuparsi che quella loro abitudine da bambini fosse vista da altri.
Prima o poi gli parlerà, spiegandogli che non sopporta più quelle attenzioni così pressanti, ma per ora è meglio lasciar stare.
Il signore ha fatto presto, ne manca solo uno.
Fortunatamente.
L’uomo domanda qualcosa che l’inserviente non capisce, per cui quello è costretto a ripetere. Poi indica un prodotto – un pacchetto di chewing gum –  e scuote la testa, riferendosi all’altro quando il commesso ancora non ha ben inteso.
Certi incompetenti andrebbero licenziati all’istante.
«Grazie e arrivederci» dice quello davanti a sé, lasciando i soldi al bancone.
Ora è il suo turno, finalmente. Non sa quante volte ha pensato il finalmente. Forse ha davvero troppa poca pazienza, ma… pazienza.
«Una…»
«Una bottiglia d’acqua naturale, per favore.»
Sasuke s’acciglia. E quella da dove è spuntata adesso?
Non vuole fare questione, non davanti ad altri che potrebbero ritenerlo bambino, ma, in quanto figlio di un poliziotto, sente di possedere un senso d giustizia superiore ad altri – studierà giurisprudenza per un motivo, poi – e di doverlo attivare davanti a tali… ingiustizie.
«Signorina, c’ero prima io» le fa notare, tentando di mostrarsi gentile. Non ci riesce, perché la nota di stizza è ben udibile, ma non si stupisce. Si preoccuperebbe del contrario, al massimo.
La ragazza lo guarda con aria sorpresa. Finge forse di non essersene accorta? Sasuke ne conosce troppi di questi furboni, non ci casca. Si aspetta un mi spiace, ma non ne sarà persuaso.
«Si sbaglia» gli dice invece lei, «sono certa che ci fossi prima io.»
Ha una faccia tosta, nega l’evidenza. Sta in coda da quando? Una buona mezz’ora che è parsa soltanto mezza eternità? E quella pretende che se ne stia zitto?
«E poi si tratta di qualche secondo» gli dice ancora, nervosetta.
Al che, Sasuke si decide a rispondere: «Non è il problema di qualche secondo.» Perché è davvero di qualche istante che si tratta, visto che la ragazzina ha già preso la sua acqua e ha già pagato. Sasuke si avvicina alla commessa, mentre quella rimane lì di fianco a lui, come se volesse proprio litigare. «Una bottiglia d’acqua naturale» ordina, lasciando già i soldi sul bancone. «Il problema» riprende, rivolgendosi ancora alla ragazza e afferrando la bottiglia d’acqua, «sta nella maleducazione delle persone.»
«Sai, non potrei essere più d’accordo di così» gli sorride.
«Me ne compiaccio.»
«Soltanto, non sono io la maleducata, non ci pensare» sospira profondamente, e Sasuke la guarda storto. «Ah, non esistono più i galantuomini di una volta!»
«Tutto è in continua evoluzione. Se è per questo, non esistono più nemmeno le donne spudorate e cortesi» borbotta Sasuke.
«Mi stai dando della spudorata? Ma come ti permetti?»
Lui alza le spalle, districandosi tra la folla che ha trovato anche nel percorso a ritroso. Ma perché quella lo sta seguendo, che vuole? Meglio per lei che se ne vada. «Non mi piace ripetermi. E ora è meglio se vai via, mi stai irritando.»
La ragazza sbuffa, gli scaglia contro un’occhiata truce. E’ già nervosa per gli affari suoi, non può certo mettersi a confabulare con una ciminiera ambulante. E’… semplicemente odioso.
«Bene, allora ciao» lo saluta, acida.
Mentre si incammina all’esterno di quel locale di pazzi, getta prima un’occhiata al ragazzo sconosciuto che pare cercare una persona, visto che si gira intorno senza sosta, e l’orologio: è ora.
Spera proprio che Sasuke non sia come quel tipo lì.

 
 
 

*

 
 
 

Nel frattempo Naruto si è liberato dal calore del bar per gettarsi sotto quello della spiaggia e del sole di mezzogiorno, a picco.
Anche la spiaggia è molto affollata, ma non importa, lui riuscirà a trovare Sakura. Anche perché, riflettendoci, ormai non ha più scelta, visto che avrà sicuramente fatto arrabbiare il teme, sparendo così su due piedi. Un bell’incontro può risollevare la giornata.
Vede bambini che giocano a pallone o a ping pong – vorrebbe fare una partita anche lui… – e famiglie felici. Intravede anche dei gruppetti di ragazze e ragazzi, misti, che ridacchiano insieme, ma la loro lontananza dal bar gli impedisce di etichettarli come amici di Sakura.
La voce che sente all’improvviso è un indizio più che valido.
«Ah, ma quando ci mette? Sono stanca di aspettare!» dice la voce.
Naruto si volta e la vede. E’ bionda, ha gli occhi assottigliati e le braccia al petto. Al suo fianco, una ragazza dai lunghi capelli corvini e vagamente a disagio per le occhiate che alcuni ragazze le dedicano. «Pazienta, dai, non tarderà molto. Anche perché è ora» dice lei, dolcemente.
Bingo, bingo!
«Salve ragazze!» saluta, avvicinandosi affidabile. E’ sicuro che siano loro. Quella Sakura, poi, assomiglia parecchio, per carattere, a Sasuke. Si troveranno proprio bene insieme, ne è certo.
«E tu sei…?» domanda la bionda, aspettandosi la risposta che Naruto le darà.
Naruto ride, carinissimo e affidabile. «Sono la persona che state cercando, presumo! Piacere, io son-»
«Ma allora tu sei Sasuke!» sbotta la bionda, abbracciandolo di slancio.
Il ragazzo arrossisce di botto, non si aspettava una simile reazione, né un fraintendimento del genere. Si divincola, prova a liberarsi dall’abbraccio a polipo – la mente ritorna al polpo che ha mangiato in mattinata. Che fosse una vendetta?
«Sei veramente carino, Sasuke!» lo anticipa lei, prima che possa spiegarsi e chiarirsi. «Molto meglio di quello che mi aspettassi! Poi sei biondo, occhi azzurri, alto, slanciato, e tanti belli aggettivi che ti si addicono! Non potevo immaginare di meglio!» Stacca la stretta, così che Naruto possa sentire di nuovo le ossa, ma le mani rimangono comunque ancorate sulle sue spalle. Lo scuote. «Sì, direi che rosa e biondo stanno bene insieme! Vero, Hinata-chan?»
L’altra ragazza annuisce timidamente.
«No, aspetta, c’è un equivoco» tenta di spiegarsi Naruto, sorpreso nell’aver trovato una persona loquace quanto lui. E’ felice di aver assuefatto le orecchie di Sasuke al suo parlottare, così non troverà difficoltà con l’irruenza di Sakura.
Lei, intanto, non da molto peso alle sue parole; forse non le ha nemmeno sentite. Lo afferra per il mento, stavolta, e lo gira da più parti. «E noi che ci aspettavamo occhi strabici, sopracciglia enormi e naso abnorme! Sei perfetto, Sasuke-kun! Posso chiamarti Sasuke-kun?»
«Ino-chan, lascialo parlare, per favore» propone sottovoce Hinata, imbarazzata del tutto.
«Vedrai, Sasuke-kun, ti piacerà la nostra Frontespaziosa, meglio conosciuta co-»
«Ma io non sono Sasuke.»
«… me Sakura…»
Naruto strabuzza gli occhi alla notizia, e la ragazza fa lo stesso. Gli pare di starsi specchiando, se non fosse per i lineamenti – dell’altra – naturalmente femminili.
In quanto a espressione sono due gemelli.
«Ma quindi tu non sei Sasuke-kun!»
«Ma quindi tu non sei Sakura-chan!»
Dicono insieme.
«C’è stato un errore» riassume Hinata per tutti, facendosi piccola piccola.
Naruto, inizialmente sotto shock, si riprende per primo. Porge entrambe le mani, una alla ragazza bionda ed espansiva e l’altra a quella timida – è conveniente, si risparmia fatica e forze. «Beh, non sono Sasuke, ma piacere lo stesso! Mi chiamo Naruto Namikaze!» si presenta allegro.
«Ino, Hinata, finalmente ce l’ho fatta a uscire di lì.»
Una ragazza dai capelli rosa entra in scena, affiancandosi alle due tipe che stanno stringendo le mani a Naruto. Guarda la scena con divertimento profondo.
«Vedo che avete fatto conoscenza» sorride la nuova arrivata, inclinando la testa di lato e mostrando i denti bianchi e dritti. «A vista mi pare che siate state più fortunate di me. Non potete immaginare con che scorbutico ho avuto a che fare lì dent-»
«Dobe, che cavolo stai facendo, ti ho cercato ovunque!»
I volti di tutti i presenti si voltano verso Sasuke.
«Che bonazzo che è quello» afferma Ino, apprezzando la visione che ha davanti.
«Shikamaru-kun non sarebbe d’accordo, Ino-chan.» La sentenza bisbigliata di Hinata.
«Scusami teme, poi ti spiego» ridacchia invece Naruto, grattandosi la testa. «Ah, ragazze, comunque è lui Sasuke!»
Ino vorrebbe ridere per l’apprezzamento che ha appena fatto sul fisico della nuova e possente fiamma di Sakura, ma si trattiene alla vista degli occhi della sua migliore amica che si spalancano. La stessa si volta alle spalle e fissa il ragazzo.
«Sa-sasuke?»
Sasuke alza le sopracciglia. «Ancora tu?»
Chi è quella ragazza e perché pare conoscerlo? Fissa Naruto, ha uno sguardo supplice di pietà sul viso, misto a un sorrisone smagliante. Dovrà dargli molte spiegazioni, quel dobe.
Già.

 

 
 
















 

Salve! *--------*
Sono reduce dal mio primo giorno universitario e, come credo sia accaduto a tutti coloro che si sono imbattuti in una nuova realtà, mi sento alquanto scossa. L’unica cosa che mi rimette un po’ in sana salute è la fanfiction. Questa fanfiction, che io sto cominciando ad amare. <3
Non abituatevi troppo a questa velocità negli aggiornamenti! XD E’ che c’ho già i capitoli pronti! XD Anche il prossimo è già pronto e revisionato, mentre quell’altro dopo l’ho cominciato. Adesso vedrò un po’ di adeguarmi coi ritmi universitari e di proporvi degli aggiornamenti sempre decenti! ^_____^
Al massimo – spero – vi farò attendere una settimana. Anche questo volevo pubblicarlo tra un paio di giorno, ma mi sa che il 10 il fandom sarà pieno di belle fanfiction per il compleanno di Naruto-chan, quindi mi sono anticipata! Cx
Spero che non vi dispiaccia! :D
Le visite che vedo per i capitoli mi lasciano abbastanza soddisfatta, e ve ne ringrazio.
Voglio ringraziare anche le persone che hanno aggiunto tra le preferite (4), ricordate (2) e seguite (20). E anche chi ha commentato o solo letto! Non sapete quanta gioia può dare anche un solo numeretto in più in quelle recensioni, per cui, se potete, ditemi la vostra! ;)
Vi lascio, come sempre, un piccolo anticipo del prossimo capitolo, e frattanto che voi leggete, io vado a rispondere alle vostre splendidissime recensioni. <3
 
 
Dal Capitolo Tre:
 
Quando le aspettative si infrangono a colpi di martello, l’animo viene sempre scosso in peggio. Sakura si paragona a una monetina lasciata cadere a terra dalla sorte, che gira e gira e gira ancora, speranzosa, producendo quel suono cristallino e acuto che dà speranza; poi, quando infine tonfa a terra, smettendola di roteare all’impazzata, terminano tutte le illusioni fatte.
Sakura sa che più ci si aspetta e meno si riceve.

   
 
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