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Autore: Anle    30/04/2007    3 recensioni
1)Sweet blood - An half-blood kiss
[...]Le sfuggì un sorriso triste. «E’ solo stupido sangue. Nient’altro»[...]

2)Sweet darkness – Fear of a fake Memory
[…] Per un attimo, per uno solo, quelle piccole memorie vengono a sussurrarci ricordi agrodolci.
Per un momento, anche se unico, la notte non sembra poi così nera.[...]

Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sweet darknees

Fear of a fake Memory

 

 

 

Era buio. Solo alcune candele rischiaravano l’ambiente, dando una breve illusione di penombra.

Dei passi risuonavano tiepidi per il castello. La loro eco che si perdeva dolce nei meandri della notte.

Stanchi, i piedi si trascinavano pigri lungo il corridoio di marmo.

Era tardi. Un orologio, da qualche parte, segnava la mezzanotte passata.

 

Non importa.

 

Si stropicciò gli occhi assonnati, distogliendo per un po’ la stanchezza.

Da qualche parte, le stelle stavano a guardare la terra, senza troppo interesse.

 

Fa niente.

 

Scrutò un ultimo appunto, scarabocchiato malamente su d’una pergamena nella sua mano.

Il finto riflesso di luce delle candele si burlava dei suoi occhi, indifferente.

 

Dannate ombre.

 

Da qualche parte, i fiori socchiudevano la propria corolla, attendendo di nuovo la luce.

 

Magari il sole sorgerà più tardi, domani.

 

Una lunga pila di libri se ne stava accoccolata sul suo petto, opprimendole il respiro dolorosamente.

Sbadigliò. No, non ci sarebbe stata nessuna mano a coprire la sua bocca.

Da qualche parte, la gente sognava nei caldi letti.

 

Che dormano.

 

Le ultime nozioni apprese ancora vorticavano nella sua testa.

Alcuni, invece, ti scrutano proprio ora, mentre cammini, leggi o, semplicemente, hai un gran sonno che vorresti appagare.

 

Fastidio.

 

Un improvviso prurito le punse il palmo della mano.

Di nuovo. Ancora una volta. Un’altra stupida volta.

Le sue unghie graffiarono l’epidermide arrossata, dove una piccola cicatrice spiccava insolita. Si fermò in mezzo al corridoio, come colta da sgomento.

 

Fingi di non vedere. Lascia perdere.

 

Il suo sguardo si rabbuiò.

Già. I ricordi sono dolorosi. Eppure è così dolce lasciarsi cullare da essi.

 

Distogli lo sguardo. Ora.

 

Forse, è per questo che non smettiamo di rivivere quegli attimi?

 

No, non lo fare. Sai che te ne pentirai.

 

Accarezzò con le labbra il piccolo segno.

Dolcemente ne delineò la forma, piano ne percepì il calore. Impresse la sua immagine sulla propria bocca, lentamente.

Quasi avesse paura che scomparisse d’un tratto.

 

Che sciocchezza.

 

Ma come poter anche solo pensare una cosa del genere?

No. Sono segni indelebili quelli. Racchiudono cose che pensiamo di aver già dimenticato, di aver solo immaginato. Sperato.

 

Basta, ti prego.

 

Per un attimo, per uno solo, quelle piccole memorie vengono a sussurrarci ricordi agrodolci.

Per un momento, anche se unico, la notte non sembra poi così nera.

 

E’ solo un’ illusione.

 

Ma l’attimo s’ infrange. La limpida superficie s’ increspa, spargendo, qua e là, venature di dolore.

Riprese a camminare. Ora la sua mano ciondolava lungo il fianco, abbandonata dolcemente nelle braccia dell’oblio, destinata ad essere dimenticata.

La vista divenne d’improvviso ancora più annebbiata.

 

Che fai, piangi?

 

Barcollò un poco. Ora, le gambe le tremavano. Si morse un labbro per rimanere lucida.

 

E’ inutile.

 

Si costrinse a proseguire. Mise il piede destro avanti, poi l’altro.

Frammenti di cristallo giacevano sul pavimento scompostamente. Li calpestò.

Chissà, forse per puro caso.

 

Non credo.

 

Si fermò, di nuovo. Tentò di dissuadere le lacrime a fuoriuscire, invano.

Stringeva convulsamente i libri, cercando in essi un appiglio. Le nocche le si fecero bianche per lo sforzo.

Era troppo poco.

 

Perché insisti?

 

La stanchezza vinse, un’altra volta.

I libri scivolarono via dalle sue mani, con una cadenza esasperante.

Non fecero quasi rumore. Forse, non caddero neanche.

 

E’ così facile perdere l’equilibrio.

 

Si lasciò cadere a terra. Le mani rivolte in avanti per arrestare la caduta.

Il marmo sembrava di plastica. Non pareva reale. Forse, non lo era per davvero.

 

Povera Mezzosangue.

 

Dilatò le pupille.

Questo non era reale. Questa era la cosa più falsa tra tutte.

 

Sì, tu. Mudblood.

 

«Zitto.». Un sussurro scaturì dalle sue labbra secche.

Le dita chiuse nei pugni umidi di lacrime ripresero colore.

 

Stupida. Mezzosangue.

 

La voce, quella voce, sembrò scemare.

Sorrise appena.

«Tu menti.». La sua parola assunse una sfumatura di sicurezza. «Ora siamo uguali.»

Scrutò il palmo della sua mano. C’era un taglio fresco sopra. La cicatrice era svanita.

 

T-ti sbagli.

 

Tentennò. Il tono era flebile.

«Che fai, balbetti?», domandò beffarda. Si rialzò, anche se a fatica.

 

 

Si voltò. Una figura pallida e frammentata, ora, si trovava di fronte a lei.

La debole luce giocava con quella pallida proiezione: la sua paura.

«Tu non esisti.», affermò convinta.

 

Come fai ad esserne così sicura?

 

Il tono era appena udibile.

Scosse la testa. «Lui non mi avrebbe mai chiamata così. Non più almeno.»

La falsa immagine di Draco si affievolì ancor di più. La sua consistenza divenne aria.

 

Ti stai illudendo.

 

Riuscì a dire la voce, mentre le parole si confondevano confuse.

I suoi occhi si ridussero a due fessure.

«Vattene!». Hermione gridò con tutta la voce che aveva in corpo.

Ne uscì davvero qualche suono? Così sembra.

 

Nooo….

 

Un ultimo grido soffocato e la figura si dissolse. Silenzio.

Il cuore le palpitava rapido, ma non riusciva a sentirlo.

Tutto intorno a lei si oscurò. Buio. Freddo.

Una risata beffarda giunse come eco della sua debole coscienza.

E se quello che aveva detto fosse vero? Si stava soltanto illudendo?

Cercò conforto nella piccola cicatrice bianca, invano.

“No, no…”. Nulla. Le tenebre erano indissolubili.

Riprese a singhiozzare. Lacrime senza consistenza le rigarono il volto.

Persa. Persa dentro di sé, dentro la sua sciocca realtà sfocata.

Stava per abbandonarvicisi. Sarebbe stato straordinariamente dolce e semplice.

 

Svegliati.

 

Un suono così dissonante dal resto che la circondava le riempì la testa.

Era calmo e melodioso. Sembrava così reale…

 

Svegliati.

 

Un tocco le sfiorò le labbra. Era umido ed incredibilmente caldo.

Sobbalzò.

Una luce incominciò ad avvolgere le ombre intorno a sé.

 

Hermione, è tardi.

 

«Draco…», disse piano, «sei tu…?». Ora la sua voce non era più afona.

 

Sì.

 

No, non si era sbagliata. Quella risposta l’aveva udita veramente.

Ormai c’era un chiarore assoluto, quasi insopportabile.

Sorrise. «Grazie.».

 

 

Tutto intorno a lei scomparve e la realtà ebbe il sopravvento.

Per fortuna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

 

Sì, alla fine ho ceduto. Ecco un altro esperimento.

Spero vi piaccia. Fatemi sapere. ^^

 

 

Anle

 

  
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