It’s so F L U F F Y
 

 
Capitolo Due: Un bambino impertinente

Prendersi cura di un bambino che puzza ancora di latte a quattordici anni è un’impresa, un’esperienza da lanciare nel dimenticatoio allo stesso modo in cui si getta un foglio di carta arrotolato in un secchio distante.
Non che Naruto nutra il desiderio impellente di diventare genitore – non ha neanche la ragazza, quindi… –, ma dopo la giornata trascorsa a casa Uchiha sa che ci penserà molto bene, che conterà fino a mille, prima di mettere al mondo un suo discendente.
«Tu non sei un bambino» farfuglia contro il volto paffuto di Sasuke, seduto comodamente nel seggiolone, «perché i bambini sono l’immagine dell’innocenza e della purezza, come degli angioletti scesi dal cielo, mentre tu rassomigli più a un demone inviperito. Capisci? C’è qualcosa che non va in te.»
Non sa se Sasuke, un anno e qualche mese di capricci, lo comprenda o meno; fatto sta che gli sorride – ghigna – semi sdentato com’è, mostrando quell’unico, piccolo, appuntito – e quindi per nulla innocuo – dentino che gli è spuntato da un po’, col quale già sventra peluche e cose di qualunque tipo gli capitino a tiro.
Lo stesso unico, piccolo, appuntito – e quindi per nulla innocuo – dentino è stato causa del fossetto che Naruto si ritrova sul pollice. Sua colpa: ha tentato di dar da mangiare  al mostriciattolo in un modo alternativo – ovvero ficcandogli il cibo direttamente in gola, anche se sempre con tanto amore – dopo che Sasuke ha sputacchiato la sua pappa ovunque, sbattuto il cucchiaio sul seggiolone per quattro volte e gorgheggiando suoni cacofonici di dubbio significato. Adesso, forse per rappresaglia, il bambino batte anche la manina sul seggiolone, agitando, al contempo, i piedini, lasciando quindi intravedere l’assenza di una delle sue scarpine.
All’improvviso, lo stesso cucchiaio tutto macchiato di pappa gialla che Sasuke tiene stretto tra le dita grassocce vola via, sfilando e atterrando delicatamente sulla fronte di Naruto, che blatera un ahia di disappunto, mentre Sasuke gli regala una risatina divertita.
«Ripeto. C’è qualcosa che non va in te!»