Genere: introspettivo, drammatico
Personaggi: Piton
Era: Harry a Hogwarts
La prima colazione, dopo la Cruciatus notturna cui
Voldemort l’ha lungamente sottoposto, no, Severus non riesce proprio a
gradirla, ma l’affronta con orgoglio, il capo dolorosamente ritto in mezzo agli
studenti.
(Tratto da “Luci e ombre del cristallo – ovvero – La
Studentessa”: Cap. 8 – Natale a casa Malfoy)
Colazione in Sala Grande (Ida59)
Scrollò il capo
davanti al riflesso nello specchio: troppo pallido, troppe occhiaie, troppe
rughe incise sul volto stanco e scavato. Dimostrava almeno dieci anni di più
dei suoi quasi 36 anni.
Troppe Cruciatus, negli
ultimi mesi, per indispensabili
informazioni non rivelate e per torture non praticate con la pretesa crudeltà.
La Cruciatus di
Voldemort ogni volta lasciava il
segno dolorosamente più a lungo[1], la
testa che scoppiava il mattino dopo in Sala Grande, mentre le grida degli
studenti si sovrapponevano, in fin dei conti perfino gradite, sebbene gli
trapassassero impietosamente il cranio, a ben altre urla che ancora gli
inchiodavano l’anima.
Così tornava lentamente a rivivere in quest’altra realtà
diurna, così meravigliosamente insignificante e monotona, anche se così a lungo
vituperata quando era ancora la sua unica realtà d’attesa. La rimpiangeva, ora
che danzava su quel filo sottile, tra la vita e la morte, il bene ed il male,
la luce e le tenebre.
Era sempre più penoso camminare orgogliosamente ritto in
mezzo ai tavoli vocianti, i muscoli ancora irrigiditi dal dolore, le ossa
brucianti e la pelle tesa fino al punto di lacerarsi. Ma non avrebbe mai
ceduto, mostrando loro il suo strazio. Anche sedersi era un tormento, quasi le
giunture delle ginocchia non funzionassero più dopo tutto quel tempo passato
alla impietosa mercé del suo odiato Signore d’un tempo.
Di mangiare, neppure se ne parlava, nonostante la gentile
insistenza di Minerva: lo stomaco si rifiutava recisamente, ancora orrendamente
contorto, e poi l’intestino non sarebbe stato in grado di svolgere il
necessario lavoro.
No, si limitava a sorbire solo un po’ di tè caldo, giusto
per ritrovare un po’ di tepore, riuscendo a fatica a dominare il lieve tremore
alle mani che ancora non lo voleva abbandonare.
Poi la nuova giornata di lezione, sempre tediosamente e
gradevolmente uguale alla precedente, ancora e sempre a leggere il sospetto
negli occhi degli allievi ed il forzato rispetto nello sguardo dei colleghi,
imposto ed ottenuto solo grazie all’autorità di Silente.
Quel mattino della vigilia di Natale avrebbe solo voluto
dormire ancora un poco, ma con l’agognato sonno arrivava il consueto tormento
degli incubi ed anche quella breve pace gli era negata.
Erano sei mesi, ormai, che mangiava poco e dormiva meno.
Maledizione, c’era un motivo più che valido se perdeva peso a vista d’occhio e
diventava sempre più pallido!
[1] Per onestà intellettuale devo
riconoscere che l’idea originale appartiene ad
una splendida storia di Doc_Ste pubblicata sul Sotterraneo di Piton con
il titolo “Severus, uomo, professore, spia, mangiamorte…”. Poi le carissime
Niky e Alexia (Nykyo e Boll11 per i lettori di EFP) hanno di recente rinverdito
questo ricordo.