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Autore: Gillian10    23/10/2012    6 recensioni
Fine della puntata 2x04: La prova più difficile. Cal che chiede a Gill di rimanere a dormire da lei e dopo un abbraccio che mi ha fatto sciogliere la puntata finisce e ci lascia solo immaginare cosa possa essere successo quella notte... io non ci sto! E' la mia prima ff quindi per favore siate buoni! Buona lettura! :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POV GILLIAN

Era una giornata piovosa e fuori si stava scatenando un temporale. Le dense nubi non permettevano nemmeno ai raggi di sole più impertinenti di fare capolino attraverso le finestre della camera di casa Foster, che dopo tanto tempo aveva finalmente accolto durante la notte una figura maschile.
Gillian infastidita dal rumore che produceva la pioggia, stava uscendo dal modno dei sogni e entrando nel solito periodo di confusione che separa il sonno profondo dal risveglio vero e proprio. La sua mente, erò,
impiegò poco tempo a capire che non era una mattinata come le altre, c’era qualcosa di diverso anche se ancora non riusciva a focalizzare cosa rendeva quel risveglio differente dagli altri.

Poi notò un “piccolo particolare”.

Le sue mani stringevano quella di un uomo, che a sua volta da dietro la stava abbracciando, ancora perso nel mondo dei sogni. Quell’uomo, naturalmente, non era un uomo qualunque ma era il suo “ migliore amico”, il caro Dottor Lightman.
Di colpo tutti i ricordi di cos’era successo la sera precedente fecero irruzione nella mente di Gill.
La visita di Cal, l’abbraccio, la cioccolata calda, Chocolat, e poi… il sogno. O meglio, l’incubo. Eric che puntava la pistola alla testa di Cal e lei che lo pregava di non sparare. Era stato terribile, come se fosse tornata indietro nel tempo di qualche ora. Ma poi Cal l’aveva svegliata e come sempre era riuscito a farla calmare e perfino a sorridere. Dopo essere riuscito nel suo intento, però, l’aveva abbracciata; un abbraccio cosi intenso che era come se Gillian potesse avvertire quella sensazione di completezza tutt’ora. Un abbraccio pieno di scuse, di sentimenti repressi, di paura, e allo stesso tempo di sollievo, di rimorsi e soprattutto di affetto.
Una carica energica di affetto che solo Cal avrebbe potuto darle. E poi, come se si fosse vergognato, si era alzato e si era diretto verso la porta. Gillian non poteva lasciarlo andare così perché era sicura che se fosse rimasta sola in quella camera non sarebbe riuscita a chiudere occhio senza che l’incubo si rifacesse vivo nel sonno. Inoltre aveva la sensazione che anche Cal, scosso dagli eventi della giornata, non avrebbe dormito serenamente da solo. Entrambi avevano bisogno del sostegno dell’altro. E cosi gli aveva semplicemente chiesto se poteva rimanere a dormire li.

Ora con la mente lucida non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto: come aveva potuto semplicemente chiedere a Cal di dormire con lei?!

Ma ormai era inutile stare a pensare come ne fosse stata capace. Il problema ora, se così vogliamo chiamarlo, era un altro: era sicura di essersi addormentata sul suo lato del letto e che Cal aveva fatto altrettanto. Lui le aveva dato il bacio della buonanotte e poi, l’uno con la consapevolezza di avere l’altro accanto, erano velocemente entrati nel mondo dei sogni, stanchi come erano dopo una giornata del genere.
Ora però la situazione era radicalmente cambiata. Erano entrambi distesi sul fianco destro e cal la stava abbracciando da dietro, mentre Gillian stava stringendo la mano dell’amico tra le sue. Non era proprio una posizione da migliori amici ma questo problema non era nemmeno preso in considerazione dalla nostra Gill. Nei suoi ricordi non riusciva a trovare una notte in cui avesse dormito cosi bene da due anni a questa parte. Sarebbe potuta rimanere in quella posizione in eterno ma il suo lato razionale questa volta prevalse e, non senza un grande sforzo, si decise ad alzarsi.

Cercando di non svegliare l’amico si alzò dal letto e andò in bagno. Si guardò allo specchio; il suo asspetto non era dei migliori ma era del tutto giustificato dagli eventi del giorno precedente. Guardò l’orologio e vide che erano le nove passate; solitamente se si fosse svegliata a quell’ora sarebbe andata nel panico per il ritardo a lavoro, ma quella mattina poteva restarsene rilassata perché il Lightman Group sarebbe rimasto chiuso per due giorni in seguito a tutto quello che era successo. Si rese presentabile, poi andò in cucina e cercò di preparare una colazione decente per lei e il suo migliore amico ancora immerso nel mondo dei sogni.

POV CAL

Dei rumori provenienti dalla cucina svegliarono definitivamente Cal, che ormai da qualche minuto stava tornando alla realtà.
Anche senza starci a pensare troppo la sua mente ricordava benissimo cosa era successo e sapeva che non se lo sarebbe dimenticato facilmente. Durante la notte si era svegliato e si era ritrovato abbracciato a Gillian, con lei che gli stringeva la mano. Non aveva nemmeno pensato a spostarsi e a tornare nel suo lato del letto. Aveva semplicemente richiuso gli occhi e strinto un po’ più a se l’amica.
Non gliene era fregato niente in quel momento. Aveva avuto bisogno di sentirla vicina e così aveva fatto, punto.
Ora era imbarazzato, cosa avrebbe detto a Gillian?
Si era già svegliata e alzata, quindi l’opzione di spostarsi e far finta di niente era scartata. L’unica cosa che poteva fare era alzarsi dal letto; si stava stiracchiando quando sentì provenire dalla cucina una melodia, anche se era a volume veramente basso riconobbe che era musica classica. Tutto questo lo riportò con i pensieri a quella volta che era entrato nell’ufficio di Foster, con la stessa musica di sottofondo…
Scosse la testa come per cacciare quei pensieri  ma non ci riuscì, così andò in bagno e si sciacquò il viso con l’acqua fredda. Questa volta funzionò, così finì di rendersi presentabile e si avviò verso la cucina.

Gillian stava armeggiando ai fornelli e canticchiando la melodia di sottofondo; non lo aveva ancora sentito arrivare.
In quel preciso istante, mentre la guardava da dietro, Cal provò una strana sensazione, qualcosa di nuovo. Era davanti a lui, di spalle, ignara di tutto, si muoveva con una delicatezza quasi surreale, accompagnando il tutto con il suo canticchiare. Cal era come rapito dai suoi movimenti e non riusciva a distogliere lo sguardo. Provò un’ondata d’affetto enorme per quella donna che c’era sempre stata per lui, per una confidenza, per un supporto e quando ce n’era bisogno anche per una bella ripassata. Era un’anima pura e innocente e Cal non poteva fare a meno di proteggerla con tutti i mezzi che aveva a disposizione da qualsiasi cosa o persona che potesse farle del male. Compreso se stesso. Perché…

“OH MIO DIO CAL!!!”
Immerso nei propri pensieri il nostro scienziato non si era accorto che Gill si era girata e non avendolo sentito arrivare si era presa un bello spavento, volando in aria le fette di pane appena tostato.
Cal non riuscì a trattenersi davanti a tale scena e scoppiò a ridere. Senza smettere si avvicinò a Gillian, che come lui stava iniziando a ridere, e l’aiuto a raccogliere il pane tostato caduto a terra.

“Non sapevo di farti questo effetto tesoro”

Era più forte di lui, il silenzio stava diventando troppo pesante e doveva sdrammatizzare a tutti i costi. Ma sdrammatizzando questa volta non risolse molto, anzi si incasinò ancora di più visto che le guance di Gillian presero fuoco mentre il suo cuore iniziò a battere alla velocità della luce. Si alzò e aiuto Gill a fare lo stesso, poi senza lasciarle la mano si avvicinò e le diede un delicato bacio sulla guancia, accompagnato da un “ E comunque, buongiorno tesoro, dormito bene?”
Un istante dopo aver formulato la frase si rese conto di ciò che aveva detto e fatto e imbarazzatissimo le lasciò la mano e spostò lo sguardo.

“B..buongiorno Cal… ho dormito benissimo grazie.. e tu?”

Cal non poteva credere a quello che le sue orecchie avevano sentito e non potè fare a meno che sorridere e rispondere: “ Lo stesso..”.
A questo punto la tensione nell’aria era talmente densa che si sarebbe potuta tagliare con un coltello e tocco quindi di nuovo a Cal rompere il ghiaccio.
“Si sta facendo un po’ tardi e il mio stomaco comincia a risentirne.. posso mangiare qualcosa con meno di 500 calorie o in questa casa è proibito?”
Una persona normale si sarebbe potuta offendere con una frase del genere, ma non Gillian, Cal lo sapeva e infatti  accompagnò la provocazione con uno di quei sorrisi che regala solo a lei.
“Lo sai benissimo che qui è assolutamente vietato… ma c’è la possibilità che io abbia fatto un’eccezione per il mio amico inglese.”
Detto questo indicò sul tavolo una tazza di the e delle fette biscottate con marmellata.
“Addirittura! E io che mi ero già rassegnato a dover mangiare un budino al cioccolato!”
Questa affermazione costò al nostro caro dottorino una delicata, ma decisa spintarella da parte dell’amica, che tutto si aspettava tranne la reazione di Cal: “Grazie Gillian”. Disse semplicemente questo. Gli sembrava di non poter dire altro in quel momento. Ma un “grazie” anche se semplice, sapeva che destava sempre stupore nelle persone se usciva dalla sua bocca. E cosi successe anche per Gill, ma fece presto a riprendersi, perché Cal, già seduto a tavola si sentì dire con tono provocatorio: “Beh, cosa pensavi? I budini al cioccolato sono solo miei.”

Non deludeva mai!

Iniziarono a chiacchierare del più e del meno e per Cal fu facile dimenticare tutto l’imbarazzo di prima. Era tornata la naturalezza che regnava sempre quando si trovava con lei, la spontaneità più pura di questo mondo.  Passò quasi un’ora senza che Cal se ne accorgesse.

Furono entrambi richiamati ala realtà quando il cellulare di Lightman squillò. Era Emily.

Si era dimenticato che non le aveva ancora raccontato niente e ora lei era arrivata a casa e al numero dell’ufficio non le rispondeva nessuno. La tranquillizzò dicendole che le avrebbe raccontato tutto e che stava venendo a casa.
“Gill scusa ma devo andare.. sai Emily è a casa e non le ho ancora detto nulla e…”
“Si, si tranquillo non ti preoccupare.. ti vado a prendere il cappotto”
Cal si alzò dal tavolo e si avviò alla porta; passando in salotto vide le tazze della sera scorsa e non potè trattenere un sorriso ricordandosi quei momenti.

“Perché quel sorriso?”
Gillian era tornata con in mano il cappotto di Cal. Lo indossò e si avviò alla porta sempre sorridendo mentre la collega lo seguiva con un’aria interrogativa sul volto.
Una volta arrivati Gill aprì la porta e Cal fece per uscire, ma si fermò prima di varcare la soglia.
“Sorrido perché mi sono divertito Gill, e sono contento. E per questo ti devo ringraziare, e soprattutto per la tua ospitalità.”
L’amica lo stava guardando con un’aria tenerissima e appena finì la frase gli buttò letteralmente le braccia al collo per abbracciarlo. Rispose a questo abbraccio con tutte le forze che aveva e le sussurrò di nuvo all’orecchio: “Grazie di tutto”.
La risposta fu la più dolce e sincera che Cal avesse mai ricevuto e quasi si commosse quando l’amica le disse: “ Io sono sempre qui Cal. Sempre. Ti voglio bene.”
Non avendo fiato per risponderle si limitò a stringerla ancora più forte per qualche altro secondo facendole capire che anche lui le voleva bene, così tanto bene che poteva essere comparato solo con quello che provava per Emily.  
Giunse il momento di sciogliere questo abbraccio e per Cal di andarsene da quella casa, non senza essersi girato ancora una volta indietro e aver sorriso alla sua migliore amica, mentre correva sotto la pioggia.

Si riparò in macchina e si tolse il cappotto già fradicio. Non accese il motore, doveva riflettere su quello che era successo. Appoggiò la testa allo schienale del sedile e chiuse gli occhi. Sentiva che qualcosa dentro di lui era cambiato, o stava cambiando. Provava qualcosa di più che una semplice amicizia per Gilian e non riusciva a capacitarsene. Dopo tutti quegli anni di Amicizia, con la A maiuscola come poteva vedere Gill in quel modo? Ma d’altra parte una piccola parte di se lo aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. Tutto quell’essere protettivi l’un con l’altro, capirsi con uno sguardo, battibeccare sulle decisioni dell’altro erano segnali di allarme che per tutto questo tempo aveva fatto finta di non cogliere. Ora gli erano stati sbattuti davanti, non sapeva se era Amore di già, ma sapeva che non era più amicizia. La cosa di cui era più sicuro, però, era che non poteva provarci con Gillian. Non in questo momento. Per quanto sentisse che anche lei provava gli stessi sentimenti, non poteva. Le voleva troppo bene. Lei poteva essere la sua donna ideale, ma lui, il lui di ora, non lo era sicuramente per lei. Aveva cercato con tutto se stesso di non trascinarla nei propri casini, e il più delle volte c’era riuscito. Ma Eric era la prova che non poteva proteggerla da tutto e che stare con lui avrebbe solo peggiorato le cose. Le voleva troppo bene per farle questo. Era un’anima pura e non se la sentiva di macchiarla, di contaminarla. Cosi, per quanto gli potesse fare male questa decisione, si fece una promessa. Doveva restare vicino a Gillian, ma come amico, come migliore amico.

Questa era la sua dimostrazione dell’amore che provava per lei. 

Angolo autrice:
Eccomi qua con l'ultimo capitolo! Premetto che mi sono emozionata quando l'ho finito perchè era la mia prima long fic quindi.. :') non voglio annoiarvi troppo con chiacchere inutili, quindi ringrazio tutti quelli che hanno recensito almeno una volta e anche chi ha solo letto. Un grazie speciale alle mie 5 pazze amiche di questo fandom che mi hanno sempre suguita e supportata <3 Detto questo vi auguro buona lettura e vi chiedo gentilmente di lasciare una RECENSIONE se vi va :) 

Baci, Gillian10

ps: scusate il cambio di nome improvviso, questioni personali.. prima ero Paccia96 ;) 
  
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