Guida alla comprensione e misteri di Saint Seiya
La Guerra Galattica
ANTEFATTO:
Tutto
ha inizio quando il vecchio nonché benestante Mitsumasa Kido ha la grandissima
sfiga di incontrare un tizio in punto di morte che ha la brillante idea di
affidargli una neonata.
E
fin qui tutto normale.
Sarà
stata l’ora, sarà stata l’età, tanto che il vecchio riccastro prende molto sul
serio le farneticazioni del tizio morente sul fatto che quella bambina sia la
Dea Athena e che va protetta, rispettata, amata e glorificata.
Così
Mitsu-sama ha una bellissima idea: pensa di usare i
suoi piccioli tintinnanti per fare il giro del mondo e conoscere nuova gente,
in particolare nuove donne, alle quali affidava il compito di “tenere in vita i
suoi geni”.
Ci
siamo capiti.
Ma
il piano di Mister Kido era in realtà più grandioso e pazzoide.
Avendo
così tanti figli, lui avrebbe potuto godersi la pensione lasciando i poveri
ragazzi a spaccarsi il culo per proteggere la mocciosa dai pon
pon viola.
Mooooolto
tempo dopo cosa succede?
La
terra è in pericolo.
Dannazione,
ma come mai?
Cos’abbiamo
fatto noi poveri terrestri per meritarci tutte le incazzatorie
Divine?
Bè,
sì, fatto sta che Saori/Athena/Lady
Isabel/Milady/Bratta-con-la-paletta-da-pizza ha un’idea a dir poco brillante:
far ammazzare i figli di suo nonno in un arena.
Mi
sfugge la logica di ciò: dunque, la terra sta per essere distrutta e tu, razza
di cretina, invece di radunare più forze possibili, spendi fior di miliardi per
costruire uno stadio e vedere i tuoi protettori ammazzarsi l’un l’altro?
Bè,
comunque: c’è da dire che i bambini, in tenera età, invece di andare a scuola
come tutti i bravi fanciulli furono spediti nei più remoti angoli del pianeta
per imparare a combattere ed adempiere al loro dovere di farsi ammazzare per quell’inutil… he-hem, per Lady
Saori, che è fin troppo buona, bella, educata e rifatta per spezzarsi un’unghia
a costo di salvarsi la vita.
Tra
i valorosi combattenti c’è lui, il protagonista, il giovane Seiya di Pegasus,
che non è neanche entrato in scena e già ci sono orde di guerrieri pronti ad
ammazzarlo.
La
prima comparsa del baldo giovine lo vede intento a pestarsi con un energumeno
alto quanto un Tirannosauro e sbavante come trenta Bulldog messi insieme:
l’invincibile Cassios, il cugino non troppo alla
lontana di Quasimodo, il Gobbo di Notre Dame.
Tutti,
nell’Arena del Grande Tempio, tifano per Cassios:
come può un marmocchietto mettere KO un mostro simile?
Eh,
no: la cosa sta proprio qui.
Essendo
il protagonista, Seiya sarà sempre accompagnato da sensazionali botte di culo,
altro che protezione di Athena, che lo aiuteranno a guadagnarsi da subito
l’antipatia dei suoi giovani telespettatori e telespettatrici di tutto il
mondo.
Comunque,
fatto sta che naturalmente Pegasus massacra Cassios
e, come se non bastasse, gli stacca pure un orecchio per farselo al sugo.
Così
facendo riesce a conquistare l’armatura di Pegasus, una magnifica combinazione
di latta e metallo riciclato con un gonnellino così sexy, ma così sexy, che da
questo momento in poi Pegasus mostrerà di più il sedere che la faccia; e da
notare l’elmo, una raffinatissima opera di un qualche autore d’arte
contemporanea, che rappresenta la testa mozzata di un cavallo assatanato dagli
occhi di caramella gelee alla fragola, in caso di un
calo di zuccheri durante uno scontro basterà leccare un occhio per sentirsi
subito meglio.
E
qui facciamo la conoscenza della prima persona che vuole tirare il collo del
nostro eroe come si fa col tacchino del giorno del ringraziamento: Shaina, la maestra di Cassios,
giustamente incazzata nera per aver fatto una gran figura di m***a davanti al
Gran Sacerdote di Atene.
A
lei poi si aggiungono dei tizi che rivogliono l’armatura di Pegasus, sostenendo
che Seiya non ne è degno (poveretti, avevano pure la loro ragione) perché è uno
straniero (banda di razzisti!).
Bè,
Seiya essendo l’eroe strafigo naturalmente lo spiattella al suolo e si dirige
verso Nuova Luxor (una delle tante residenze del Papa) per ritrovare sua
sorella.
Piccolo
problema: la sorella di Pegasus, Seika, è scomparsa
come il quadretto di cioccolato nella pubblicità dei Choco Kraves.
A
questo punto entra in scena Saori (ricordate?) che, pur essendo la
reincarnazione della Dea Athena, si ostina ad indossare gli addobbi dell’albero
di Natale come se fosse una cosa seria ed assolutamente normale.
Saori,
che pare tanto innocente ma sa essere anche una gran bastarda, ricatta Pegasus
dicendogli che farà di tutto per ritrovare sua sorella a patto che lui
partecipi al torneo da lei voluto per ammazzarsi con i suoi fratelli come da
suo nonno voluto.
Questioni
di famiglia.
E
lui, il cretino, che cosa fa?
Invece
di prendere l’enorme quadro dell’ormai defunto Mitsumasa e spaccarlo in testa
alla bomboniera vestita di pizzo, accetta l’offerta, ed eccolo sull’arena a
spaccare braccia, fermare cuori e fare piroette da far invidia ad un acrobata del
circo anche mentre è ad altissimo rischio di dissanguamento.
Adesso
lasciamo un attimo da parte la testa bacata di Seiya per concentrarci su un
altro personaggio.
Vedete
quel puntino in mezzo alla neve?
Quel
pazzo che se ne sta in canottiera nel bel mezzo di una landa ghiacciata e
deserta?
Bene,
è lui: osserviamolo più da vicino.
A
parte i capelli biondi e gli occhi azzurri, gli aspetti positivi sembrano
cessare.
Costui
è Hyoga del Cigno, e non è qui per fare i polaretti o
produrre gelato ma bensì per trovare la sua mamma, che si trova nelle
profondità dell’oceano su una nave invasa dalle alghe e da colonie di pesci
(probabilmente è una delle tante vittime del Titanic).
Il
nostro Hyoga ha una storia un po’ triste: non solo l’unica povera persona
rimasta su quella cazzo di nave era sua madre, ma la sua vita sarà un lutto di
parenti, amici, conoscenti e varie persone più o meno vicine a lui.
Pare
che il Cigno non possa fare a meno di uccidere le persone che conosce: e la
madre, seppur involontariamente, e l’amichetto che finisce sotto la crosta del
ghiaccio ed è ancora ricercato dalla guardia costiera, ed il maestro del suo
maestro, nonché il suo maestro.
Più
che in Siberia, Hyoga dovrebbe aprirsi un’agenzia di pompe funebri in Città.
Sì,
insomma, dopo aver portato il fiorellino (di provenienza ignota) alla mamma ed
averle assicurato di aver mangiato la frutta, la verdura, ed essersi lavato i
denti, le annuncia che andrà a Nuova Luxor per partecipare al torneo indetto da
quella sottospecie di persona meglio nota come Saori.
Allora
si avvicina tranquillo ad una montagna di ghiaccio presente in quel paesaggio
da secoli, e con molta tranquillità la spacca in mille pezzettini riuscendo ad
ottenere l’armatura del Cigno, completa di un’adorabile gonnellino molto stile
Guerriere Sailor ed un diadema con una papera che gli spunta dalla fronte, con
la quale spaventare i nemici e fare il bagno dopo le guerre.
Anche
Hyoga ottiene il suo trionfo: vince contro l’ultimo dei Moicani.
Ed
ora torniamo a Seiya: è il turno di battersi con Shiryu del Dragone, il gemello
di Sailor Mars in incognito.
Costui
ha sì un fisico atletico, un fighissimo tatuaggio che
se si sbiadisce può provocargli una leggera tachicardia, una chioma fluente
trattata con l’Herbal Essence,
ma ha anche un gran sfiga: il suo maestro, cugino di Yoda, sta morendo.
Oh,
caspita.
Ma
quello, in duecentoquarantarè anni che sta seduto su
un pizzo sperduto di montagna, proprio adesso doveva morire?
Allora
è necessario sbrigarsi: dopo che Shiryu spacca per bene la testa al Saint di
Pegasus che succede?
Questo
si rialza e, in meno di due secondi, individua il punto debole del Dragone, che
neanche lui sapeva di avere fino a quando non ebbe terminato l’allenamento.
Ovviamente
Seiya si rialza e colpisce il Dragone al cuore, e proprio mentre sta per
andarsene in pace in barella la fidanzata di Shiryu arriva a rompergli le
scatole dicendogli di colpirlo di nuovo, non per assicurarsi che fosse morto
bene, ma perché se non lo fa Shiryu ci lascia la pelle.
Invece
Seiya si rialza, scaraventa Dragone ed Andromeda contro il muro, e finalmente
lo portano via.
Il
giorno dopo Shun di Andromeda, il nostro quarto
personaggio, deve combattere contro Unicorn, che già
in precedenza ha avuto una brillante carriera come cavallino costretto da quella
piccola tiranna di Saori Kido.
Andromeda,
che oltre ad avere una mitica catena in grado di proteggerlo totalmente, ha
avuto in dono l’omonima armatura con in omaggio un meraviglioso paio di tette
da usare come scodelle per il ramen in mancanza di
“doni naturali”.
Inoltre
ha un magnifico casco da motociclista riutilizzato come casco, con impiantata
l’antenna per ricevere Sky ed i canali del digitale terrestre.
Ha
anche un vago aspetto da modella di Vogue,
se non fosse per la voce da fumatore incallito si potrebbe persino scambiare
per la fidanzata di Hyoga (chissà che non sia vero).
Comunque,
il piccolo Shun ad un tratto smette di calcolare il
suo avversario per narrare le sue memorie mentre la sua catena impazzisce
indicando il premio del torneo: uno strabiliante set di protesi in oro firmate Morellato, con tanto di arco in omaggio.
Il
vincitore avrà bisogno delle protesi, in previsione dei suoi scontri futuri,
no? (e considerando la straordinaria capacità di Saori di mettersi nei guai,
avrà bisogno di TANTE protesi!).
Comunque,
tornando a noi: quando la catena di Andromeda indica qualcosa, vuol dire che
c’è un pericolo.
Razza
di porta sfiga!
E,
con grande gioia di Shun, dal contenitore delle
protesi esce niente di meno che il suo caro, adorato, amato, desiderato,
fratello Ikki, il Cavaliere della Fenice (come ha fatto ad entrarci per me è e
sempre sarà un mistero).
Che
però ha piani ben diversi.
Per
prima cosa Ikki pensa bene di fregarsi le protesi d’oro, da rivendere a qualche
ricettatore, ed è accompagnato da ben quattro “loschi figuri” completamente
neri (ma non sono neri… sono solo sporchi!) che fanno
casino nello stadio per poi dileguarsi insieme al quinto protagonista.
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Rieccomi!
Premetto che rivedere le prime puntate
dei Cavalieri non mi ha fatto bene, ma vogliate perdonarmi!
Aspettatemi con la saga dei Cavalieri
Neri ;)