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La città
di notte
Spinge la
gente a ridere di un piccione bianco
Che vola
al buio.
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Ogni mente
si fa come il piazzale.
E i
pensieri sono rapidi e curiosi turisti giapponesi
Che si
accalcano incuriositi alla ringhiera
Per vedere
questo vulcano che sta per eruttare
Per vedere
il magna accumularsi sotto forma di bellezze
Come
cupole, cattedrali, basiliche, statue, parchi.
Si
accalcano alla ringhiera senza spingere, questi pensieri
E
osservano un vulcano che sta per eruttare
Un magna
di verità ustionanti che stanno per colmare
Il vuoto
desolante del piazzale
Illuminato
adesso soltanto da luci sporadiche
Gialle
come un ospedale nel dopoguerra
Intense
come lucciole abnormi
Lucciole
che non si vergognano di inghiottire le stelle.
Avanza il
magma, e lo senti gonfiarsi
Lo senti
sputare nella fresca brezza estiva
Mentre il
take away messicano è ancora aperto
Mentre
stanche coppie si avviano al locale
Vicino a
quella croce…
Che dicono
sia santa.
Si avviano
le coppie, stanche, ma brillanti.
Si muovono
tutti nel magma
E
dall’alto del piazzale sembra una grande fuga
Di
ridicole scintille
Che
tentano di emergere
Che
tentano si soffocare le altre
Per essere
le prime in testa alla processione che erutta
E sale
verso il lontano piazzale.
Non è la
tempesta che fermerà il magma
Nel nero
che copre il cielo come un telo
Volano
anche i piccioni bianchi
E le
panchine sporche del piazzale non saranno bagnate
Non
pioverà
Il vento
non tuonerà.
Solo,
erutterà, erutterà, erutterà.
E le
domande non si contengono più.
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“ Ci siete
stati al giardino delle rose?”
Chiede la
ragazza castana.
“ Certo
che ci sono stata! Una delle forche di maggio..”
risponde
la ragazza bionda.
I tre sono
adagiati sul vuoto del piazzale.
“ come al
solito me lo sono perso…”
risponde
lui.
C’è un
giardino, proprio accanto al piazzale.
È pieno di
rose, variopinte.
Non molti
lo conoscono però, eppure la sua apertura è un evento.
È aperto
solo per un mese all’anno.
Dicono che
sia per preservare la bellezza delle rose
Dicono che
sia perché quello è il periodo di fioritura delle rose.
“ Penso
che sia perché non ce le meritiamo quelle rose”
dice Lui.
“ Noi però
le abbiamo viste…”
rispondono
le due ragazze sorridendo.
Molte
rose.
E secondo
alcuni c’è anche un dispero ombroso.
E sotto al
dispero c’è una panchina.
E sotto al
panchina c’è erba verde.
E sotto
l’erba verde c’è terra cittadina pulita
Coltivata
dall’antichità.
E sotto la
terra c’è la terra.
E sotto la
terra c’è terra
E sotto al
terra ci sono scheletri e ruderi
E sotto il
piazzale ci sono scheletri e ruderi.
Scheletri
e ruderi.
Scheletri
e ruderi.
Scheletri
e ruderi.
Petali e
madri.
Rumori
morti.
E poi
l’acqua.
E sotto
l’acqua, schiacciato dalla pressione.
Un amore
che muore sotto un petalo.
Per troppa
dedizione.