Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: past_zonk    17/11/2012    10 recensioni
Tutto ebbe inizio in quell'imbarazzante mattinata, per colpa d'un ritardo.
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, ma questo era un tantino troppo persino per la sua curiosità.
Un'avvincente storia (d'amore?), tra incomprensioni, problemi sessuali, mutandine, missioni, soap opera, probabili futuri, partenze e ritorni.
Traduzione; Kakasaku; Romantica. 21 capitoli.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Un po' tutti
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic...Eccomi qui, tornata in questo fandom, questa volta con una traduzione di una famosa fanficion kakasaku che personalmente ho adorato leggere. Beh, tanto tanto amore per la scrittrice, SilverShine, che ha fatto un ottimo lavoro, e che è davvero uno spettacolo, diciamolo.
Niente, i capitoli sono ventuno, la trama avvincente, divertente, sexy, scritta in maniera impeccabile. Un piacere da leggere, insomma. Piacere che spero di saper trasmettere col mio modesto lavoro di traduzione *blush*. No, davvero, non so se sono all'altezza, quindi commenti franchi e sinceri, mi raccomando!
Mi aspetto tante recensioni (riempiono i miei vuoti causati da mancanze di affetto, ve ne prego!) e, nada, vi voglio bene -w-
eveyzonk





The window.
Capitolo primo
~ l’importanza di essere puntali.





Era stato deciso il giorno prima che si sarebbero incontrati tutti al ponte alle nove del mattino, prima di partire per la loro missione di livello A.
Alle dieci, tre dei quattro che componevano il team arrivarono da diverse direzioni. Il quarto era in ritardo, ma c’era da immaginarselo. Il suo nome era Hatake Kakashi, anche se la maggior parte delle persone lo conosceva come semplicemente il Ninja Copia. I suoi compagni di team lo chiamavano perlopiù ritardatario.
“È di nuovo in ritardo, visto?”
“Lo so”
“È sempre in ritardo”
Le undici si avvicinavano, e di Kakashi neanche l’ombra.
Sakura si sporse sulla ringhiera di legno del ponte, guardando i riflessi delle piccole e poche nuvole sulla superficie increspata del fiume. Sasuke si piazzò sulla ringhiera affianco a lei, rivolto al lato opposto, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate. Sakura pensava che la sua pazienza quasi divina sarebbe durata al massimo per un’altra ora prima che esplodesse con la frustrazione che lo stava, probabilmente, già divorando. Poi avrebbe iniziato a lamentarsi del fatto che stavano sprecando tempo prezioso aspettando il loro leader quando avrebbero dovuto, invece, già star affinando le loro abilità ninja.
Naruto, al contrario, non si faceva scrupoli, e non provava neanche a tenersi dentro la sua impazienza. “Dov’è?” gemette, dondolandosi sul corrimano, dall’altro lato, affianco a Sakura, e colpendo la ringhiera con pugni “Di solito non è così in ritardo!”
Sakura sospirò, infastidita più per le lagne di Naruto che per la missione ritardata in sé. La irritava il suo costante camminare avanti e indietro e la sua incapacità di stare fermo per più di due minuti. “Probabilmente se ne sarà dimenticato di nuovo” disse secca Sakura, il mento poggiato sul palmo. “S’è probabilmente addormentato mentre leggeva, come l’ultima volta. Qualcuno dovrebbe andare a controllarlo.”
Era un’insinuazione, e neanche particolarmente subliminale. Naruto d’improvviso si fece insolitamente fermo, mentre guardava verso le ombre scure delle case lungo la riva, apparentemente troppo occupato con i suoi pensieri da averla sentita.
Sakuke semplicemente non si mosse, né emise un suono, ignorandola completamente.
“Bene” disse con un grugnito irritato “Andrò io”
“Grazie, Sakura-chan!” disse Naruto, allietato, mentre lei si allontanava dalla ringhiera e cominciava a camminare.
“Controlla il suo appartamento, Sakura”, la chiamò Sasuke.
Ragazzi! Erano gli unici che diventavano impazienti come matti quando Kakashi non arrivava, ma preferivano comunque star seduti al ponte e non fare niente, senza alzarsi e andarlo a cercare. Sakura alzò gli occhi al cielo, disgustata e irritata, in quel momento, dall’intero genere maschile.
Se si vuole ritardare una semplice missione di grado A, bastava rivolgersi a Kakashi. L’uomo era un vero e proprio sbandato.
L’appartamento di Kakashi era nei distretti più vecchi di Konoha, dove le case erano antiche, poco costose e tappezzate con tanti tipi di materiali inusuali che tutto sembravano fuorché abbinati. Il nuovo collideva col vecchio in un uno strano agglomerato di diversi stili, ma l’effetto era pittoresco. Sembrava carino e accogliente. Tutte le case erano costruite una vicina all’altra, ammontate, con piccoli giardini graziosi, recitanti da bambù – e se non c’era abbastanza spazio per un vero e proprio giardino, c’erano semplicemente piante in vasi lungo le porte. Tutti sembravano avere un gatto, in questa parte di Konoha, si vedeva, infatti, il loro continuo passeggiare tra i portici di qualcuno o il davanzale di una finestra, oppure mentre si stiracchiavano alla luce del sole, negli interstizi illuminati tra un palazzo e l’altro.
Kakashi non aveva un gatto, per quanto ne sapesse, e nonostante la sua naturale affinità con i cani, Sakura pensò che si sarebbe trovato bene con un felino. Sarebbero stati molto simili; pigri, indipendenti, puliti, e capaci di dormire tutto il giorno se veniva offerta loro l’occasione.
Non sentendo nessun bisogno di affrettarsi, Sakura si fermò al distributore alla fine della strada di Kakashi. Pigiò il bottone per prendere una lattina di cioccolata calda e si poggiò contro il pannello di vetro della macchina mentre beveva, scrutando la strada in cerca dell’appartamento di Kakashi. C’era stata qualche volta, in passato, quindi sapeva quale fosse la sua finestra. Era un po’ oscurata dai fili del bucato e dai cavi elettrici, ma vide che era aperta, quindi probabilmente lui era a casa.
Una piantina, Mr.Ukki, si agitava dolcemente nella brezza.
“Non ci si crede” borbottò a se stessa, prendendo un altro sorso e chiudendo gli occhi. La giornata afosa e la notte passata insonne l’avevano lasciata stanca e un po’ irritabile. Non aveva dubbi che, una volta salita, avrebbe trovato Kakashi addormentato sul divano con un libro sulla faccia. Se era fortunata, avrebbe potuto persino trovarlo senza la sua maschera.
Ma non era quel tipo di giorno fortunato. Lo sapeva, dal momento in cui aveva sbattuto il gomito contro lo stipite della porta mentre usciva dall’appartamento, quella mattina, che sarebbe stata una cattiva giornata. In ogni caso, non era abbastanza di buon umore da vedere tutto sotto una luce positiva; non finché non si fosse concessa una decente nottata di sonno.
Finita la sua bevanda, accartocciò la lattina, gettandola nel bidone accanto alla macchinetta e poi iniziò a percorrere la leggera pendenza verso l’edificio di Kakashi. Non si curò di bussare al campanello. Il citofono era rotto da tre anni, ormai, e lui ancora doveva provvedere ad aggiustarlo. Se qualcuno voleva andarlo a trovare, doveva necessariamente infiltrarsi dalle scale dell’uscita d’emergenza e bussare alla sua finestra.
Sakura non si prese la briga di salire le scale. Si tirò su con un salto davvero in stile ninja e varcò la rete metallica fino alla finestra di Kakashi. Poggiò la mano sul telaio e aprì la bocca, pronta a chiamarlo.
Il cuore le si fermò e la voce le morì in gola.
Non avrebbe avuto bisogno di chiamarlo, visto che era praticamente di fronte a lei, sul suo letto direttamente puntato verso la finestra. E non era solo. In ginocchio, davanti a lui, con il viso premuto contro un cuscino, c’era una donna che gemeva ad alta voce ogni volta che i suoi fianchi spingevano contro di lei. Entrambi erano completamenti nudi e troppo impegnati nella loro attività da accorgersi di lei, il che era davvero un bene, visto che la Sakura non sembrava potesse muoversi, ora, neanche se i due avessero guardato in alto e l’avessero vista.
Non osò fiatare. I suoi occhi erano inchiodati su Kakashi, sulla sua magra, lineare forma – sui suoi fianchi flessi languidamente contro la donna. Lei gemeva, mormorava ‘Oh dio, oh dio!” ancora ed ancora nel suo cuscino, e si spingeva verso lui, tanto rumorosa quanto lui era silente e tanto snella e femminile quanto lui solido e mascolino. Era piuttosto molesto, inquietante, guardare qualcosa di così crudo ed intimo, ma Sakura non poté non ammettere a se stessa che fosse ipnotico.
A Kakashi sarebbe bastato solo alzare la testa per vederla, ma i suoi occhi erano stretti in concentrazione e piacere. Con una scossa, Sakura realizzò che non indossava la maschera. La sua faccia era esposta al suo sguardo affamato, e catturò la visione di un naso dritto e pallido, labbra carnose leggermente aperte mentre il suo respiro si ritmava in profondi ansimi.
Con un’altra scossa, Sakura realizzò qualcos’altro. Lei conosceva quella donna. Kimura Yoshi. La signora Kimura Yoshi – mogli di uno dei più rinomati membri del clan Kimura. Non un clan potente, ma comunque abbastanza ricco. Tutti sapevano che i matrimoni nei clan erano guidati dalle apparenze e dai soldi, più che dalle doti e dal talento, e Kimura Yoshi non era di certo d’eccezione a questa regola.
Sakura sapeva che se ne sarebbe dovuta andare, ma ora aveva troppa paura di muoversi. Sarebbe bastato un passo falso e l’intera piattaforma avrebbe cigolato, mettendo in allerta Kakashi della sua presenza. Non importa quanto impegnato sembrava essere, era pur sempre un ninja.
I loro movimenti si stavano velocizzando. I gemiti della donna stavano mutando in vere e proprie grida, mentre Kakashi rovesciò la testa all’indietro e affondò in lei più veloce e spietato di prima.
Era tutto troppo per Sakura da guardare. Involontariamente inciampò indietro d’un passo, con la mano afferrò la ringhiera di ferro dietro di lei. L’anello di metallo al suo dito sbatté contro la ringhiera con un udibile tintinnio.
Gli occhi di Kakashi si aprirono di scatto e si fissarono direttamente sulla sua faccia.
Sakura non riusciva a muoversi.
Improvvisamente la donna gridò, contorcendosi e rabbrividendo, graffiando il cuscino sotto di lei. Quasi nello stesso istante, gli occhi di Kakashi scivolarono chiudendosi di nuovo e la bocca si aprì in un sibilo rapido, dandole per una frazione di secondo lo scorcio di un canino leggermente storto.
La schiena di lui si curvò e si chinò sulla donna, le mani strette sui fianchi in maniera così forte da lasciare segni bianchi, mentre iniziava a pompare un ultimo, rotto ritmo.
Sakura risentì improvvisamente le sensazioni tornare, rossore sul suo viso e un calore al ventre. Si girò immediatamente e s’aggrappò alla ringhiera, per poi saltare e colpire il terreno con un secco tonfo, poggiandosi su una mano per evitare di ribaltarsi. Poi corse, non fermandosi finché non arrivò ad un angolo e non naufragò sull’uscio di un negozio chiuso, con una mano sulla bocca e gli occhi serrati.
Un condizionatore dirigeva l’aria direttamente contro la sua testa, soffiando via il calore sulle sue spalle, ma Sakura sentiva ancora la fredda sensazione di umiliazione e shock. Kakashi l’aveva vista mentre lo guardava fare quello
Tutto quello che Sakura poteva fare era scappare a casa, in quel preciso istante, fare le borse e trasferirsi in un altro continente. Forse era solo la sensazione di smarrimento completo e assoluto di fronte a quello che aveva visto, ad impedirle di fare qualcos’altro se non star lì, poggiata allo stipite di legno marcio della porta, con la mente imbrigliata in un loop, quasi fosse un cd rotto, riproponendole ciò che aveva appena visto più e più volte.
Si forzò a respirare, cercando di spingere via le immagini dalla sua mente. Non è che la disgustasse. Al massimo la confondeva. Era strano vedere Kakashi in un momento di totale vulnerabilità, mentre agiva in maniera così poco da-Kakashi. Certo s’era chiesta, in passato, se possedesse una vita sessuale, ma era semplicemente saltata alla conclusione che era, per un uomo così pigro, lento e apatico, uno sforzo esagerato.
Ma persino i gatti potevano essere sentiti miagolare di passione per notti intere. Non avrebbe dovuto scioccarla che Kakashi aveva davvero una vita sessuale. Era umano, dopotutto.
Sakura desiderava non essere stata così stupida da provare a entrare dalla finestra della camera da letto di un uomo adulto, pensando di trovarlo innocentemente addormentato sul divano, e non considerando neanche remotamente la possibilità che si stesse fottendo una donna sul suo letto. Sakura non era di certo quella che era stata sorpresa nuda e nel bel mezzo di un orgasmo, ma aveva la sensazione che sarebbe stata lei la più imbarazzata fra i due.
Perché non le si levava dalla testa?
Non importava a cosa guardasse – gli alberi, le case, le persone che le camminavano affianco o l’azzurro, azzurrissimo cielo – la sua mente era focalizzata attentamente su quello che aveva appena visto. Poteva vedere i due corpi muoversi all’unisono, sentire i gemiti della donna felice e i bassi grugniti del suo sensei mentre raggiungeva il limite. Il ventre le formicolava, allarmante, facendole rabbrividire tutto il corpo con consapevolezza. Sakura strinse le braccia intorno a se stessa, cercando di spingere via tutti i pensieri e le sensazioni con la pura forza fisica.
“Mi ucciderà” mormorò mortificata a nessuno in particolare se non se stessa. Se non l’avesse uccisa per averlo visto durante l’atto, avrebbe comunque sicuramente cercato di scambiare una parola con lei riguardo Kimura Yoshi. Fino a cinque minuti fa, Sakura pensava fosse una donna rispettabile e felicemente sposata ad uno degli uomini più ricchi del villaggio. Se Sakura si lasciava scappare una parola del fatto che se la stava facendo col Ninja Copia, ci sarebbero stati problemi. Certo, Sakura non aveva intenzione di aprire la bocca a caso sulle faccende degli altri, ma Kakashi non lo sapeva.
Ancora, la prospettiva di scappare da Konoha per evitare di doverlo guardare in faccia era totalmente attraente, se non un tantino stupida. Sapeva di non poter scappare, e sapeva che avrebbe dovuto incontrarlo, prima o poi. Sarebbe stato meglio se si fosse fatta trovare al ponte, pretendendo che niente fosse accaduto. Se lui avesse detto qualcosa, lei avrebbe semplicemente liquidato la faccenda con una risata e delle scuse, prendendosi la colpa per non aver provato prima a bussare alla porta e pregando il paradiso che questo non sarebbe andato ad intaccare il loro rapporto.
Intorpidita, nonostante la giornata calda, Sakura cominciò a farsi strada verso dove aveva lasciato i ragazzi. Non poteva levarsi l’immagine di Kakashi nudo dalla testa, ma c’era da aspettarselo, così si arrese del tutto persino nel provare a scacciare le immagini.
Ma, cosa più importante, non poteva non pensare a quanto quella Kimura fosse sembrata felice.
Francamente, non era giusto. Sakura non era mai giunta a quel punto con tutti i suoi passati fidanzati, mai al punto di urlare “Oh dio, oh dio!”. Certamente non con il suo ragazzo attuale. Il massimo che le veniva voglia di dirgli era “Tutto qui?”
O Kimura Yoshi era una donna facile da soddisfare, o Hatake Kakashi sapeva come dar piacere. E per un breve, imbarazzante momento Sakura immagino se stessa al posto di quella donna, mentre sentiva Kakashi affondare in lei abbastanza veloce da farla piangere dallo stesso tipo di piacere.
Sakura non aveva realizzato d’essere arrivata al ponte finché la mano di Naruto dondolò davanti alla sua faccia, e fu allora che si preoccupò, colpevolmente, e pensò se il ragazzo potesse leggerle sulla faccia i pensieri che la stavano attraversando “Heeeeey? Sakura-chan? Ci sei?”
“Smettila” spinse via la sua mano, lo stress e lo shock la rendevano velenosa “Cosa?”
“Ho detto, l’hai trovato?” ripeté lentamente Naruto, sembrando preoccupato per lei.
“S-no. Voglio dire, sì” si dibatté senza speranza Sakura, cercando di non dire nulla che potesse renderli sospettosi. In maniera per niente convincente, comunque. “Voglio dire, l’ho trovato. Era a casa”
“Fammi indovinare” biascicò Sasuke dall’esatta posizione in cui l’aveva lasciato. “S’è svegliato temporaneamente cieco questa mattina ed ha deciso che la cosa migliore da fare era aspettare aiuto, ma la sua vista s’è misteriosamente aggiustata solo pochi attimi prima che tu bussassi alla porta?”
Questa ipotesi era probabilmente basata sul fatto che la settimana prima Kakashi aveva detto che ‘sordità momentanea’ era la ragione per la quale non aveva sentito la sveglia.
“S-sì” disse Sakura, forzando una risata “Qualcosa del genere”
“Beh, sta venendo?” chiese Naruto, con quello che sembrò a Sakura un misero gioco di parole.
“Dovrebbe. Penso” mormorò lei, avvicinandosi alla ringhiera per sporgersi e nascondere il suo forte arrossire.
“Dovrebbe? Pensi?” fece eco Sasuke “Gli hai detto che stiamo aspettando o no?”
Sakura era momentaneamente senza parole. Se gli avesse detto la verità, ovvero che, no, non gli aveva detto niente, allora loro avrebbero domandato perché non fosse stata franca e non avesse sgridato il loro sensei per il suo ritardo. Se avesse detto, invece, sì, e Kakashi non fosse arrivato, la cosa le si sarebbe comunque ritorta contro, visto che i due avrebbero sgridato Kakashi non solo per essersi dimenticato la missione, ma anche l’ammonimento di Sakura.
La testa della ragazza non era, in quel momento, abbastanza stabile da poter gestire un insieme così complesso di probabilità per trovare una risposta meno incriminante, quindi fu un sollievo sentire la voce di Kakashi.
“Yo”
Un rilievo che comunque le faceva gelare il sangue.
“Kakashi-sensei!” ululò Naruto “Dove sei stato?”
“Beh, stavo per venire alle otto e mezzo ma ho incontrato questa piccola gattina affamata ed ho pensato sarebbe stato meglio se l’avessi prima portata a casa per nutrirla” disse Kakashi in maniera abbastanza non convincente.
“Bugiardo!” urlò Naruto, per poi girarsi leggermente confuso verso Sakura avendo realizzato che non aveva intonato l’accusa insieme a lui, come al solito.
Ma Sakura non avrebbe potuto chiamare Kakashi bugiardo…perché non pensava stesse davvero mentendo – solo parlando metaforicamente. Per di più, Sakura non poteva neanche guardare il suo sensei, figuriamoci parlargli o gridargli contro. Le sarebbero serviti come minimo tre anni di terapia intensiva prima che avesse potuto farlo di nuovo.
“Così diffidente” sospirò Kakashi “Beh, andiamo in missione o no? Cosa state aspettando?”
I ragazzi brontolarono per l’ingiustizia e si avviarono per primi. Kakashi camminava, pigro, dopo di loro. Mentre le passò accanto, Sakura lanciò casualmente uno sguardo verso lui, sicura che la sua unica attenzione sarebbe stata la strada.
Ma no. La stava guardando. Il suo cuore si fermo per una seconda volta quel giorno mente il suo breve sguardo si fisso su di lei. Non sembrava arrabbiato, o imbarazzato, o neanche divertito per lei. Solo curioso. Sakura deglutì, sentendosi più nuda ed esposta di quanto lo fosse stato lui in precedenza. Poi lo sguardo di Kakashi si spostò davanti, mentre la chiamò da sopra la sua spalla “Stai venendo?”
Davvero una cattiva scelta di parole, piagnucolò mentalmente Sakura mentre si trascinò dietro il suo team.





   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: past_zonk