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Autore: Lady Antares Degona Lienan    09/06/2007    6 recensioni
Quando Harry Potter e Theodore Nott si vedono praticamente costretti ad ufficializzare la loro relazione, nei dormitori di Gryffindor e Slytherin scoppia il finimondo.
Pansy Parkinson si precipita a nascondere tutti i suoi veleni distillati, Ginevra Weasley si prepara a sostenere un perenne confronto con la nuova fiamma del suo ex ragazzo, Ron vede la sua popolarità tramontare, e Draco Malfoy medita attentamente su che compagno scegliere per attuare il piano che porterà quell'insolita coppia alla distruzione.
E perchè non quell'Hermione Granger tanto amica di Potter, messa alle strette persino dal suo migliore amico?
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Seven Days

Seven Days

Venerdì

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mattina del giorno dopo, Hermione si svegliò in preda al peggiore mal di testa degli ultimi anni, il che era davvero dire tutto. Il solito provvidenziale aiuto da parte di Silente era riuscito a trarre in salvo le due ragazze prima che i giornalisti le prendessero letteralmente d'assalto, ma quando le aveva convocate nel suo studio, per qualche minuto, non aveva concesso loro di vedere Harry e Ron, che al momento si trovavano all'interno dell'infermeria, riparati dai fotografi e dalle domande indiscrete. Silente aveva sostenuto che lasciarli un po' da soli fosse l'idea migliore - anche se né Hermione né Ginevra parevano esserne particolarmente convinte - e così le aveva rispedite nel dormitorio attraverso un vecchio vicolo pressoché sconosciuto, che sbucava ai piedi della Strega Gobba.

Inutile dire che nessuna delle due aveva dormito per più di qualche inutile motivo, per cui la sensazione del risveglio dava modo al cervello di recuperare disordinatamente i fatti appena avvenuti, e la consapevolezza del suo essere inutile la colpiva sempre con più forza.

Ogni volta che si svegliava, lei, pensava.

Così, quel mattino, quando di alzò definitivamente dal quel letto insolitamente scomodo e inutile, barcollò fino al bagno e vi si rinchiuse per qualche istante, per poter meditare nel silenzio. La sua mano si rifiutava anche solo di far andare lo spazzolino da denti per la bocca, così lo lasciò perdere, preferendo il confortante sapore alla menta di una cicca babbana. I suoi capelli non avevano mai rappresentato la perfetta personificazione dell'ordine cosmico: dunque, poteva anche permettersi di lasciare il pettine posato sulla specchiera, per quella mattina. Fece lo stesso ragionamento più o meno con tutte le superflue processioni a cui ubbidiva quotidianamente.

Quando scese per colazione, sembrava l'Hermione Granger trasandata e stanca di qualche anno prima, che non sapeva concedersi null'altro che il monumentale sapere contenuto nella biblioteca. Hermione ricordava gli sguardi che le venivano lanciati spesso, a colazione, e non si stupì di ritrovarne alcuni quella mattina: il derisorio scatto di sopracciglia era sempre snervante. Ignorò la folla di zotici che si apriva davanti ai suoi occhi e si diresse con passo traballante verso Ginevra, che versava più o meno nelle stesse condizioni. La mora non l'aveva mai vista così provata dal quinto anno, quando erano tornati (più o meno) salvi dal Ministero della Magia. Le occhiaie profonde che solcavano i loro visi erano ormai arrivate a lambirne gli zigomi pronunciati.

- Sembri uno spettro, Hermione. -

- E tu un fantasma. - sussurrò esausta. Si lasciò scivolare sulla panca senza alcun riguardo per cose e oggetti nelle vicinanze. Atterrò con un tonfo sgraziato.

Nessuno osò fissarla: erano tutti a conoscenza del fatto avvenuto la sera prima, e sapevano tutti molto bene cosa significasse contrariare Hermione Granger - per altro già contrariata. Lei alzò gli occhi sui suoi compagni di Casa.

- E' venuto qualcuno a dire qualcosa? Non so, riepiloghi, punizioni, visite… -

Lavanda si schiarì la voce e poi disse che no, non era venuto nessuno. - Non ci sono nemmeno gli insegnanti, adesso. - aggiunse Dean Thomas, additando lo spoglio tavolo del consiglio docenti. Hermione si voltò brevemente alle sue spalle. Constatò l'effettiva mancanza dei professori: si girò verso gli altri e annuì.

- Bene. - fece una pausa. - Suppongo che prima o poi verrà qualcuno a chiamarci. Non possono ignorarci per sempre. -

Un paio di persone fecero delle smorfie irriconoscibili. Ginny teneva gli occhi chiusi, ma l'inequivocabile piega sulla fronte non lasciava spazio a equivoci: era furiosa. L'altra fece finta di nulla, come nel nulla aveva lasciato l'occhiata che Draco Malfoy le aveva lanciato qualche istante prima. Tra tutto quello che era successo la notte precedente non aveva decisamente il tempo per dedicarsi anche a lui: inoltre, non era nemmeno così tanto sicura che fosse totalmente estraneo alla situazione. Lo lasciò a cuocere nel suo brodo, e la scelta non fu nemmeno così tanto difficile.

- Ti sta guardando male. Gli hai ucciso il serpente preferito? -

Alzò gli occhi, confusa. - Come? -

Ginny roteò gli occhi, probabilmente sull'orlo di una simpatica crisi di nervi. - Malfoy. Ti sta incenerendo con lo sguardo. Hai ucciso qualche sua bestiola? -

- No. Lo sto semplicemente evitando. -

- Ah. - considerò il suo viso per qualche istante. - Probabilmente è anche peggio. -

Hermione mugolò, lasciandosi scappare un'espressione stralunata. - Gin, ti prego non mettertici anche tu. - si chiuse il viso fra le mani. - Mi basta già il pensiero di quei due rinchiusi come delle bestie dentro l'infermeria. -

- Sono stati trattati seguendo la loro bestiale inclinazione, signorina Granger. -

L'esatta percezione della frase "Può sempre andare peggio di così" non le era mai parsa più chiara quanto in quel momento. La voce flautata del professor Piton le aveva dolcemente carezzato il collo e si era insinuata, viscida, tra le pieghe del suo abito. Lei rabbrividì. Quando si girò verso l'uomo, poté scorgere ancora l'ombra del solito ghigno insolente sparire nell'espressione assorta che era uso assumere in quelle situazioni.

- Professore. - l'apostrofò.

Lui inclinò un sopracciglio. - Stia zitta, Granger, e veda di seguirmi in infermeria senza troppe storie. Che nessuno - il tono della voce di scompose e colpì, vibrante, ogni alunno della sala - ci segua. Sono stato chiaro? -

Nessuno annuì, ma era lampante che il concetto si fosse ben impresso nella mente di tutti.

- Molto bene. - commentò lui. Infine girò sui tacchi e si allontanò verso il corridoio a grandi falcate veloci. Ad Hermione non restò altro da fare che trotterellare per riuscire a sostenere il suo passo, come si confaceva ad un piccolo cagnolino affidabile.

 

 

***

 

Se quello era il concetto del "pensare" di Ronald Weasley, Hermione non osò nemmeno immaginare quale fosse quello di "agire".

Che i due se le fossero date di santa ragione, era chiaro. Entrambi ostentavano una non indifferente collezione di lividi ed escoriazioni. Harry in particolare sfoggiava un grazioso occhio nero: evidentemente Ron l'aveva preso di sorpresa.

Nessuno dei due osò proferir parola. Ma quando Hermione spalancò la bocca per parlare, il rosso azzardò un - Hermione, penso che… -

- Zitto. - lo ammutolì lei. - Non pensare. Il più delle volte si rivela dannoso. - sbottò acidamente.

- Non ci posso credere! - cominciò infine. - Due bambini, uno peggio dell'altro! Cosa diamine vi è saltato in testa di fare tutta quella confusione, nel bel mezzo del corridoio, poi. Non volevo crederci, quando me l'hanno raccontato. Ho passato tutta la notte in pensiero, io!, mentre voi idioti stavate qui a mangiare cioccorane! -

I dolci di Silente spiccavano sui comodini di entrambi.

Fece per ricominciare a parlare, quando all'improvviso una voce li - o meglio la - interruppe.

- Signor Potter, Signor Weasley, Signorina Granger. Vi trovo in forma. -

Tre paia d'occhi si alzarono contemporaneamente al cielo mentre una divagante Sibilla Cooman s'impadroniva dell'attenzione all'interno dell'infermeria, spandendo olezzo d'incenso un po' ovunque. Madama Chips storse il naso, preoccupata.

Come al solito, pareva essere completamente estranea a qualsiasi avvenimento esterno alla sua preziosa e soffocante aula nella torre, tanto che i suoi occhi evanescenti, piuttosto che fissare riottosamente i due coinvolti nella rissa, si puntarono su Hermione. - Ah, Signorina Granger, quanto dolore mi provoca vederla qui. -

- Professoressa. -

Il tono con cui la ragazza scandì quel saluto fece voltare i suoi amici, che preoccupati si prepararono ad assistere ad una memorabile sfida Ragione-Visione. Fortunatamente la Cooman era troppo svagata per cogliere quel velato disprezzo insito nelle parole dell'altra, così che si limitò a darle le spalle, gironzolando per la stanza, curiosando fra i vari armadi e fracassando qualche medicinale che aveva avuto la sfortuna di trovarsi sulla sua strada.

- Sibilla, Sibilla! - la Chips si affrettò a bloccare quella moria medica, ponendosi davanti a lei. - Cosa ti porta quaggiù, Sibilla, lontata dal tuo potere? -

Lei spalancò gli occhi scuri e liquidi, facendo appena socchiudere le labbra. Infine, pronunciò la sua tormentata sentenza. - Una visione, mia cara. Una tremenda, terribile, visione. -

Harry socchiuse gli occhi. - Per caso, professoressa, le è comparso un gramo in sogno? -

- Per Tutti i maghi con la barba, Potter, sì! -

Hermione nascose l'espressione disgustata solo grazie a quel rispetto congenito che tendeva ad impadronirsi di lei in presenza d'un professore. Ron sogghignò.

- E' stato tremendo. Tremendo. - ormai la strega pareva persa nel racconto della visione. - Orde, orde di grami che mi sovrastavano latrando, mentre la pioggia bruna rendeva fetido il loro odore. E poi, all'improvviso, quando tutto mi appariva ormai perduto… -

- Magari è arrivato un centauro a salvarla. -

Era abbastanza palese che Piton fosse completamente disgustato dalla situazione: ed era anche chiaro che considerasse quella donna un insegnante quasi quanto se stesso simpatico - il che era chiaramente ridicolo.

- Oh, no. Diamine, no, professor Piton. Piuttosto… - e si chinò verso Harry con un sorrisino consapevole, come se lui avesse la fortuna di condividere il dono con lei - … ho sentito una voce emergere tra i guaiti. Ed era la tua, Potter. -

Hermione sbuffò.

- Davvero, professoressa Cooman? E cosa… cosa, ehm, dicevo? -

- Prima di tutto, mi pare ovvio, - s'inquietò - ti sei preoccupato della mia preziosissima salute. E infine m'hai suggerito di recarmi in infermeria, immediatamente. -

Tutti tacquero. Ron si lasciò sfuggire un'espressione decisamente disperata - Hermione provò persino del rimorso per avergli inveito contro, qualche minuto prima: niente era distruttivo quanto la Cooman - quasi quanto quella del professore di pozioni.

Passarono alcuni attimi di silenzio in cui Hermione considerò la dolce ipotesi di mandare la sua ex insegnante a quel paese, ovviamente con un adeguato impiego di parole forbite. Proprio quando si decise per un elegante "Professoressa, lei è molto stanca", quella si decise a darle ragione: di punto in bianco, svenne.

Dopo essere rimasta per qualche istante al suolo, fissa e rigida come un animale imbalsamato, il suo corpo venne scosso da alcuni tremiti appena percettibili, che misero tutti in uno stato di agitazione più che normale.

Infine la professoressa Cooman, aprendo gli occhi spiritati e serrando i denti sulla lingua, parlò. - Dovreste immediatamente cercare il serpente giallo. Sicuramente ha stretto lo scarabeo. E qualora un certo ammiratore delle saette decidesse di stare vicino al libro, sarebbe meglio se il libro lo allontanasse. -

Pronunciata la sentenza - di cui nessun aveva capito nulla, o quasi - si schiantò nuovamente al suolo, senza che alcuno si muovesse per afferrarla al volo. Solo quando udì l'inconfondibile tonfo di un corpo per terra, Ron decise di smuoversi.

- Qualcuno ha capito qualcosa? -

- No. -

- Mh, direi di no. -

- Assolutamente no. No, no, chi mai potrebbe capire qualcosa di quelle sciocchezze, perché sono sciocchezze, è chiaro, ovviamente. Che fandonie, assolutamente. E quella donnaccia ha deciso di scuotervi così, poveri ragazzi, dovreste dormire, chiamerò Ginny per dirle di non venire a disturbarvi, anzi no!, credo che andrò a cercarla per dirglielo di persona! -

- Hermione…? -

Il tempo d'arrossire furiosamente per la reazione, la ragazza era già scomparsa dietro alle cortine dei letti. Due istanti dopo, sentirono la porta sbattere con violenza contro il battente. Se n'era andata.

 

 

***

 

 

Che Hermione Granger non fosse mai stata una buona bugiarda, questo lo sapevano tutti. Ma decisamente, con quello stacchetto pubblicitario aveva superato se stessa nell'arte dello smascheramento immediato.

Sospirò, affranta, mentre superava con un balzo alcuni gradini che la separavano dall'anticamera verso il dormitorio Slytherin. Se il sospetto che l'aveva colta nel bel mezzo della premonizione della Cooman - per un attimo sperò che fosse vera - si fosse rivelato esatto, allora quella era la strada giusta per riuscire a risolvere il mistero.

Quello che non si era aspettata, oltre ai giornalisti, alla zuffa e alla Cooman - il che comunque aveva reso la giornata abbastanza imprevedibile - era il suo insegnante di Pozioni ben ancorato davanti al quadro del suo dormitorio, ritto e minaccioso come un cane da guardia.

Per un attimo, le sembrò Fuffy. Poi il paragone le parve troppo assurdo, ed evitò di concentrarvisi troppo. - Ehm, professore. -

- Come faceva a sapere che… -

- Legimens, Granger. -

Già. Detestava essere prevedibile quasi quanto lo detestava un diciottenne qualsiasi. E la voce flautata del suo insegnante le fece capire che era stata molto prevedibile.

- Qualunque cosa tu abbia capito di quella profezia, Granger, devo pregarti di essere molto accorta nei tuoi movimenti e nelle tue azioni. Nessuno di noi due vuole degli scandali, qui, vero? -

Hermione annuì lentamente. - Intesi, professore. -

Infine Piton si spostò di lato, facendo un cenno al ritratto. Quello si spalancò immediatamente, lasciando passare una lieve corrente d'aria fredda che dall'interno spirò verso la tromba delle scale.

Lei rabbrividì.

 

 

***

 

 

- Li hai chiamati tu, i giornalisti. - non era una domanda e di questo Draco Malfoy pareva essersi reso pienamente conto, tanto che si era appoggiato più comodamente allo schienale della sua poltrona, invitandola con un gesto a proseguire.

- Continua, ti prego. -

- Prima ero in infermeria a parlare con Harry e Ron - Draco sfoderò un sorrisino ironico. - e improvvisamente la Cooman ha avuto la brillante idea di farsi venire un'allucinazione, beh, quello che era. - sputò contrariata.

- Ha detto delle cose chiaramente incomprensibili, non mi aspettavo altro da lei, ma una cosa chiara, beh, l'ha pronunciata. Ha detto che il serpente giallo aveva stretto lo scarabeo. -

Malfoy inclinò un sopracciglio. Se aveva colto il problema, era evidente che stava cercando di dimostrare tutto il contrario. - Continuo a non capire. Credi alla Cooman piuttosto che a me? -

Hermione l'ignorò. - Non ci ho fatto immediatamente caso. - disse - Ma poi, ripensandoci un attimo, mi è parso chiaro che il serpente biondo non potevi che essere tu. -

Lo Slytherin rise.

La mora proseguì. - Compreso che stava parlando per metafore, ho cercato di pensare a chi diamine potesse essere lo scarabeo. E poi mi è venuto in mentre che al quinto anno tu ti eri servito della Skeeter per screditare Harry: e guarda caso, quando quell'orribile donna si trasforma, diventa uno scarabeo.

Collegando un poco gli avvenimenti, era chiaro che lo avevi fatto di nuovo. Ti sei servito della Skeeter perché seguisse Harry e Theodore, così che, appena fosse successo qualcosa, sarebbero arrivate frotte di giornalisti curiosi. -

Lui continuava a ridere, scosso da continui fremiti. Aveva gli occhi chiusi e sul viso non c'era traccia di espressione, positiva o negativa che fosse. Ad un certo punto, applaudì. - Ma brava la mia piccola Gryffindor. -

Hermione strinse i denti, infastidita da quella reazione. - Dimmi solo una cosa, Malfoy: perché l'hai fatto? -

Tornò improvvisamente serio e l'abbagliò con i suoi occhi grigi. - Mi pare abbastanza chiaro, Granger, che io e te esistiamo solo per distruggere. - fece una pausa di riflessione, come se stesse soppesando con cura le parole da dire. - Per distruggere qualcosa che non doveva nascere, per essere precisi. Ti ricordi, Hermione? Il nostro patto, il nostro piccolo segreto… - il tono di voce era andato calando, ed Hermione si ritrovò a socchiudere gli occhi, come se il ricordare di quegli eventi l'avesse colta impreparata.

Era vero: si erano messi insieme per far lasciare Harry e Theodore.

La loro unione non aveva avuto altre motivazioni se non quella. La consapevolezza d'averlo dimenticato la fece sobbalzare.

- Pensavi che lo scandalo li avrebbe divisi? -

- Già. -

- Non mi pare che abbia funzionato più di tanto. -

Draco grugnì, evidentemente consapevole del fatto. Roteò gli occhi, infastidito. - E' evidente che ho sottovalutato il problema. - disse.

Hermione fece per aggiungere qualcosa, ma un improvviso bussare alla porta l'interruppe nel bel mezzo del respiro iniziale.

- Avanti. - urlò Malfoy.

La testa di Theodore Nott fece timidamente capolino oltre l'uscio, arrossendo vistosamente per l'imbarazzo: d'improvviso Hermione si chiese con quale diritto avesse deciso di rovinare la vita a quel povero ragazzo, che le pareva così dolce e gentile da non sembrare nemmeno uno Slytherin.

- Ehm, Draco, volevo sapere se il tuo camino era accesso. Per prendere un paio di braci per accendere il nostro. - farfugliò.

Malfoy nicchiò con eleganza. - Sì, è acceso. -

Era così tranquillo che la sua capacità nel mentire quasi deluse Hermione: solo lei lo trovava così dannatamente imbarazzante? Non ebbe la possibilità di meditarci su. Il saluto di Theodore - sempre educato - la riscosse.

Nella stanza, mentre il ragazzo afferrava con la bacchetta alcuni tizzoni, calò all'improvviso un silenzio cupo, che lasciò tutti quanti, se non a disagio, quanto meno straniti. Poi Malfoy calò l'asso nella manica, il vero potenziale di ogni Slytherin: l'ironia. - Pensavo che per accendere bastasse la saetta. - ghignò.

Se Theodore s'irrigidì tutto ad un tratto, punto sul vivo, Hermione ebbe due reazioni. Prima di tutto, si sentì indignata per il trattamento che veniva riservato a Theodore; in secondo luogo, la parola "saetta" provvidenzialmente utilizzata da Malfoy le aveva fatto scattare la scintilla nel cervello ancora parzialmente al buio.

- Ma certo! - esclamò. - Sei tu l'ammiratore delle saette. - disse guardando Theodore. - Ed è evidente che io sono il libro, certo. -

- Granger…? -

- E se "E qualora un certo ammiratore delle saette decidesse di stare vicino al libro, sarebbe meglio se il libro lo allontanasse" allora tu dovresti stare… - un lampo di preoccupazione le animò lo sguardo - … tu dovresti stare lontano da me. - finì, spaventata.

 

 

Fu un attimo di distrazione: una voce, dal nulla, urlò a squarciagola la parola "traditori!".

Un secondo dopo, la stanza esplose.

 

 

 

 

 

   
 
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