Videogiochi > Professor Layton
Ricorda la storia  |       
Autore: REAwhereverIgo    01/12/2012    5 recensioni
è passato un anno dall'addio definitivo di Layton a Claire, dalla partenza di Luke e dall'ultimo caso del professore... A un certo punto Lisa, giovane neolaureata, diventa la sua nuova assistente.
Il suo comportamento fin da subito suscita curiosità in Layton... Che cosa nasconde davvero? Hershel avrà il coraggio di lasciar andare il passato per darsi un'altra opportunità?
Per chi ama la coppia laytonxclaire (come me! quanto ho pianto alla fine del gioco!) mi odierà, ma ero così triste nel pensare che quella fosse la fine per Hershel, che mai più nella vita avrebbe trovato l'amore, che ho deciso di dargli un'altra possibilità! Probabilmente sono stata un po' OOC, vi chiedo scusa... spero che la storia vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1

Come ogni mattina, Hershel Layton aprì la porta del suo studio all’Università Gressenheller e si sedette dietro alla sua scrivania incasinata. Posò la cartella di pelle dove riponeva i vari documenti e le lezioni che utilizzava giornalmente e prese il foglio con su scritto il nome della nuova assistente che sarebbe arrivata entro poco. Lisa Simon… aveva un nome dolce e simpatico, tutto sommato.

Girò la poltrona rossa su cui sedeva e guardò fuori dalla finestra: era solo da un pezzo, ormai. Anche se non se ne faceva un problema, negli ultimi dodici mesi si era sentito tremendamente triste. Un po’ per la partenza di Luke, certo, ma soprattutto perché dopo il loro ultimo caso il ricordo di Claire si era cementato nella sua mente, rendendolo nostalgico e solitario più del normale. E questo non andava bene.

Sospirò e scosse la testa: doveva riprendersi, altrimenti non sarebbe stato accogliente quando fosse arrivata la nuova assistente, e questo non si addiceva a un gentiluomo. Si stampò in faccia uno dei suoi soliti sorrisi gentili e attese la ragazza.

 

Un paio d’ore dopo, quando aveva già discusso una tesina con una studentessa e aveva fotocopiato gli appunti da distribuire agli studenti quel pomeriggio, sentì bussare alla sua porta.

“Avanti” disse. Quella si aprì leggermente e una ragazzina si affacciò timidamente.

“Questo è lo studio del professor Layton?” chiese in un sussurro.

“Certo. Di cosa ha bisogno, cara?” s’informò. La giovane entrò e tenne lo sguardo basso.

I-io sono Lisa. Lisa Simon” spiegò. L’uomo non riuscì a trattenere lo stupore: vista l’ultima assistente che il preside gli aveva mandato, si aspettava un’altra Emmy Altava, mentre lei sembrava così piccola e timida.

“Quindi lei è la mia nuova collaboratrice?” domandò. Lei annuì.

Il professore sorrise gentilmente e si alzò.

“Piacere, signorina Simon. Io sono Hershel Layton” si presentò, porgendole la mano. Lei lo guardò con i suoi grandi occhi color nocciola e la strinse lievemente.

Pi-piacere mio, professore” rispose, per poi abbassare nuovamente il braccio e mettersi a giocare con le dita, nervosa.

“La prego, non sia così intimidita da me” le disse.

“Non è lei che mi intimidisce” ribatté lei, piuttosto a disagio. L’uomo capì che la ragazza non voleva parlare della sua timidezza, così decise di cambiare discorso.

“D’accordo, signorina Simon, allora le va di sedersi e parlare di quelle che saranno le sue mansioni? Se non mi sbaglio lei dovrebbe aver incontrato Emmy, prima di venire qui” la invitò, accomodandosi sul divano. Notò il disagio di Lisa nel mettersi vicina a lui e le indicò una sedie davanti al tavolino di legno su cui era posato il servizio da tè. Sospirando di sollievo, si sedette più tranquilla, poi si ricordò di annuire.

“Ah, sì, sì. La signorina Altava mi ha già detto quali sono i miei compiti: devo tenerle gli appuntamenti, pulire il suo studio, aiutarla nelle indagini (se ce ne saranno) ed essere a disposizione se avesse bisogno di qualcosa. È… è giusto?” domandò titubante. Layton sorrise e annuì.

“Certamente, signorina Simon. Aggiungo che spero che la nostra collaborazione sia piacevole per entrambi” disse. Lisa arrossì.

C-ci spero anche io, professore” ammise.

Furono interrotti dall’arrivo di uno studente che voleva chiarimenti su una lezione che aveva capito poco.

“Se potesse rispiegarmelo le sarei infinitamente grato

“Certamente, Charles, non preoccuparti. Signorina Simon, per oggi resterà qui a guardare come funziona il mio lavoro, quali sono i miei orari e com’è strutturata la giornata, così da domani potrai iniziare a lavorare per bene. Le va bene?” le propose. I suoi modi gentili e galanti la fecero arrossire ancora di più, e annuì senza dire nulla.

“Perfetto. Adesso sono tutto per te, Charles” disse Layton, mettendosi a parlare col ragazzo.

A quel punto l’attenzione del professore fu completamente incentrata su di lui, così Lisa poté finalmente sospirare di sollievo e calmarsi un po’. Non poteva farci niente, quel lavoro l’aveva messa in ansia sin da quando ne aveva avuto la comunicazione: la sua timidezza unita al rispetto che provava per lui e mescolata con una buona dose di bassa autostima l’avevano portata a sentirsi inadeguata e incapace per quel compito. Però non poteva rinunciare a fare da assistente al famoso professor Layton, soprattutto perché aveva sempre sognato di poter diventare, un giorno, anche lei un’insegnante. Così, adesso era seduta in quello studio disordinato e confusionale, col cuore in tumulto per il nervoso. Aveva voglia di tornare a casa e nascondersi nel suo pigiama enorme, souvenir di suo fratello maggiore, per concentrarsi solo sui mille libri che ancora doveva leggere. Al solo pensiero del fratello le salirono le lacrime agli occhi, ma si riprese per evitare di destare sospetti: se il professore avesse capito qualcosa, sarebbe andato tutto a monte.

Si mise ad ascoltare ciò che lui stava dicendo al ragazzo. Forse avrebbe dovuto prendere appunti.

Passò le due ore successive a controllare attentamente dove fossero i fogli delle lezioni, i taccuini con gli appunti, le bustine de tè (erano quasi più importanti del resto, per quanto aveva capito) e tutto le cose che servivano al suo capo.

In tutta la giornata arrivarono a chiedere al professore spiegazioni e aiuti vari più di dieci studenti diversi, dei quali otto erano ragazze. Lisa si chiese se quella fosse una causalità o no, ma ne dubitava fortemente. Sapeva che l’uomo era molto amato dalle studentesse, quando frequentava le sue lezioni spesso sentiva i discorsi delle sue compagne su di lui, anche se non avrebbe saputo dire cosa era a renderlo così affascinante: forse il cappello a tuba che non si toglieva mai, o forse il fatto che ogni tanto sparisse per seguire delle indagini misteriose e strane in tutto il mondo. Comunque era sicuramente molto ricercato. In realtà sapeva di essere diventata antipatica a tante universitarie, una volta che la sua nomina ad assistente era stata confermata, ma non poteva farci niente se era la più brava del corso e aveva bisogno di quel tirocinio. Se le altre la guardavano male, era un problema loro, anche se questo non le serviva certamente ad accrescere la sua autostima, anzi se possibile la faceva sentire ancora più piccola e insignificante.

A fine giornata il professore le sorrise gentilmente.

“La vedo un po’ stanca, signorina Simon. Sicura di non voler andare a casa, per oggi? Tanto qui non c’è più nulla da fare, appena ho finito di compilare questi fogli vado via anche io” le propose. Scosse la testa sicura.

“Voglio stare qui” rispose. Poi arrossì e abbassò lo sguardo.

“Cioè, sempre se non disturbo” si affrettò ad aggiungere. L’uomo annuì.

“Affatto, anzi mi fa piacere se rimane con me. Se vuole del tè, può servirselo senza problemi” le offrì, chinandosi di nuovo sulla scrivania.

“No, grazie” sussurrò.

Sentiva il ticchettio dell’orologio rimbombarle nelle orecchie mentre il pennino del professore scorreva veloce sul foglio di carta.

La testa le stava diventando pesante, ma resistette all’impulso di chiudere gli occhi e rimase seduta sul divano per tutto il tempo in cui l’uomo compilò i fogli. Così faceva una buona assistente.

“Ecco fatto, questo era l’ultimo. Ho finito” annunciò lui infine. Lisa si sentì tremendamente sollevata e si alzò velocemente, pronta ad andarsene.

Layton notò la sua fretta e sorrise.

“Per oggi direi che può bastare, dico bene? Si è sforzata più del previsto e capisco che rimanere ferma su un divano per tutte queste ore possa essere snervante. Le prometto che da domani il lavoro sarà più divertente”  le disse.

M-ma non mi sono annoiata, giuro” si affrettò a ribattere lei.

“Mi è piaciuto vedere come lavora, ho imparato tanto” spiegò. Era arrossita di nuovo e si rese conto di dover sembrare terribilmente stupida in quel modo.

“Mi fa piacere che lo pensi, signorina Simon. Quindi ci vediamo domani?” le chiese, aprendole galantemente la porta.

Lisa annuì e recuperò la borsa dalla sedia.

S-sì, a domani” lo salutò timidamente. Quando gli passò accanto, Layton mosse il cappello in segno di saluto, proprio come facevano i gentiluomini, e le sorrise.

“Passi una bella serata” la congedò. “Magari –avrebbe voluto rispondere- invece me ne starò sul divano a piangere come una stupida perché mi sono fatta convincere a venire qui e a fare questo sporco lavoro ” ma rimase zitta e uscì dalla stanza in silenzio e velocemente, cercando di non far passare la sua fretta per una fuga. Una volta nell’aria grigia e fredda di Londra, le sue guance finalmente ripresero un colorito più naturale, facendola tornare un essere umano e non un pomodoro gigante.

“Dannata timidezza” si disse.

Si diresse verso la fermata dell’autobus e cercò di non dare ascolto alla voce nella sua testa che le diceva che non ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare fino in fondo al suo incarico: in qualche modo ce l’avrebbe fatta, costasse quel che costasse.

 

Quando arrivò a casa, il telefono stava squillando insistentemente già da un po’ e dovette correre per riuscire a rispondere prima che cadesse la linea.

“Pronto?” chiese col fiatone.

“Com’è andato il tuo primo giorno di lavoro, piccola Lisa?” rabbrividì a sentire quella voce. La odiava.

“Cosa te ne importa? Non è affar tuo” rispose. Dalla cornetta arrivò una risata gelida e divertita.

Lo è, invece, da quando sono qua. Comunque non importa, volevo solo essere sicuro che non fossi fuggita… di nuovo” rispose.

“Non lo farò. Sai che non posso farlo”

Meglio essere sicuri, non credi? Va bene, ti lascio andare a fare le tue cose. Immagino che dopo la prima giornata tu sia stanca, quindi devi riposarti. Non vorrei che la stanchezza ti facesse perdere di vista il tuo compito” le mani di Lisa tremarono leggermente mentre stringevano il telefono.

“Non accadrà”

“Meglio così. Allora ci risentiamo. Ciao, ciao”

Quando attaccò si sentì prosciugata di tutte le sue forze e si accasciò a terra. Si mise a piangere senza sapere come fare.

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Professor Layton / Vai alla pagina dell'autore: REAwhereverIgo