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Autore: S t r a n g e G i r l    10/12/2012    6 recensioni
Twilight senza mostri e magie.
Jacob, affidabile e onnipresente amico d'infanzia. Edward, dolce e romantica ancora di salvezza. Fin qui niente di strano, no?
E poi c'è Bella, o meglio Beauty, come non l'avete mai vista.
Dal primo capitolo:
“Nella vita che conduco io, maglioncini a collo alto e pantaloni zebrati sono solo decorazioni inutili. Quel che importa davvero è ciò che c’è sotto. Le persone che frequento per lavoro non si preoccupano che io sia ben vestita e abbia accostato in modo decente i colori. Quello che a loro interessa è che, una volta tolto il cappotto, io sia appetibile. Come una caramella avvolta in una bella carta luccicante, per intenderci. Ed ecco un’altra cosa che odio. Anzi, a dirla tutta, è in cima alla mia lista, scritta in rosso e sottolineata tre volte: essere ciò che sono."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Jessica, Renèe | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Last One. Enough.


4 Aprile.

Ho trovato il diario di mia madre, ieri, cercando qualcosa di decente da abbinare alla mia gonna a pieghe nei suoi cassetti disordinati.
Era sotterrato sotto comuli di lingerie di pizzo e tulle con ancora il cartellino e calzini spaiati.
Una semplice agenda di pelle nera senza scritte sulle copertina o disegni infantili, al contrario del mio che ha sopra una fatina con la faccia di Barbie a cui ho cancellato le ali con un pennarello grigio.
So che non avrei dovuto farlo, ma l’ho preso e l’ho portato in camera mia per sbirciarne il contenuto.
Mi sono sentita sporca ed in torto, ma volevo conoscerla meglio. Capire interamente che tipo di persona sia, visto che lei non parla mai volentieri del suo passato o dei suoi sentimenti.
Tiene chiuso tutto in una cassaforte sotterrata nel suo cuore. Solo mio padre, con il passare degli anni, è riuscito a intuirne la combinazione.
Dalle prime pagine sono spuntate fuori quattro fotografie dai bordi mangiucchiati.
La prima è in bianco e nero ed è la stessa che fa bella mostra di sè in una cornice sul camino in soggiorno: un’immagine della mamma e della nonna stese su un tappeto a leggere libri di favole ridendo.
Giovani, inafferrabili, bellissime.
Hanno gli stessi occhi e la stessa curvatura delle labbra che ho ereditato anche io.
Mi sarebbe piaciuto conoscerla nonna Renèe; mia madre ne parla sempre con nostalgia e lo sguardo velato di dolore.
La sua voce trema d’amore e le sue mani si stringono intorno ad una collana che le dato nonno Charlie qualche anno fa: aveva dimenticato di averla in cantina, tra le vecchie cianfrusaglie.
Per la mamma, quello, è il tesoro più grande che esista.
Le altre tre foto sono a colori.
In una c’è zia Jessica vestita da crocerossina sexy che indirizza a mia madre una linguaccia. E’ un’amicizia strana la loro, lo è sempre stata visto che mia madre è più chiusa di un portone blindato e parla di se stessa volentieri quanto parla di sesso con me.
Il famigerato e temuto “discorso” è toccato a mio padre farlo tra un’imprecazione, un disegnino storto ed un bicchiere di camomilla e l’altro –di cui detesta persino l’odore-.
Nella terza fotografia mia madre è sdraiata in una radura rischiarata da una luce chiarissima, piena di margherite e stupendi fiori azzurri. Variopinte farfalle svolazzano sopra il suo naso e chiassose api succhiano il nettare indisturbate.
Lei guarda un cielo, che suppongo sia limpido e sgombro, coprendosi il viso con una mano, mentre l’altra è intrecciata a quella di un ragazzo pallido, dai capelli mossi e bronzei e gli occhi verde bosco.
La sua bellezza toglie il fiato.
Non ho idea di chi sia, ma se mamma ne conserva ancora gelosamente il ricordo, deve essere stato importante per lei.
L’ultima foto è stata scattata nella casa di nonno Billy.
Il divano coperto da una fodera giallo sporco è ancora lo stesso e anche il tavolinetto in legno con la zampa anteriore destra storta.
Sopra, a gambe incrociate, sono seduti mamma e papà.
Hanno entrambi dei joystick in mano e guardano il televisore di fronte a loro con espressione concentrata e determinata.
Lei ha i capelli legati in una traccia sfatta, come quella che faccio sempre anche io al volo, e lui porta la maglietta nera che ho ripescato dal fondo del suo armadio e che uso ora per dormire al posto del pigiama.
Mi aiuta da sempre a prendere sonno.
C’è la sua essenza intrecciata tra le fibre di cotone; l’essenza del mio eroe personale.
Quella, la quarta foto, è la mia preferita.
E’ bella nella sua semplicità. Sà di quotidianità, di tranquillità. Di una vita trascorsa insieme.
Profuma come la mamma, come il dopobarba di papà, come i biscotti della domenica al limone, come le omelette a colazione, come il lucidalabbra al lampone che lei gli lascia sempre sulle labbra e che lui si toglie con la manica della maglietta con faccia disgustata.
Tra le mie dita riecheggiano le loro risate negli anni, i sospiri e gli insulti gridati in un impeto di rabbia, sempre seguiti però da scuse sentite e lacrime aspre.
Ogni volta che si abbracciano, mia madre e mio padre, sembrano fondersi.
Mi capita di non riuscire più a distinguere dove inizi uno e dove finisca l’altro.
Complementari. Indispensabili.
Aria.
Acqua.
Clorofilla.
Vita.

Chissà se troverò mai anche io una persona che mi guardi nello stesso modo in cui papà guarda mamma.
Nei suoi occhi rispende la luce di mille soli, tutte le sfumature dell’arcobaleno, la limpidezza delle gocce di una pioggia estiva.

Sfogliando il diario di mia madre, ho trovato spesso una frase scritta in corsivo, ripassata più volte, a lato della pagina.
Credo che esprima meglio di quanto potrei mai fare io con insipide parole d’adolescente il loro amore.
Lui si volta, io mi volto, lui si muove, io mi muovo.
Un girasole notturno.
Un satellite intorno al suo pianeta...

 

***


Ho lasciato perdere quel diario, alla fine.
L’ho scorso velocemente, senza soffermarmi su nulla in particolare.
Mi sono resa conto che, per capire ciò che mia madre è, non serve conoscere quella che era.
Quel che ha vissuto da giovane l’ha formata, ha gettato le sue fondamenta.
Ma è stato papà ha porre un mattoncino dopo l’altro e plasmare Isabella Marie Swan così come la conosco. Così come la amo. Così come la ama lui.
Vorrei solo poter rispondere alla sua domanda, che non ho potuto ignorare, vergata in rosso nell’ultima pagina da lei scritta, senza farla arrabbiare e senza confessarle di essermi impicciata dei suoi affari.
Quel foglio, pieno di cuori e aspettative, reca la data del giorno del fidanzamento suo e di papà –o della sua presa di coscienza, come la definisce sempre lei-.
Sarò mai abbastanza?
Sì, mamma. Lo sei.

 

Renèe Sarah Black.
 

Angolo di un'autrice che ha portato finalmente a conclusione questa storia:
Ogni volta che rileggo questo epilogo (il capitolo che più mi ha fatto impazzire) mi rendo conto di quanto ho amato questa Bells e questo Jake in particolare.
Non a caso, grazie a ciò che avete appena letto, "(Not) Enough" si è aggiudicata il premio come "Miglior Jacob".
Ne sono orgogliosa. Spero di non avervi deluso.
I Ringraziamenti vanno perciò a:
HelloPrudence, per aver letto, sognato e amato con me.
Postergirl, amica, sorella e giudicia insostituibile e impagabile.
SteffyBlack, sempre presente col suo affetto.
A tutte coloro che hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate pur non avendomi mai lasciato una parola.
A tutte coloro che mi hanno letto o hanno aperto per sbaglio la mia storia e poi richiuso in fretta la pagina.
  GRAZIE col cuore. 
 Alla prossima, spero.
Strange.

   
 
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