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Autore: Hi Ban    21/12/2012    3 recensioni
Mi ucciderà con il cucchiaino da tè, si disse in uno sprazzo di disperazione, mentre nella stanza non volava una mosca. Quella silenziosità era opprimente, Naruto era al limite della sopportazione.
Che poi, c’è differenza tra un cucchiaino da tè e uno da caffè? E metti che vado a dire in giro che mi ha ucciso con un cucchiaino da tè e invece mi ha strozzato con uno per dolci?
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Quest'unione non s'ha da fare!'
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Capitolo 2





«Sei sicuro che ancora non lo vedi il problema, Uchiha?» piagnucolò Naruto, abbandonato sul divano come se stesse per morire da un momento all’altro.
Sasuke chiuse il libro che stava tentando di leggere con fare piuttosto infastidito, maledicendosi un attimo dopo; per dare ascolto a quell’idiota aveva chiuso il libro senza mettere il segno.
«Vedo te, che sei un problema, per il resto niente» ringhiò, mentre il suo proposito di mantenere la calma andava a farsi un giro molto lontano.
«Teeeeeme! Io non so cosa fare! È… è…!»
«Non c’è molto che devi fare, idiota, devi andare dal padre della Hyuuga e chiedergli di sposarla» disse con un tono piuttosto seccato, mentre abbandonava la testa contro la finestra. Era seduto sul davanzale, cosa che faceva da quando era piccolo, anche se Naruto continuava a dire che era una cosa molto da ragazzo stile anime chiuso-freddo-e-distaccato.
Stupido Uzumaki.
Naruto aveva smesso di muggire o quel che stava facendo sdraiato sul divano, cosa che portò Sasuke ad aprire gli occhi: se era morto lui voleva essere in assoluto il primo ad avere la bella notizia.
«Teme…»
Era ancora vivo. Meritava di morire solo per avergli dato una falsa speranza. Tornò con la testa contro la finestra.
Ora lo stava osservando. Naruto fissava Sasuke in maniera quasi inquietante e l’Uchiha…
Era un tic al sopracciglio, quello?
«Solo… questo? Basta davvero solo questo?» chiese con voce strozzata, come se quella rivelazione lo avesse tanto sconvolto da farlo quasi strozzare da solo.
In quel caso, comunque, Sasuke almeno si sarebbe sentito in qualche modo soddisfatto.
Si limitò a sbuffare.
«Cos’altro pensavi di dover fare? Non ci vuole un genio per capire come andranno le cose» e per lui il discorso era finito lì, ma Naruto continuava a guardarlo con quello sguardo poco sano.
E Sasuke trovò la risposta nelle sue stesse parole: ok che non ci voleva un genio per capire, ma Naruto non in quanto a quoziente intellettivo non raggiungeva lontanamente nemmeno la soglia minima di QI, cosa preoccupante oltre ogni modo.
L’Uchiha avrebbe seriamente voluto uccidere quell’ameba e farla finita, ma decise di non farlo per un sadico proposito.
Non lo avrebbe ucciso e lo avrebbe propinato alla Hyuuga, facendoli sposare. In fondo era anche colpa della ragazza se a lui toccava sentire le scenate di quell’idiota più del dovuto, perciò una punizione del genere, per quanto le amasse il suo santo Naruto kun, era più che meritata.
«Sì, dobe, sì. Tu chiedi di sposarla, Hyuuga capo tenta di ucciderti, l’altra Hyuuga sviene, cugino Hyuuga si allea con il capo, tu vai a mangiare ramen» Sasuke smise da solo di parlare, di colpo.
Che diavolo stava dicendo?
Ah, sì, giusto, mancava un pezzo.
«E finalmente te ne vai di qui» quella era la parte migliore.
Naruto sembrava a metà tra l’estasi e il terrore cieco, Sasuke era sicuramente l’ultima persona che voleva avere a che fare con lui in uno stato del genere, ma purtroppo era l’unico a cui Naruto sembrava adorare rompere le scatole più di chiunque altro.
«Devo…»
«Chiedere la mano della Hyuuga, dobe» terminò per lui.
«Ah… e… e… e una volta che mi ha dato la mano di Hinata… cosa me ne faccio?»
Non poteva davvero esistere un essere così idiota. Andava oltre le leggi della natura, era un abominio senza precedenti.
«La sposi, idiota!»
Calò l’ennesimo silenzio fatto delle sconclusionate riflessioni di Naruto, che sfortunatamente per il resto del mondo non era in grado di stare zitto per più di cinque minuti.
«Sicuro sicuro? Tu non ti sei mai sposato, come fai a–»
«La tua idiozia mi fa quasi ribrezzo, Uzumaki» commentò al limite della sopportazione; stoicamente, però, si trattenne ancora una volta dal malmenare l’Uzumaki quando quest’ultimo si mostro nuovamente in un esempio lampante di intelligenza, facendogli la linguaccia e altri gestacci.
«No, no, ok, ti credo, vado lì e chiedo la mano di Hinata chan. Ok, ‘ttbayo, ok.»
Annuiva da solo, cosa che irritò ancora di più Sasuke; come si poteva essere così stupidi?
L’Uchiha, comunque, sapeva che annuiva senza aver capito nulla, infatti un attimo dopo aveva già smesso di muovere convulsamente la testa e si era alzato in piedi. Aveva un’espressione particolarmente idiota, almeno così la catalogò Sasuke comparandola con tutte le altre che ricordava di quell’imbecille.
Hinata doveva avere qualche problema per volerlo sposare.
«Ohi, teme… ma come si fa?»
Quello doveva sicuramente essere il ragazzo dalle mille domande idiote, o non si poteva spiegare l’ammontare indecente di quesiti stupidi che si permetteva di fare in giro con la reale intenzione di ottenere anche una risposta.
«Come si fa cosa?» ringhiò quasi Sasuke in risposta, che avrebbe tanto voluto commettere un omicidio, ma poi ci sarebbero state un sacco di controversie, non sarebbe potuto diventare un avvocato, il suo niisan avrebbe tentato di farlo evadere in maniera poco legale e il suo otousan avrebbe tentato di ucciderlo perché uno dei suoi due figli non portava avanti le tradizioni di famiglia. Okaasan avrebbe pianto tanto.
«Chiedergli di sposare Hinata! Come di fa, cosa devo dire!» il tono con cui lo disse era anche un po’ scocciato, notò Sasuke, che si disse che un po’ di problemi famigliari in fondo non sarebbero stati granché se salvava il mondo dall’idiozia dilagante di un beota come Naruto.
«Non mi sono mai sposato, dobe» lo freddo.
«Ah-ah! Vedi? Allora non posso crederti, lo hai detto tu che non ti sei mai sposato!» lo accusò ululando Naruto, che gli stava puntando un dito contro tentando di mettere enfasi e pathos in quella pseudo lite domestica tra coinquilini.
«Allora fa da solo quel che devi fare» commentò; poi prese il suo libro e o ignorò di nuovo.
Naruto non sapeva se essere disperato – catastrofe, sciagura, apocalisse, ecco con cosa aveva a che fare! – o arrabbiato: quel dannato Uchiha! Non si voltavano le spalle agli amici e invece lui cosa faceva? Lo abbandonava in mezzo a quel disastro.
«Ehi, teme! Non puoi ignorarmi adesso, dimmi come si fa!»
Sasuke lo osservò di sottecchi, per poi tornare al libro. Non stava leggendo davvero perché non aveva voglia di ricercare la pagina a cui era arrivato, ma ignorare Naruto era sempre gratificante, anche osservare delle pagine senza fare altro.
«No, ok, ok, ti credo, anche se non ti sei mai sposato… e in effetti Sakura chan non si è ancora sposata, perciò nemmeno tu visto che è ovvio che vi sposerete…» congetturò giusto per due minuti, il tempo che ci impegnò Sasuke a richiudere il libro con uno scatto secco e prendere a guardare quel mostro di persona che si grattava il mento con fare altamente concentrato.
«Fammi vedere» se ne uscì ad un tratto Naruto e se Sasuke avesse avuto qualcosa in bocca lo avrebbe sputato di colpo. Una scena che avrebbe fatto molto anime o manga, in effetti, ma l’Uchiha in quel caso si limitò ad osservarlo con uno sguardo pieno di ribrezzo e rabbia cieca.
«Cosa?» si sforzò di chiedere, benché lo sapesse fin troppo bene anche lui che a quel punto non c’era più bisogno di chiedere spiegazioni o altro, bisognava uccidere e basta.
Poi il suo niisan si lamentava anche che a volte era un po’ impulsivo: non stava forse dimostrando di essere il ritratto della calma e della pazienza?
«Come si fa!» si lagnò Naruto, che proprio non capiva come l’amico potesse essere così lento a capire cose così ovvie.
«Come si fa cos–»
Naruto non aveva tempo da perdere con la lentezza comprensiva del teme – e parlava lui –, perciò lo interruppe.
«Come si fa una dichiarazione di matrimonio!» prima che Sasuke potesse mandarlo al diavolo con tanto di imprecazioni scurrili e sì, perché no, anche qualche calcio ben piazzato giusto per evirare quell’essere, Naruto gli si piazzò davanti prendendolo per le spalle.
«Ok, facciamo finta che tu sei me, io sono Hiashi. No, sono Hinata, è lei che devo sposare. No, no, però è a Hiashi che devo chiedere la mano di Hinata, no? Ok, allora sono tutti e due, ‘ttebayo, tu comunque fai me!»
Sasuke era più pallido che mai, Naruto era certo di non averlo mai visto così… bianco.
L’Uchiha, dal canto suo, voleva solo sperare che il ragazzo davanti a lui crepasse da un momento all’altro, così, di colpo, togliendosi di torno.
Dov’era Kira quando serviva? Evidentemente ancora nella mente di qualcuno che aveva capito come effettivamente andava il mondo.
«Allora? Cosa devo dire? Cioè, cosa dici tu adesso che poi devo dire io?»
«No» biascicò semplicemente Sasuke. Non si sarebbe abbassato a tanto. Mai.
«Ma perché?! Io ne ho bisogno!»
Sasuke non si mosse né parlò. Non lo avrebbe mai fatto. La sola idea di fare Naruto, anche solo per finta, lo disgustava.
Naruto era immerso nella disperazione più totale, chiaramente non si sarebbe arreso.
«Lo dico a Sakura chan» disse ad un tratto, abbandonando le spalle di Sasuke e mettendosi le mano in tasca, osservando il pavimento.
Uno strano sorrisino gli incurvava le labbra.
«Eh?» si permise di chiedere l’Uchiha, che non vedeva come potesse valere come ricatto il dire a Sakura che lui non voleva fare una pagliacciata del genere solo perché quel dobe non era in grado a sposarsi la sua stessa ragazza.
«Glielo dico» ribatté ancora.
«Gli dici cosa?» ringhiò Sasuke, anche se la cosa non lo interessava poi molto. Che glielo dicesse…
«Che saresti morto di crepacuore e che hai uno scoiattolo di peluche.»
Naruto si lasciò andare ad una risatina davvero poco normale.



«Solo… quello? Davvero? A Hiashi. Ok. Oh, ma allora si può fare! Stupido jiji con le sue richieste strambe!»
Sasuke era compostamente seduto sul divano, teneva il suo libro in mano ed era aperto a metà.
Completamente a caso.
Quello stupido Uzumaki lo aveva costretto a fare davvero quella pagliacciata, era stato felice come non mai che ci fossero stati solo loro due nella stanza.
Orgoglio Uchiha… in caduta libera giù dalla finestra dell’appartamento.
Naruto stava facendo esercizi strani vicino alla porta, come se si stesse preparando ad una maratona e non ad un colloquio con il padre della sua ragazza per chiedere la sua mano.
Senza preavviso aveva deciso di andare quel pomeriggio stesso, così, a caso, giusto perché ora che aveva scoperto che era una cosa così semplice e fattibile poteva anche farla subito.
Sasuke aveva dovuto chiedere la mano di un’ipotetica Hinata-Naruto ad un Hiashi-Naruto per ben sei volte prima che quell’idiota capisse cosa fare.
L’Uchiha, che aveva capito il piano di Hiashi, ne vedeva la genialità – non si aspettava davvero che Naruto si impegnasse così formalmente, era una cosa per persone responsabili –, ma l’uomo non aveva messo in conto il fatto che Naruto non vedeva responsabilità, non aveva ancora capito cosa comportava sposarsi.
Peggio per lui, a Sasuke non importava né degli Hyuuga né di Naruto, voleva solo quell’idiota se ne andasse. «Bene! Ora posso andare! Grazie teme!» e Naruto si lanciò direttamente contro la porta, per scardinarla ed uscire. No, non sapeva fare come le persone normali che la aprivano e basta.
La porta si aprì prima che lui potesse distruggerla, magari portandosi dietro per la quarta volta la maniglia.
«Tadaiama!» Sakura entrò sorridendo, appena tornata da una lezione all’università.
Naruto le si lanciò addosso.
«Scimmia» borbottò Sasuke, ancora con il libro in mano e la testa su un possibile assassinio notturno.
«Oh, Sakura chan! Sasuke…» e qui l’Uchiha si strozzò con la sua stessa saliva. Non era una cosa da lui, infatti l’Haruno portò tutta la sua attenzione su di lui.
Stupido Uzumaki, l’aveva ricattato e ora stava anche per fregarlo…
«… mi ha chiesto di sposarlo per ben sei volte!» fu il turno di Sakura di strozzarsi da sola.
«Eh?» strillò quasi, con gli occhi sgranati e lasciando cadere a terra la borsa dei libri.
Sasuke non sapeva proprio se fosse stato meglio che avesse rivelato il suo scabroso segreto con lo scoiattolo di peluche.
«Nah, niente! Devo andare a sposarmi, scusami Sakura chan!» e fece per uscire. Poi rientrò.
«Oh, dovresti sposare Sasuke, sai? Era così appassionato il teme quando me lo chiedeva che– Ahio!» e scomparve di nuovo, mentre il libro di Sasuke giaceva per terra.
Glielo aveva tirato dietro, benché fosse stato per tutta la rabbia che provava non sarebbe bastata un’intera biblioteca per soddisfarlo.
Sakura, comunque, continuava a fissarlo.
«Sas’ke…?»
Stupido Uzumaki, l’avrebbe pagata cara.
Sasuke prese a fissare la porta dell’appartamento: il suo niisan lo salvava sempre, no? E sarebbe arrivato anche quella volta.
Sakura ancora attendeva. Sasuke anche; Itachi sentiva uno strano fischio nelle orecchie.



Naruto Uzumaki si era letteralmente attaccato al campanello di villa Hyuuga, in attesa che qualcuno venisse ad aprirgli. Ora che sapeva cosa fare non aveva modo di temere nulla, anzi, quasi non capiva come quella di Hiashi potesse essere una vera condizione svantaggiosa per lui.
Ok che jiji gli faceva un po’ paura, ma se doveva solo chiedergli la mano di Hinata e poi sarebbe vissuto felice e contento con la sua bella Hyuuga, beh, non ci perdeva poi molto.
Dopo i suoi sonori strepiti, la porta si aprì.
Nishikado lo osservava a metà tra l’incuriosito e lo sconcertato.
«Ehilà, io dovrei sposare Hinata, non è che mi porti da jiji?»
Nishikado aprì due o tre volte la bocca senza emettere alcun suono; poi, infine, dopo averci pensato bene probabilmente, si fece di lato e gli fece cenno di entrare.
«Da questa parte, Ranuto san» e prima che Naruto potesse fargli presente chiaramente che lui non si chiamava Ranuto, il maggiordomo lo aveva già portato nel soggiorno, chiedendogli solertemente di attendere che andava a chiamare il padrone e la signorina Hyuuga.
«La prego di accettare una tazza di tè, Ranuto-san» e scomparve.
Stupido maggiordomo.
Naruto, mentre osservava la mobilita del soggiorno e con particolare attenzione fissava l’orologio scandire il tempo, sentiva una certa ansia farsi spazio dentro di sé.
Ok, il teme l’aveva fatta facile, ma adesso?
No, lui era Naruto Uzumaki, avrebbe risolto quella faccenda una volta per tutte! L’ultima volta che aveva avuto bisogno di convincersi ricordandosi chi era, era stato per darsi coraggio la notte prima di un esame, per cui non aveva studiato granché e rischiava di mandare davvero a monte la sua carriera universitaria.
Poi l’esame comunque l’aveva passato, eh.
Era infatti stato rimandato perché il professore si era rivelato malato, cosa che aveva dato a Naruto una settimana di tempo per mettersi a studiare.
Ora cosa sarebbe successo?
Magari jiji si sentiva male di colpo, volava giù dalle scale, gli prendeva un infarto triplo, si strozzava con il tè, veniva punto da un insetto a cui era allergico, qualcuno lo assassinava nell’arco di tre minuti e la cosa si chiudeva lì.
Naruto deglutì.
Ma lui non voleva che Hiashi morisse! Poi non sarebbe forse stato omicidio preterintenzionale colposo di diciannovesimo grado con associazione a delinquere e complicità in assassinio.
… non sapeva esattamente quel che aveva detto, ma c’era scritto qualcosa del genere nei libri di Sasuke. Ecco, poi Uchiha non avrebbe voluto fargli da avvocato difensore e sarebbe morto in galera come un mostro assassino e con l’odio di Hinata, perché lei non lo avrebbe mai perdonato per avergli ucciso il padre a pochi minuti dalla sua richiesta di matrimonio.
E i suoi genitori? Sarebbero rimasti delusi, sua madre non gli avrebbe più cucinato il ramen, Sakura chan avrebbe chiesto una di quelle cose per la distanza, un’ordinanza restrittiva, ecco.
Diceva sempre che se Rock Lee continuava ad essere così assillante l’avrebbe richiesta per lui. Il teme, a quel proposito, poi se ne usciva dicendo che le cose si potevano risolvere anche più discrezione, Sakura chan allora si arrabbiata e poi lui non ci capiva più niente.
Ma ora non si trattava delle liti tra Sakura chan e il teme, era la sua vita che rischiava di finire malissimo.
Il teme l’aveva fatta facile, ma ora Naruto non vedeva assolutamente nulla di semplice se non la sua dipartita per crepacuore dopo che sarebbe finito in prigione, odiato da tutti.
A lui nemmeno piacevano i polizieschi, non guardava CSI e nei film che guardava tifava sempre per la parte buona, come poteva commettere un omicidio?
«Ranuto san, il suo tè» disse ad un tratto Nishikado, che Naruto non aveva nemmeno sentito arrivare, infatti fece quello che era a metà tra un urlo, uno starnuto mal venuto e un gatto che soffiava spaventato.
«È Naruto» pigolò con un filo di voce, mentre teneva la tazza con mani tremanti e il maggiordomo se n’era già andato di nuovo.
Forse avrebbe dovuto rimandare l’incontro, prepararsi meglio psicologicamente…
Un momento, lui perché era lì?
Per un attimo rimase piuttosto perplesso lui stesso, poi si riprese, scuotendo vigorosamente la testa. Era lì per chiedere la mano della sua Hinata, come voleva la tradizione e bla bla bla, tutte le baggianate del vecchio.
Parve addirittura calmarsi, Naruto, dopo aver chiarito nuovamente la faccenda.
Certo, la mano di Hinata.
Sposarla, come gli aveva fatto vedere il teme.
Mh.
Lo assalì nuovamente il panico.
Come diavolo si faceva a sposare una ragazza, cosa doveva chiedere? Non si ricordava niente di quel che aveva detto quel dannato Uchiha, a momenti gli venne il dubbio che addirittura gli avesse veramente detto qualcosa.
Poi gli venne in mente che effettivamente qualcosa gli aveva spiegato perché si ricordò dolorosamente del libro che gli aveva sbattuto in testa. Di proposito girato di lato, cosi che lo spigolo gli forasse la testa.
Dannato teme.
Mentre Naruto borbottava a mezza voce improperi all’Uchiha, nella sala entrarono tre persone seguite da Nishikado.
Naruto si guardò intorno con frenesia. Era decisamente troppo tardi per buttarsi giù dalla finestra e scappare. Dinnanzi a lui presero decorosamente posto un austero Hiashi Hyuuga, una silenziosa signora Hyuuga e un’impacciata e intimorita Hinata Hyuuga.
Nishikado prese posto di fianco alla porta.
«Hyuuga sama, Ranuto san ha chiesto di essere introdotto alla vostra presenza» spiegò magistralmente il maggiordomo.
Naruto avrebbe voluto ribattere che lui aveva detto che voleva vedere Hiashi per sposare la figlia, ma decise che non era il caso di cavillare, visto che già non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Forse se non diceva nulla, se se ne stava zitto nessuno chiedeva niente ed era tutto a posto… Era pronto a stare in silenzio anche per delle ore.
Tra l’altro era quasi felice di vedere che strada facendo, dal suo ufficio o dove si trovava prima fino al soggiorno, Hiashi non era disgraziatamente morto.
«Questo è un modo indecoroso per chiedere la mano di mia figlia» disse subito Hiashi, smontando tutti i propositi di Naruto di uscire illeso da quella catastrofe.
Ok, forse un ossicino se lo poteva pure rompere. Magari quello della mandibola.
Hinata emise un flebile suono che poteva essere il preludio per la sua prematura dipartita, ma non venne preso in considerazione da nessuno.
Intanto Naruto aveva avuto un’illuminazione folgorante.
Mano.
La mano!
Continuava ad essere in uno stato confusionale per cui non si ricordava che cosa doveva fare, ma si ricordava che Sasuke aveva detto qualcosa di una mano.
Hiashi sembrava piuttosto irritato, e infatti lo era anche parecchio, ma Naruto lo ascoltava a tratti perché era tutto preso nelle sue riflessioni. Cosa aveva già detto il teme…?
Gli capitava sempre di dimenticare le cose più importanti quando si agitava, anche negli esami.
All’università gli davano voti bassi perché o metteva le rispose sbagliate o non le metteva proprio, ma loro non capivano che era colpa del nervosismo.
Hiashi era incerto se ucciderlo subito o lasciare che Hinata ammirasse il lampante caso di stupidità che si era scelta. Magari avrebbe cambiato idea da sola, mostrando un po’ di intelligenza e di appartenenza alla nobile casata degli Hyuuga.
Sua moglie non aveva mai fatto aperti commenti su quell’esempio di intelligenza mancata, ma da come Hiroe lo guardava non doveva star maturando migliori opinioni di lui.
Perché diavolo ora Uzumaki stava gesticolando?
Possibile poi che il ragazzo si fosse presentato davvero per chiedere la mano della figlia? Lo faceva senza coscienziosità, chiaramente, se avesse saputo quel che faceva non sarebbe venuto.
Ma adesso lo avrebbe aggiustato lui. Nishikado servì il tè.
«Uzumaki, se sei qui sai sicuramente a quali responsabilità stai andando incontro» cominciò, certo che presto sarebbe scappato a gambe levate.
Naruto non lo stava davvero ascoltando, il vecchio.
Mano, mano, maaaaano. Cosa doveva già farci con la mano? Forse doveva stringerla a Hiashi…
Forse doveva alzarla, come si faceva a scuola, per chiedere la parola. In fondo era lì per chiedere qualcosa, di sposare Hinata. Mh, forse poteva funzionare.
«Sposando mia figlia, secondo le regole della tradizione, ti prendi le responsabilità di…»
Hiashi parlava e Naruto si dondolava avanti e in dietro, grattandosi il mento con fare concentrato.
Oh, kami, Sasuke glielo aveva fatto vedere un sacco di volte come si faceva!
Perché doveva fare sempre così quando era nervoso?
«Inoltre dovrai attenerti ai tuoi compiti come membro della famiglia e pertanto…»
E se dava un colpo di telefono a Sasuke? Magari gli chiedeva giusto due cose, un ripassino veloce veloce, perché al momento non sapeva proprio cosa fare.
No, non poteva chiamare il teme, non era il caso e se lo capiva pure Naruto voleva dire che davvero non era il momento.
«Gli impegni…»
Naruto incrociò le braccia al petto: ok, andava tutto bene, non c’era nulla di complicato in fondo.
Doveva solo fare mente locale.
Cosa ricordava di preciso?
Era lì per sposare Hinata.
«Gli incarichi…» Hiashi parlava ancora solennemente da solo.
Sposare Hinata e poi?
La mano, doveva c’entrare qualcosa la mano, perciò era già un'altra cosa.
«I doveri, Uzumaki, ciò che ti spetta…»
Hinata intanto lo osservava pallida e scossa: perché lo fissava come se temesse che sarebbe morto o fuggito da un momento all’altro? E perché jiji non abbassava un po’ la voce? Non riusciva a pensare, ‘ttbayo!
La sua voce, neanche a farlo apposta, si faceva più alta e insopportabile ogni volta che prendeva un nuovo capo della questione che stava esponendo e Naruto continuava ad essere sempre più nel panico. Stava sudando, lo sapeva, di quel passo sarebbe svenuto.
Ma lui doveva sposare Hinata accidenti!
Mano, sposare, tradizione, Hinata, padre…
«Uzumaki!» tuonò ad un tratto Hiashi e Naruto lanciò quello che era un vero e proprio gridolino, molto maschile per l’esattezza. Persino Hiroe sussultò all’impeto del marito.
Quest’ultimo intanto gioiva internamente di spietata felicità: nell’arco di cinque minuti quel moccioso sarebbe scappato a gambe levate, il discorso che aveva appena tenuto rimarcava in maniera quasi crudele compiti e doveri che era ben conscio di aver un tantino enfatizzato negativamente. Era tutto per una buona causa, però.
«Uzumaki,» ripeté, sempre solenne, ma senza far morire di crepacuore i presenti «se sei qui per sposare mia figlia fallo ora o vattene e non osare tornare in casa mia!»
Hiashi solitamente era una persona piuttosto pacata, nemmeno la moglie lo aveva mai visto così esagitato, per quanto lo permettesse la sua solita aria austera.
«Allora, Uzumaki?»
Naruto stava sudando.
«Cosa hai intenzione di fare? Taci Hinata.»
Hinata stava pigolando parole sconnesse, Naruto continuava a sudare.
«Il mio tempo è limitato» aggiunse, con fare ancora più pressante.
Naruto era il ritratto della disperazione, si sentiva come in uno di quei film ad alto concentrato psicologico in cui il protagonista sfigato finiva col sentire anche le lancette dell’orologio che, bastarde, scandivano quel poco tempo che gli rimaneva.
«Bene, direi che possiamo chiuderla qui» disse con estrema calma, benché l’ilarità nella sua voce non fosse poi così ben celata. Fece per alzarsi e borbottò qualcosa che era molto simile a «manca solo il cinofilo».
Hinata si alzò tremante per tentare di trattenere il padre, in un disperato gesto potenzialmente inutile visto che dopo due passi quasi inciampò nei suoi stessi piedi.
Madam Hiroe chiese a Nishikado di servirle un’altra tazza di tè e contemporaneamente Naruto ebbe l’illuminazione.
Non poteva finire così, lui lo sapeva, non poteva!
«Devo…»
«Chiedere la mano della Hyuuga, dobe.»
«Ah… e… e… e una volta che mi ha dato la mano di Hinata… cosa me ne faccio?»
«La sposi, idiota!»

In un attimo la brillante conversazione avuta con Sasuke gli tornò in mente e Naruto fu certo di aver compreso almeno i tre quarti di tutti i più grandi ed arcani misteri del mondo.
«Fermo! Lo so, adesso!» urlò praticamente, in una perfetta interpretazione di un qualsiasi saggio preveggente che aveva appena scoperto cosa fare per salvare il mondo.
«Cosa?» sbottò Hiashi, che si voltò verso di lui.
Naruto aveva gli occhi che brillavano per la felicità di aver fatto quella fantastica scoperta.
Ora era davvero tutto chiaro!
Si alzò in piedi e tese la sua mano verso Hinata.
«Hinata, dammi la tua mano!»
Hiashi emise un suono poco comprensibile, mentre Hinata era sul punto di cadere a terra completamente andata, ma poggiò la sua mano tremante su quella sicura di Naruto.
Non capiva cosa volesse fare, ma tanto valeva assecondarlo.
Naruto sorrideva, mentre nella sua mano spuntava le voci di un elenco immaginario.
Mano. Sposare, poi tradizione, Hinata era insieme a mano e infine restava padre.
«Hyuuga jiji sama» partì con un certo zelo, ma quando vide il volto dell’uomo per poco non si nascose di testa sotto al tavolino che fino a poco prima li separava.
Iniziò a balbettare frasi sconnesse e senza neanche accorgersene indietreggiò pure.
Aveva una faccia spaventosa, avrebbe potuto ucciderlo davvero solo con lo sguardo.
Oh. Naruto notò che sul tavolino c’era pure un cucchiaino. Non poteva morire in quel momento, doveva sposare la sua Hinata, lui!
Ma quella faccia spaventosa…
E lo sapeva, Hiashi avrebbe preso il cucchiaino e glielo avrebbe piantato in un orecchio perché era un cucchiaino da dolci. Ma se era da tè? O da caffè? Lui ancora non la sapeva la differenza, sarebbe morto senza sapere se era morto a causa di uno o dell’altro o dell’altro ancora. E se poi si fosse rivelato un mestolo? Sì, Hiashi Hyuuga lo aveva trasfigurato in un…
Naruto scosse la testa, contemporaneamente stritolò la mano di Hinata e infine chiuse gli occhi.
«Mestolo!»
Un silenzio opprimente calò nella sala.
Hiashi era quanto più scocciato e sconvolto dall’idiozia del ragazzo.
«Uzumaki, non…» iniziò con il tono più spaventoso che si era mai sentito in quella villa, ma Naruto non gli permise di continuare.
Si agitò come se avesse avuto un particolare esemplare di biscia acquatica nei pantaloni e per poco non trascinò per terra pure Hinata, che tentava alla bene e meglio di seguirlo mentre l’amato si muoveva con scatti isterici per la stanza, borbottando parole sconnesse.
«Sposaaaaare, Hinata, tradizione, maaaaano, ‘ttebayo!, tradizione, sposare, sposare, sposaaaaare» poi si fermò di colpo.
«Mi vuoi sposare?!» chiese urlando a pieni polmoni, sporgendo avanti la sua mano unita a quella di Hinata. Il silenzio che calò quella volta fu anche peggiore del precedente, tanto che Naruto si costrinse ad aprire gli occhi e controllare da sé quale fosse il problema.
Poi vide e comprese.
Si era fermato proprio di fronte a Hiroe Hyuuga.
Infine accaddero una ventina di cose insieme, ma Naruto ci capiva ben poco a quel punto.
Hinata svenne, Hiashi emise un verso incomprensibile, Nishikado si inchino per lui solo sapeva quale ragione, Naruto si affrettò a salvare la sua Hinata dalla collisione con il pavimento, Hiashi afferrò il cucchiaino – la prima cosa a portata di mano – e tentò di ucciderci Naruto Uzumaki.
Nishikado salvò il giovane sfilando l’arma mortale dalle mani di Hyuuga sama, giustificandosi che l’argenteria era difficile da pulire.
Hiroe Hyuuga continuò a sorseggiare il suo tè, per poi poggiare la sua tazza, mentre Naruto chiamava il nome della sua amata e Hiashi minacciava l’immediato licenziamento del povero Nishikado, che con quel cucchiaino si ci stava mescolando il tè. E in mezzo ci metteva anche delle minacce di morte rivolte a Naruto che non doveva azzardarsi «ad avvicinarti a mia moglie, indecente parto della società».
«No,» disse ad un tratto Hiroe, riferendosi all’ovviamente erronea richiesta matrimoniale di Naruto «ma è stata sicuramente la proposta più originale che mi sia mai stata fatta» e così dicendo uscì dalla stanza.
Naruto continuava a schiaffeggiare Hinata, mentre Hiashi seguì la moglie. Nishikado si dileguò come solo un maggiordomo sapeva fare.



«Il cucchiaino!» urlò Naruto di colpo, scalciando in maniera tale da far cadere coperte, lenzuola e cuscino. «’ttbayo» aggiunse quasi offeso, per poi calmarsi nuovamente e girarsi dall’altro lato.
Sakura, che era corsa nella stanza del ragazzo dopo averlo sentito urlare, si diede della stupida per averlo fatto. Era da quando c’era stato il suo tentativo mancato di sposare Hinata che si dava a sane urlate mentre dormiva e lei pensava subito al peggio quando quell’idiota cominciava a stonare mezzo vicinato.
«Baka» borbottò irritata.
«Presto se ne andrà almeno» aggiunse una voce ancora più seccata alle sue spalle.
Sasuke dormiva nella stessa stanza dell’Uzumaki, perciò la sua pazienza ormai era completamente scomparsa insieme ai suoi timpani.
Erano le dieci del mattino e come al solito Naruto dormiva ancora, ma Sasuke era sveglio dalle otto, benché fosse domenica.
Da quando quell’idiota aveva iniziato ad urlare a destra e a manca cose senza senso lui aveva accettato il fatto che alzarsi il prima possibile fosse meglio che diventare sordo alla misera età di ventidue anni. Naruto aveva ripreso a borbottare; Sasuke decise di sopprimere la sua stupidità prima che ne desse nuovamente l’ennesima dimostrazione.
Prese il cuscino che giaceva abbandonato di fianco al letto e glielo sbatté in faccia.
«Aaaaaah, ladri! No, assassino, dannato teme!» si lamentò, rilanciando il cuscino all’Uchiha.
Caso volle che beccò Sakura.
E la mattinata prese davvero una piega sgradevole per tutti e tre; perfino il povero Itachi ricevette una cuscinata in faccia, dal momento che ebbe la pessima idea di andare a trovare il suo otouto – sentiva che c’era qualcosa che non andava, aveva borbottato con un paio di piume tra i capelli.
«Stai perdendo colpi, aniki» sbottò Sasuke, che il suo aiuto l’avrebbe voluto un paio di giorni prima, quando Naruto smaniava per avere un corso accelerato di galateo e tradizioni matrimoniali.
Ma l’aiuto del fratello gli andava bene anche adesso: Naruto aveva ricevuto la possibilità di tentare nuovamente a fare una proposta decente, cosa che esagitava e straziava l’Uzumaki a momenti alterni. Intanto Sakura stava tentando di affogare Naruto nel lavandino, cosa che andava anche bene visto che non ci sarebbe stato sangue da pulire.
«Tu quando pensi di sposare Sakura?» si informò pacatamente Itachi, spennandosi dalle piume.
Sasuke ritenne che quel mattino il cuscino fosse davvero un’arma necessaria per sopravvivere in quell’appartamento.



Naruto bussò alla porta di Villa Hyuuga tanto piano che probabilmente non sarebbe stato udito nemmeno se ci fosse stato qualcuno dall’altro lato della porta.
Nishikado, però, poteva quello ed altro, infatti venne ad aprire ad un mezzo traumatizzato Naruto.
L’Uzumaki si guardò intorno con fare sospetto, per poi sporgersi cospiratorio verso il maggiordomo.
«Io volevo vedere Hinata… è in casa?» bisbigliò tanto che perfino Nishikado dovesse avvicinarsi meglio per sentire.
«Certo.»
«Shhh!» lo zittì Naruto: aveva parlato a voce tropo alta, qualcuno avrebbe potuto sentirli.
Nishikado sorrise e si appiattì contro la porta, facendo cenno a Naruto di entrare.
Lui annuì, poi si fermò di colpo, dopo aver fatto solo mezzo passo.
«Mh, eh… ehm, jiji è… c’è qui?» si informò tentando di sembrare disinteressato, ma il fatto che le mani gli tremassero convulsamente rendeva vani i suoi miseri sforzi.
«No, Hyuuga sama oggi non c’è. Da questa parte Ranuto san» e gli fece nuovamente cenno di entrare. Naruto, forte del fatto che Hiashi non c’era, parve riprendere colore e ritrovare la voce.
«Ehi! È Naruto, capito? Naruto, Na-ru-tu!» sbottò oltraggiato.
«Certo Ranuto san» lo assecondò Nishikado sorridendo.
«Naruto!»
«Come desidera, Ranuto san. Da questa parte» prima che potesse voltarsi Naruto lo afferrò per il bavero della giacca nera.
«Lo fai apposta, vero?» ringhiò irritato. Poi la sua espressione arrabbiata lasciò il posto ad una scoraggiata e lamentosamente aggiunse: «È stato jiji, vero? È lui che ti ha detto di maltrattarmi in maniera così subdola, vero? Stupido jiji!»
«Certo, Ranuto san» e fece un mezzo inchino. Naruto lo lasciò andare.
«Prima vi mal sopportava perché volevate portargli via la figlia, ora che volete rubargli anche la moglie non sembra intenzionato a perdonarvi, Ranuto san» disse in maniera piuttosto ilare per il suo solito portamento da maggiordomo.
Naruto ebbe un brivido di freddo.
Presto avrebbe dovuto chiedere la mano di Hinata, questo volta senza fare danni. E jiji sembrava… tanto tanto arrabbiato.
Per quel giorno avrebbe chiesto a Nishikado di sostituire la preziosa argenteria di famiglia con posate e cucchiaini di plastica.



Fiiiine, my dear! Povero Naruto, l’ho distrutto psicologicamente qui, roba che tra me e Kishi non si sa chi lo schifa di più!XDXDAlla fine, comunque, credo sia scontato dire che il nostro Ranuto san sposerà la sua perennemente svenuta Hinata, che ai fini di questa storia è stata pressoché inutile, ma dettagli!XDXD Non è stata una cosa necessariamente voluta, ma tant’è u___u
Il Kira a cui mi riferisco è quello di Death Note, ma forse si era capito. E… boh, oltre a quello non ho di nuovo niente da dire XD Magari quando scrivo devo prendere appunti sulle stupidaggini che devo specificare, o finisco sempre con il dimenticarmele!
Ora, comunque, posso ufficialmente dire di essere in vacanza: la simulazione è andata, tutte le varie verifiche anche e ho postato il secondo capitolo della storia: Natale vieni a meeee **
Uh, ringrazio infinitamente chi ha letto la storia, l’ha commentata ** e l’ha messa tra seguiti-preferiti-ricordate: arigatou gozaimasu!
Kon kon!
  
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