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Autore: Demolition    25/12/2012    4 recensioni
Per la Warblers Week.
Cosa succede alla Dalton durante il periodo natalizio? Una raccolta dei momenti più dolci e divertenti, che vedono protagonisti gli Usignoli.
● Lunedì 17 Dicembre: Il calore del camino.
● Martedì 18 Dicembre: Cioccolata in tazza.
● Mercoledì 19 Dicembre: Pattinare sul ghiaccio.
● Giovedì 20 Dicembre: Neve.
●Venerdì 21 Dicembre: Baci sotto al vischio.
● Sabato 22 Dicembre: Ricordi di Natale.
● Domenica 23 dicembre: Prepararsi alla notte di Natale.
● Lunedì 24 dicembre: Mezzanotte.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA: Questa one shot è INDIPENDENTE dalle precedenti. E’ un bonus, un piccolo regalino natalizio che ho scritto ancor prima di ideare tutta la raccolta per la Week.
Auguro a tutti un buon Natale ♥
 
 
Martedì 25 dicembre
Spirito del Natale.
 
Non è che a Nick non piaccia il Natale. Nick ama il Natale, a dire la verità. E’ Jeff che Nick non sopporta. Per lo meno durante il periodo natalizio.
«Mettiamo in chiaro una cosa, quest’ anno niente decorazioni eccessive, niente pupazzo di Babbo Natale appeso sopra il tuo letto, niente festoni e soprattutto niente lucine a intermittenza seminate su tutte le pareti. Intesi?»
Non che Nick speri in un “sì”, a dire la verità. E’ già mentalmente pronto ad un rifiuto assoluto, accompagnato da una di quelle espressioni da cucciolo ferito che Jeff gli riserva ogni qual volta vuole ottenere qualcosa.
Invece, Jeff lo asseconda sorprendentemente.
«D’accordo.»
Nick, pronto a un acceso dibattito, rimane interdetto. Ha davvero detto “d’accordo”? Questo vuol dire niente faccina da cucciolo, niente imbarazzo, niente litigi, niente di niente?
«D’accordo?! Come sarebbe a dire?»
Jeff prende un sorso dalla sua cioccolata calda e, quando posa la tazza sul tavolo della sala dove gli alunni della Dalton sono soliti studiare, Nick nota che ha gli angoli della bocca sporchi.
«Ho detto d’accordo, Nick, ho capito, niente decorazioni. Mi comporterò come se non fosse Natale, come se tu non fossi un cinico, come se questa non fosse una delle mie feste preferite e come se tu non lo sapessi.»
«Oh.»
Nick sa cosa sta facendo Jeff. Lo sa esattamente, mentre guarda l’amico assaporare la cioccolata ignorandolo bellamente.
«Stai cercando di farmi venire i sensi di colpa, per caso?»
«Affatto.»
Jeff continua a sorseggiare la bevanda, sfogliando un giornale di arredamento. Quando probabilmente si stanca di sentire lo sguardo di Nick fisso su di lui, alza gli occhi, esasperato.
«Cosa c’è?»
«Puoi…puoi mettere qualcosa, se vuoi» balbetta il moro, confuso dal comportamento di Jeff.
«Qualcosa?» ribatte Jeff, alzando un sopracciglio.
«Qualcosa, non so, qualche bacca, un festone... qualcosa.»
«Qualcosa»  ripete Jeff scettico «qualcosa, certo, come se Natale fosse solo qualcosa. E’ che non hai buon gusto, ecco la verità.»
Nick lo guarda stupito, lasciandosi andare in una risatina.
«Non sono io quello che, lo scorso Natale, ha deciso di ubriacarsi e girare per tutto il dormitorio con delle mutande con disegnata una renna sul…davanti. Chi è che non ha buon gusto, eh?» esclama, mandando l’amico su tutte le furie.
Jeff, infatti, butta da una parte la sua rivista e le guance si colorano improvvisamente; la voce si fa un sussurro.
«Non era Natale, brutto imbecille, era capodanno! Io non mi permetterei mai di ubriacarmi a Natale e se tu non fossi così cinico capiresti perché!»
Nick ride, osservando l’amico rosso in viso e visibilmente alterato.
«Spiegamelo.»
«Spiegamelo!»gli fa il verso Jeff, ormai dimentico della sua cioccolata. «Non c’è nulla da spiegare Nick, semplicemente tu non senti lo spirito del Natale. Non vedi la differenza tra quel giorno, quel magico e speciale giorno e tutti gli altri giorni dell’anno. Tu non senti la magia, non senti lo spirito del Natale. Perché se lo avvertissi, non mi vieteresti di trasformare la nostra camera in un romantico rifugio natalizio, non verresti da me ogni anno a cercare di impedirmi di festeggiare il Natale come voglio.»
Nick lo guarda con un sorriso imbarazzato.
«Mi sono perso a “romantico rifugio natalizio”, scusa.»
Jeff si alza rumorosamente, la sua sedia gratta contro il pavimento. Prima di voltarsi con un’uscita decisamente teatrale, si volta verso l’amico, solo per scoprire che ha ancora quell’irritante sorrisetto sulle labbra.
«Ci vediamo in giro Nick.»
 
-
Ecco, ci siamo, pensa Nick mentre percorre il corridoio della Dalton. Eccolo, il momento della partenza, il momento più brutto dell’anno.
La verità è che Nick ama il Natale. O per lo meno lo amerebbe, se lo festeggiasse a casa.
Amerebbe la neve che cade mentre in casa si sta al caldo, amerebbe svegliarsi la mattina di Natale chiedendosi cosa gli hanno regalato gli amici, amerebbe bere cioccolata calda davanti al camino, amerebbe l’abete della Dalton, l’abete che ogni anno viene decorato con mille luci e festoni. Nick amerebbe il Natale, ma la verità è che, ogni anno da quando frequenta la Dalton, lo passa da solo. Ogni Natale, i suoi genitori sono puntualmente in qualche parte del mondo per dei costosi viaggi di lavoro, viaggi che li tengono lontani da casa anche durante l’anno, certo, ma durante l’anno Nick ha i suoi amici Usignoli a farlo sentire meno solo.
Da piccolo, Nick aveva sempre festeggiato il Natale a casa di sua nonna, stretto nella sua sedia, circondato da sconosciuti “amici di famiglia”, che di familiare o amichevole avevano ben poco. Così, appena i suoi lo avevano iscritto alla Dalton, il ragazzo non era più tornato per le vacanze natalizie, preferendo passarle in solitudine nel suo dormitorio, mangiando dolci davanti al camino. Probabilmente, tutto questo ha congelato il suo spirito natalizio, col passare degli anni. Forse Jeff ha ragione, forse non sente lo spirito del Natale, forse è solo un cinico.
Ma la verità è che non è Natale se non è a casa. E casa è dove ci sono delle persone che ti danno realmente affetto. Ma, come ogni anno, è praticamente l’unico degli Usignoli a rimanere alla Dalton.
Si ferma nell’atrio: eccoli i suoi compagni che si scambiano gli ultimi saluti ed auguri, prima di  lasciare la scuola per tornare dalle loro famiglie, per passare le festività insieme.
«Tu rimani alla Dalton, Nick?»
Nick sobbalza, colto alla sprovvista da una mano che si serra intorno al suo braccio. E’ solo Sebastian. Il ragazzo è davanti a lui, il sorriso beffardo sul volto e la valigia in una mano; i suoi occhi brillanti sono in contrasto con la giacca scura.
Nick sente in fondo qualcosa in fondo allo stomaco: che sia delusione?
«Ah, sei tu Sebastian, ciao.»
«Certo che sono io, come puoi confondermi in mezzo a tanta banalità?»ride accennando ai ragazzi nell’atrio.
«Sì, certo. Hai visto Jeff?»
Il sorriso si congela sul viso di Sebastian. Il ragazzo posa la valigia a terra e posa una mano sul fianco.
«Stai scherzando, Duval?»
Gli occhi di Nick percorrano l’atrio stracolmo di gente, ma non riescono a scorgere i capelli chiari dell’amico. Forse è già partito. Forse non lo ha neanche salutato, come non lo ha salutato per settimane, dopo quell’ultimo litigio. Forse è solo in dormitorio, nella loro camera, a preparare gli ultimi bagagli.
«Uh?»mormora distrattamente.
Sebastian è costretto a sventolargli una mano davanti al viso, per riportarlo alla realtà. Quando Nick finalmente si concentra su di lui, l’Usignolo ha un sopracciglio alzato.
«Ogni Natale è la stessa storia! Tutti si godono le vacanze con la famiglia e tu te ne resti in questo covo di bei sederi, guardando tutti con quella faccia da cucciolo bastonato, mentre speri che ti venga il coraggio di chiedere al tuo bel biondino di rimanere qui con te.»
Nick lo guarda, completamente scoraggiato.
«Teoricamente, non parto perché i miei sono a Parigi …»
Sebastian sbuffa, prima di scoppiare in una risatina maligna.
«Come se fosse realmente questo il motivo per cui stai qui a fissare gli altri nell’atrio! Tira fuori le palle e chiedigli di rimanere qui con te.»  
Nick prova a ribattere qualcosa, ma sente le guance infiammarsi e così resta lì, chiudendo e aprendo la bocca più volte, senza sapere cosa dire. Sebastian, vincitore, gli dà una pacca sulla spalla e prima di andarsene si china lentamente verso il collo dell’altro, sorridendo maliziosamente. Per un secondo Nick teme che l’amico stia per riversare tutti i suoi ormoni natalizi su di lui, ma Sebastian gli soffia solo qualcosa all’orecchio.
«Buon Natale, Nick. Jeff è ancora in dormitorio.»
 
-
La loro camera sembra così vuota e triste, senza le consuete decorazioni natalizie accuratamente appese da Jeff ogni anno. Sono settimane che i due amici non si parlano, evitando accuratamente di guardarsi negli occhi quando si incrociano nei corridoi della Dalton, ignorandosi completamente quando, la sera, si addormentano a pochi centimetri di distanza, ognuno nel suo letto. Dopo quella teatrale uscita di scena, Jeff non ha più rivolto la parola a Nick. Quest’ ultimo ha provato più volte a fare pace, ma guadagnandosi solo l’indifferenza più totale da parte dell’altro.
Così quando Nick appare sull’uscio della camera, col fiato corto e le guance arrossate, Jeff non sposta lo sguardo dalla sua valigia.
«Sei ancora qui» ansima Nick, sollevato, portandosi una mano alla milza dolorante.
Il biondo scuote appena le spalle, continuando ad ignorare l’amico e sistemando un maglione in una valigia rossa.
«Jeff, per favore.»
Questo non provoca alcuna reazione. Nick vorrebbe solo riuscire a dirglielo, riuscire a liberarsi da quel peso che gli ha rovinato gli ultimi Natali della sua vita.
Ma sa che qualunque cosa dirà, Jeff non farà altro che fingere di non ascoltarlo. Così Nick copre nervosamente quei pochi metri che lo separano dall’altro, si china rapidamente e prima che Jeff possa gridare, arrabbiarsi o semplicemente mollargli un ceffone, Nick afferra il suo volto tra le mani e preme le labbra contro quelle calde dell’altro.
E’ appena un secondo, prima che il biondo gli dia uno strattone, facendolo rovinare a terra.
«Cosa cazzo fai?!»
Per pochi, lunghissimi secondi i due si fissano intensamente negli occhi, per la prima volta dopo settimane. Le guance di Nick sono scarlatte, quelle di Jeff pericolosamente pallide.
Sembra quasi che entrambi stiano aspettando che l’altro prenda la parola, ma quando ciò non accade, Nick muove un passo incerto verso il biondo, che, in risposta, arretra rapidamente.
Quello che Nick sente, stavolta, in fondo allo stomaco, non è che sofferenza. Qualcosa di angosciante lotta per uscire dalla sua gola, ma lui ingoia e ingoia ancora, sperando di riuscire ad evitare di urlare di dolore. Sente già le lacrime inumidirgli gli occhi, quando si volta e, con le guance ormai bagnate, si precipita fuori dalla porta.
 
-
E’ la mattina di Natale e Nick è in sala comune, davanti al fuoco, una fetta di torta in una mano e il regalo di sua madre nell’altra. Probabilmente un maglione o un profumo. Qualcosa di anonimo, qualcosa che potrebbe essere regalato a chiunque. I pochi ragazzi che, come lui, non sono partiti per le vacanze non sono ancora scesi e sono ancora nei loro letti. Nick li invidia; ultimamente invidia chiunque riesca a dormire per più di un paio d’ore senza svegliarsi in preda agli incubi. Dopo qualche minuto davanti a lui ha due nuovi maglioni da parte dei suoi genitori, un paio di cd da parte di Thad e una scorta di preservativi da Sebastian con un bigliettino con su scritto “fanne buon uso”.
La mattina di Natale non potrebbe essere più triste per lui: da parte di Jeff non c’è neanche un misero messaggio. Sembrano passati anni da quando Nick ha trascorso un pomeriggio a decidere cosa regalare al ragazzo, passando da un negozio all’altro. Eppure il libro di poesie che, dopo molti sforzi, gli ha comprato, è ancora nascosto nel suo comodino, sotto la pila di cd che Jeff gli ha prestato.
Il pranzo non è migliore: Nick è insensibile alle risa degli altri ragazzi, alle loro chiacchiere concitate riguardanti i loro costosissimi regali. Forse Jeff ha ragione: ha davvero perduto completamente lo spirito del Natale. Neanche la montagna di dolci che arrivano alla fine del pasto riescono a sollevare il suo morale ed è con somma tristezza che Nick si trascina fino al suo letto, dove, poco dopo, sprofonda in un sonno tormentato.
Sembrano passati pochi minuti quando una mano fredda lo schiaffeggia ripetutamente.
«Svegliati, cretino.»
Nick si preme il cuscino sul volto.
«Ancora cinque minuti, Sebastian, ti prego.»
«Non mi sono fatto tutti questi chilometri per vederti dormire, sai?»
Sebastian gli strappa il cuscino dalle mani e glielo getta addosso con violenza.
Nick trasale e con un sussulto mette a fuoco il ragazzo di fronte a lui.
«E se pensi così tanto a Sebastian perché non vai a ficcare due metri di lingua nella sua bocca, visto che ne sarebbe sicuramente contento?»   
«Jeff!»
Il biondo sorride e ora Nick, assolutamente sveglio e con il cuore a mille, può riconoscerlo perfettamente, sotto il suo cappello scuro e la sciarpa verde.
«Cosa diamine ci fai qui? Pensavo, pensavo…oh.»
Jeff si è tolto sciarpa e cappello. E la giacca. E la maglia. E i pantaloni.
«E’ ancora Natale, mio caro. E io non ti ho ancora dato il mio regalo.»
Nick arrossisce visibilmente e, cercando di guardare il meno possibile l’altro che ormai è mezzo nudo, si sporge verso il comodino, il suo nascondiglio segreto.
Quando porge il pacchetto spigoloso a Jeff, negli occhi di questo non c’è altro che affetto.
«Grazie» mormora, le guance innaturalmente rosse.
Lo scarta, mentre Nick lo guarda, in attesa col fiato sospeso.
«Oh Nick, ma è Baudelaire!» esclama, accarezzando la copertina del libro.
«Spero ti piaccia, ci ho messo un po’ a decidermi su cosa regalarti» ammette il moro, scrollando le spalle.
Restano lì, immobili, per qualche secondo, indecisi su cosa fare. Poi Jeff, imbarazzato, raccoglie i vestiti dal pavimento e li infila nuovamente, mormorando qualche scusa.
«Per quello c’è tempo, direi»Nick sorride «ora andiamocene a giocare tra la neve, così ti mostro il mio spirito natalizio.»
 
  
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