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Autore: Hi Ban    03/01/2013    3 recensioni
«Forse è il caso che tu vada a casa, Shisui» lo informò Itachi, attirando la sua attenzione.
Sorrise. «Oh, San Itachi-san! Che ci fai tu qui? Qual buon vento? Mangiato bene stasera? Senti la mia mancanza? Vuoi unirti al giro di domande su–»
Itachi accennò a quello che sembrava un mezzo sorriso, ma Sasuke davvero non riusciva più a mettere in relazione azioni e possibili spiegazioni, né sue né altrui, perciò non ne comprese il motivo.
«Dovresti davvero andare a casa, Shisui» e i suoi occhi erano saettati su Sakura.
Per inciso, la ragazza si teneva al tavolo con entrambe le mani, la bocca semi aperta e uno sguardo totalmente sconvolto. No, meglio dire arrabbiato. Oh, beh, ovvio, stava guardando Sasuke.
«Oh, certo, chiaro, chiarissimo… mi porti tu in braccio? Non credo di ricordare chiaramente come si usano le gambe…»
Itachi alzò gli occhi al cielo.
«È solo una richiesta d’aiuto, ma se preferisci puoi prenderle come esplicite avances» celiò sornione, per poi alzarsi e appoggiarsi completamente addosso all’Uchiha.
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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#6 - Quando gli Uchiha orgogliosi fanno di testa loro e Shisui ci mette il suo zampino. Itachi si astiene.



Sasuke Uchiha era sicuramente un ragazzo pieno di qualità, ma come si era già notato in varie situazioni e in tutte le salse, la pazienza non rientrava tra queste.
Vuoi perché non era una caratteristica peculiare della sua indole a prescindere, vuoi perché la presenza di Shisui fin dall’infanzia lo aveva rovinato irrimediabilmente, l’Uchiha era particolarmente intollerante alle cose che sfuggivano dal suo controllo e quando le cose andavano così, lui dimostrava l’impazienza che lo denotava. Specialmente con il cugino, se proprio si vuole essere precisi mettendo i puntini sulle i.
Se da piccolo, tuttavia, il suo carattere un po’ irascibile e poco paziente era scusabile proprio per la poca maturità – benché fosse comunque piuttosto sveglio per la sua età –, alla veneranda età di ventitré anni non c’era assolutamente più nulla che potesse giustificarlo. Non che venissero richieste scusanti, visto che Sasuke dava sfoggio della sua poco tolleranza solo in situazioni in cui centravano particolarmente tanto o Naruto o Shisui ed in entrambi i casi tali due personalità si commentavano da sole.
Per passare direttamente ad un frangente in cui si trovava costretto in quel preciso momento l’Uchiha, è doveroso precisare che Naruto quella volta non c’entrava assolutamente nulla. Non che fosse un santo di ragazzo, ma quel giorno si trovava a Suna per fare solo lui sapeva cosa in veste di solo lui sapeva chi, perciò rimaneva solo un altro individuo ad ammorbare il povero Sasuke.
Povero, forse, alla fine non era poi molto, visto che qualcosa doveva pur aver fatto per meritarsi tutte le sciagure e le disgrazie che doveva subirsi. Itachi se la rideva, ma Sasuke non aveva il minimo dubbio a definire la presenza sulla terra di Shisui come una disgrazia ambientale, culturale e sociopolitica.
In sostanza, comunque, Shisui quel mattino stesso aveva fatto la sua trionfale comparsa nella quotidianità mattutina di Sasuke Uchiha, più precisamente mentre, appena sveglio, sua madre tentava di convincerlo che fare una buona colazione sarebbe stato utile per il resto della mattinata. A poco servivano le pacate proteste del ragazzo, che faceva notare che lui colazione non l’aveva mai fatta e che quel mattino, grazie al cielo, non aveva né allenamenti né missioni per cui un possibile calo di zuccheri ne avrebbe potuto compromettere il rendimento.
Poi lui era Sasuke Uchiha, non poteva avere cali di zucchero.
A far desistere Mikoto era stato proprio Shisui che, comparendo direttamente sul davanzale aveva fatto decretare alla donna che suo figlio era una vera testa dura, ragionare con lui era impossibile.
Da precisare, anche se inutile ai fini della narrazione, che Shisui si era permesso di presentarsi così in casa Uchiha solo perché era certo che non ci sarebbe stata la presenza gentile e amorevole di Fugaku Uchiha. Ne era davvero terrorizzato, Shisui; era certo che lo zio tramasse nell’ombra alla ricerca di un buon momento per farlo fuori facendolo passare per un mero incidente. Qualche notte aveva anche provato a dormire con un occhio aperto per prevenire eventuali tentativi di omicidio, ma come risultato aveva ottenuto solo un occhio rosso al mattino e un tic anomalo alla palpebra. Fugaku aveva anche commentato la sua stupidità, quello stesso giorno, chiedendosi come si potesse giungere ad avere un occhio in simili condizioni.
Inutile dilungarsi oltre su quelle scaramucce quotidiane tra i due Uchiha.
«Cugiiiiino» aveva esordito Shisui, prima di balzare giù dal davanzale e portarsi di fronte a Sasuke. Quest’ultimo si era trattenuto dall’ucciderlo nell’arco di dieci secondi, cosa di cui aveva avuto modo di pentirsi e di cui si pentiva ancora in quell’istante, mentre si trovava ai piedi dell’albero su cui, non a caso, si trovava anche Sakura Haruno.
No, non era un caso, appunto. Era la stupidità di Shisui e anche quella di Sasuke il motivo per cui si trovava lì, ma forse era meglio riprendere il tutto da quando era giunto a casa sua quel mattino, quel disgraziato del cugino.
Non era stata una discussione eccessivamente lunga, evidentemente Shisui aveva fretta di fare altro e si era diretto immediatamente al fulcro della questione.
Inoltre, se avesse avuto tanto tempo sicuramente si sarebbe premurato di allontanare Sasuke da tutti gli oggetti contundenti che potevano segnare la sua fine come abile ninja di Konoha.
«Itoko-chan, quando ti sposi?»
Sasuke per poco non aveva fatto cadere il coltello con cui stava vivisezionando più che tagliando il pomodoro che teneva tra le mani.
Gli rivolse uno dei suoi sguardi più taglienti, ma l’altro Uchiha non parve particolarmente interessato alle dimostrazioni di affetto del cugino. Bisognava davvero insegnargli tutto a quel tappo, aveva concluso con disappunto.
«Davvero, quando ti sposi?»
Notando che Sasuke non era intenzionato a dargli una risposta, diede maggiori dettagli a quella domanda che era campata in aria in maniera indecente, ma che per lui aveva una grande valenza.
O meglio, quel mattino si era svegliato con il pallino di mettere in riga senza motivo il cugino e si stava comportando di conseguenza – questo a Sasuke non pensò nemmeno per finta di dirlo.
Itachi sicuramente gli avrebbe fatto notare che ognuno aveva i suoi tempi, ma diamine! Shisui sapeva che Sasuke da solo non avrebbe fatto praticamente nulla, perciò la teoria di Itachi non reggeva nemmeno un po’. In più lui adorava immischiarsi nella vita privata del tappo, perché smettere di punto in bianco?
«Hai già la tua veneranda età, Sakura non ti aspetterà in eterno» gli aveva fatto presente e senza dargli il tempo di ribattere con qualche insulto o simili, aveva aggiunto: «Sai, lei prima o poi si stancherà di attendere un musone pigro come te!»
Più o meno era stata anche questa la tattica che un paio di anni addietro aveva usato per convincere Sasuke che era meglio darsi una svegliata con Sakura o lei avrebbe chiaramente ripiegato altrove.
Ci aveva messo di mezzo anche Itachi, cosa che ovviamente aveva mandato in catalessi Sasuke, ma almeno poi si era dato una mossa con l’Haruno.
Ah, era proprio un genio in quegli affari loschi, si commentava spesso Shisui da solo.
«Itachi è più vecchio di me, va’ a infastidire lui» lo aveva freddato e a quella considerazione Shisui ci aveva pensato seriamente per qualche minuto.
Poi aveva agitato le mani con fare sbrigativo e aveva smontato la sua affermazione: «Lui è sposato con me, lo sappiamo tutti che le cose stanno così, non cavillare su questioni che non puoi comprendere, tappo.»
Aveva davvero sorriso da solo alla sua stessa arringa?
Aveva davvero sorriso da solo alla sua stessa arringa, sì.
Sasuke non aveva commentato in nessun modo a tale affermazione, anche perché erano anni che aveva smesso di capire il rapporto che c’era tra quei due. O forse era proprio lui che non lo voleva capire per una serie di ovvie conseguenze psicologiche. Stava di fatto che quel mattino di certo non si era messo ad indagare oltre.
«Seriamente, fossi in te mi darei una svegliata, marmocchio» Sasuke non era intenzionato a dire una parola, ma le occhiate che lanciava spinsero Shisui a rincarare la dose: «Oh, e senti questa! Metti che ti aspetta e si fa avanti lei? Noi Uchiha siamo tipetti orgogliosi, sai? Che figura di merda ti fai, Sas’ke-chan, se è lei alla fine a chiederti di sposarti?»
Era a quello che voleva arrivare, aveva infine compreso Sasuke, ben intenzionato a non ascoltare più nemmeno una delle parole che sarebbero uscite dalla bocca di quell’idiota.
Lo aveva capito dal ghigno vittorioso sulle labbra di Shisui, che fosse stato per lui si sarebbe stretto la mano da solo, dandosi pacche affettuose sulle spalle per auto complimentarsi.
Aveva abbandonato il pomodoro senza mangiarlo, aveva quasi ucciso una mano di Shisui posando accidentalmente il coltello in prossimità delle sue dita ed era uscito di casa, in tempo per sentire Shisui rivolgersi ad Itachi, che era arrivato nel momento giusto per trovare la magnifica presenza del cugino.
«Tuo fratello è pernicioso, sai Itachi? Sì, dovevo dire pernicioso prima o poi.»
Sasuke, attraversando il grande viale del quartiere Uchiha, diretto nemmeno lui sapeva dove, fino a una quarto d’ora prima era stato completamente intenzionato a non dare il minimo ascolto alle parole del cugino.
Possibile che tra tutte le persone del clan e dell’intera nazione del fuoco dovesse venire a rompere le scatole proprio a lui? Cos’aveva di speciale lui rispetto alla fruttivendola dietro l’angolo?
Probabilmente nulla, ma era chiaro che i metri decisionali di Shisui erano esuli da qualsiasi convenzione sociale.
E mentre camminava spedito senza neanche rendersene conto non aveva potuto fare a meno di chiedersi che problemi avesse lui stesso.
Perché alla fine era andato davvero dalla ragazza, infatti ora si trovava da Sakura, che su un albero stava raccogliendo ciliegie indisturbata e particolarmente di buon umore. Ed era quasi certo che non si trovasse lì per chiederle se le ciliegie fossero mature.
L’Uchiha non aveva nemmeno annunciato la sua presenza, per il momento se ne stava lì ad osservare la ragazza che canticchiava allegra.
Che cosa ci faceva lì? Niente, voleva rispondersi, ma era chiaro che la risposta era un’altra, nascosta tra insulti per Shisui, insulti per se stesso, domande esistenziali e la canzoncina che stava cantando Sakura che gli era entrata in testa senza il suo volere.
Shisui era un idiota, su quello Sasuke non aveva nemmeno più da ridire per qualche astruso motivo, ma quel che aveva detto lo aveva… turbato, sì. No, non turbato. Ok, forse turbato.
Era orgoglioso, era vero e non ci sarebbe stato nemmeno nulla di così terribile se fosse stata Sakura a dirigere gli eventi, ma era vero. Gli Uchiha, per citare il cugino, erano tipetti orgogliosi e nella fattispecie Sasuke era un concentrato di onore, dignità, valori e orgoglio. Un qualcosa di indescrivibile, insomma, che lo aveva portato ad arrivare dove si trovava ora, in uno dei campetti di Konoha in cui i ciliegi erano sbocciati e i frutti chiedevano solo di essere raccolti.
La parte peggiore di quella stupidaggine, Sasuke lo sapeva, era che le idiozie di Shisui non avevano un minimo di fondamento. Che motivo aveva di allarmarsi se Sakura decideva di dichiararsi? Nessuno, anche perché non c’era scritto da nessuna parte che, se lo avesse fatto, lo avrebbe fatto in quei giorni.
In più, era certo che non c’era il problema inizialmente citato da Shisui, ovvero che lei non lo avrebbe atteso a lungo: era solo un modo per arrivare alla discussione principale. Ora come ora, poi, Sasuke evitò anche di chiedersi perché quell’idiota avesse deciso che era il caso di mettere ancora il naso nella sua vita sentimentale.
Stronzo.
Sbuffò nemmeno troppo silenziosamente e quella volta Sakura si accorse della sua presenza, rimanendone piacevolmente sorpresa.
«Sas’ke! Che ci fai qui?»
Sasuke ammutolì, incurante del fatto che non aveva ancora detto niente, perciò forse era il termine sbagliato.
«Sas’ke?» chiamò la ragazza, girandosi appena per scorgere la figura là in basso dell’Uchiha.
Gli lanciò una ciliegia che lui prese al volo, alzando un sopracciglio, incuriosito.
Sapeva che a lui le ciliegie non piacevano poi un granché, ma la mangiò comunque quando lei tornò a girarsi con un sorrisetto malandrino in volto.
Non disse ancora nulla e la ragazza decise di lasciarlo fare.
Probabilmente stava pensando o semplicemente non aveva nulla da dire, ma comunque se ne stava lì. Se forse lei avesse detto qualcosa lui se ne sarebbe potuto andare – Sasuke era sempre il lunatico che era, nessun fattore stagionale influiva sul suo caratteraccio –, perciò rimase in silenzio.
Passarono vari minuti. Forse un intero quarto d’ora, Sakura non lo sapeva e Sasuke neanche, ma se ne stavano così. Lei a raccogliere le ciliegie e lui con la testa leggermente rivolta verso l’alto, a guardare la ragazza sull’albero a cui, davvero, non sapeva che dire.
Perché era andato lì?
Perché Shisui era un idiota.
Perché lui si faceva sempre plagiare dalle stupidaggini che diceva.
Perché forse, effettivamente, qualcosa le voleva dire, con o senza gli interventi mattutini e inutili di Shisui.
«Ehi, Sas’ke, poi… volevo proporti una cosa–»
Sasuke aggrottò le sopracciglia, spalancò gli occhi, poi forse li sbarrò, poi fece un passo indietro, senza motivo si mise in posizione di difesa, se fosse passato un altro mezzo secondo le avrebbe anche lanciato la palla di fuoco suprema o avrebbe caricato il mille falchi. Tutta colpa di Shisui, perché mai, fino a due ore prima, si sarebbe sognato di reagire in tal modo alla parola proporre, ma ormai il danno era fatto.
Sakura, che si era girata con un’espressione indecisa in volta, ora ne mostrava una a dir poco spaventata, se non proprio scandalizzata.
«Sposami
Sasuke era una persona che non andava per i giri di parole.
Lo disse senza nemmeno pensarci, cosa che non era particolarmente da lui, ma con Sakura aveva imparato a fare un sacco di cose che non rientravano nei suoi schemi.
Si sa, comunque, gli Uchiha quando facevano qualcosa la facevano in grande, con tanto di effetti scenici e l’imprevedibilità era un fattore sempre presente.
Non l’aveva nemmeno salutata da quando era arrivato lì, in quel prato e con l’odore di ciliegi che ormai nemmeno più sentiva perché gli aveva intasato tanto le narici da diventare familiare in un attimo. Era rimasto in silenzio e poi, come se nulla fosse, le aveva fatto quella richiesta, proposta, domanda o affermazione perentoria che fosse.
E almeno lei aveva smesso di canticchiare quel motivetto che Sasuke, in quegli ultimi venti minuti, aveva preso a mal sopportare forse tanto quanto odiava il cugino, il che era tutto dire.
Ovviamente era riuscito ad ottenere una reazione degna del suo nome dalla ragazza che conosceva da anni e che, probabilmente, non avrebbe mai immaginato di coinvolgere così tanto nella sua vita. Al sentire quella minuscola parola di ben sette lettere, la giovane prima spalancò gli occhi, poi si rivoltò verso l’albero, poi di nuovo verso Sasuke e alla fine riuscì a borbottare un «eh?» davvero scandalizzato e, solo lei sapeva come, era riuscita a perdere l’equilibrio.
Sasuke non era certo se prima avesse pensato che quella ragazza era davvero una noia costante – addirittura cadere, non aveva detto nulla di che in fin dei conti – o se prima si fosse fiondato lassù con lei, per evitare che volasse di sotto, facendo perdere tutte le ciliegie che aveva raccolto e probabilmente rompendosi qualche osso.
Era lì sul ramo con lei, la teneva per la vita, mentre lei teneva una mano in prossimità del petto – presto il cuore avrebbe raggiunto un picco massimo di battiti e si sarebbe fermato, ne era certa –, il cesto stracolmo di ciliegie ormai volato giù; da dove si trovavano il prato era mezzo una distesa verse piena di puntini rossi, molto artistico si sarebbe potuto commentare se anche solo uno dei due fosse stato attento al prato. Sfortunatamente, entrambi avevano altro a cui pensare.
La scena gli ricordava vagamente qualcosa, ma c’erano delle sostanziali differenze: quella volta, Sakura non era ubriaca come quella disgraziata serata e allora non le aveva chiesto di sposarlo. Ora stava cadendo giù per quello, l’altra volta era perché probabilmente non si ricordava nemmeno più dove si trovassero le gambe.
«Devi per forza cadere sempre giù dagli alberi?» borbottò contrariato, mentre la ragazza non sembrava ancora intenzionata a dire qualcosa. Ora i ruoli si erano invertiti.
Sasuke non disse nulla, manteneva il suo solito contegno di distaccata dignità, anche se dentro di sé la questione era ben un’altra. Lui aveva lanciato la domanda, ma doveva attendere una risposta. Era sempre stato un ragazzo piuttosto sicuro di sé, spesso anche fin troppo: lui poteva, era quello che la maggior parte delle volte lo aveva spinto ad andare avanti imperterrito.
Quella volta, però, la questione era più seria, si parlava di una faccenda delicata e lui, a dirla tutta, non aveva mai ben compreso come funzionasse la personalissima logica di Sakura.
Intanto, quest’ultima, osservava particolarmente sconvolta il giovane che la teneva ancora stretta, benché ora sembrasse più che in grado di stare in piedi da sola. In quel momento come non mai, forse, necessitava di un contatto.
Si stava chiedendo in maniera piuttosto ossessiva se avesse realmente sentito bene; forse aveva detto qualcos’altro, forse si era sbagliata, forse proprio mentre il ragazzo le parlava le era passata un ape vicino all’orecchio e, sfrecciando, le aveva fatto comprendere male quanto aveva detto.
Ok, si rendeva conto lei stessa della stupidità di quanto detto, ma non sapeva come reagire. Non se l’aspettava una richiesta così improvvisa, non era preparata psicologicamente.
Beh, con un Uchiha non si poteva mai essere preparati, il fattore imprevedibilità era qualcosa da cui non si poteva fare granché in qualunque caso.
«Sas’ke» mormorò semplicemente, quando i due si furono guardati per un po’ di tempo senza dire nulla.
Sakura, dal canto suo, congetturando su possibili api troppo veloci e lui chiedendosi perché mai la pazzia lo avesse portato a fare una cosa del genere. Non sarebbe forse stato più semplice discuterne con calma, senza alberi e possibili cadute di mezzo? Magari senza lo zampino inopportuno di Shisui?
Evidentemente no.
Poi Sakura sorrise, rossa in volto come poche volte in vita sua e con gli occhi lucidi di chi ha ottenuto una delle cose migliori della sua vita, ma anche nel proprio immaginario rimanevano solo una vana utopia, relegata al fondo del cervello. Vide la ragazza allungare la mano verso un ramo li di fianco e prendere un ciliegia. Gliela porse, mentre lui ancora la teneva stretta.
«Sì» mormorò poi, mentre lui mangiava il frutto senza staccarle gli occhi di dosso.
A Sasuke parve come se le avesse urlate quelle due lettere e non poté trattenere il mezzo ghigno soddisfatto che si dipinse sulle sue labbra.
Beh, ghigno per preservare la dignità dell’Uchiha, altrimenti Sakura quello lo vide come un sorriso. Un sorriso alla Sasuke Uchiha, ma pur sempre un sorriso. Poi tornò alla sua espressione di tipica superiorità, che sarebbe andata a nozze con un bel ‘tsk, lo sapevo’, ma forse Sasuke, a ventitré anni suonati, sapeva quando tenere la bocca chiusa.
Sapeva di ciliegie, Sasuke, quando Sakura lo bacio, considerazione ovvia che fece la ragazza dopo aver espresso meglio la sua risposta al ragazzo.
Tipetti orgogliosi gli Uchiha, altroché, ma ora almeno era anche pienamente soddisfatto. Aveva rischiato di rimanere vedovo ancora prima di sposarsi a causa della sua dichiarazione spassionata e priva di preavviso, ma in quel momento erano solo dettagli. Poi erano una coppia originale, loro. Non c’era assolutamente nulla di prevedibile in due che, sostanzialmente, vissero il loro primo giorno di fidanzamento ufficiale mangiando ciliegie appollaiati uno contro l’altro su quel ramo.


«Ohe, Itachi! Anche io voglio una dichiarazione originale per il nostro matrimonio!» lo apostrofò sorridendo Shisui, mentre il cugino alzava gli occhi al cielo poco interessato.
«Non credere di impressionarmi con un albero e delle ciliegie, con me dovrai trovare qualcosa di più originale» lo avvisò, ignorando il fatto che il cugino non lo stava ascoltando per niente.
Itachi davvero non sapeva da dove potesse essere uscito un cugino idiota come lui.
«Dai per scontato il fatto che sarò io a dichiararmi?»
E lui era totalmente stupido, visto che stava anche rispondendo alle sue fandonie insensate.
«Mh, è vero, a questo non aveva pensato… io non mi ci vedo a dichiararmi, tu hai più charme» era serio, il ragazzo. Di questo Itachi riusciva a capacitarsi a stento.
E gli stava rispondendo ancora. Di male in peggio.
«Io il maschio e tu la femmina» concluse per lui, piuttosto scettico, ma con la sua solita indifferenza a renderlo l’Itachi di sempre.
«Però sei tu che hai i capelli lunghi» gli fece presente e il cugino si ritrovò ad assentire con un «vero», forse per spirito di fratellanza, non lo sapeva nemmeno lui.
«Ok, facciamo che siamo due maschi, uno dei quali, io, è pigro, perciò fa portare i pantaloni all’altro» cercò di trovare un accordo. Non che il nome Shisuiko fosse brutto, ma preferiva comunque essere un maschio.
«Porti anche tu i pantaloni però?»
«Oh, sì, ovvio. Lo so che preferiresti di no, ma prova a capirmi… vengo spesso a casa tua a trovarti, che direbbe Fugaku-san se mi vedesse in mutande? Ecco, vedi–»
Itachi ora aveva davvero smesso di ascoltarlo.



E qui concludo la raccolta con ben un anno di ritardo: festeggiamo, miei dears, perché in teoria ho finito tutto da sette o otto mesi, ma non ho mai avuto tempo/voglia/altro (più altro che il resto) per postare (:
In verità volevo metterci anche un altro special, quello però non l’ho ancora scritto, no, ma se un giorno mi prendesse lo schizzo di metterla giù la posterò singolarmente…
Mh, detto ciò, amate Shisui nella sua demenza, perché io so solo descrivere uno Shisui demente e Itachi, disgraziatamente per lui, ogni tanto da corda alla sua intelligenza mancata: so che non si era notato, è per quello che l’ho precisato u___u’
È più corta delle altre, evidentemente quando l’ho scritta mi sentivo ispirata a farla breve, ma suppongo che vada bene lo stesso XD
Bene, chiudo qui e ringrazio chiunque l’abbia letta, recensita, messa tra preferiti/seguiti/ricordate e sappiate che tutto ciò mi ha reso very happy!^^
  
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