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Autore: Volpotto    05/01/2013    3 recensioni
Altair, privato del rango di Maestro Assassino, dovrà combattere contro i nove nomi della lista di Al Mualim per riacquistare la sua dignità di Assassino.
Dovrà sopportare le accuse dei suo confraterniti e nascondere un senso di colpa opprimente, ma non sarà da solo.
Al Mualim, temendo l'impulsività del suo allievo, gli affiderà un compagno che avrà l'oridne di controllarlo e aiutarlo.
Potrà l'aquila volare assieme a una volpe?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque

Cose di poco conto

Il viaggio, da Damasco fino a Masyaf, sarebbe dovuto durare all’incirca settantadue ore. Due giorni. Questo almeno era quanto aveva decretato il rafiq, una volta aver calcolato la distanza, ma Altaïr non era d’accordo. Era troppo tempo, non erano così distanti le due città. Se avesse fatto galoppare i cavalli per la maggior parte del tempo, eseguendo cambi regolari, probabilmente sarebbe arrivato prima. O almeno se tutto fosse proceduto senza intoppi, cosa che però non era mai accaduta nella sua breve vita.

<< Ti auguro buona fortuna Altaïr e mi raccomando, comportati bene. Non vorrei sentire che ti preso a pugni con qualcuno, sarebbe deplorevole da parte tua. >>

Dopo quella frase, Altaïr, aveva avuto un gran desiderio di prendere a pugni il rafiq. Ma non l’aveva fatto. Aveva invece raggiunto quello che doveva essere il suo compagno alle porte di Damasco, non senza qualche difficoltà, per poi mettersi in viaggio. Il suo destriero, un purosangue dal manto nero, continuava a correre da due ore, sebbene incominciasse a sentire la stanchezza addosso. Il sole, prima alto nel cielo, stava tramontando rendendo la strada scura. Altaïr sospirò, qualora la luna non avesse illuminato il suo cammino, avrebbe dovuto fermarsi per forza. Le sue vesti, dapprima bagnate, ora stavano lentamente asciugando. Sentiva il forte vento scontrarsi con il suo viso, ma Altaïr sembrava non patirne. Ivanoe, da dietro di lui, sbuffò spazientito. Da quando erano partiti il suo compagno di viaggio non gli aveva più rivolto la parola, rafforzando il muro che gli divideva. Il cavallo del minore era tranquillo, non si ribellava alla sua presa e questo faceva gioire in cuor suo Ivanoe.
Lui odiava i viaggi lunghi, non era abituato e lo stancavano molto. In più, dopo che l’ex Maestro Assassino aveva preso la decisione di andare solamente al galoppo, si sentiva sfiancato. Avrebbe voluto fermarlo, fargli capire che essendo il capogruppo doveva preoccuparsi del parere degli altri Assassini con cui faceva coppia. Ma sicuramente non sarebbe stata una buona idea, considerato che interrompere il viaggio per un simile motivo avrebbe fatto infuriare Altaïr e lui non desiderava ciò. Ivanoe voleva fare pace con l’ex Maestro Assassino, non litigare ancora, che avrebbe sicuramente interpretato il suo gesto come una critica sul suo modo di agire. Avrebbe aspettato la notte.

Si alzò il vento, la sabbia veniva sollevata e i due Assassini portarono un braccio davanti agli occhi, evitando che essa entrasse nei loro occhi.

"Forse è il caso che inizi una conversazione…" fu il docile pensiero di Ivanoe "Stare in silenzio non mi aiuterà di certo a chiarirmi con lui"

Non era molto convinto di ciò che faceva, il giovane Assassino, le sue conversazioni con Altaïr iniziavano sempre male e finivano sempre peggio. Nhabial, il giovane aiutante del rafiq, gli aveva consigliato di non avere fretta ma quella situazione non era vantaggiosa per nessuno. In caso di un attacco avrebbero finito per ostacolarsi o peggio per sfidarsi, facendo finire la cosa in tragedia. No, si sarebbero chiariti in un modo o nell’altro, questo era il pensiero di Ivanoe. Si prese coraggio, avrebbe fatto lui la prima mossa.
<< Maestro… >>
Altaïr non si voltò neppure << Cosa c’è? >>
<< In questo posto, capita mai che arrivi una tempesta di sabbia? >> domandò affiancandosi col cavallo al suo maestro << è da un po’ che ci troviamo in questa zona priva di abitazione e completamente avvolta dalla sabbia, non c’è questo rischio? >>
<< Raro, ragazzino, raro e comunque mai niente di distruttivo. >>

<< Non mi chiamo ragazzino >> sbuffò Ivanoe, irritato << Possibile che non riusciate a memorizzare il mio nome? Eppure non è tanto difficile. >>

Altaïr chinò leggermente il capo, irritato, senza neppure accorgersene. La sua pazienza aveva un limite molto sottile, chiunque lo sapeva, di conseguenza nessuno si opponeva a lui in nessun modo. Eccetto Al Mualim e Malik, ma dubitava che quest’ultimo gli avrebbe mai più rivolto la parola. Con lui aveva sempre mantenuto un solido rapporto, ma ormai tutto era perduto. Ora che ci pensava perfino Abbas, nonostante lo provocasse spesso e fosse suo nemico giurato, era a conoscenza che una parola di troppo avrebbe causato la sua fine. Evidentemente non aveva ancora marcato il territorio con quel moccioso, ma gli avrebbe fatto capire che contro di lui le possibilità di vittoria erano molto scarse.

<< Ormai è chiaro che parli un po’ troppo, ragazzino. >>

Fu così che tutto avvenne, senza neppure che Altaïr riuscisse ad accorgersene. Bastò quella frase, un breve insieme di parole pronunciate con un tono ostile e tutti i buoni propositi di chiarirsi con l’ex Maestro Assassino si dissolsero come neve al sole. Il discorso di Nhabial, fresco del giorno prima, venne sostituito da un moto di rabbia dall’Assassino più giovane. Perché Ivanoe aveva un difetto, era ancora troppo giovane per ragionare a mente fredda anche davanti a simili provocazioni. Spronò il suo cavallo facendoli fare una scatto, posizionandosi davanti a quello di Altaïr , fermandosi in quel punto. L’ex Maestro Assassino fu colto alla sprovvista, non si aspettava una mossa del genere e per impedire di cadere da cavallo fu costretto a far girare di lato l’animale. Il suo destriero si impennò, fermandosi, sentendosi prigioniero della forte stretta di Altaïr e tuttavia fu desideroso di scappare. La tensione era palpabile.

Altaïr era livido dalla rabbia << Che diamine fai?! Sei forse impazzito?? >>

Il più giovane fissò con astio l’ex Maestro Assassino, odiava quando la gente lo trattava così, quando lo ignorava o lo trattava come uno scarto. Gli ricordava quand’era bambino, la sua infanzia passata dietro a delle mura e poi in mezzo alla strada. Quando la gente si rivolgeva a lui senza espressioni sul viso, sostenendo che non valesse nemmeno la pena sprecarne per un essere simile. Animato da quei dolorosi ricordi così vivi nella sua mente, avrebbe voluto incominciare a parlare, dirgli tutto ciò che pensava. Le conseguenze ormai non lo spaventavano più, se non si fosse aperto prima o poi sarebbe impazzito. Ma la severa voce dell’ex Maestro Assassino lo riportò alla realtà.

<< Ragazzino, cosa stai facendo? >>

Ivanoe rimase scosso dal tono di voce dell’Assassino più vecchio, non c’era rabbia nelle sue parole, ma soltanto la fermezza di comandate mischiata allo stupore di chi non si aspetta un morso dal proprio cane. Il fedele cappuccio continuava a coprirli il capo, ma la giovane spia potè intravedere il suo sguardo puntare sulla sua mano sinistra. Lui era mancino, tuttavia non era quello a preoccupare Altaïr, ma l’oggetto che aveva impugnato. Quella era l’elsa della sua spada e la mano di Ivanoe stava per estrarla, senza che il giovane se ne accorgesse.
"Ma che diavolo mi è preso?" fu la sola domanda che Ivanoe si pose mentre lasciava il manico dell’arma come fosse diventato improvvisamente rovente "Io…io stavo per sguainarla senza accorgermene?"

Sentì lo sguardo di Altaïr su di lui, ma non osò voltare gli occhi. Il Maestro Labib l’aveva messo in guardia al riguardo delle armi, non avrebbe mai dovuto puntarne una contro il suo compagno di viaggio. Sarebbe stato interpellato come gesto di ammutinamento verso Altaïr e quest’ultimo avrebbe potuto ucciderlo, senza problemi. Sentiva il vento accarezzarli la pelle, mentre l’angoscia si impadroniva di lui. Forse doveva chiederli scusa subito, prima che fosse troppo tardi, ma in che modo?

Altaïr dal canto suo continuava a fissarlo, attendendo una sua reazione. Come aveva intuito, il ragazzo non si era accorto di ciò che stava per fare e li si apriva un dilemma per l’ex Maestro Assassino. Non era la prima volta che qualcuno sfoderava armi davanti a lui, troppo animato da una furia cieca, desideroso di colpirlo. Probabilmente era colpa sua, che gli provocava troppo, ma infondo era meglio così. Di gente incompetente c’era fin troppa. Solitamente, Altaïr infliggeva loro punizioni esemplari, in modo che non le scordassero. La morte solo in casi eccessivi, ovviamente sempre con il consenso di Al Mualim, altrimenti la situazione gli si sarebbe rivolta contro. Ma questa volta era diverso, il ragazzo non voleva colpirlo, non si era nemmeno reso conto di cosa stesse facendo. Altaïr lo capiva dall’espressione che Ivanoe aveva preso, il viso era diventato pallido e gli occhi verdi avevano perso la solita scintilla di sfida. In quei giorni in cui era stato con lui, niente era riuscito a renderlo così impaurito. Scosse la testa dando un piccolo colpo di tacco nella pancia dell’animale, odiava quel ragazzino e ora aveva una buona occasione per punirlo, per imporsi su di lui. Un’occasione più unica che rara. Si limitò invece a superalo, senza dirli nulla, mentre il ragazzo continuava a tenere gli occhi incollati al terreno. Una voce, probabilmente quella della coscienza, chiese ad Altaïr il motivo di tal gesto.

"Non stava mirando a me" e tacque anch’essa.

Aveva preso la sua decisone, per una volta avrebbe lasciato correre. Infondo lui non era nella posizione di criticare nessuno dopo quanto avvenuto al tempio di Salomone, quindi non c’era motivo di soffermarsi sulla questione. Sentì il vento alzarsi, non potevano più attendere. D'altronde, anche l’avesse sguainata tutta la spada, era una cosa da poco conto. L’importante è che non l’avesse attaccato, solo quello. Ma al ragazzo, il fatto, non sembrava affatto una cosa da poco conto.

Ivanoe provò a parlare << Maestro…io non… >>

Un brusco gesto della mano di Altaïr gli fece intendere che non aveva tempo per le scuse o forse non voleva sentirne nemmeno e questo rattristò il giovane. Perché doveva sempre comportarsi in maniera così stupida? Ora sarebbero stati guai grossi, se lo sentiva. Altaïr non aveva reagito in modo violento, ma questo non significava niente. Ripartirono al galoppo, sotto il solo morente, mentre il cavalli sembravano volare. Per tutto il resto del viaggio sia Altaïr che Ivanoe poterono godersi il rumore del deserto e dei villaggi in cui sostarono, dato che tra i due una parola non scappò nemmeno per caso.

***

Arrivarono a Masyaf settantadue ore dopo la partenza da Damasco.

Era proprio in quei casi che Altaïr si rendeva conto di odiare quel maledetto rafiq, il quale sembrava ghignarli in faccia ogni qualvolta si incontravano, saperne sempre una in più del diavolo. L’odiava dal profondo del cuore, in particolare quando si atteggiava da superiore, per il semplice fatto di essere ben informato. Un giorno o l’altro l’avrebbe ucciso, di questo n’era sicuro. Sospirò, dalla vicenda del tempio di Salomone la sua vita sociale aveva preso una brutta inclinazione. Non che prima fosse migliore, ma semplicemente non era costretto a stare a contatto con gente simile come rafiq, ma solamente con Assassini carichi di rispetto verso di lui. E a volte nemmeno con quelli. Il mattino era ormai prossimo a sorgere, i primi raggi del sole illuminavano deboli la strada dei due Assassini. Mentre cavalcava Altaïr fece ruotare lo sguardo appena, posizionandolo sul ragazzo al suo seguito. Il resto del viaggio, dopo la faccenda della spada, fu trascorso nel più completo silenzio. La cosa non dispiacque ad Altaïr, ma non lo rese tranquillo come aveva sperato. Senza averne un vero e proprio motivo, si rese conto che preferiva molto di più quando il ragazzino parlava, nel tentativo di convincerlo ad ascoltarlo a quando si isolava. Il suo silenzio era qualcosa di inquietante, tipico dei cacciatori notturni, i quali studiano bene la propria preda prima di colpirla nel buio della notte. Il silenzio che, anche in maniera contorta, sembrava simile a quello che solitamente Altaïr creava per tener distanti le altre persone, nel quale. Scosse la testa aumentando l’andatura del proprio destriero, aveva completato la sua missione, il primo nome era stato cancellato, la prima vita recisa.

"Al Mualim mi ha ordinato di ucciderne nove, ma rivelandomene solo uno per volta. Vuole che io torni da lui a ogni vittoria" perché la sconfitta non sarebbe stata ammessa "Se davvero fossi un traditore per lui, non avrebbe affidato a me questo incarico"

Sospirò, o forse per lui era davvero un traditore. Eppure un traditore che, sebbene avesse solo diciannove anni, sembrava elevarsi come un’aquila sui novecento e oltre Assassini presenti a Masyaf. Oltre ad Al Mualim, ma questo era scontato. Era stato il suo valore come Assassino, non certo come persona, a salvarlo da quella situazione. Molto probabilmente il Mentore desiderava il compimento totale della missione, per questo l’aveva incaricato. L’ex Maestro Assassino si rese conto di temere troppo l’opinione del suo Maestro di vita e si ritrovò a sospirare. Per lui, Al Mualim, era stato molto più padre di quanto non lo fosse stato Umar. Gli doveva molto, le abilità, gli abiti, la mentalità, l’orgoglio d’Assassino e perfino la vita. Eppure negli ultimi tempi, nei quali il cambiamento da ragazzo a uomo stava avvenendo, si stava allontanando da quell’uomo. Quei legami che aveva stretto con gli apparivano ormai…deboli. Forse a causa della vecchiaia ormai dell’uomo, o dal troppo ribellarsi di Altaïr, non sapeva dirlo. L’unica cosa certa era che si stava allontanando da lui e, presto o tardi, avrebbe finito per lasciarlo. Altaïr non poteva nemmeno immaginare che il suo Mentore, invece, quei legami gli aveva già recisi molto tempo prima.

Capitolo cinque

Nella tana della Volpe

Ok ok, lo so. Recensisco in ritardo, aggiorno in ritardo, pago il maneggio in ritardo, vado a dormire in ritardo…insomma, la mia vita è nel più completo ritardo. Penso che arriverò in ritardo pure al mio funerale… Chiedo venia a tutti coloro che continuano a seguire questa storia per i due mesi di ritardo e ringrazio anche solo chi fa lo sforzo di aprire il file

L’unica cosa che faccio puntuale è quella di mangiare, ma è un dato di fatto che non posso eccellere se non in una cosa.

Grazie a tutti coloro che hanno letto questa storia e un grazie speciale a queste persone:
Arcipelago: che nonostante tutto, continua sempre a seguirmi

Narijis: se passo l’esame d’italiano (che lo faccio dopodomani) lo devo alle sue correzioni

Madoka94: che non perde mai occasione per farmi ridere come un deficiente, in modo da far spaventar mia madre

DarkRozan: che, esattamente come l’Arcipelago Chopato, continua a seguirmi

Raigage: è sempre la benvenuta, con qualsiasi nome.

Bacioni Volpotto!

 
  
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