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Autore: sku    25/07/2007    6 recensioni
E' passato circa un anno da quando Hotchner ha conosciuto Liliana e tutto sembra andare per il meglio. Sembra...
E' il seguito di "Incontri fortuiti"
"Ciao, se hai fame, c'è un piatto di pasta..."
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14. fuori dalla nebbia Era mattina inoltrata e l’aereo volava sull’Atlantico che si intravedeva ogni tanto tra le nuvole, Liliana lo fissava senza vederlo realmente, il pensiero fisso su Aaron. "Devo distrarmi, devo concentrarmi su qualcos’altro o rischio di dirottare l’aereo per tornare da lui. Ma se voglio lui, perché sono partita?" Quell’interrogativo la perseguitava da quando la sera prima aveva convinto Mary ad accompagnarla nel suo appartamento per preparare le valigie per il suo ritorno in Italia. Era stato strano rimettere piede in quella che era stata la sua casa per più di tre anni e in cui non era più rientrata dalla sera del rapimento. Un sottile strato di polvere ricopriva i mobili, l’armadio era un po’ incasinato, dato che era stato Aaron a prenderle i vestiti quando l’aveva riportata a casa dall’ospedale. Aveva preso il minimo indispensabile, non aveva molto tempo, l’aereo partiva alle sei. Le si era stretto il cuore per ogni cosa che metteva in valigia. Mary l’aveva aiutata in silenzio, senza commenti ma con un’aria di rimprovero sul viso.
E adesso era in viaggio per tornare a casa, da visi amici e in posti che non avessero memoria di quello che le era accaduto. "Anche se ci sarà sempre il mio viso a ricordarmelo." Pensò accarezzandosi la guancia ferita. "Decido i miei spostamenti per scappare dai ricordi dolorosi, sono arrivata a Washington per fuggire da tutto ciò che mi ricordava Marco e adesso torno in Italia per fuggire da… Da cosa, da Pavlovich? O dal dolore del possibile rifiuto di Aaron? Sto giocando d’anticipo per facilitarmi le cose?" Appoggiò la testa al sedile, era stanca e triste. "Voglio smettere di stare male, vorrei solo essere felice."

Gideon era seduto fuori dal reparto di chirurgia. "Ormai passo più tempo qui che in ufficio." Fu presto raggiunto da Reid e Morgan.
- Come stai? - chiese all’agente biondo.
- Niente di grave, anzi niente e basta. Volevano tenermi in osservazione ancora per qualche ora ma io ho firmato per uscire. - gli rispose.
- Allora farai meglio ad andare a casa a riposarti. -
- Che novità ci sono? - domandò Morgan indicando la porta chiusa.
- Non mi hanno ancora dato nessuna notizia. - rispose Jason stringendosi nelle spalle.
- Allora aspetteremo con te. - disse Morgan.

Dopo due ore uscì un chirurgo che li avvicinò. - Siete gli agenti dell’FBI? - chiese loro sfogliando una cartella clinica. I tre assentirono. - Mi dispiace ma non ce l’ha fatta a superare l’operazione, aveva perso troppo sangue e la pallottola aveva danneggiato l’aorta. Abbiamo fatto il possibile. - disse a voce bassa. Poi si voltò e rientrò nel reparto.
Gli agenti si sedettero. - E adesso? - chiese Reid.
- Adesso informiamo i parenti e torniamo a casa a riposare, finalmente. - gli rispose Hotchner voltando l’angolo del corridoio.
- Come sta Carter? - chiese Gideon.
- E’ sotto shock, ma non ha ferite. E’ andato a stare in albergo per qualche giorno, almeno finché non saranno finiti i rilievi a casa sua. -
Uscirono dall’ospedale nel mattino assolato.
- Non riesco a disperarmi per avergli sparato. - mormorò Hotchner.
- E’ normale. - rispose Gideon.
- Ci sarà un’indagine, vero? - Non sembrava preoccupato per quell’eventualità.
- E’ inevitabile; ma ne uscirai pulito, hai fatto solo quello che andava fatto. -  lo rassicurò in ogni caso il collega.

Quando Aaron arrivò a casa rimase stupito non vedendo né la macchina di scorta né quella di Mary. "Gli agenti saranno stati richiamati dopo gli eventi di ieri sera e Mary sarà al lavoro." Cercò di convincersi.
Ma quando entrò in casa il silenzio lo rese sospettoso, non c’era traccia di Liliana al piano inferiore. Salì le scale e la chiamò ma non ottenne risposta. Entrando in camera da letto vide il letto intatto e una lettera sul suo cuscino. "Non può essere quello che penso."
Non osava avvicinarsi, non voleva scoprire cosa gli aveva scritto anche se lo sospettava. Era tornato a casa allegro per la chiusura del caso, per la promessa di una nuova felicità senza l’ombra di Pavlovich a incombere sul loro futuro.
Si avvicinò e la prese in mano, lesse il suo nome sulla busta, scritto con la sua terribile calligrafia. Aveva paura ad aprirla. La rimise sul cuscino e andò a farsi la doccia. "Posso leggerla dopo." Ma quando tornò nella camera gli mancò ancora il coraggio, si coricò dalla parte del letto che la donna solitamente occupava e annusò il suo cuscino, cercando il suo odore così particolare e così seducente, cercando di trattenerla in quel modo.

Quando si svegliò era pomeriggio, alcuni bambini corsero ridendo sotto le finestre, il vicino stava tagliando l’erba del giardino. Solo nella sua casa il silenzio regnava sovrano. Si mise seduto incrociando le gambe e aprì la busta con un gesto deciso. Spiegò il foglio, prese un respiro come se si dovesse tuffare e iniziò a leggere.

Caro Aaron,
quando leggerai queste righe io probabilmente starò volando sopra l’oceano per tornare in Italia. Non ho il coraggio di dirtelo di persona; sono una vigliacca e ho paura che al momento mi mancherebbero le parole e potrei cambiare idea. Per lettera è tutto più facile, non ho davanti i tuoi occhi profondi che mi scrutano e che indagano, gli stessi occhi di cui mi sono innamorata.
Non sono sicura che quella di partire sia la scelta giusta, ma per me è la cosa migliore. Mi fa male stare qui a ricordare gli attimi di orrore che ho passato, ho il terrore che lui rispunti all’improvviso. Ma non è solo questo. Mi fa male stare nei luoghi dove noi due siamo stati così felici e dove adesso soffriamo così tanto; mi fa male non riuscire a parlare con te. Ho bisogno di cambiare.
Vorrei che tu capissi che  io ti amo ancora, ma non sono più certa che tu ricambi i miei sentimenti come prima e quest’insicurezza peggiora solo la situazione. Non odiarmi perché ho deciso io per tutti e due, so che fa male, che questo ti farà soffrire, ma non vedo altre soluzioni per il momento. Probabilmente sto sbagliando tutto.
Qualunque cosa tu decida di fare ricorda che ti amo tanto, anche se ho uno strano modo di dimostrartelo.
Lil

 
"Come ho potuto lasciare che pensasse che non l’amassi più? Quando abbiamo cominciato a non parlarci più? A non capirci più?" Si prese la testa fra le mani cercando di non piangere. Gli mancava la sua voce dolce e bassa, che l’aveva attratto quando l’aveva conosciuta, ogni fibra del suo corpo urlava il dolore che cresceva dentro lui. "Cosa faccio adesso?"


Liliana osservava il panorama che si stendeva davanti a lei, le montagne colorate dall’autunno, il cielo terso di un azzurro impossibile e il sole tiepido che faceva brillare di mille riflessi rossi i suoi capelli scompigliati da un leggero vento. Era seduta su una coperta nel giardino, le stampelle accanto a lei, vicino un libro che il vento sfogliava al posto suo. Guardò il fondovalle immerso nella nebbia che galleggiava come un mare bianco. Era incredibile che dov’era lei ci fosse una giornata stupenda e più in basso il tempo fosse tetro e autunnale.
Erano passate due settimane da quando era tornata dagli Stati Uniti e solo una da quando aveva deciso di rifugiarsi nella casa di montagna per stare un po’ sola e pensare, per estraniarsi da tutto. "E’ come questa giornata. Se fossi rimasta sarei ancora immersa nella nebbia e non capirei dove andare, guardando la situazione con un po’ di distacco, elevandosi sopra di essa, tutto appare chiaro e limpido. Proprio limpido no, a dir la verità, ma almeno mi sento meno impantanta."

Hotchner osservava il paesaggio scorrere dal finestrino di un autobus vuoto e un po’ desolato. Era stata un’impresa per lui arrivare fin lì, riuscire a raggiungere quello sperduto paese di montagna dove Liliana si era rifugiata. Parte del merito per il buon esito dell’impresa andava alla sorella maggiore di Liliana che gli aveva dato tutte le indicazioni fondamentali e gli aveva scritto un biglietto con le frasi che lo avrebbero aiutato. Era stata Verdiana a rispondergli al telefono quando aveva chiamato a casa sua per raccontarle di Pavlovich, era stata sempre lei ad accoglierlo all’aeroporto e a spedirlo in quello strano viaggio in corriera.
- E’ il modo migliore per raggiungerla, fidati di me. Ti sta aspettando, anche se non lo sa. - gli aveva detto alla stazione dei bus. - E’ spaventata e confusa, ma io la conosco meglio di quanto lei conosca se stessa e capisco cosa vuole realmente; lei vuole te.- L’aveva incoraggiato.
Si sentiva spaesato e confuso, non era abituato a quelle strade strette e dissestate, a quel clima tetro, grigio e solitario. Fu quindi con meraviglia che si accorse che all’improvviso erano sbucati dalla nebbia e tutto era illuminato dalla luce del sole, che faceva risaltare i colori caldi degli alberi.
Quando scese in mezzo al paese comprese perché si era rifugiata lì. Il silenzio, la calma erano ciò di cui aveva bisogno e che aveva trovato. Seguendo le indicazioni di Verdiana raggiunse presto una casa che rimaneva spostata rispetto al paese e la vide seduta in contemplazione del panorama, illuminata dal sole e bella come un’apparizione, i capelli arruffati dal vento leggero, la testa inclinata di lato. Conosceva ogni linea del suo corpo, ogni movimento gli era familiare e ritrovarli gli procurò una gioia immensa.

Liliana sentì dei passi far scricchiolare la ghiaia alle sue spalle, si voltò e lo vide. Per un attimo non credette ai suoi occhi, non poteva essere Aaron, come aveva fatto a raggiungerla? "Ricorda, l’amore conosce tutte le strade."
Lui la guardò in silenzio poi lasciò cadere il borsone a terra e le si avvicinò, sedette accanto a lei e ammirò il panorama.
Liliana lo fissò senza parole, il cuore le batteva forte e le sembrò incredibile che lui non lo sentisse.
- Come hai fatto ad arrivare fin qui? - Era incuriosita.
- Non ha importanza. - le rispose dopo un momento di incertezza. Continuava a tenere lo sguardo fisso di fronte a sé. Fece un sospiro per farsi coraggio e le chiese: - Come hai potuto pensare che non ti amassi più? - Solo allora si voltò verso di lei.
Lo guardò negli occhi. Era difficile rispondere a quella domanda. - Era quella la sensazione che provavo. Sembrava che tu non mi volessi più accanto… Non mi toccavi più, non mi abbracciavi, non mi davi la mano… Non sapevo cosa pensare. Credevo che la mia presenza ti fosse insopportabile, come se Pavlovich mi avesse contaminata…-
- Perché non me ne hai parlato? -
- Perché tu non mi hai spiegato perché era così importante per te arrestarlo? Perché non mi hai spiegato perché ti ripugnava tanto baciarmi? – Era sull’orlo delle lacrime, era arrabbiata, si sentiva accusata.
- Volevo farti sentire al sicuro, arrestarlo perché tu non sentissi più il bisogno di partire, di scappare.- si giustificò.
- Ma io non me ne sono andata per quello! Non solo. Avevo solo bisogno di tempo per leccarmi le ferite in un territorio neutro. Anche senza Pavlovich in libertà, Washington era soffocante e terrificante per me.- Rimasero in silenzio guardando di fronte a loro, cercando le parole giuste per esprimere quello che provavano.
 - Mi dispiace non averti capito. E tu non mi hai mai disgustato, avevo solo paura che le mie carezze, i miei baci potessero ricordarti quello che ti ha fatto; temevo che tu mi avresti allontanato e non sarei riuscito a sopportarlo. - Guardò verso il fondovalle avvolto nella nebbia - Pensavo che sarebbe stato più facile, che ci saremmo guardati negli occhi, ci saremmo abbracciati e ci saremmo perdonati, invece… -
Liliana sorrise e gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, lui chiuse gli occhi per meglio assaporare quel contatto che gli era mancato così tanto.
- Sei un ingenuo, quello accade nei film. Nella realtà è tutto più difficile, bisogna spiegarsi l’un l’altro ogni pensiero, ogni sensazione. E poi la mia corsa verso di te con le stampelle non sarebbe stata romantica, solo ridicola. -
- Già, me ne sono accorto. - Sorrise a quella battuta, le prese la mano e baciò la punta delle dita, poi la strinse forte. - Mi dispiace non aver capito che avevi bisogno delle mie carezze, della mia presenza. -
- Mi dispiace aver preteso che tu mi seguissi e non aver capito che avevi bisogno di proteggermi come meglio sapevi fare. -
- Adesso cosa succederà? - le chiese dopo qualche attimo.
- Rimetteremo insieme i pezzi, senza fretta. Cercheremo di essere chiari con noi stessi. Sarà lungo e complicato, ma possiamo farcela. - Appoggiò la testa sulla spalla dell’uomo e lui le baciò i capelli e le circondò le spalle con il braccio. Lei inspirò l’odore dell’uomo, si sentì bene, come non le capitava da tempo.
- Mi sei mancato. -
- Anche tu. Ti amo.-
Lei sorrise. - Anch’io. -
- Ce la faremo? - le chiese continuando ad osservare la nebbia che fluttuava inarrestabile più in basso.
- Possiamo solo provarci. -
- Cosa hai intenzione di fare adesso? Vuoi tornare a vivere qui in Italia, a casa? - Trattenne il fiato in attesa della risposta
- Anche se ti sembrerò melensa, la mia casa è dove sei tu. Tornerò a Washington. Però non subito, ho bisogno di tempo. - Lui annuì, era già tanto dopo aver pensato di averla persa per sempre.
- Vuoi venire a vivere con me? - le chiese un po’ imbarazzato. Aveva paura di perderla di nuovo.
Liliana non rispose subito, tenne lo sguardo fisso di fronte a sé. Poi, dopo un silenzio che ad Aaron era parso infinito, rispose. - Sì, ma ad una condizione. -
Lui si sentì mancare il respiro - Quale? -
- Devi assolutamente installare un bidet in bagno!- Rise e alzò il viso verso quello di lui.
Lui abbassò la testa e appoggiò le labbra su quelle di lei, che le schiuse e lo baciò con dolcezza.


"Le cose belle, brutte, commoventi o insignificanti, tutte le cose esistono nello stesso momento e il giorno dopo assumono una forma differente. Noi puntiamo a luce su ciò che vogliamo vedere, entriamo in quello spirito e ci avviamo verso quel punto."
                                                                                                 Banana Yoshimoto (Sly)

***fine***

Questa storia è dedicata a mia sorella, per avermi fatto scoprire EFP, perchè mi sopporta in questo lungo periodo di convalescenza e perchè è così com'è. Ti voglio bene.

Come sono commossa! Sono riuscita ad arrivare alla fine anche di questa storia! E sono riuscita ad aggiornare nonostante sia stravolta, ma non potevo lasciarvi sulle spine, ho un cuore anch'io anche se ben nascosto!
Spero proprio che questo capitolo vi sia piaciuto e che tutta la ff vi abbia fatto passare dei piacevoli momenti.
Kley: sono contenta che ti abbia colpito proprio quello che io intendevo far emergere... Mi sto quasi mettendo a piangere! Spero che tu riesca a leggerla il prima possibile. Grazie davvero per tutti i tuoi commenti entusiasti, non hai idea del piacere che hanno fatto!
lalausonio: un nuovo acquisto! Sono davvero felice che ti abbia fatto una così buona impressione e che ti sia sembrata ben scritta.
Minerva McGranitt: grazie per avermi seguito, spero di poter far presto lo stesso con te! Spero ti sia piaciuta la fine, ti ringrazio per tutti i tuoi commenti.
LubyLover: ti sei ripresa dall'infarto? Sono molto contenta che pensi che abbia del talento, anche se io non ne sono pienamente convinta. Aaron in effetti è un po' freddo e mette il lavoro al primo posto, però qualche volta si lascia andare. E Mary, beh lei è la personificazione dell'incoerenza! Grazie per avermi seguito fin dalla prima puntata coi tuoi commenti chilometrici!
sakura_kinomoto: ecco il secondo episodio. Ti aggrada? Ma se Morgan non l'avesse fatto magari Pavlovich avrebbe sparato a Reid, non ci hai pensato? Grazie per aver sempre commentato anche se so che a volte non ne avevi proprio voglia!
hikary: se fosse illegale far finire così i capitoli io subirei la pena di morte dato che è la mia passione. Del resto Criminal Minds lascia sempre le cose in sospeso con mia grande rabbia! Lo faccio giusto per restare IC! Grazie per la tua presenza!
Un ringraziamento comunitario anche a
Paola e jaja_thrill che mi hanno seguito in quest'avventura.
Naturalmente un'enorme grazie anche a chi ha letto senza recensire, spero l'abbiate gradita. (Sembra che stia parlando di una cena ma non fateci caso, sono in piedi dalle cinque!)
Un bacio a tutti e buone vacanze,
sku

  
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