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Autore: Dama Grigia    07/01/2013    7 recensioni
Severus Piton non ha l'unico problema di dover uccidere Albus. Una seconda spiacevole missione gli si para davanti: rapire Sibilla Cooman. Dovrà farlo, perchè il Signore Oscuro glielo chiede. Per il Bene Superiore, non può tirarsi indietro. Tutto quello che può fare è evitarle le torture di Villa Malfoy tenendola segregata in casa propria, a Spinner's End.
La convivenza, già di per sé difficile, è complicata dalla presenza di Peter Minus.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Mio Signore.”
Severus era in piedi di fronte a Lord Voldemort. Chiamarlo con l’appellativo di “Mio Signore” gli costava in quel momento più del solito. L’estate aveva fatto appena in tempo a cominciare che già Silente aveva fatto una delle più grosse sciocchezze della sua vita. Come aveva potuto essere così sventato da indossare quell’anello? E adesso, qual’era il risultato? Semplice. Severus avrebbe dovuto ucciderlo. Ovvio, no? Ormai era troppo tardi per l’anima del pozionista, meglio preservare quella di Draco. 
“Severus, benarrivato.”
Lo accolse Voldemort, fissandolo negli occhi, come ogni volta. Cercandovi una traccia d’insicurezza, di infedeltà, di inganno, come ogni volta. Non trovando nulla di tutto ciò, come ogni volta. A poco a poco stava dimenticando i dubbi su di lui: il ritardo con cui lui si era presentato al cimitero, tanto per dirne una.
“Vi ringrazio.”
Disse semplicemente il mago, volgendosi poi verso la donna che, altera e folle come al solito, se ne stava al fianco del Suo Signore. Bellatrix Lestrange. Annuì in sua direzione, sapendo bene che lei non l’avrebbe mai salutato per prima, non l’aveva mai fatto e non aveva motivo di farlo in quel momento.
“Bellatrix…”
In risposta ricevette poco più di uno sbuffo sdegnoso.
“Ti ho fatto chiamare perché ho bisogno di te, e sono certo che Bellatrix sarà più che lieta di darti il suo contributo, per quanto possa valere.”
La maga avvampò di rabbia e di indignazione al sentire come le sue capacità erano messe in dubbio dall’uomo che serviva, venerava e -verosimilmente- amava.
S’inchinò ossequiosamente fino a terra, i lunghi ricci neri a sfiorare la polvere.
“Sarò lieta di offrirle il mio umile contributo, Mio Signore.”
“Lo stesso vale ovviamente per me.”
Aggiunse rapidamente Severus.
Voldemort proseguì come se nemmeno li avesse sentiti. Dopotutto, dava per scontata la loro collaborazione. La loro stessa vita doveva essere adibita a collaborare con lui, a lavorare per lui, a servirlo.
“La profezia, Severus. Non sono riuscito a metterci le mani, come sai.”
Così dicendo lanciò un’occhiataccia a Bellatrix, che abbassò la testa addentandosi il labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare.
“Tuttavia, ho avuto modo di riflettere. E adesso voglio un’altra cosa. La donna che pronunciò la profezia, la veggente. Lavora ad Hogwarts, da quello che mi risulta. Qual è il suo nome?”
Questo non prometteva niente di buono. Cosa voleva il Signore Oscuro da lei? Sebbene quella donna fosse una ciarlatana, per quanto fosse fastidiosa, Severus sapeva perfettamente di esserle -come dire- affezionato. Più o meno. Diciamo che la sua eventuale dipartita gli avrebbe provocato dispiacere. Poteva sembrare scontato, ma per uno abituato a vedersi morire davanti colleghi e conoscenti era un indubbio sintomo di affetto. Dopotutto, da quanti anni lavoravano insieme? Quindici? Certo non erano amici, l’amicizia è altro. Lei usciva troppo di rado dalla sua torre per poter sviluppare con chiunque il tipo di rapporto assimilabile a ciò. Ad ogni modo, il fatto che il Signore Oscuro chiedesse di lei gli provocava una certa inquietudine. Dischiudendo appena le labbra, si decise a rispondere.
“Sibilla …”
un’esitazione. Qual era il suo secondo nome? Cassandra? No, lei era l’antenata.
“…Patricia Cooman, Mio Signore.”
Voldemort annuì, soddisfatto dell’usuale accuratezza di Severus nel riportargli qualsivoglia informazione.
“Da quello che mi è stato riferito, non è altro che una ciarlatana. Nonostante ciò, noi sappiamo bene quanto vera sia la profezia che lei stessa ha pronunciato. Puoi spiegarmi quest’incongruenza, Severus?”
Mascherare gli ordini da domande, una cosa che gli riusciva piuttosto bene.
“Sarà un piacere. Vedete, lei è effettivamente in grado di vedere qualcosa con quello che chiama “occhio interiore”, a volte. Ciò però non dipende dalla sua volontà a quanto pare, e ad ogni modo non ne ha ricordo. Almeno, questo è quanto è possibile evincere dall’episodio della profezia, e da poche altre visioni di carattere nettamente inferiore. Il resto sono probabilmente basi di astrologia e lettura dei tarocchi assimilabili da un qualsiasi libro di testo. Personalmente, sospetto che spesso inventi di sana pianta le sue “previsioni”, per non perdere il posto, immagino.”
Silenzio. Il Signore Oscuro stava riflettendo, e la cosa più intelligente in quel momento per i due Mangiamorte era attendere senza fiatare. Bellatrix continuava a chiedersi cosa c’entrasse lei con tutta quella storia. Sudava freddo, in realtà. Aveva fallito la sua missione, e il fatto che Lord Voldemort fosse tornato sull’argomento in sua presenza non lasciava presagire niente di buono.
“Ad ogni modo, è in grado di pronunciare profezie.”
“Ne abbiamo avuto la prova.”
“Ed è purosangue, giusto?”
“Indubbiamente, Mio Signore.”
“Diretta discendente di Cassandra Cooman. Era una notevole maga. Una veggente di grandi poteri ed immensa fama.”
“ Il nome di Cassandra Cooman è conosciuto anche dai bambini.”
“In questo caso, la voglio.”
“Mio Signore,” Intervenne Bellatrix, che cominciava a sentirsi vagamente come se stesse lì a fare tappezzeria.
“Mio Signore, è morta.”
Lord Voldemort squadrò la donna da capo a piedi.
“Quando?”
Domandò alla fine.
“Secoli fa!”
Per tutta risposta, la fulminò con lo sguardo.
“Non ti credevo tanto ottusa, Bellatrix! Non sto parlando di Cassandra. Io voglio la sua discendente. Mi pensi davvero sufficientemente stupido da essere convinto che una maga vissuta secoli or sono sia viva?”
La donna avvampò nuovamente e si prostrò ai piedi del Suo Signore, implorandone il perdono. Lui si voltò verso Severus, reprimendo l’istinto di ucciderla solo perché aveva bisogno di lei.
“Mio Signore, come le ho detto le sue eventuali visioni non dipendono dalla sua volontà.”
Dannazione, gliel’aveva appena spiegato, ed era stato chiaro anche sul fatto che lei non aveva memoria delle sue predizioni. Quindi, non avrebbe potuto costringerla ad avere visioni per lui, né tantomeno a ripetergli la profezia. Cosa voleva da lei? 
“Questo l’ho capito. Ma la guerra è iniziata, e preferisco averla come alleata che come nemica.”
Severus drizzò le orecchie. 
“Alleata?”
“Esattamente. Portamela qui, viva e possibilmente tutta intera. Le offrirò di collaborare con me. Starà a voi convincerla ad accettare.”
“Non sarà facile. Lei è solita starsene rinchiusa nel castello.”
“Per questo ti affianco Bellatrix. Desidero che questa missione coinvolga i miei migliori uomini. Voglio quella donna nelle mie file, ad ogni costo.”
“Perché ci tenete tanto, Mio Signore, se è lecito chiederlo?”
Non era difficile cogliere una nota di gelosia nel tono di Bellatrix.
“Credevo di essere stato chiaro. Lei potrebbe avere altre visioni, e preferisco venirlo a sapere io piuttosto che l’Ordine. Inoltre, è discendente di una grande maga, il suo sangue è puro e nobile.”
Severus annuì. Un pezzo da collezione, insomma. 
“Sarà fatto, Mio Signore.”
A quel punto Voldemort li lasciò. Aveva dato le sue disposizioni, che se la sbrigassero loro, a quel punto.
“C’è poco da dire. Tu la attiri fuori ed io la schianto, poi la portiamo qui.”
Fece sbrigativa la donna.
“Punto primo: sarà difficile farla uscire dal castello, già è un miracolo vederla venir fuori dalle sue stanze. Punto secondo, forse non ti sono chiare le direttive del Signore Oscuro. Ha detto che la vuole viva e intera. Nessuno schiantesimo, ti limiterai a disarmarla una volta che l’avrò portata fuori dai confini di Hogwarts, verso la Foresta Proibita. Da lì saremo liberi di smaterializzarci con lei direttamente qui.”
Obiettò Severus. Lei agitò una mano come se stesse scacciando una mosca.
“Come ti pare, basta che facciamo alla svelta. Domani mattina.”
Non era una proposta, era una data definitiva. Il mago annuì e si smaterializzò, per riapparire poco lontano da Hogwarts. Si avviò a passi pesanti verso il castello.
In effetti aveva proprio bisogno di complicarsi ulteriormente la vita. Come avrebbe fatto a convincere Sibilla ad uscire? E soprattutto, che sarebbe successo poi? Ad ogni modo, doveva farlo. Per il bene superiore, come avrebbe detto Albus. Per non vanificare gli sforzi fatti fino a quel momento da tutto l’Ordine. 
Era giunto ormai nei corridoi. Uccidere Albus, rapire Sibilla. Com‘era il detto? Non c‘è due senza tre. Quando Minerva, incrociandolo, gli augurò un buon pomeriggio, lui rispose con un poco rassicurante:
“Fossi in te farei gli scongiuri”.
Ciò detto si rifugiò nei sotterranei, dove avrebbe pensato ad una scusa valida per far uscire Sibilla la mattina seguente.


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* Nota: questo è il primo capitolo di una long fic che intendo aggiornare in maniera il più possibile regolare. Il secondo ed il terzo capitolo sono già pronti, in attesa di essere pubblicati, e sinceramente mi piacciono entrambi più del primo, per cui date una possibilità a questa long fiction se vi va, e lasciatemi due righe magari. 
Grazie a Lady Cooper per il supporto ;) *
 
 
   
 
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