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Autore: HermyLily89    12/01/2013    2 recensioni
La storia è ambientata in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e la protagonista è Ann Black, figlia di Sirius, una Corvonero modello, ma innamorata di Harry Potter.
Non vi dico altro, perchè se no vi rovinerei tutto il gusto di leggerla.
Ci tengo a ringraziare tutto il mio GDR per aver sopportato di leggere, almeno fino ad ora, i capitoli di tale FF e la carissima Claudia, per tutti i magnifici consigli e la pazienza.
Il personaggio di Ann Black è autobiografico e molti altri, a parte quelli della Rowling che ho cercato di mantenere fedeli al libro, sono tratti da persone realmente esistenti.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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“Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente.”
Ann ripeteva a sé stessa quella frase come fosse un mantra, un ritornello, una formula magica. Era letteralmente pietrificata dall’ansia, dalla paura che tutto non sarebbe andato poi così bene, che avrebbero fatto un pasticcio col tempo e ci sarebbero state due Ann, due Harry e due Hermione per sempre, mentre tutti gli altri, che - bontà loro - esistevano in un unico esemplare, sarebbero rimasti scioccati da una tale duplice presenza.
“Su, Harry! Ann! Avvicinatevi!”
La ragazza si ridestò dai suoi pensieri e si avvicinò ad Hermione, che aveva i capelli scompigliati e un brutto taglio sul labbro inferiore. Con un movimento fluido e rapido fece scivolare la catenina d’oro che Ann aveva visto mesi prima attorno a tutti e tre e, con attenzione, fece girare la clessidra tre volte. Immediatamente l’Infermeria prese a vorticare fastidiosamente e Ann decise che sarebbe stato meglio chiudere gli occhi, onde evitare di rendere partecipi della sua cena sia Harry che Hermione. In realtà, duro un attimo e subito Hermione si riprese il Giratempo e intimò agli altri due di muoversi. Era pomeriggio inoltrato e il sole stava tramontando probabilmente, tuffandosi nel Lago Nero. La luce arancione filtrava attraverso le alte vetrate dell’Infermeria, gettando ovunque ombre allungate e sottili, che a breve sarebbero scomparse.
Uscirono di corsa passando sotto il pesante portone di legno e si lanciarono verso l’esterno del castello, fermandosi a prendere fiato a poca distanza dalla capanna di Hagrid. Ann, pigra di natura, sentiva una fitta pungente al fianco destro e dovette sforzarsi di respirare normalmente, aggrappandosi ad un masso che sembrava spuntare dalla roccia e avere l’unica funzione di sorreggere studenti del tutto inadatti alla corsa campestre.
“Hermione, ma cosa succede? Perché è giorno?”
Harry era visibilmente confuso e guardava con aria interrogativa la sua migliore amica; d’altra parte dei tre lui era l’unico ad essere all’oscuro di tutto. Il suo sguardo si spostò anche su Ann, che, rossa in viso per la corsa e l’imbarazzo, si ravviò i capelli dietro l’orecchio e cercò di darsi una sistemata.
“Harry, tu lo sai cos’è questo?” gli chiese Hermione, porgendogli la catenina con la clessidra e facendola penzolare tra le sue dita. Il ragazzo mosse la testa in un cenno di diniego, sempre più curioso e, allo stesso tempo, perso.
“Questo è un Giratempo, Harry. Permette di tornare indietro nel tempo. Insomma, è così che quest’anno sono riuscita a seguire tutte le lezioni.”
Il cipiglio interrogativo di Harry si sciolse e le rughe d’espressione che gli avevano rigato la fronte si appianarono, ma solo per un attimo.
“E chi –?”
“La McGranitt, ovvio. Il primo giorno di scuola.”
Dal viso di Hermione trasparivano al contempo senso di colpa per non averne parlato prima e ansia per quello che avrebbero dovuto fare; si mordicchiava il labbro inferiore nervosamente, dalla parte priva del taglio, e guardava Ann insistentemente, sperando che la ragazza avrebbe potuto distoglierle di dosso lo sguardo accusatore di Harry.
“Bene, ehm, voglio dire. E ora? Saranno le sette di sera, no?! Io sono nella mia Sala Comune, o meglio, l’altra me è nella Sala Comune. Voi dove eravate? Se Silente ci ha chiesto di tornare indietro di tre ore, ci dovrà essere un motivo.”
Ann era sempre stata fiera del suo improvvisare frasi intelligenti per salvare dall’imbarazzo gli altri; d’altronde l’amicizia con Julie l’aveva portata più e più volte in situazioni simili a questa, se non addirittura peggiori. Julie. Julie che in questo momento era con l’altra Ann a festeggiare, Julie che nella realtà in cui si trovava questa Ann sarebbe arrivata da un momento all’altro in Infermeria. Iniziava a crearle confusione pensare a questa doppia realtà e scosse la testa, concentrandosi su i suoi due amici.
“Noi stavamo andando da Hagrid – FIEROBECCO!”
Hermione urlò e corse rapida verso il campo di zucche adiacente alla capanna di Hagrid. Harry ed Ann si scambiarono un’occhiata veloce e la seguirono; la ragazza iniziò ad odiare seriamente la sua pigrizia e decise che avrebbe iniziato a fare sport, uno qualsiasi dei mille sport che Trevor si divertiva a proporle ogni estate.
Accanto al campo di zucche, legato ad una trave piuttosto resistente, si trovava l’imponente ippogrifo che Hagrid aveva chiamato Fierobecco. Lanciò un’occhiata interrogativa ai due: “Se vi degnate di spiegarmi, magari…”
Harry la guardò con aria di superiorità, come per rinfacciarle che erano pari, ora: lui non era a conoscenza del Giratempo e lei della vicenda di Fierobecco.
“Devi sapere che per la faccenda di Malfoy,” interruppe il silenzio carico di tensione Hermione “Hagrid è finito nei guai e, beh, oggi è prevista l’esecuzione di Fierobecco.”
La mente della ragazza lavorò febbrilmente, cercando nella memoria uno dei tanti momenti in cui Malfoy, suo cugino, ne aveva combinata una delle sue mettendo nei pasticci qualcun altro. Poi ricordò: la prima lezione di Cura delle Creature Magiche, la bellezza di quelle creature e il loro carattere, così simile al suo, e Draco, quell’idiota, che si procura un taglio scenografico, ma in realtà da niente.
Sentì la rabbia ribollirle dentro, la bile riversarsi e la voglia fisica di prendere la testa di Malfoy e fracassarla su una delle zucche che aveva davanti a sé, decisamente più grandi del normale. Erano Hagrid-size per intenderci.
“QUEL LURIDO SCHIFOS-“
“Abbassa la voce, Ann! Non dobbiamo essere visti in alcun modo. Avete idea se qualcuno degli altri Harry o Hermione ci vedesse, cosa potrebbe capitare? Cose orribili capitano ai maghi che giocano con il tempo.”
Effettivamente era quello che stavano facendo, ‘giocando con il tempo’. Certo, per un buon fine, ma questo non riduceva la pericolosità della loro impresa, affatto.
Rimasero accucciati dietro alle zucche accatastate, cercando di non farsi notare troppo nemmeno dall’Ippogrifo. Con la coda dell’occhio Ann scorse la finestra della capanna e vide le sagome di Harry, Ron ed Hermione assieme ad Hagrid mentre gesticolavano animatamente. Era piuttosto bizzarro pensare a loro lì dentro e anche assieme a lei, fuori, con una consapevolezza diversa di ciò che sarebbe accaduto.
“Qui troviamo Minus! Harry, no!”
In una frazione di secondo Harry si era alzato e si sarebbe diretto verso la capanna se Hermione, con una prontezza di riflessi magistrale, non l’avesse preso per il braccio e strattonato a terra.
“Harry, sei pazzo?! Potevi essere visto!”
“Ma-ma Hermione, hai visto? No?! Possiamo prenderlo!”
Era senza fiato, probabilmente sconcertato per l’agilità della sua migliore amica, e la guardava con aria supplichevole.
“Harry, sai bene quanto anche io vorrei prendere Minus e disintegrarlo, ma se lo facciamo ora, per prima cosa, gli altri Harry ed Hermione, insieme a Ron e Hagrid, non capirebbero più nulla e impazzirebbero; inoltre, Minus vivo è la prova che mio padre è innocente. E senza Minus nella Stamberga Strillante come credi avremmo creduto alla sua innocenza?!”
Il ragazzo si voltò a guardarla, cercando di tornare a respirare normalmente, ma il suo petto continuava ad alzarsi e abbassarsi ancora troppo velocemente. Cercò di prendere fiato, di regolarizzare il respiro e, quando ci riuscì, annuì convinto.
“Guardate! Silente e Caramell stanno arrivando!”
Hermione aveva puntato il dito verso il Castello, che si intravvedeva in lontananza, e scorsero subito due figure piuttosto alte arrivare chiacchierando, accompagnate da una più massiccia e corpulenta, che sembrava stringere qualcosa tra le mani.
Eppure il trio nella capanna non sembrava accennare a muoversi. Ann sentì l’ansia attanagliarle la bocca dello stomaco e il cuore tamburellarle all’impazzata contro il petto: ‘cose orribili accadono ai maghi che giocano con il tempo’. E forse stava per conoscerle quelle cose orribili.
La ragazza non riuscì a distogliere gli occhi dal terzetto che stava sopraggiungendo e non si accorse del fatto che Hermione era riuscita a creare un diversivo per far allontanare dalla capanna l’altra Hermione, l’altro Harry e Ron. Si sentì, così, presa con forza per un braccio da Harry, che stava seguendo la migliore amica dietro gli alberi, a poca distanza dalle zucche, ma comunque sufficiente perché non potessero essere visti.
Rimasero in silenzio per un po’, con il solo fruscio dei loro respiri a tener loro compagnia e a farli stare in continua allerta. La presa di Harry non accennava ad allentarsi e Ann si sentì percorrere tutta da un brivido freddo e caldo allo stesso tempo. Dopo qualche secondo, però, il ragazzo si accorse della situazione e, bofonchiando uno ‘Scusa’ si allontanò da lei. Era sbagliato pensare a quel tocco, alla sua pelle a contatto con quella di lui, perché erano altre le priorità, altre le cose di cui preoccuparsi. E non era solo sbagliato, ma completamente fuori luogo, ed Ann lo sapeva più che bene, o meglio – la sua parte razionale ne era ben a conoscenza, mentre quella irrazionale stava eseguendo voli pindarici che nemmeno su una Firebolt ultimo modello erano possibili tali acrobazie.
“Ok, ce ne siamo andati. Ora dobbiamo liberare Fierobecco.”
Per quanto l’idea sembrasse balorda, Hermione aveva ragione e, oltretutto, le parole di Silente iniziavano ad acquistare senso: ‘Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente.’
E quel ‘più’ era certamente l’Ippogrifo che giaceva incatenato in attesa di essere giustiziato per una colpa che non aveva. Non avrebbero avuto più di qualche minuto, perché sarebbe stata solo questione di attimi e Silente, Caramell e il tipo col volto coperto e una strana ascia tra le mani, sarebbero usciti dalla capanna di Hagrid in cui erano stati invitati ad entrare e … sarebbe successo.
Con circospezione Hermione agguantò dei furetti che probabilmente il guardiacaccia aveva lasciato nelle vicinanze di Fierobecco per nutrirlo e iniziò a tentare l’animale a spostarsi verso di lei, facendo meno rumore possibile. Nel frattempo Harry ed Ann si mossero nella direzione opposta, con un po’ di fatica riuscirono a slegare la pesante catena dalla trave di legno e, insieme ad Hermione, portarono l’ippogrifo lontano dal campo di zucche il più velocemente possibile, nascondendosi dietro gli alberi posti sul limitare della Foresta Proibita.
Esattamente in quel momento uscirono dalla capanna i tre uomini assieme ad Hagrid e il boia, con un raptus di fastidio, conficcò l’ascia nel ceppo d’albero poco distante da dove si trovava Fierobecco solo un minuto prima. Le urla di gioia del guardiacaccia risuonavano forti e riuscirono ancora a sentirle una volta giunti nelle vicinanze del Platano Picchiatore.
Mantenendosi a debita distanza, videro Ron lottare contro Sirius, alias l’enorme cane nero, e poi essere risucchiato all’interno dell’albero; poco dopo anche l’altro Harry e l’altra Hermione riuscirono ad entrare, seguiti qualche minuto dopo da l’altra Ann. Fino a quel momento, la ragazza ancora non aveva visto se stessa e l’evento le fece torcere le budella: era qualcosa di strano, di sinistro e si rese effettivamente conto di quanto sarebbe stato folle per l’altra Ann vederla.
Restarono lì, sul limitare della Foresta Proibita per più di un’ora, mentre il sole stiracchiandosi lasciava spazio alla luna e alle stelle, che trapuntavano la coltre blu del cielo.
“Sarebbe stato strano. Vivere insieme, intendo.”
Harry guardò la ragazza e annuì, senza aggiungere una parola. In realtà, non aveva idea di cosa l’avesse spinta a dirglielo, eppure le era uscito  così, con un candore e una semplicità disarmanti.
Se non ci fosse stata la luna piena, se Minus non fosse scappato, allora sì, avrebbero vissuto assieme, sotto lo stesso tetto e Ann, doveva ammetterlo a se stessa, per un breve attimo, ci aveva sperato, perché avrebbe significato stargli accanto, conoscerlo meglio e, magari, far parte della sua cerchia di amici.
“Sarebbe stato strano vivere con persone che tengono a me.”
Non c’era astio o sfida nella sua voce, anche perché sapeva bene quello che Ann aveva passato, ma stava semplicemente esponendo un dato di fatto. Sirius era il suo unico appiglio all’idea di famiglia e lei con lui.
Videro nel frattempo apparire Lupin e poi Piton che, per ultimo, scivolò con eleganza dentro il Platano Picchiatore. Erano tutti lì, ora, e avrebbero dovuto aspettare di vederli uscire per poter poi salvare Sirius, per evitargli il bacio dei Dissennatori.
“Chi ha evocato il Patronus, prima, ci ha salvato la vita. Deve essere stato un mago davvero potente.”
Hermione aveva rotto il silenzio e stava, in realtà, dando voce allo stesso quesito che stava frullando nella mente di Ann: chi era stato a salvarli? E in che modo avrebbero salvato Sirius?
“Io credo di aver visto chi è stato, Hermione. Ma è strano.”
“Strano?”
“Già. Io ho visto mio padre scagliare l’incantesimo. Sì, è assurdo, non ha senso, ma è quello che ho visto.”
Ann ed Hermione si scambiarono un’occhiata, ma preferirono non dire nulla; era davvero da folli pensare che James Potter potesse essere comparso per salvarli, a maggior ragione perché non c’era più alcun James Potter da diversi – troppi – anni.
In quel momento, videro delle sagome stagliarsi sull’erba: erano usciti e ciò significava solo una cosa, ossia che dovevano pensare alla svelta cosa fare per salvare Sirius.
Era bizzarro pensare che in quel momento l’altro Harry e l’altra Ann avevano quasi creduto che avrebbero cambiato la propria vita, che avrebbero avuto una vera famiglia, ma le urla di Lupin in piena trasformazione e quelle di Ron che cercava di agguantare Minus, nonostante la ferita sanguinolenta alla gamba, ruppe l’idillio trascinandoli nella realtà.
Ann, Harry ed Hermione iniziarono a correre in direzione del Lago Nero, con Fierobecco assieme a loro. Era una corsa contro il tempo nel vero senso del termine e quest’ultima non faceva che guardare l’orologio, temendo non ce l’avrebbero fatta.
Rischiarono più volte di venire attaccati da Lupin, sia loro, sia gli altri loro, ma grazie all’ippogrifo non ebbero grossi problemi. Con il respiro corto, giunsero sulla riva del lago e scorsero dall’altra parte gli altri Harry, Ann ed Hermione e Sirius, quasi privo di sensi, mentre un nugolo di Dissennatori li stava assalendo senza alcuna pietà.
“Dovrebbe arrivare, no?!”
Ann non riusciva a sentire altro che un freddo tremendo addosso, mentre la felicità se ne andava pian piano da lei. Cercò di pensare a Julie, a Trevor, a suo padre con grande insistenza, sperando e augurandosi che quel ‘qualcuno’ sarebbe arrivato.
Poi, all’improvviso, Harry si allontanò da loro e con voce stentorea gridò: “EXPECTO PATRONUM!”. Una luce argentea accecante partì dalla punta della sua bacchetta acquistando pian piano la forma di un cervo che, con eleganza e decisione, riuscì ad allontanare i Dissennatori.
Le due ragazze erano senza parole e continuavano a guardare l’amico con la bocca semi aperta: com’era possibile? D’altronde l’Incanto Patronus è un incantesimo che si impara solo al quinto anno e non tutti, comunque, riescono a maneggiarlo bene. Eppure Ann in cuor suo capì che non poteva essere altrimenti, perché Harry aveva visto suo padre nel salvatore, perché mai avrebbe potuto credere di aver visto se stesso.
“Harry! Sei stato grandioso! Certo, uno sconsiderato, ma grandioso!”
Hermione lo abbracciò forte, provocando una fitta di gelosia nel petto di Ann. Sapeva bene quanto potente fosse l’amicizia che li legava, ma non riusciva a non pensare al fatto che era profondamente ingiusto che non fosse lei a stringerlo a sé.
“Hermione, quanto tempo abbiamo ancora?” chiese la ragazza, cercando di farla staccare da Harry.
“Oh, abbiamo solo venti minuti! E’ tardissimo, dobbiamo andare!”
“Ehm, Hermione. Non per smorzare l’entusiasmo, ma dove andiamo? E soprattutto come arriviamo al posto in cui andare?”
Effettivamente Harry non aveva tutti i torti; certo, avevano pochissimo tempo per salvare Sirius, ma dove l’avrebbero trovato?
La ragazza ricordò loro la conversazione di Silente in Infermeria e, una volta montati in groppa  a Fierobecco – nonostante le sue rimostranze – si diressero verso il piano del castello in cui tenevano imprigionato Sirius. Una volta giunti lì, smontarono dall’ippogrifo e corsero in direzione del luogo in cui erano sicuri di trovare l’uomo.
Forse quello fu il momento più felice sia per Ann, sia per Sirius: lui, incredulo, corse verso di lei e la strinse a sé con dolce fermezza. Lei sentiva il cuore di lui battere al suo orecchio, sussurrarle tutto il bene che le voleva, piangere tutta la sofferenza che lo attanagliava.
“Ti voglio bene, papà.”
Per quanto cercasse di fermarle, le lacrime scendevano imperterrite, rigando il volto di Ann, mescolandosi allo sporco degli abiti di Sirius, purificando la sua anima tormentata.
L’uomo fece un sorriso enorme a Hermione e Harry, abbracciando anche loro dopo un po’.
“Harry, i tuoi genitori sono sempre con te, sappilo. Sono qui, nel tuo cuore.” E nel dirlo, gli poggiò la mano sul petto, guardandolo con infinita dolcezza.
Poi, salendo in groppa a Fierobecco, si allontanò nel cielo, promettendo che avrebbe trovato il modo di farsi sentire e non smettendo mai di guardare Harry ed Ann, fino a quando non fu troppo lontano da sembrare una macchia scura nel cielo blu.
“Ragazzi, abbiamo solo cinque minuti. CORRETE!”
Hermione prese per mano entrambi e si precipitò dalle scale come una forsennata. Avevano solo cinque minuti, non un secondo di più, perché sarebbe bastato un secondo di più a far accadere ‘cose orribili’.
Scesero i gradini delle scalinate a due a due, senza fermarsi mai, senza voltarsi indietro, cercando di non travolgere alcuna armatura.
“Trenta secondi! Oddio!”
Per quanto dovesse ad Hermione la vita del padre, Ann in quel momento l’avrebbe volentieri strozzata con le sue stesse mani: era certa che il metterle ansia non avrebbe prodotto molti frutti, già che sentiva imperterrita nelle sue orecchie l’espressione ‘cose orribili’. E, comunque, strozzarla comportava attività fisica, cosa impossibile in un momento come quello, in cui anche il solo respirare costava una fatica immensa.
Videro da lontano la porta imponente dell’Infermeria e con un ultimo scatto cercarono di attraversarla prima che Silente, il quale stava evidentemente con gli altri loro, uscisse e la chiudesse: sapevano che sarebbe stato il punto di non ritorno.
“Ce l’abbiamo fatta” disse in un sospiro di sollievo Hermione, guardando nella direzione del preside.
“A fare cosa? Buonanotte!” intervenì, guardandoli sornione attraverso gli occhiali a mezzaluna e girandosi, si allontanò.
Entrarono in Infermeria e videro per un attimo gli altri loro svanire, legati dal Giratempo.
“Voi- voi eravate qui! E adesso siete lì!”
Ron immobile sul letto dell’Infermeria li guardava stralunato e stravolto ed Ann pensò al momento in cui gli avrebbero raccontato tutto; una cosa era certa: avrebbe capito ancora meno di quello che cercava di comprendere in quel momento.
La ragazza si appoggiò a quello che prima era stato il suo letto e si obbligò a respirare con calma e profondamente.
Ce l’avevano fatta, avevano salvato Fierobecco e anche suo padre.
E nessuna delle ‘cose orribili’ che potevano accadere a chi gioca con il tempo erano accadute.



 


NdA: Per gli ultimi due capitoli, avevo scelto di seguire passo passo il libro e questo mi aveva bloccato nel proseguire. Questo è il motivo principale per cui non avevo più continuato e questo è il motivo per cui in questo capitolo non lo seguo passo passo, ma, anzi, cerco di andare a memoria, seguendo più da vicino Ann.
Inoltre, ho scelto 'il Giratempo' al posto di 'la Giratempo' per la mia Nico. Eh sì, so che lei lo chiama sempre al maschile e non essendoci alcuna norma a riguardo (dato che in inglese non esiste maschile e femminile), ho optato per questa scelta.



********************
Dopo mille anni, finalmente, pubblico
il nuovo capitolo!
Sì, tempo fa ne avevo postato uno,
ma avevo capito di aver fatto un errore madornale
e ho deciso di tornare sui miei passi.
E quindi ecco qui, il nuovo capitolo.
Fatemi sapere cosa ve ne pare.
HermyLily89

   
 
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