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Autore: Laffa    07/08/2007    0 recensioni
Sempre in cerca di un posto dove poter trovar rifugio, crescere lontano da instabilità e dal Dio denaro che ci fa impazzire.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua! Con un pò di ritardo (come sempre è stato e come, temo, sempre sarà) però alla fine cel' ho fatta!
Lascio ai vostri occhietti divoratori (come vorrei lo fossero con questa storia!) il prodotto del mio cervellino in avaria.
BUONA LETTURA!










<< Minchia! Già le nove! >>
Si infila le scarpe e corre fuori velocemente;
<< Ciao! >>
esclama gioiosamente, spettinando la chioma dell' amico che si trova alla guida della vettura, poi, prima di salire fa un breve riepilogo mentale delle cose che gli servono: " Dunque... Sigarette le ho, cellulare pure, soldi e profilattici sono nel marsupio... Tutto ok !"
<< Colera! Ti muovi a salire o no?! >>
E' la voce di Bianca con i suoi riccioli castani e la maglietta bianca attillata; lo sta guardando.
" Perdonami amico mio, ma io la tua tipa prima la ammazzerei e poi me la farei " pensa Colera mentre sussurra semplicemente
<< Arrivo >>.

Il viaggio dura mezz' ora nella quale Colera parla poco, rispondendo a monosillabi alle domande degli amici. Pensa alla scopata che di lì a poco si farà. Nella sua menta tutto è già pronto, già fatto. Lui sa che lei non rifiuterà. E' il suo istinto di cacciatore a dirglielo. Un' equazione matematica. Una certezza. Un modo per passare la serata, il sentimento che se diluito potrebbe durare una vita, allo stato puro divampa, incendia e distrugge per una sera, lasciando all' alba solo cenere e fili di fumo che pian piano si dissolvono nell' aria. Sapori forti, come piatti cucinati con molte spezie e peperoncino. Di questi, brevi ed intensi, unicamente lui si nutre. Effimeri, non durevoli, facilmente mutevoli. Instabili. Così sogna e anche l' attesa si fa godimento.
Simone sa, Colera spesso gli ha parlato di tali sensazioni e piaceri; ma non condivide, essendo, per natura, un' animo più costante e razionale.
<< Giocando con il fuoco va a finire che ci si scotta !>> pronuncia Simone ad alta voce per cercare di deviare o di incanalare i pensieri dell' amico in una conversazione
<< Tutte minchiate! >> ribatte Colera e poi << Sono una fottuta merda di cane sul marciapiede, lo so >>
<< Ma chi ti dice che lei ci sta! Magari ti da uno schiaffo e ti da il benservito! Te lo meriteresti! >> dice la voce di Bianca in un misto di irritazione e stizza
<< In questo caso me ne torno al centro presto e faccio la felicità di Lisa e Jessica... Così magari per una volta la finiscono di rompere... >> risponde Colera con voce calma; il tono di Bianca lo irrita ma non vuole litigare con la fidanzata del suo migliore amico...
<< Maiale >> commenta lei
" Ma che ha sempre da rompere i coglioni! Manco facessi un torto a lei illudendo le altre! " pensa lui sempre in silenzio;
Simone non fa caso ai loro battibecchi, ci è abituato; si concentra sulla guida e schiaccia l' accelleratore in prossimità delle curve... gli piace rischiare un pò.

La pioggia che sembrava cessare ricomincia, il cielo, finalmente leggermente rischiarato dopo giorni di grigiore si riabbuia... L' ambiente non gli è familiare, i suoi amici se ne sono appena andati e lei tarda ad arrivare:
" Scusa ma farò un pò tardi " gli ha scritto nell' ultimo sms, circa quindici minuti fà.
Colera, rannicchiato sotto la tettoia all' entrata del bar dove hanno deciso di incontrarsi comincia ad esser nervoso.
" Sbrigati, sbrigati! Non resisterò ancora a lungo! "
Comincia a morsicarsi la pelle del pollice destro, ne strappa un pezzo e succhia il sangue che esce dalla ferita che da solo si è creato.
 
<< Ciao >>
sente ad un tratto; alza gli occhi e si trova davanti una graziosa figura femminile,
<< Ciao >> risponde;
è lei, Ambra. Nome che le si addice, difatti, incastonati nei bulbi spiccano occhi gialli, color della pietra di cui porta il nome. Li guarda, profondamente, ininterrottamente, mentre parlano bevendo qualcosa di fortemente alcolico, mentre la mette a suo agio facendola parlare di sè ed apprezzandola sinceramente per le particolarità che riesce ad estrapolargli. Scorge in lei molta timidezza, la qual cosa segretamente lo eccita e lo compiace.
" Un bel fiorellino, proprio un bel fiorellino " pensa, mentre all' urinatoio si chiude la zip dei pantaloni avendo appeno finito i suoi bisogni.
" Verrà schiacciato dal tuo stivale " fa eco un' altra voce dal profondo della sua anima.
Quando torna al tavolo nota il sorriso caldo con cui lei lo accoglie;
<< Allora, stavamo dicendo... >>
<< Stavamo parlando di mio padre, del fatto che è testardo e spesso ci litigo, ma gli voglio bene... Però basta parlare di mè, dimmi qualcosa di te, della tua familia... >> dice lei arrossendo leggermente e guardandolo solo a tratti negli occhi.
" Come ci sono finito a parlare della famiglia con una che questa sera mi scoperò e poi non rivedrò più?! Di solito si parla di stronzate, del tempo, della discoteca... Al massimo degli animali domestici o dei gusti in fatto di musica... Com' è che stasera si è arrivati fin qui?! Vabbè, siamo in pista, che dobbiamo fare... Balliamo! "
<< Dunque... La mia famiglia... La mia famiglia intesa come legami di sangue... Praticamente non esiste. >>
<< Mi dispiace! >> esclama lei guardandolo, per la prima volta in quella serata, finalmente, intensamente, negli occhi
" AH... Eccolo il suo punto sensibile! L' istinto da crocerossina! "
<< No... non dispiacertene, non è una cosa drammatica, anzi meglio così... Sai poi quando i genitori invecchiano e muoiono poi saltano fuori casini con l' eredità e bisogna chiamare avvocati... Ed è un casino! ... >>
Il ragazzo si gratta il capo, vergognandosi della risposta stupida che ha appena dato e contemplandone gli effetti sul volto di lei che lo guarda con un' espressione tra l' incredulo ed il confuso.
" Accidenti non mi aspettavo domande come questa! "
<< Ma una famiglia l' ho avuta anche io per un pò... Non di sangue... Ma una famiglia VERA! Con la mamma e le sorelle... Anche un fratello! Però niente papà. Ora vivo in un' istituto... Ma di persone che mi vogliono bene ne ho... OOOO! >>
poi abbassa la testa e si gratta la nuca
<< Due o tre >>

La pioggia appena ricominciata fa ticchettare i vetri della finestra, l'anziana signora è supina nel suo letto freddo, sotto l'immagine della madonna col bambino che le da, come le preghiere e tutto il resto, molto conforto. Quel pomeriggio si è recata per la prima volta dopo tanto sulla tomba del nipote morto.
Nel colombaio, vicino al nome Solletico Lancini scritto in caratteri dorati una faccia di ragazzo sorride soddisfatta sulla fotografia un poco sbiadita. Quella foto per la lapide l' ha scelta lei: è stata scattata al nipote il giorno in cui è diventato carabiniere. La testa tonda, la fronte alta ed i capelli rossi. Adesso Ernesta ha impresso nella mente quel viso e lo gira e lo rigira nei suoi pensieri, soffermandosi su ogni particolare e tentando in questo modo di non andare nella direzione in cui quei pensieri la stanno portando: la dimensione del ricordo.
Come una bambina che si attarda a raccoglier fiori sulla strada di casa, tentando di arrivare il più tardi possibile perchè sa che ad attenderla troverà i compiti da sbrigare, la sessantenne tenta di deviare il flusso della sua memoria, soffermandosi su ogni insignificante dettaglio che il suo cervello le rivela, sul tragitto che la sta portando alla temuta meta. O come una nave che sta andando incontro ad un mulinello marino, tenta disperatamente di attraccare a tutti gli scogli, che in questo caso sono costituiti da pensieri e fatti quotidiani, che sono il suo rifugio, la sua salvezza dal baratro della solitudine, per continuare a vivere senza lasciarsi inghiottire.
Ma le barche costruite dall' uomo non possono niente contro le forze della natura, quando esse si presentano nella loro devastante potenza; così come, la bambina potrà attardarsi ed estirpare il prato di tutti i suoi fiori, potrà giocare con le farfalle e persino intrattenere lunghe ed articolate conversazioni con i sassi, ma prima o poi arriverà inevitabilmente il momento di tornare a casa; così Ernesta sospira profondamente e sussurra <>   (Era uguale a suo nonno!)        
S.O.S. la nave sta affondando, in culo alla balena piccina, perchè oltre ai compiti ti tocca la ramanzina!
"Madona me quat tep!"      (Madonna mia quanto tempo!)         pensa Ernesta, ormai nessuno la può più salvare. Il ricordo di Giuseppe l'ha assalita come un lupo ad un' agnello.
<< An de la nostra famea toc i fonne i ga nà maledisiù >>         (Nella nostra familia tutte le donne hanno una maledizione)          ,questo le raccontava sua nonna da piccola: << I è sfortunate coi om! >>              (sono sfortunate con gli uomini! )
Che assurdità pensava lei guardando i suoi genitori amarsi ed invecchiare insieme.
<< Prope na stronsada! >>          (Proprio una scemenza!)
Questo diceva alla fine di ogni preghiera rivolta a sua nonna, ormai defunta, quando aveva incontrato Giuseppe.
Un brav' uomo, onesto, lavoratore! Il loro era stato un colpo di fulmine, una scarica da un milione di volt direttamente al cuore ed al cervello... Bei tempi quelli! La domenica sempre al cinema o al bar a bere una limonata ed il sabato in mezzo ai prati a fare l' amore! Il giorno del loro matrimonio era stato il più bello della sua vita, naturalmente dopo di quello della nascita di sua figlia, Sara. Poi erano cominciati i drammi: suo marito si era ammalato ai polmoni a causa delle polveri tossiche con cui era costretto a lavorare ed era morto nel giro di pochi anni; lei si era trovata sola con una figlia piccola ed i genitori anziani da accudire. I soldi scarseggiavano e si doveva far economia, ma ci si voleva bene e così si tirava avanti.
Poi c' era stata la tragedia di suo padre:

<< Nono! Giochiamo a palla?! >>

<< Nono! nonnoooo! >> gridava Sara che aveva cinque anni,
<< La bala! La bala! Mi è caduta di là dalla rete! >>  (lei andava all' asilo dove le avevano insegnato a parlare bene l' italiano)
<< Te la ciape me! >>     (te lo prendo io!)       rispose il nonno settantenne ed ancora arzillo;
così suonò alla vicina che era sul balcone, nel retro della sua grande e buia casa di pietra e stava dando da mangiare a Kim, il suo cane.
Kim era l'incubo del quartiere. Era un grosso pastore bergamasco che, a causa della mancanza di spazio era stato rinchiuso sul balone; da molti anni ormai, quella bestia, fatta per correre libera in sconfinate preterie era segregate in pochi metri, condizione questa che l' aveva resa assai cattiva ed irritabile. Si diceva che se fosse riuscito a scappare avrebbe fatto una strage. Difatti odiava le persone ,eccetto la sua padrona che gli portava da mangiare e lo lavava. Quando vedeva qualcuno o sentiva una voce cominciava ad abbaiare ed a ringhiare forte, tanto che lo potevi sentire anche stando sulla strada.
Ma fino a quel momento non aveva mai fatto male a nessuno, quindi nessuno se ne era lamentato più di tanto.
<< Sciura! Sciura! >>    (Signiora! Signiora!)
<< Arie! >>          (Arrivo!)                 rispose la vicina, percependo l' agitazione nascente nel suo grosso e pericoloso cane.
La vicina era una vecchia signora con le ossa deboli ed instabili. Bastava un soffio di vento per farla cadere. Aveva cominciato già da un pezzo a preoccuparsi della salute del suo scheletro, il suo peggiore incubo era quello di romperselo ed essere costretta a letto. Cominciava per tali ragioni ad avere paura del suo stesso cane: temeva che l'avesse potuta, accidentalmente, far cadere o sbattere e romperle così qualche osso.
Fù principalmente per questo motivo che quel lontano giorno, percependone l'agitazione ,si spaventò e decise di accorrere immediatamente all'urlo dell'incauto vicino.
Forse per la fretta e non cura con cui le chiuse, forse perchè le serrature della portafinestra che dava sul balcone erano vecchie...
L'anziana signora accorse in giardino a passo svelto, il suo volto era teso e si premeva forte l'indice sulla bocca
<< SSSSSSST.......SSSSSST! Sito! >>     (Silenzio)         Sibilava a mezza voce. Non voleva che Kim si innervosisse troppo.
Il nonno la accolse con un sorriso cordiale << Salve sciura, al balù de la me scieta l'è gulat de che, mal ciapa? >>        (salve signiora, il pallone della mia bambina è volato di qui, me lo prende?)                   
<< Va ben... >> La vicina non fece in tempo a finire la sua risposta....

Da quel giorno in poi; per molti anni a venire, la casa di Ernesta fù abitata unicamente da donne. Sara divenne taciturna e schiva, persino arrogante, da quando anche la nonna morì. Poi crebbe senza finire gli studi e si innamorò giovanissima di un' uomo con cui ebbe tre figlie; quest'uomo la lasciò e scappò in brasile con un' aspirante pittrice dopo aver vinto parecchi soldi al superenalotto.
Così il numero delle donne in casa crebbe, da due a cinque. Sara decise che se il suo uomo l'aveva lasciata era perchè le mancava la cultura, quindi riprese la scuola dove conobbe un'altro uomo; di lui Ernesta non seppe mai niente, tranne che si chiamava Solletico. Un'anno dopo Sara lasciò gli studi perchè era incinta. Il bastardo si dileguò senza neanche dare il cognome al pargolo.
<< Lancini! >> <> aveva detto Sara all'anagrafe.
<< E di nome Solletico! ...E' si, quel bastardo di suo padre non gli ha dato il cognome... ma almeno il nome si! >>

Ma ora basta con i ricordi, le soffici braccia di Morfeo cullano le membra stanche dell'anziana signora, che pian piano si addormenta sognando un pargoletto dai capelli rossi che strilla.

Il tempo delle parole è ormai scaduto, con grande sollievo di Colera che si era ingarbugliato in penosi discorsi senza senso per cercare di non farsi compatire dalla giovane ed aveva invece sortito l'effetto opposto.
" Forse è per questo che ora mi trovo qui " pensa " Tanto meglio. "
Si trovano, infatti, sotto piccole volte bianche, seduti sui trasudanti muretti di marmo all'entrata del cimitero di quel paese.
Un posto imboscato.
" Molto imboscato! "
Lì cel' ha portato proprio lei, appena ha capito il suo desiderio di stare in intimità.
" Lei pensa che insieme avremo un futuro... "
Piccole e trepidanti labbra lo riempiono di bacini sul collo e sulla bocca.
Intanto, le mani esperte di lui slacciano bottoni e scavalcano mutande per arrivare finalmente all' agoniata, calda meta.

" Chissà come mai, diverse religioni, da sempre considerano il corpo nudo e l'atto sessuale, non finalizzato alla procreszione, peccaminoso"
Così pensa il ragazzo traditore, il Giuda, l'infame, il bugiardo e spietato Colera.
" A quanti sembrerà inmorale scopare all'entrata del cimitero. Vivere pienamente nell'atto che potrebbe generare nuove vite, proprio di fronte alla soglia di chi la vita l'ha persa. "
" E poi non è il sesso, la riproduzione, la continuazione, il motivo per cui nasciamo e cresciamo? Non è forse per merito suo che la vita continua? Che male c'è dunque nel farlo? Io faccio solo ciò che, come essere dotato di vita, DEVO fare. "
" E poi i morti che cosa ci trovano di male e di strano? Se sono morti vuol dire che un tempo devono necessariamente, essere stati vivi, quindi creati mediante l'atto sessuale; "
" Ma cosa penso... Che cos'è in fondo, un morto? Un corpo esanime, un guscio vuoto, un' ammasso di carne rafferma in procinto di inputridire... Se non già inputridita; senza pensieri, sentimenti o anima. Incapaci, quindi, di intendere, capire e scandalizzarsi! "
" In ogni caso, a parte Simone, nessuno saprà mai ciò che ho fatto... "
 
Quella notte gli regala il fresco e sano sonno dei vent' anni.
Verso l' alba, però, un' incubo viene a perseguitarlo. Un sogno frequente: un' avvolgente e piacevolmente tiepido liquido rosso, non come sangue, piuttosto come ginger, piano piano lo avvolge stringendolo dapprima delicatamente, poi sempre più stretto fino ad opprimerlo, a fargli mancare il respiro.
Nonostante ciò quando si sveglia è rilassato e senza pensieri.
Sul lavoro scatta e produce.
La pressa della macchina funziona ad intervalli ossessivamente uguali... Ambra non è altro che un ricordo lontano, forse un sogno. Forse starà piangendo, rendendosi conto della realtà. Forse non sen' è ancora accorta e sorride teneramente mentre lo ricorda... in ogni caso, lui se ne lava le mani.

<< Continuano le pioggie su tutto il nord-Italia. Quest' anno abbiamo ormai superato il record degli ultimi dieci anni. >>
Il notiziario delle sei del mattino, con i suoi presentatori sbiaditi e svogliati.
<< Diamo ora la linea alla nostra esperta che ci informerà sugli sconvolgimenti del clima... >>
Ernesta sospira intingendo stancamente l'infuso di tè nell'acqua bollente.
Fuori piove.







Per Mezza e mezza:

STO MALE! (Dalla felicità) un commento non era sperato! Anche se è MOLTO gradito, sia per la prolissità che per la precisione.
Stento a credere sia positivo! (MAMMA MIA! E' POSITIVO!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

Comunque: ho passato più di mezz'ora guardando lo schermo, pensando INTENSAMENTE ad una risposta intelligente o costruttiva da darti... e non l'ho trovata!!!!! (AIUTO!)
(Hai ragione, ho tentato di descrivere personaggi veri, anche attraverso l'uso del dialetto. )

Non posso fare altro che ringraziarti:
* primo per aver recensito perchè, com'è noto, le recensioni fanno piacere e danno motivazione a chi scrive
* secondo per avermi fatto notare quella cosa che succede con << >> ed il codice htm.

Per quanto riguarda gli errori di battitura ed ortografia STARO' PIU' ATTENTA!



Alla prossima.
  
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