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Autore: Karmilla    08/08/2007    10 recensioni
i pensieri di Oscar e André la sera del ballo a Versailles, e un finale romantico per una serata iniziata decisamente male! E' la mia prima fanfiction, mi raccomano siate clementi ma recensite, mi aiuterà a migliorare!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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minuetto1 MINUETTO

PARTE 1

La carrozza la stava portando a Versailles per l'ennesimo ballo ma
con due evidenti differenze: per la prima volta André non era con lei e per la prima volta indossava un abito da sera bellissimo, bianco come un raggio di luna.
Durante il viaggio Oscar non poteva fare a meno di aggrovigliarsi la mente con mille dubbi e mille domande, cominciava a dubitare della sua idea di andare a quel ballo con un abito da sera indossato solo con la speranza che Fersen si accorgesse di lei...già, Fersen, il suo ritorno dall'America dopo sette lunghi anni le aveva fatto ammettere improvvisamente che in fondo era una donna come tutte, nonostante si ostinasse a voler vivere la vita impostale da suo padre; anche lei cercava l'amore di un uomo, e voleva essere abbracciata, accarezzata, baciata.
Il giorno in cui Fersen le disse, senza neanche alzare lo sguardo, calmo e rilassato davanti ad una tazza di the “Oscar, mi chiedo perché Dio non vi abbia fatto nascere uomo” le scattò qualcosa dentro, una voce orgogliosa improvvisamente le urlò dentro “tu sei una donna, dimostraglielo o non si accorgerà mai di te!” In un attimo tutto il suo rigore militare venne meno e la sua promessa di vivere per sempre come un uomo si infranse come uno specchio rotto, il suo cuore di donna finalmente aveva preso il sopravvento.
Ma se quella le era sembrata la decisione più giusta, allora perché si sentiva così spaventata? Tentò di farsi coraggio da sola, dopotutto lei era un colonnello, il comandante della Guardia Reale, aveva combattuto e sconfitto tantissimi avversari, era la spadaccina più abile di tutta la Francia...perché mai doveva avere paura di uno stupido ballo? E poi, dopotutto, qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere, c'era sempre André a proteggerla....Improvvisamente si ricordò che quella sera non sarebbe stato così, lui non era al suo fianco per la prima volta in vita loro ed era stata proprio Oscar a non volerlo con sé, aveva scelto di andare al ballo in incognito e la presenza di André avrebbe svelato il suo travestimento.
“Dopotutto non sto facendo nulla di male, ma allora perché non ho avuto il coraggio di dirglielo di persona? Perché ho dovuto chiedere aiuto a Nanny?” Oscar pensava a quegli occhi verdi, quei bellissimi occhi color smeraldo che sapevano leggerle dentro come forse neanche lei stessa era in grado di fare e capì da sola che il motivo era proprio quello, non voleva che anche questa volta André le leggesse l'anima. Mentre scendeva le scale, gli occhi di André le avevano fatto una domanda chiara, precisa, diretta: “E' per lui questo vestito, Oscar?” , ma dalle sue labbra non era uscita una parola e di questo Oscar gli era grata, non avrebbe potuto rispondergli. Sapeva che con quello sguardo André la stava rimproverando e questo non lo sopportava, l'approvazione del suo compagno di sempre era per lei la cosa più importante, specialmente dopo Saverne, dopo che lui l'aveva salvata da Nicolas e Jeanne.
“Chissà come ha fatto a sentire che lo stavo chiamando, io ero dentro al convento e lui fuori, i muri erano spessi e ho invocato il suo nome con un filo di voce mentre Nicolas cercava di strangolarmi. Ero ormai sicura di morire, eppure in un baleno André era lì e mi ha salvata da quell'inferno...”; era tormentata dal pensiero di quella sera e della complicità che si era creata tra loro dal momento in cui, appena fuori dal convento, André l'aveva stretta a sé, o almeno era stato così finché Fersen non aveva catturato la sua attenzione, ma nonostante il ritorno del Conte svedese non poteva negare che continuava a sentirsi a disagio quando era vicino ad André, un disagio indubbiamente piacevole però, una sensazione nuova per lei, alla quale non sapeva dare un nome ma che la faceva stare bene.
Quella sera André l'aveva aiutata a salire sulla carrozza e sarebbe stato un momento davvero imbarazzante se lui non avesse sdrammatizzato con il suo solito modo di fare ironico:
“Permetta che l'aiuti, Contessa de Jarjayes, non vorrei che con tutta quella stoffa che si porta appresso inciampasse e rotolasse a faccia in giù! Sai che ridere se ti presentassi a corte con il naso rosso e gonfio come una patata, Oscar?”
“Smettila André, sei il solito impertinente!”
Ma Oscar non finì di dirlo che inciampò sul serio, cadendo tra le braccia di André che, pronto a sorreggerla, rise di gusto. Sentendolo ridere Oscar si rilassò e rise anche lei ma quando si tirò su incrociò il suo lo sguardo, che stavolta era velato di tristezza:
“Stai attenta, Oscar, mi raccomando. Aspetterò che tu faccia ritorno, non riuscirò a dormire sapendoti da sola in quel covo di serpi.”
“Non ti preoccupare per me André, vado ad un ballo, non in guerra!”
Questa volta era lei a cercare di essere ironica, ma nello sguardo che si scambiarono c'era lo stesso pensiero, entrambi sapevano che quella che Oscar stava per affrontare era veramente una guerra, ma solo contro se stessa.
La carrozza arrivò infine alla reggia, Oscar scese, pronta per fare il suo ingresso, chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e sussurrò: “Perdonami, André”.


   
 
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