Secondo capitolo:
Insonnia
Gakupo sospirò, seccato: in meno di
un’ora era passato dal letto al divano, per poi spostarsi sulla poltrona ed
infine finire relegato su una scomodissima sedia ed era già la sesta volta che,
rigirandosi, era caduto sul parquet, ricevendo le maledizioni degli altri
Vocaloid perché faceva troppo rumore.
Aveva pianificato la serata in un
modo perfetto, ovvero avrebbe dovuto vedere un film strappalacrime con Luka per
intenerirla, poi avrebbe agito di conseguenza. Invece ciò non avvenne, perché
Gumi, Rin, Len e Miku, ai quali si erano aggiunti anche Kaito e Meiko, avevano
deciso di passare un po’ di tempo assieme.
Poi naturalmente, non avevano
minimamente pensato di tornare alle proprie stanze, preferendo restare tutti in
compagnia, per la felicità di Kamui.
Purtroppo i posti non erano
infiniti, così per accontentare le esigenze dei colleghi, il nostro samurai
aveva continuato a scalare dal posto più comodo al più scomodo, finendo sulla
seggiola in legno con appena una coperta e un cuscino.
Dopo l'ennesima ribellione delle
sedie Ikea, il cantante giapponese si alzò e, silenziosamente, sgusciò fuori
dalla camera; decise di andare in cucina per prepararsi un litro di camomilla,
così riuscire a raggiungere il sonno con facilità.
Salì due piani di scale arrivando
nella grande sala da pranzo deserta; il pavimento scricchiolava sotto i piedi
creando un’atmosfera inquietante. Sui muri candidi venivano proiettate le
distorte ombre degli oggetti; persino il ticchettio dell’orologio sembrava
appartenere alla colonna sonora d'un
film horror.
Tuttavia quelle fantasie scomparvero
non appena Gakupo accese la luce e si diresse velocemente nella stanza
adiacente; qui mise a bollire un pentolino di acqua, poi frugò fra i ripiani in
cerca dell’infuso. Non riuscì a trovarlo, nemmeno ricontrollando più volte,
finché non sentì una mano che gli picchiettò la spalla.
<< Cercavi questa?>>
chiese Luka in giapponese, lanciandogli una scatola di tisane << Era
lì >> aggiunse poi, indicando l’isola che si trovava poco
distante da loro.
<< Luka... come mai sei sveglia?>>
<< Avevi lasciato la porta aperta>>
lo rimproverò lei, mettendosi le mani sui fianchi << E poi... di che cosa parlava quel
film che volevi farmi vedere?>>
<< Ah, quello? Niente di speciale>>
sospirò lui.
Erano bastate quattro persone per
fargli saltare i piani di un’intera serata. Invece di stare da solo con Luka,
aveva dovuto giocare a Just Dance 4 e
al fantastico gioco Trivial Pursuit
Vocaloid, nel quale le domande variavano tra le più ovvie alle più
particolari, dove Gakupo scoprì cose di sé di cui era completamente all’oscuro.
Fece scorrere gli occhi sulla figura
della ragazza, poi sì avvicinò, passandole una mano fra la lunga chioma rosata.
Lei arrossì, tuttavia non si mosse.
Allora le labbra di Gakupo toccarono
quelle di Luka, in un dolce bacio che la ragazza non tardò a ricambiare.
Persino quando, a forza di bollire, l’acqua iniziò a fuoriuscire, i due non si
fermarono. Dovette arrivare Pina che, con un preciso lancio di padella, colpì
in pieno il giapponese.
<< Niente effusioni nella mia cucina>> sbuffò.
La ragazza diventò rossa come un
pomodoro lasciando immediatamente Gakupo, il quale appariva visibilmente
stizzito. Era pronto per fare una crociata contro la proprietaria dell’albergo,
ma la mano di Megurine gli si posò sulla spalla in un muto tentativo di
calmarlo.
Pina sospirò, poi frugò nelle tasche
della veste fino a trovare una chiave di una delle stanze più sfarzose. La
rigirò un paio di volte fra le mani, poi la lanciò a Kamui, il quale l’afferrò
al volo.
<< Non riesci a dormire, giusto? Certe volte può essere un problema della
stanza. E noi dell’albergo "La Costellazione" non vogliamo di certo
un cliente malcontento>> recitò Pina, facendo un occhiolino << Quindi ora va’! Non voglio scocciatori
mentre preparo la colazione>> aggiunse infine.
Quando i due si dileguarono, la
donna raccolse in una coda i lunghi capelli lisci e neri, poi cominciò a
sfogliare un vecchio ricettario. Si sistemò più volte gli occhiali sul naso,
forse per nervoso, e iniziò a girare le pagine con fin troppa forza, fino a
scagliare l’intero libro contro la parete; si lasciò cadere sullo sgabello
dalla seduta imbottita e rimase lì, ferma ed in preda allo sconforto.
<< Ah, ragazza, goditelo
finché puoi... perché un giorno aprirà un bar, si sposerà, avrà dei figli e
nipoti degeneri e si ricorderà di te soltanto a Natale, quando ti consegnerà un
misero panettone comprato all’ultimo momento, tra l’altro duro come il
cemento>> disse fra sé e sé, osservando il suo riflesso sul piano di
lavoro: le sue rughe, perlopiù coperte da una base di correttore, segnavano il
tempo che scorreva incessante e i suoi occhi spenti quasi corvini, non
avrebbero di certo più brillato come una volta.
Ormai aveva passato i cinquant'anni
e la sua vita sembrava sempre più desolata. Il suo unico sollievo era quello di
parlare con le altre donne del paese, sentire i pettegolezzi e raccontarne di
nuovi; le sue amiche spesso la schernivano, perché loro erano sposate, mentre
lei viveva da sola con un coniglio nero, infernale, che tempo prima le aveva
regalato Francesco per il compleanno. Infernale perché riusciva sempre a
fuggire dalla gabbia, seppur fosse ben sigillata, e girovagava con noncuranza
nella cittadina.
Un coniglio diabolico, tanto da
ricevere il nome di Belial quando Lampiù gli sparò per sbaglio senza riuscire
ad ucciderlo, come se fosse immune ai proiettili d'un fucile da caccia.
Pina si alzò e raccolse il libro
sorridendo leggermente: leggenda vuole che chi ha la fortuna di recuperare il
coniglio troverà con esso anche l’amore.
Non esisteva niente di più falso.
Nel frattempo Francesco stava
dormendo beatamente. Un leggero rivolo di bava gli colava dalle labbra sottili
e rosate, curve in un sorriso soddisfatto; il suo sonno venne interrotto da un
battito frenetico alla finestra, come se qualcuno stesse colpendo le ante con
dei sassi.
Aprì un occhio e, stancamente si
alzò per andare a vedere cosa stesse succedendo.
Purtroppo però, appena aprì le
tapparelle ed i vetri, ricevette un macigno diritto in fronte; si risollevò dal
pavimento pochi attimi dopo imprecando a denti stretti, affacciandosi al
balconcino per vedere chi era il poco sano di mente che si divertiva a svegliare
le persone in piena notte.
L’unica persona che si trovava in
mezzo alla via era Miku, la cantante dai capelli azzurri.
<< Ciao!>> disse raggiante la fanciulla.
<< Miku... sono le cinque del
mattino...>> brontolò Francesco, sfregandosi l’occhio sinistro.
<< Mi canteresti una canzone? Mi
sono svegliata e non riesco più a riaddormentarmi perché Kaito russa...>>
Miku infatti era abituata ad
addormentarsi con una canzone, ma a causa dell’ora non poteva di certo
svegliare gli altri componenti del gruppo per un capriccio personale.
L’italiano si maledì ripensando alla
cortesia mostrata nel dire: Se avete
qualche problema, non esitate a chiamarmi. Evidentemente l’avevano preso
fin troppo alla lettera.
<< Sono stonato, stanco e sinceramente se inizio a cantare adesso
riceverei soltanto insulti>>
Tuttavia la ragazza non si mosse di
un centimetro, anzi, rimase a guardarlo con i grandi occhi turchesi tendenti al
verde e con un sorriso angelico dipinto in volto.
<< Aspettami lì>> sospirò allora lui, chiudendo la finestra.
Indossò una maglia lunga e nera a
mezze maniche comprata ad un concerto di Ligabue, poi, gettando i pantaloni del
pigiama sulla sedia davanti al piccolo televisore, s’infilò un paio di jeans
lunghi fino al ginocchio; scese nel bar, decidendo di uscire in infradito
perché con le Converse avrebbe avuto
fin troppo caldo.
Guardò Vecio Seduto, il quale stava
dormendo seduto sullo sgabello: aveva la bocca aperta e russava beatamente. Era
un sonno profondo il suo, infatti non si svegliò nemmeno quando Francesco, per
prendere un mazzo di chiavi, cadde per terra ribaltando un tavolo.
Il ragazzo aprì la porta del locale
e la richiuse dopo essere uscito.
<< Va bene se ti suono qualcosa con il pianoforte?>> il giovane
non attese nemmeno la risposta, iniziando a camminare verso il teatro della
scuola media.
<< Hai visto che tenero?>> domandò Miku, stringendo ancor di più
il coniglio nero che aveva
trovato pochi minuti prima.
<< Miku... non potevi bere una camomilla come tutte le persone normali?>>
<< Ma... non volevo disturbare nessuno>>
Francesco sospirò: non solo era
stato svegliato ad un’ora improbabile, ma non veniva neppure preso in
considerazione. Non si potevano infastidire i colleghi di lavoro, però i
perfetti estranei sì?
Mentre i due camminavano per le vie
desolate della cittadina, qualcuno li stava osservando dalla finestra con un
fucile stretto in una mano, mentre con l’altra pigiava i tasti di un
vecchissimo telefono.
Alzò lentamente la cornetta, attento
a non fare il benché minimo rumore.
<< Cospitù, Cospitù! Sì, sono
io! Il nipote di Lello sta fuggendo con la ragazza tedesca... >> poi
aggiunse in tono indignato << lo sai che io non scherzo mai su queste
cose... non mi stupirei se domani Lello diventasse bisnonno... cosa?! Ma lo
sano tutti che i tedeschi si riproducono peggio dei conigli! >> infine
s’infuriò, diventando anche rosso in volto << Come lascialo in pace?
Quell’essere sta tradendo la Patria! Quella che IO ho difeso sputando sangue e
finendo quasi accecato>>
Riagganciò il telefono, sedendosi
sul bordo del letto per riflettere sull’accaduto: ovviamente il buon Cospitù
non avrebbe mai mosso un dito, perché infatti seguiva la linea di pensiero sono ragazzi, tuttavia lui, Lampiù, non
avrebbe fatto lo stesso. Ci voleva una giusta punizione.
Miku osservò entusiasta il teatro.
Certo non era molto grande, però aveva delle poltroncine blu assai graziose e
un palcoscenico spazioso su cui troneggiava un pianoforte a mezza coda.
Francesco la fece accomodare in
prima fila poi raggiunse lo strumento musicale, mascherando a stento il nervosismo:
pur essendo l’addetto alle pulizie, non avrebbe dovuto trovarsi lì a quell'ora;
se l’avessero scoperto sarebbe finito in guai seri. Allora perché stava
correndo questo rischio? Per accontentare una cantante esigente? Non lo sapeva
nemmeno lui e le uniche cose che l’avevano spinto ad acconsentire alla stramba
richiesta di Miku erano state quelle bellissime iridi e la dolce voce della
ragazza, unite ad un visetto stupendo...
La luce fioca illuminava a malapena
i tasti.
Il ragazzo provò un paio d'accordi,
deglutendo un bolo di saliva mista a paura. Non avendo nessun spartito dovette
lavorare di fantasia per poter creare una melodia orecchiabile, ma al contempo
dolce e calma, come le onde del mare in uno di quei film romantici noleggiati
al Blockbuster da sua sorella.
Diede un veloce sguardo alla
fanciulla, la quale lo guardava incuriosita, con gli occhi brillanti come
quelli di un bambino che pian piano scopriva il mondo.
Fu in quell’attimo che, seppur
lieve, percepì un suono che ben presto si tramutò in una musica.
Fece scorrere la mano sulla
tastiera, producendo un brano incredibilmente gradevole all’orecchio. Scivolava
dalle note alte a quelle più gravi con delicatezza, incalzando sempre di più il
ritmo, finché, quando guardò la platea, notò Miku stava dormendo profondamente.
Allora rallentò fino a fermarsi.
Le si avvicinò, sorridendo nel
vedere la sua espressione calma, rilassata.
<< Buonanotte Miku>>
sussurrò, mentre cercava con un posto dove dormire.
La ragazza, nel sonno, gli afferrò
la mano.
<< Ok... hai vinto>>
aggiunse infine, sedendosi sulla poltrona affianco.
Fine Secondo Capitolo!