13. Lovers Eyes.
Gli
occhi di Quinn si chiudono , l'ultimo gemito che muore soffocato nel
cuscino, mentre il suo corpo ancora scosso, viene accarezzato dalle
labbra di Santana, che risale il suo stomaco girando attorno
all'ombelico con la lingua e poi i denti che mordono piano la pelle
del ventre.
Quando i loro visi si sfiorano, il naso che
leggermente preme su quello di Quinn e due sorrisi complementari
spuntano sulle loro facce.
Santana la bacia, leggera, con una
totale devozione che qualche secondo prima ha dedicato al resto del
suo corpo e Quinn trema.
Perché è innamorata.
Perché si
sente amata, per la prima volta e davvero.
Perché solo di lì a
qualche ora, sarebbe salita su un aereo che l'avrebbe portata
dall'altra parte del mondo, lontano da tutto.
Lontano da
Santana.
La latina sembra leggerle nel pensiero, mentre le passa
una mano tra i capelli, graffiandole dolcemente la nuca. Le lascia un
bacio sulla guancia, sulla fronte, su entrambe le palpebre. La sente
singhiozzare e le stringe le braccia attorno alla vita.
Le unghie
conficcate nei palmi delle mani per impedirsi di piangere.
Qualcosa
si incrina, in Santana, quando sente l'ennesimo singhiozzo e una
sensazione umida sulla spalla. Manda giù a vuoto.
Una, due, mille
volte.
Chiude gli occhi e si schiarisce la voce prima di
sussurrare parole di conforto a Quinn.
Ha sempre avuto un'ottima
predisposizione alla recitazione. Ha finto interesse per gli uomini
fino a qualche anno prima e ci era riuscita alla grande.
Ma
davanti a quella ragazza rotta tra le sue braccia, diventa quasi
impossibile:
Quinn un po' sorride, tra le lacrime.
Si issa sui
gomiti e si porta su Santana.
Non parla. Lascia che siano i suoi
baci a farlo per lei.
E quando Santana inizia ad ansimare, alterna
i baci alle parole.
Ti
amo.
Bacio.
Ti
amo.
Bacio.
E
Santana perde la testa.
Lo sente nella pancia, quel dolore. Quel
distacco imminente. Se lo sente nelle ossa, le stesse che Quinn le
stringe tra le mani. Lo sente sulla pelle, che le sue labbra stanno
assaggiando.
E se lo sente nel cuore.
Quello che Quinn si è
preso e sta per portarsi dall'altro lato dell'Oceano.
Gli
occhi di Mike si soffermano sulla distesa di pelle lattea al suo
fianco.
Brittany dorme rannicchiata come una bambina, un braccio
sotto al cuscino e le gambe raggomitolate. Un broncio adorabile sul
viso e la sua voce che riecheggia nella stanza vuota.
Mike l'ha
scoperto dopo la loro prima volta che la bionda ha l'abitudine di
parlare nel sonno.
Ogni tanto sente il suo nome. Ogni tanto quello
del suo gatto.
Più di una volta quello di Santana.
Ma lo dice
con un tono tipico di una bambina che cerca la sua migliore amica per
farle vedere l'ultima bambola sul mercato.
Con la stessa intensità
con cui si cerca una sorella che non si vede da molto.
E Mike non
è geloso.
Si limita a godersi quella voce, ad abbeverarsi di
quella vista.
Con il cuore un po' più leggero e spensierato nel
petto.
Poi Brittany si muove, lo cerca. La mano che si stringe
attorno al lenzuolo e il viso che si avvicina al petto di Mike, che
sente il suo respiro impattare sulla pelle calda del suo
torso.
Brittany poggia la testa lì, sorridendo.
Nessuno dei
due parla. Mike con troppi pensieri nella testa.
Con la voce di
Quinn che gli rimbomba nelle orecchie.
“Prenditi cura di lei
Mike. Fallo per me”
Vederla piangere non è mai stato facile.
Ma vederla combattuta e indecisa, era stato ancor peggio.
Perché
Quinn era sempre stata risoluta, sin dalla tenera età. Sin
da quando
la loro maestra delle scuole medie l'aveva accusata di aver copiato
il compito e lei si era alzata in piedi, aveva attraversato la classe
a testa alta e puntando un dito sulla cattedra aveva ripetuto per
filo e per segno ogni esercizio svolto in classe.
La maestra non
l'aveva mai più importunata, da allora.
«Starà
bene, Mike.»
La voce di
Brittany sembra la sua unica ancora di salvezza.
Gli occhi di
Puck osservano quella scena con minuta attenzione. Quinn che si
abbassa sulle ginocchia e con la mano sfiora la guancia rosea di una
bambina dai capelli biondi. Sua figlia.
Beth annuisce, gli
occhietti lucidi e la manina stretta in quella di sua madre, ed
entrambe guardano Quinn con le labbra tremolanti e un accenno di
pianto.
Quinn la solleva tra le braccia e le schiocca un bacio su
entrambe le gote della piccola prima di stringersela al petto e
inalare l'odore dei suoi capelli.
Brittany e Mike sono poco più
dietro, a guardare quella stessa scena.
Ad entrare in un quadro
che non è il loro, ma che è troppo affascinante
per essere
ignorato. Santana è accanto a lui. Gli occhi bassi.
Puck non le
parla.
Ma la sua mano trova quella della latina e la stringe
forte, intrecciando le dita tra loro. Se la porta alle labbra, e un
mezzo sorriso sfocia sul viso di Santana, per il leggero fastidio che
la barba del ragazzo le provoca sulla pelle.
Puck sospira.
E'
liberatorio, vederla sorridere.
Non
lo fa da tempo.
Troppo tempo.
Da
qualche mese prima, quando tornata da Londra si era fiondata a
Lima.
Aveva dormito a casa sua e si era stretta a lui, di notte.
Ma
non aveva mai pianto.
Quella era la sua ragazza di Lima Heights.
E
a Lima Heights non erano concesse le lacrime.
Ma Puck poteva
vedere oltre quelle barriere.
E non c'era nulla di buono.
Sente
Quinn ridere in lontananza e rialza lo sguardo.
Vede i genitori
adottivi di Beth stringerla in un abbraccio, raccomandandosi con lei
e facendosi promettere dalla bionda di ricevere sue notizie.
Quinn
lascia un bacio sulla guancia di ciascuno e poi soffia qualcosa
all'orecchio di Beth che sorride e annuisce.
Tende la mano a Quinn
che la stringe e poi entrambe si avvicinano a loro. Santana si
irrigidisce.
Poi
si abbassa sulle ginocchia e saluta Beth arruffandole i capelli.
E
Puck non può fare a meno di sorridere verso Quinn quando la
piccola
esclama.
«Almeno
tu verrai a
trovarmi, Sannie?»
Gli
occhi di Brittany si soffermano sulle grandi vetrate
dell'aeroporto.
Il cielo è limpido, oltre il vetro freddo e la
giornata è la tipica giornata estiva, che le fa venire
voglia di
andare in giro in bici, o addirittura in spiaggia.
La mano di Mike
nella sua è nervosa e agitata. Si volta a guardarlo.
Gli occhi
del ragazzo sono fissi sullo sportello dove Quinn sta chiedendo
informazioni per il volo.
«Dovresti
andare a parlarle. »
Suggerisce
e Mike la guarda, spaventato.
«Avanti,
vai.»
Il suo ragazzo si
avvicina alla sua migliore amica, che immediatamente trova spazio tra
le sue braccia.
Non c'è traccia di gelosia, nel cuore di
Brittany. E' talmente puro e felice che non saprebbe neanche di cosa
essere gelosa.
E poi la conosce, quella sensazione.
Quel
bisogno fisico di avere accanto la tua anima gemella. Quella persona
che ti capisce al volo, senza bisogno di parole. Quella che con un
solo sguardo capisce come stai.
E istintivamente si volta verso
Santana.
E' raggomitolata tra le braccia di Puck.
Brittany si
siede accanto a loro.
Puck le schiocca un bacio sulla guancia, e
Santana nasconde il viso nel suo collo.
Si tiene alla maglia di
Puck e Brittany sorride, vedendo le sue nocche bianche.
«Puoi
piangere, Santana. Non l'hai ancora fatto.»
Puck
sospira e le accarezza i capelli, trovandosi tristemente d'accordo
con la bionda. Sa esattamente quanto serva a Santana esternare quei
sentimenti.
O esploderà, prima o poi e non sarà un bel
momento
per nessuno.
«Non
voglio
Brit.»
Quella alza le
sopracciglia, confusa.
«Non
posso.»
Un sospiro.
«Per
lei.»
Il suo indice si
alza e punta verso i due ragazzi un po' più distanti da
loro. Mike
ha gli occhi lucidi, Quinn sta di nuovo piangendo.
Ed è forse
quello.
O la mano di Brittany nella sua.
O le carezze di Puck
sui suoi capelli.
Ma il singhiozzo le esplode nel petto e prorompe
dalle sue labbra. Forte, animalesco, straziante.
Puck la stringe.
La testa di Santana che cade sulla spalla di Brittany.
E poi il
rumore di un aereo che sovrasta la sua sofferenza.
Gli occhi
di Santana fissano il tabellone delle partenze.
La voce
nell'altoparlante ha chiamato il volo di Quinn.
La bionda è
davanti a lei. Si sta torturando le mani.
Santana le si avvicina e
le prende tra le sue. Se le porta alle labbra e le bacia, sospirando
appena quando una lacrima le scivola sulla guancia.
«Non
piangere.»
Le bisbiglia
Quinn.
E a Santana fa lo stesso effetto di un pugno nello
stomaco.
Le bacia le labbra.
Uno, due, tre volte.
Le sfiora
il naso e poggia la fronte sulla sua.
Quinn non piange.
Non
più.
Stringe i denti e poi se la tira addosso.
«Mi
mancherà il tuo profumo.»
E
Santana si stringe a lei, quasi a volerglielo imprimere più
forte,
sotto la pelle.
E si fa più piccola. E vorrebbe chiederle di
nasconderla nella valigia, e portarla con lei, e non lasciarla
più.
Ma quella dannatissima voce chiama per la seconda volta il volo e
Santana sente Quinn che scivola via.
«Ti
chiamo appena arrivo, va bene?»
Annuisce.
Le
labbra a subire la tortura dei suoi denti.
«Santana
non voglio lasciarti.»
«Lo
so.»
Quinn le tira il colletto
e schianta le loro labbra di nuovo insieme.
Forse per l'ultima
volta.
E
quella rivelazione spinge Santana a prenderle il viso tra le mani e
schiacciarsi addosso a lei, ancora più forte.
Si staccano con il
respiro affannoso.
«Non ti
libererai di me, ragazzina.»
Santana
sorride, mentre altre lacrime le scorrono sulle guance.
Le da un
ultimo bacio.
Quel “ti amo” che le rimane sulla bocca.
Quinn
saluta tutti con un cenno del capo.
E poi sparisce dietro quella
porta.
Santana
stringe le palpebre e si concentra.
E
nella sua mente si disegna perfettamente quello sguardo.
Quegli
occhi.
Quinn.
Angolo degli alcolisti anonimi.
(SOB)
Gente. Siamo
arrivati
alla fine.
Io non ce la posso fare fondamentalmente perché.
BOH.
In principio, mi sa.
Non so cosa dire. Aver finito una long per me
ha più o meno la stessa valenza di una medaglia d'oro alle
olimpiadi.
Sono commossa da me stessa.
Io devo ringraziare
tutti tutti tutti tutti.
Chi ha letto, recensito, seguito,
preferito, ricordato. Tutti.
Spero che il finale sia
sufficientemente decente. Ho voluto rimetterli dentro tutti. O
quantomeno tutti quelli che a questa storia hanno lasciato qualcosa.
E spero che per voi vada bene.
E spero che nessuno voglia
odiarmi.
Insomma ho tante speranze.
Graffie.