Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |       
Autore: LuceBre    09/02/2013    3 recensioni
Anna e Nicola.
Due fratelli con un forte legame.
Ognuno con i propri problemi. Alcuni più importanti, alcuni meno.
*
La conosceva quasi meglio delle sue tasche.
Gli bastava osservarla per capire subito il suo umore.
Gli bastava sentire la sua voce per capire il suo stato d'animo.
Gli bastava guardare dentro di se per capire come stava.
E questo valeva palesemente anche per lei.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Primo capitolo.


Camminava disperata per la camera.
Erano due settimane che aveva il pensiero fisso su come mascherarsi per Carnevale, ma ancora non era riuscita a trovare niente.
Le avevano anche fatto varie proposte.
Nuvola? No, troppo complicato. Non avrebbe saputo neppure da dove partire.
Sole? Bell'idea, ma dove li trovava un paio di pantaloni gialli?
Girasole? Troppo simile all'albero dell'anno prima.
Sirena? Non sarebbe andata a fare la sirena con dei pirati. Troppo poco alternativo.
Aveva bisogno di qualcosa di particolare, di qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato.
Originale e alternativo.
Aveva stressato amici e parenti, ma ci teneva troppo.
Ci teneva a vestirsi con un costume.
Ritornava bambina e con la mente volava a quando si vestiva da pagliaccio insieme a suo papà.
Forse era la festa che sentiva di più.
E la cosa la divertiva. Aveva 18 anni e non si sentiva per nulla ridicola.
Le piaceva.
 - Fratello, caro dolce e amorevole fratello.
 - No, non so come potresti vestirti a Carnevale. Hai rotto le palle.
 - Simpatia portami via. E se magari non avessi voluto chiederti questo? Ora mi meriterei delle scuse.
Lui la guardò male sapendo che mentiva.
Sapevano quando l'altro stava mentendo. Sapevano quando l'altro stava male. Quando era felice. O semplicemente sapevano quando l'uno aveva bisogno dell'altro.
Sembravano quasi telepatici perchè spesso riuscivano ad anticipare le mosse dell'altro.
Secondo loro il motivo di questo era non dovuto al fatto che fossero gemelli, ma al fatto che erano stati in punto di morte. Insieme.
Avevano rischiato di rimanere bloccati durante il crollo di una vecchia casa disabitata. Fortunatamente erano riusciti a scappare. Ma ciò lì aveva legati. Per sempre.
Un banale esempio.
Era un normalissima sera d'estate. Erano in vacanza al mare.
Era l'anno precedente ed era la loro prima vacanza da soli.
Avevano pregato i genitori per mesi affinché permettessero loro di andare per una settimana a Jesolo.
Non era nulla di particolare, ma erano fieri di se stessi perché si erano pagati quasi tutto.
I soldi li avevano guadagnati facendo i baby-sitters o lavoretti simili. E avevano utilizzato anche quasi tutti i lori risparmi.
Erano riusciti a farcela con le loro forze e forse è per questo che sembrava la migliore vacanza inimmaginabile.
Perché se l'erano guadagnata.
Successe che conobbero parecchi ragazzi. Trascorrevano il pomeriggio insieme in spiaggia e capitava che si incontrassero anche la sera.
Nella compagnia c'era un ragazzo. Leonardo. Aveva un anno in più di Anna e Nicola, i due fratelli.
Tra lui ed Anna ci fu subito un intesa particolare.
Lei non si sentiva in soggezione a parlare con lui, al contrario di ciò che succedeva con quasi tutti gli altri estranei, e lui la trattava con una dolcezza infinita e come se la conoscesse da sempre.
Il loro rapporto era simile a quello dei gemelli, solo in versione ridotta, molto molto ridotta.
L'ultima sera però tra loro ci fu qualcosa di diverso.
La serata procedette così.
An e Nic si incontrarono verso le 22 di fronte al loro albergo con gli altri.
L'idea era quella di andare in qualche bar, pub, ma si ritrovarono in riva al mare con quasi una bottiglia di vodka a testa in mano.
La serata era degenerata. Letteralmente.
An aveva bevuto quel tanto che bastava per essere brilla.
Nic aveva fatto qualche sorso ma stava bene.
Leonardo era ubriaco. Ma non da star male. Si stava semplicemente divertendo.
Tutti gli altri invece erano andati. Non ne era rimasto uno di sano.
Si stavano divertendo.
Bevevano. Parlavano. Ridevano. E ribevavano.
Ogni tanto si fermavano e si sedevano per terra sulla sabbia per continuare a parlare in assoluta tranquillità.
Accadde che una volta, mentre il gruppo aveva deciso di non continuare, An e Leo non accorgendosi degli altri camminarono sottobraccio ridendo tra loro.
Si accorsero troppo tardi di essere soli. Ma non ne erano dispiaciuti.
Stavano bene così. Loro due insieme.
Si fermarono in un punto a caso.
Si sedettero vicino, attaccati. Come se avessero bisogno l'uno dell'altro. Come se senza quel contatto fisico si sentissero soli, smarriti.
Per ribadire il concetto, infatti, An appoggiò la sua testa sulla sua spalla e lui le circondò la vita con il braccio avvicinandola ancora più.
Stavano bene così. Loro due insieme. A guardare il mare. A sentire il rumore delle onde infrangersi sugli lontani scogli e sulla sabbia. Ad ascoltare il rumore della città.
Stavano bene così. Niente di più, niente di meno.
Fu un attimo, ma qualcosa nell'aria cambiò.
Loro non lo sentirono come un effetto chiaro e preciso.
Sentirono solo il bisogno di fare una cosa che entrambi volevano fare dal primo giorno, ma che non si erano resi conto di volere perché sopraffatti da altro.
Un bacio. Un semplice bacio. Un semplice tocco delle loro labbra.
Se la presero con calma. Non avevano fretta.
Continuarono a darsi dei semplice baci.
Si fermarono e lei ritornò a guardare il mare.
Non sentiva di aver sbagliato. Era felice di averlo fatto.
Nel frattempo la testa di lui era andata ad appoggiarsi su quella di lei e ogni tanto sospirava.
Non si stava neppure domandando perchè lo faceva.
Le andava bene. Le sembrava normale.
 - Cosa ne pensi?
Lei si stupì di sentirlo parlare. Non se lo aspettava.
Cosa ne doveva pensare?
A lei era piaciuto. A lei andava bene.
 - Cosa dovrei pensare?
 - Ti è piaciuto? Ti senti in colpa? Lo volevi? Non lo volevi?
 - Tu?
Per essere ubriaco era fin troppo serio. Non se lo aspettava un discorso del genere.
Ormai pure lei stava ritonarndo nello suo stato normale.
 - An.
 - Cosa c'è?
 - Rispondimi.
Il sorriso che aveva avuto fino a quel momento stava pian piano svanendo.
Non capiva dove volesse andare a parare chiedendole questo.
 - Non capisco. Non capisco il perché di questa domanda.
 - Tu rispondimi e forse te lo spiego. - Disse con un sorriso ironico.
 - Forse?
 - Forse.
 - Non ci ho trovato nulla di sbagliato. Se così doveva essere, va bene. No, non me ne pento visto che stavo sorridendo, visto che mi sentivo felice mentre lo facevo. Lo volevo? Non lo so. Ma ora che c'è stato ne sono contenta anche se non mi aspettavo queste domande. Non pensavo ne avremmo discusso, ma che ne avremmo solo colto le belle cose come la spensieratezza che ho avuto subito dopo.
Si guardarono seri. Si guardarono e basta. Come se cercassero di capire cosa pensassero veramente l'uno dell'altro.
Lui all'improvviso la ribaciò. Questa volta un po' più forte, più audace.
Lei non si ritrasse. Glielo lasciò fare.
Come aveva detto, non se ne pentiva.
Le andava bene.
Anna aveva sempre voluto sapere come sarebbe andata la serata se il suo telefono non fosse squillato.
Era Nicola. Aveva messo uno suoneria apposta per lui.
 - An, non farlo.
 - Devo rispondere. Magari è qualcosa di importante.
Lui sbuffò e la lasciò rispondere rimanendo comunque attaccato a lei con il suo braccio sulla sua vita.
 - Nic, dimmi.
 - Fermati. Ora. - Disse quasi ansioso.
 - Cosa? - Chiese lei non sapendo a cosa si riferisse.
 - Fermati. Non continuare con quel bacio. Sai anche tu come finirà. E non lo vuoi. Lo sappiamo entrambi che non lo vuoi.
 - E se lo volessi?
 - Non lo vuoi. So che quel bacio ti piace, ti fa sentire felice. Ora. Ma non andare oltre. Non sei pronta per farlo di nuovo. Ci sarà la tua prossima volta, ma non sarà adesso. Fidati An.
 - Cosa hai sentito?
 - Non l'ho sentito. L'ho saputo e basta. Sai anche tu come funziona e sai benissimo anche tu che non siamo in grado di spiegarlo.
 - Ma io sto bene. Puoi sempre sbagliare.
 - An, lo sai che non ci siamo mai sbagliati.
 - C'è sempre una prima volta.
 - Senti, lo so che ora non mi credi, che adesso stai bene con lui. Lo sento. - Disse con una punta di gelosia.
 - Geloso, fratello? - Lo interruppe lei ridendo.
 - Il discorso non riguarda il fatto che io sia geloso o meno.
 - Sei geloso. Sei geloso. - Ormai se la rideva di gusto.
 - Anna, sii seria. - L'aveva chiamata con il nome intero. Era serio veramente.
 - Nic, arrivo e sappi che sei un rompipalle. Sappi che facciamo i conti dopo.
 - Grazie, An. Grazie.

Questo era un esempio dei milioni che si sarebbero potuti scegliere, raccontare.






Buona notte, mia bella gente!
Mi ero promessa che non avrei pubblicato
prima della fine della scrittura di tutta
la storia, ma non ce l'ho fatta.
Perciò eccomi qui ( :
Questo è il primo capitolo .
Spero vi piaccia,
spero troviate lo stesso interessente
che provo io nello scriverla,
spero comunque venga fuori un qualcosa
di decente.
Spero di vedervi e sentirvi presto.
Con affetto,
Vostra Luce.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: LuceBre