Buondì!
Eccomi con l’ultimo capitolo! Uff, che fatica! E’ più lungo dei precedenti,
stavolta vi meritate un finale adeguato XD
Come al solito ringrazio lettori e
recensori. Siete fantastici!
Per vostra fortuna penso che mi prenderò una
pausa, giusto per accumulare un po’ di idee per un’altra fic xd Probabilmente la
scriverò basandomi su Eclipse… poi bo, vedremo!
Ecco a voi il
capitolo!
Ciao a tutti!
Minako-Lore
a
wonderful star ~
-
a beautiful mortal sequel
-
CAPITOLO
8: Sogno
premonitore.
××
Guardai di
sottecchi Pamela, impegnata a tenere saldamente la mano di Edward nella sua.
Il vestito color lavanda era un pugno nell’occhio con i suoi capelli biondi,
ma di questo pareva non curarsene. Accanto a lei il mio Edward era teso, e
cercava in ogni maniera di scollarsi di dosso la sua mano. Impresa ardua visto
la stretta soffocante di lei.
Lo stomaco mi si rigirò, e imprecai ogni sorta
di maledizione verso di lei. Presi un respiro e sorrisi forzatamente.
«
Allora ci siamo. » mormorai. Esme mi si avvicinò impacciata.
« Ci mancherai,
tesoro. » disse abbracciandomi. Mi tenni stretta a lei. Quando ci staccammo
sorrisi al resto della famiglia.
« Grazie di tutto. Non dovevate disturbarvi
ad accompagnarmi fin qui alla metropolitana. » spiegai, ma tutti alzarono gli
occhi al cielo.
« Come se non ti avesse fatto piacere. » rise Emmett. Gli
feci la linguaccia, e lanciai un’occhiata dietro di me. Da lì a poco avrei preso
il treno per arrivare all’aeroporto di Port Angels.
Tremai.
Edward mi avrebbe
seguito.
Non subito.
Mi sentii una bugiarda, una ipocrita. E un vero
rifiuto della terra.
Ma lui mi amava. E io amavo lui.
Dovevamo stare
insieme.
Saremo scappati.
Semplice. Ingegnoso.
Un piano di
sopravvivenza per entrambi.
Chi se ne fregava di Pamela.
Chi se ne
fregava di Kevin.
Potevano entrambi andare a buttarsi da un precipizio. Anzi,
io non li avrei trattenuti.
Tutto, ora, dipendeva da me ed Edward.
« Sai,
Bella, mi mancherai. » mormorò Pamela. Alzai un sopracciglio. Tu invece non mi
mancherai affatto.
« In fondo, sei stata come una sorella. » mi si avvicinò,
lasciando Edward. Mi cinse con le sue braccia magre in un abbraccio freddo. Poi
mi si avvicinò all’orecchio destro.
« Ma è ora di finirla. »
Corrugai la
fronte, pronta a replicare qualcosa. Ma non feci in tempo a formulare
niente.
Un dolore lancinante mi percosse le ossa, mentre le sue dita
spingevano sulla carne della mia schiena.
Mi misi a gemere, e, tra le
lacrime, notai lo sguardo terrorizzato dei Cullen. Edward, con un ringhio
sommesso mi tolse bruscamente Pamela di dosso, ma non feci in tempo a capire
niente che qualcuno mi spinse con forza, e mi mancò il pavimento sotto i piedi.
« FELIX! »
L’urlò di rabbia di Emmett mi rimbombò nelle orecchie, e la
scena mi si parò a rallentatore.
Il treno stava arrivando.
Tutti i Cullen
a terra gementi. Anche Edward.
Di sottecchi notai Jane a poca distanza da
Felix ridere sguaiatamente. Ma era un rombo, un eco troppo distante a farmi
ancora più male. Oramai ero sulle rotaie.
E il treno a pochi millimetri di
me.
Sentì il mio corpo distruggersi e il mio urlo soffocato dalle
ruote.
Aprì gli occhi
di scatto, sudata, con le lacrime lungo le guance. Singhiozzando mi misi seduta
sul letto, accendendo la lampada posta sul comodino accanto a me.
Quando
nella stanza ci fu luce mi misi a piangere più forte.
Era solo un sogno, un terribile sogno
pensai tremante. Quindi mi alzai, e, tenendomi saldamente alla parete, mi avviai
verso la porta. Uscì da quella camera soffocante, e scesi al piano inferiore. In
un tremito disperato aprii il frigo, per uscirne del latte.
Lo aprii a ne
bevvi direttamente dal cartone.
Il latte freddo mi gelò le ossa, e il dolore
inferto nel sogno da Pamela si fece vivo.
Era un sogno continuai a
ripetermi.
Ma qualcosa nella mia testa non riusciva a partire.
Mi sedetti,
e ci pensai su. Qualcosa non quadrava. Quel sogno…
Una consapevolezza
nascosta si fece largo fra i miei pensieri… e il discorso del giorno prima di
Edward mi tornò in mente:
Pensavano
che se veramente eri morta, non avevo nulla da perdere sposando e uccidendo
Pamela.
Mi dissero di mordere una ragazza italiana, facendola divenire
una vampira, per poi sposarla. La loro idea era che io rifiutassi, perché magari
eri ancora viva. Ma io feci tutto. Portarono una ragazza italiana in una stanza
dove c’ero anch’io…
E…
la morsi. Dopo la sua trasformazione le raccontai che l’amavo e che intendevo
sposarla. I Volturi alla fine si arresero. Pensarono che dicessi la verità. In
fondo, se non era vera la mia parola, come avrei mai potuto convivere con Pamela
e con te? Quando furono sicuri che eri morta se ne andarono. E mi lasciarono con
lei.
Cercai
di ricordarmi se aveva detto qualcosa riguardo al risveglio dopo il morso.
Eppure non trovai niente. Edward mi aveva detto che le aveva raccontato di
amarla, e stop.
E ripensai a Pamela.
Una come Pamela, ci avrebbe creduto?
Quale sarebbe stata la prima cosa che avrei chiesto io se fossi stata nella
sua situazione?
Chi erano quelle
persone che mi hanno portato da te? E come è possibile che mi ami?
Mi
irrigidì.
Edward non era il tipo da tralasciare mai niente.
Eppure… lei lo
aveva accettato subito? Insomma, senza chiedere niente? Possibile che gli avesse
creduto quando le aveva raccontato che l’amava?
Tremante afferrai il
telefono, e feci il numero di Villa Cullen.
Deglutendo a fatica aspettai,
fino a quando non rispose Jasper.
« Pronto?
»
« Jasper, sono Bella. Senti, mi devi dire una cosa! »
Il respiro di
Jasper si fece accelerato.
« Hai la voce traballante. Tutto bene? » mi chiese
tenebroso. Cercai di calmarmi.
« Sì, tutto okay. Ascolta… quando Pamela si è
risvegliata dopo che Edward l’aveva morsa, quali sono state le sue reazioni?
»
Ci fu un attimo di silenzio.
« Io ero presente. » iniziò insicuro. «
Quando si svegliò, Edward le si avvicinò. Lei era stranamente felice. Non seppi
dire perché. Lo continuava a guardare sognante, come in attesa di qualcosa. Alla
fine, Edward le disse che l’aveva trasformata perché l’amava e intendeva passare
la sua vita con lei. Lei era al settimo cielo. »
Confusa continuai con
l’interrogatorio.
« Ma scusa, quando si è svegliata non ha chiesto per
esempio come mai aveva sofferto per tre giorni, cos’era, chi eravate. Cose di
questo genere. »
Un altro attimo di silenzio.
« No. In effetti sembrava
sapesse già tutto. Ma naturalmente, penso, che era troppo felice per il fatto
che uno come Edward le si stava dichiarando per for- »
Tu tu tu
Mi alzai di botto
interrompendo la telefonata. Veloce presi il cappotto. Quella ragazza sapeva.
SAPEVA!
Perché non fare quelle domande che le sarebbero venute naturali?
Perché no?!
Il mio sogno… una premonizione!
I Volturi.
Improvvisamente
sentii la paura salirmi lungo la schiena. Come una scheggia ripresi il telefono,
ricomponendo il numero di Casa Cullen. Mi rispose una voce scossa.
« Pronto?
»
« Alice! » esclamai terrorizzata.
« Bella! Jasper mi ha detto che gli
hai chiuso il telefono in faccia! »
« Oh Alice, non c’è tempo! Pamela! Dov’è
Pamela? »
Alice ci pensò un secondo.
« E’ uscita mezz’ora fa. Voleva
andare a fare un giro. »
Oddio.
Era a piede libero.
« Alice! E’ qui per
conto dei Volturi! »
« Cosa?! »
« I Volturi non devono aver scelto una
ragazza a caso! Quelle deve essere una che complot- »
La linea cadde e,
confusa, mi accorsi che io non avevo chiuso la conversazione.
« E brava
Bella. »
Mi irrigidì sul posto, voltandomi lentamente.
Sulla porta di
casa mia c’era Pamela.
« Molto, molto intelligente. Pazza, ma
intelligente. » rise. Con terrore notai che i suoi occhi erano rossi.
« Chi
hai ucciso? » chiesi a mezza voce. Lei alzò le spalle.
« Un uomo. A pochi
isolati da qui. Ma non preoccuparti. Con te farò più veloce. »
Mi cadde il
telefono dalle mani.
« Cosa vuoi! » la mia quasi non sembrava una domanda.
« Io? Io niente. Sono qui per i Volturi. » spiegò, leccandosi un labbro.
Dovevo prendere tempo. Di sicuro Alice e gli altri sarebbero arrivati di lì
a poco.
« Spiegati! »
Rise, come una pazza.
« Non sono stupida, sai? »
disse innocentemente. « Tu vuoi prendere tempo. Peccato che a Villa Cullen sono
arrivati Felix e Jane. »
Deglutii a fatica. No. No!
Le immagini dei Cullen
del mio sogno si fece avanti. A terra, sotto lo sguardo divertito e folle di
Jane. Edward!
« Quindi possiamo parlare. » rise ancora. La sua risata mi fece
rabbrividire. Si acciambellò sulla sedia della mia cucina, giocherellando con la
tovaglia di plastica a fiori.
« Lavoravo per i Volturi come segretaria. »
sospirò. Mi tornò in mente Gianna.
« Sapevo cosa succedeva. Come non capirlo?
Intere comitiva che entravano e urla agghiaccianti. Solo uno stolto non avrebbe
compreso. Certo, non ero partita credendo fossero vampiri. Magari mafiosi,
magari dei killer. Solo quando assistetti alla scena per pure caso capì. Loro mi
volevano uccidere. Avevo visto troppo. Io li supplicai di farmi diventare
vampira. Ma non erano d’accordo. » il suo sguardo era eccitato, mentre mi
guardava tremare.
« Poi un giorno venni a sapere che dovevano cercare una
vampira da rifilare ad un americano. Io mi feci avanti, chiedendo se potevo
andarci io. Mi raccontarono tutta la storia. Accettai. »
Ti prego, ti prego,
Edward… aiutami…
« Arrivò a Volterra Edward, e ne rimasi affascinata. Così mi
lasciai mordere, e accettai di sposarlo. Quando venimmo a Forks, sotto richiesta
dei Volturi, controllai che fossi morta davvero. Il risultato delle mie ricerche
fu negativo, segno che non c’eri veramente. » la sua espressione divenne acida.
« E poi sei tornata. Ti ho riconosciuta subito. » rise. « Poi il resto penso
che lo sai. »
« Ma Alice? Ed Edward? Come hanno fatto a non capire grazie ai
loro poteri tutto? »
« Edward non ti ha parlato del mio potere? Per qualche
assurdo motivo so tenere a bada i poteri altrui. Quindi non hanno mai usato i
loro su di me. Che coincidenza. » rise.
Tremai nuovamente. Si alzò. Un senso
si deja-vù si impossessò di me. Quella situazione sembrava tanto quando James mi
stava per uccidere.
Chissà se sarebbe finita bene anche quella volta. Chiusi
gli occhi, piangendo.
« Oh, Bella, no, non piangere. » rise. « Pensa che
finirà tutto, non vuoi? »
La sentivo avvicinarsi. A occhi chiusi sentivo
perfino il suo respiro eccitato. E nella mente ripensai a quegli occhi rossi,
folli. Com’erano diversi da quelli di Edward!
Non mi lamentai neanche quando
mi prese la mano nelle sue.
« Uh, qui vedo che qualcuno ti ha giù morsa. »
mormorò, disegnando il contorno della mia vecchia cicatrice. La sua pelle fredda
mi fece rabbrividire. Edward… Edward? Starai bene in questo momento? Oddio, fa
che sia così!
« Cosa farai ai Cullen? » chiesi con voce soffocata. La sentii
traballare.
« Niente. Ma Edward riceverà una punizione. Mi ha mentito. Penso
che lo torturerò un po’. E poi continueremo la nostra vita di coppia. » rise
sfrontata. Deglutii a fatica.
Chiusi più forte gli occhi. E sentì i suoi
denti lacerarmi il collo con foga.
La terra mi mancò sotto i piedi, il mio
sangue scorreva a fiotti. Aprii gli occhi a fatica, per notare come, ingorda,
continuasse a bere con espressione fra il deliziato e il folle.
Poi, dietro
di lei, notai un’ombra scura. E in un secondo la sua pelle fredda si staccò
bruscamente dalla mia, facendomi cadere a terra. Presi una botta alla schiena
contro il tavolo, ma non sentii dolore. Il mio collo stava prendendo fuoco. Mi
misi a urlare, e risentì quella pelle fredda contro la mia calda.
Urlai come
una pazza, pensando fosse lei.
La bocca fredda tornò al mio collo, e pensai
che mi continuasse a mordere. Invece sì fermò, dandomi un bacio, stringendomi
quasi soffocandomi contro il suo petto. E solo allora sentii l’odore famigliare
di Edward, mentre mi accarezzava la vita, sussurrando parole incomprensibili.
Chiusi il contatto con la realtà nel momento esatto in cui il bruciore
arrivò a un livello esorbitante. Quella dannata bastarda mi aveva lasciato tanto
di quel sangue nelle vene che il dolore era dieci volte più forte del
dovuto…
Quel dolore non
finiva più. Era come se qualcuno mi stesse trafiggendo con delle lame. Eppure,
attorno a me, sentivo delle voci, lontana, quasi degli echi.
Hai fatto bene,
Edward.
Stavolta andrà tutto bene.
Quei dannati Volturi, alla fine, hanno
dovuto arrendersi.
Arrendersi? Sorrisi, forse, mentre il dolore mi
infliggeva una sofferenza senza limiti.
Gemendo, non mi resi conto che piano
piano stava diminuendo…
***
Quando aprii
gli occhi della timida neve mi stava cadendo sulla testa. Intorno a me una folla
di bambini gridavano allegri, tirandosi delle palle di neve. Alcune mi
sfiorarono, per fino, per poi cadermi oltre. Confusa mi girai intorno, notando
come tutti stessero indossando dei giaccone d’altri tempi.
Davanti a me
un’enorme chiesa faceva capolino, stupenda e agghindata con il suo pallido
candore.
Ma dov’ero?
Mi girai nuovamente intorno. Strano come non
sentissi freddo. Tutti mi passavano accanto, senza degnarmi di uno sguardo.
Sembrava fossi un fantas-
Mi bloccai.
Feci una corsa, senza sforzo, e
toccai timidamente il muro della chiesa. La oltrepassai.
La mia mente fece un
rapido calcolo, ragionando su quella situazione.
E la consapevolezza si fece
largo fra i membri della mia memoria.
« Ho riacquistato il mio potere di
vampira. Sono indietro nel tempo. » boccheggiai. « Quindi… nel presente Edward
mi ha lasciata trasformare! »
La felicità mi investì con una forza
sovraumana, facendomi ridere di gioia. Poi, due figure attirarono la mia
attenzione.
Una donna e un uomo: la donna era incinta, si vedeva benissimo.
Con stupore e gioia la riconobbi, e quando parlò capii anche a chi si stava
riferendo…
« Il nostro bambino sarà speciale, non è vero, Edward? »
«
Certo, Elizabeth. »
E tutto prese a
vorticare…
***
Apri le
palpebre pesanti, incontrando sue grandi occhi neri.
Sorrisi, richiudendo gli
occhi.
« Edward? »
« Sì? »
Risi piano.
« Dimmi quello che voglio
sentirmi dire. »
« Sei una vampira. »
« E… »
« E ti amo. »
Mi
lasciai abbracciare dolcemente, mentre mi baciava sulla fronte. Alla fine, avrò
anch’io un lieto ‘the end’?
10 ANNI DOPO…
« Bella! »
«
Grazie! »
« Emmett! E non ti permettere di criticarlo! »
« Non lo farei
mai, sorellina! »
« Jazz, eccoti il tuo. »
« Grazie, Allie. »
« Rosie,
Esme, Carlisle, i vostri. E il tuo, Ed, anche se non ti meriteresti altro che
carbone. »
« E perché, scusa?! »
« Perché sei acido. »
« Non sono
acido! »
« Ha ragione lui, Alice. Non è acido. »
« Ecco! Grazie Emmett.
»
« E’ solo un rompipalle, poverino, vogliamo fargliene una colpa? »
Risi
di gusto, mentre Edward buttava in faccia a Emmett un cuscino del divano.
«
Su, basta! Aprite i miei regali! » annunciò frettolosa ed eccitata Alice. Senza
farmelo ripetere due volte strappai la carta dal mio, ritrovandomi in mano un
completo intimo. Prendendo in mano il reggiseno notai come ci fosse scritto
qualcosa a sinistra.
« Ma Alice! » esclamai divertita. Lo girai, facendolo
vedere anche agli altri. Tutti scoppiarono a ridere, mentre leggevano la scritta
luccicante “I love you, Edward” sul capo intimo.
« Ehi, chi ti ha dato il
permesso?! Guarda che sulla mia persona ci sono i diritti di copyrights! »
«
Ma smettila! »
Sospirai divertita, riponendo il tutto nella carta. Era la
notte della Vigilia e, come negli ultimi dieci anni che abitavo con loro,
stavamo aprendo i regali.
Tutto poi era tornato a suo posto.
I Volturi se
ne erano andati, oramai da vampira non potevo combinare altro. Pamela era stata
sistemata da Jasper ed Emmett, e ora la sua cenere faceva probabilmente parte
del Sahara. Kevin, quando era tornato, aveva avuto la lezione che si meritava.
Gli avevo detto che sapevo di lui e del suo amico. Così ho chiesto il divorzio.
Io
ed Edward siamo felicemente sposati da nove anni. E posso dire senza ombra di
dubbio che ora sono veramente felice.
A parte quando torno nel passato. Ma
oramai so controllare il mio potere. In fondo, chi non avrebbe imparato a
controllarlo dopo aver visto in una delle proprie scorribande nel passato una
notte focosa di Rosalie ed Emmett? Bè, forse un ninfomane. Ma non la gente
normale. E io, se pur vampira, potevo affermare di essere assolutamente normale.
Poco importava se mi nutrivo di sangue. A quel punto faceva tutto parte della
normalità. Mi ripresi dai miei pensieri quando scoppiarono altre risa. Quindi mi
voltai: Edward stava tenendo in mano un paio di boxer con su scritto “I love
you, Bella.”. Mi unì alle risa. Quindi schioccai un bacio sulla guancia ad
Edward, dicendogli che in fondo non erano stati dei brutti regali, quelli di
Alice…
- THE END -