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Autore: Neal C_    11/02/2013    2 recensioni
[Raccolta di Flash-fiction sulla Beat Generation; POV Jack Kerouac]
"Per lamordidio amico so benissimo che non sei venuto da me solo perchè vuoi fare lo scrittore e dopotutto che ne so io della scrittura se non che bisogna darci dentro con l'energia di un benzedrinomane"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo | Contesto: Il Novecento, Dopoguerra
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A Hundred and ten miles an hour







Per  essere assolutamente sincero Neal mi interessa come avrebbe potuto interessarmi mio fratello, che è morto quando avevo cinque anni. Insieme ce la spassiamo e le nostre vite sono un casino e questo è quanto. Avete idea di quanti stati abbiamo attraversato insieme?

Adesso che è la fine della mia giovinezza non ne sono sicuro. Le luci della città sono più fioche, di quel fioco che precede la paralisi, il signore tempo si è fermato e soprattutto Dio solo lo sa se riesco a riconoscere me stesso, con quella facciaccia da carcerato, neanche un negro* da galera. Dio, dove sei finito Dio, mentre il vecchio Bill è dentro, a mangiare ratti, mentre Alan invece di spassarsela per la cinquantaduesima* è a mangiare polvere e con lui Herbie e il suo seguito. Che razza di giustizia è che ci vado di mezzo io e quel fottuto romanzo che scriverò se la luce divina mi illumina, non illuminano i lampioni del quartiere.
E quell’imbroglione su di giri, Neal, è sparito e Carolyn che  mi piange addosso che sicuramente si è portato Luanna, femmina isterica.
Neanche due mesi fa ricordo il loro incontro. Si erano subito capiti Allen e quel vecchio Neal.
Allen era strano in quei giorni, faceva esperimenti estremi su sé stesso e Neal lo vedeva, e in quanto ex prostituto adolescente nella notte di Denver, disperatamente ansioso di imparare a scrivere poesie come Allen, in men che non si dica, saltò addosso ad Allen con uno slancio erotico di quelli che solo un imbroglione può avere. Io ero nella stessa stanza, li sentivo nel buio e meditavo fra me […]
che mi sentivo un poco gelato, o forse un poco eccitato, troppo confuso e mi dicevo che non era pane per i miei denti. Me ne sono uscito per un po’ di aria fresca, per cacciare via i sudori, e il marciapiede mi sembrava troppo deserto per distrarre un povero diavolo a passeggio.  
Ho preso una birra e sapeva di amaro, ho preso una corsa ma sapeva di fatica e di pazzia, non erano le corse che facevo di solito con tutto il fiato del mondo ma era la solitudine nera che mi faceva sospirare come una romantica massaia di Chattanooga Cho Cho*.
Adesso mi dico che il vecchio Neal è sparito e ci sono solo io e il povero Allen ladro, dentro per un po’ di polveri, qualche botta e nulla.  E nel silenzio generale mi dico che la lampada si spegnerà  sempre più in fretta e allora rimarrò inghiottito, affogato nella notte come Denver. Dal profondo del cuore, Dio.
Ok, vecchio Dean non dirò niente.


437 Parole




Note

* Non è assolutamente offensivo né razzista. È solo una necessità di coerenza stilistica.  

* Cinquantaduesima strada Ovest (ingl, West 52nd street) nel tratto tra la quinta e la settima Avenue) è una traversa del quartiere di Manhattan a New York. È stata anche chiamata "swing street" (strada dello swing) "the street of jazz" (la strada del jazz), "the street that never sleeps" (la strada che non dorme mai) o semplicemente "the street" (la strada). [ WIKI ]

* Chattanooga Cho Cho – Glenn Miller

 Nell’aprile del ’49 Kerouac racconta dell’arresto di Bill Borroughs a New Orleans per possesso di droga e armi e  a New York sono arrestai Allen Ginsberg, Herbert Huncke, Vicki Russell e Little Jack Melody per possesso di droga e oggetti rubati.
Questo capitolo (e forse qualcun altro) è la ragione (lo so piuttosto debole) della dicitura “triangolo” e d’altra parte è un rating verde quindi non ci si può aspettare niente di più.
Quelle in corsivo sono citazioni da “On the Road” [il “rotolo” del 1951 – oscar mondadori] tranne l’ultima, tratta da “Sulla strada” [ed. giugno 1995 –oscar mondadori] infatti Neal è chiamato “Dean”, Dean Moriarty, il suo doppelgänger letterario.
  
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