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Autore: NarcissaB37    14/02/2013    1 recensioni
Ginevra è una ragazza normale. Va a scuola, ha una bella famiglia e si diverte.
Finchè un giorno muore e tutto finisce.
Ma se non fosse così? Se avesse la possibilità di cambiare il passato? La proposta è allettante, ma il prezzo da pagare potrebbe essere troppo caro per lei. Forse sfidare la sorte è troppo pericoloso.
"Ho deciso, Dimitri: Ho deciso che voglio vivere."
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ In principio fu Voragine. I Greci la chiamarono Chaos. Che cos’è Voragine? E’ un vuoto, un vuoto oscuro, dove niente può essere distinto. E’ un punto di caduta, di vertigine e di confusione, un precipizio senza fine, senza fondo. Si viene ghermiti da Voragine come dall’apertura di fauci immense in cui tutto può essere ingoiato e confuso in un’unica notte indistinta. In origine dunque, non esiste che Voragine, abisso cieco, notturno, sconfinato.”
-L’universo, gli dei, gli uomini. - Jeans Pierre Vernant.

 






Per tutta la mia vita ho pensato di essere una persona abbastanza gentile. Ho sempre aiutato la mamma, raramente parlavo male di qualcuno e non mi comportavo male con nessuno. Per me quello era essere gentili. Dopo essere morta mi sono dovuta ricredere. Nel momento esatto in cui ho preso la mia prima anima, ho capito di essere una persona egoista, per niente gentile o altruista. E’ vero però che quando riconosci i tuoi difetti e sai di sbagliare, è un comportamento migliore. Ma se io li riconosco, capisco che sbaglio ma continuo a farlo? E’ per questo che non sono una brava persona. Ho vista la vita scivolare fuori dalle persone. Ma ho continuato a farlo, cento volte, senza rimorsi.



2. Chaos



Ero esattamente come ieri, notai guardando allo specchio. Stessi vestiti, capelli appena lavati, il trucco sfumato come lo era il giorno prima. C’era anche il leggero arrossamento della pelle dove la mattina prima avevo schiacciato un brufolo. Sembrava che il tempo non fosse mai passato. E mentre lì dentro, in quella specie di limbo, non era passata che una notte, lì fuori la vita continuava. Tornata dal funerale avevo provato a dormire – ci eravamo fermati in una pensione del mio paese vicino alla chiesa, anche se nessuno ci aveva notati grazie ai trucchi da emissario di Dimitri - ma la voce di mio fratello e il pianto dei miei genitori non faceva che risuonarmi nella testa. Di quella notte eterna l’unico lato piacevole era stato quando, essendomi finalmente addormentata, avevo sognato una scena successa tanti anni fa. Era piccola e giocavo nella casa dei miei nonni. Tutti ridevano e mi abbracciavano. Poi però il sogno è cambiato e nel mia mente si formava l’immagine di una moto e di sangue. E così era finito il bel sogno.



-Noto che sei già sveglia. 

 -Stupito? –

-Per niente. –
Anche Dimitri era tale e quale al giorno precedente. Persino gli stessi vestiti. Indossava una maglietta nera anonima e una tuta. I capelli castani era scompigliati e la sua pelle era molto pallida. Mi rigirai verso lo specchio e iniziai a pettinarmi quella matassa di capelli rossi con le dita.

-E’ inutile che ti sistemi, tanto non ti può vedere nessuno.- disse lui ghignando.
-Si chiama amor proprio Dimitri. Ma penso che un emissario non sappia proprio cosa significhi.- risposi facendogli una smorfia.
-Abbiamo cose più importanti di cui parlare e se hai finito di pettinarti dovremmo iniziare.-
Avrei voluto rispondergli per le rime ma capii che era un argomento serio perciò preferii stare zitta.
-Oh bene, vedo che hai capito. Allora Ginevra, oggi inizia il tuo cammino come ritornata.-
-Dovrò prendere la mia prima anima giusto? –
-Esatto.-

Mi sedei sul divano. Non riuscivo a pensare al fatto che quel giorno avrei ucciso qualcuno. Ucciso non fisicamente ma spiritualmente. Avevo rimosso quel pensiero, troppo concentrata dai ricordi del funerale, che aveva condizionato tutte le mie scelte. Anche il giorno prima. Se in un primo momento ero stata fortemente indecisa, dopo essere stata nella chiesa la ragione era stata accantonata e avevo seguito l’istinto che mi diceva di provare. Ma d'altronde qualsiasi fosse stata la mia scelta, avrei dovuto subire delle conseguenze. Alcune peggiori delle altre, ma sempre conseguenze.

-Alzati, dobbiamo andare in posto . - disse Dimitri, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
-Dove andiamo?-
Dimitri mi guardò, sorridendo in modo misterioso e disse – Andiamo a Parigi.-




Stavo ammirando per la prima volta nella mia vita la Torre Eiffel, ma non riuscivo a godermela appieno siccome ero ancora scombussolata per il viaggio, se così si può definire. 
Parigi? Non sono mai stata a Parigi. Ma come ci andiamo?-
- Ci smaterializziamo-
- Ci smaterializziamo- ripetei perplessa.
- Esatto. Non dovrai far altro che darmi le mani e io farò tutto il resto.-
- Una cosa stile Harry Potter quindi?- dissi decisamente divertita.
- Harry Potter?- mi chiese inarcando un sopracciglio.
- Cose che tu non puoi sapere.- dissi ridendo e porgendogli le mie mani.
Era stata la cosa più faticosa di questo mondo. Il giorno primo avevamo raggiunto la pensione a piedi e lui non aveva minimamente accennato alla smaterializzazione, forse pensava fosse troppo presto per me. Dopo aver fatto come mi aveva chiesto, ho sentito come se il mio corpo fosse tirato da tutte le parti e nel giro di un secondo mi sono ritrovata con il sedere all'aria sotto la Torre Eiffel. 
- Non ti preoccupare, con il tempo farai pratica.- mi aveva detto ghignando Dimitri, con tono palesemente beffeggiatorio.
Mi alzai dal muretto su cui mi ero seduta e gli andai incontro.
- Allora? Mi vuoi spiegare cosa devo fare, a chi, dove e quando? Per favore.- incrocia le braccia e iniziai a tamburellare il piede della gamba destra.
-Ti mostrerò la persona, seguimi.- disse così e iniziò a camminare. Io lo segui senza fiatare finchè non si fermò.
- Ecco è lei.- Segui la direzione del suo dito e per poco non caddi a terra dallo stupore. La persona indicata era una bambina di massimo undici anni, che stava seduta su una panchina con altri ragazzi.
- Ma è una bambina. Non può essere lei.-
- Quella bambina durante una lite, spingerà un bambino che, cadendo, sbatterà la testa e morirà.-
Iniziai a ridere istericamente e Dimitri mi guardò stranito. - E' divertente- dissi io – perchè sono convinta del fatto che hai deciso di proposito di scegliere una bambina come prima persona?-
- Una volta aver sottratto l'anima ad una persona così indifesa, le altre non ti sembreranno quasi niente. Ed è meglio che sia cosi, Ginevra.- si girò verso di me e continuò a parlare. - Hai un gran peso sulle tue spalle. Molte persone dopo averlo fatto qualche volta, impazziscono e decidono di lasciar trascorre un anno senza continuare. Perchè è difficile per voi umani. Voi pensate che sia un gioco all'inizio, ma quando vi viene sbattuta in faccia la realtà, quando vi trovate davanti alla persona, capite quanto pesante sia. Se vuoi tornare in vita, se vuoi riuscire a prendere cento anime, la tua umanità deve essere accantonata, Ginevra.-
Io ero sbalordita, sia per ciò che aveva detto e sia per il modo in cui l'avevo detto. Aveva ragione però. Avevo deciso di provarci, di sfidare la sorte e dovevo prendermi le mie responsabilità. Potevo farcela, dovevo farcela. Presi un gran respiro e feci la fatidica domanda.
- Come faccio a prendere un'anima?-
- Almeno quella parte non è difficile. Ti renderò visibile per un po', in modo che lei ti possa vedere. Poi non dovrai far altro che far combaciare le vostre fronti e aspirare. L'anima uscirà dal corpo e finirà dentro di te. La persona però non dovrà essere spaventata, altrimenti l'anima si opporrà, quindi è meglio interagire prima e non sembrare persone sospetti. Non dovrebbe essere difficile per te. Sei una ragazza giovane e hai un aspetto amichevole.-
- Una volta che l'avrò fatto che ne sarà di lei?-
- Morirà. Un corpo non può vivere senz'anima. Di lei mi occuperò io poi.-
- In che senso ti occuperai tu?-
- Farò sparire il corpo e farò in modo che il ricordo della sua esistenza venga cancellato dalle persone che la conoscevano.-
- Devo farlo adesso?-
- No, è meglio aspettare quando sarà da sola e all'aperto. Ti farò sapere io quando sarà il momento.-
-Meglio così, sono troppo stanca per farlo.- Ed era vero. Non era una stanchezza fisica, ma mentale. Tutte quelle informazioni mi avevano scombussolata e dovevo assimilarle prima di metterle in pratica.
- Dove staremo?-
-Occuperemo una stanza in un albergo. -
Non volli sapere altro ,quindi gli diedi le mani senza aggiungere niente e ci smaterializzammo. Quando aprii gli occhi mi trovavo in una camera molto bella, con un grande letto. Senza pensare mi ci buttai sopra, chiusi gli occhi e cercai di dormire.






Cercai ma non ci riusci. Avevo dormito nemmeno tre ore perchè continuavo ad avere incubi. In essi c'era una bambina che aveva l'aspetto di quella vista la mattina che stava seduta sulla panchina e mi guardava fissa negli occhi, senza battere le ciglia. Ad un certo la bambina si era alzata avanzando verso di me ma una moto, spuntata dal nulla, la investiva. Io mi avvicinavo al corpo ma non era più la bambina. Ero io. Piena di sangue, in una posizione disgustosa. Tutto però all'improvviso svaniva e sentivo solo un lacerante senso di colpa. Mi ero svegliata di soprassalto e mi ero appoggiata alla ringhiera del letto. Erano ormai dieci minuti che rimanevo così. Tutto il fardello che di giorno cercavo di ignorare, tornava a bussare imponente ogni volta che chiudevo gli occhi in una tortura senza fine.
- Dimitri.- La mia bocca si mosse da sola, rispondendo quasi ad un desiderio nascosto nella mia mente. Non volevo restare da sola e lui era l'unica persona con cui potevo parlare. Tra l'altro ero sicuro che c'era, da qualche parte, dove non potevo vederlo.
- Dimmi.- Come immaginavo rispose subito e si manifestò davanti ai miei occhi.
- Quante persone hai visto ritornare ma poi fallire e non riuscire a tornare in vita?-
-Molte, ma non perchè non sono riuscite a completare ed ottenere le cento anime. Non sono riuscite a sopportare il fardello e hanno rinunciato. Alcune di loro ne avevano prese già più della metà e sembrava andare tutto bene quando d'un tratto mi hanno detto che per loro bastava così, che era troppo difficile. -
- Chissà, magari succederà la stessa cosa con me.-
- E' una possibilità, mentirei se ti dicessi il contrario.-
- Mi chiedo se sia inutile fare tutto questo.-
- Non so rispondere a questo tuo dubbio ma ti consiglio di tenere a mente perchè lo fai. Magari sarà una motivazione sufficiente. O forse no, chissà.-
- Terrò a mente il tuo consiglio, grazie. Puoi anche andare se vuoi. - Mi guardò un' ultima volta e sparì. Presi un respiro e mi ristesi. Dovevo ripetermi mentalmente che lo stavo facendo per le persone che amavo, che dovevo farcela,che loro erano una motivazione sufficiente. Doveva esserla. Provai a dormire di nuovo. Dovevo essere informa, dopotutto sarebbe servita molta forza il giorno dopo.






- Sei pronta?-
- Evito di risponderti. - dissi rifilandogli un' occhiataccia. Eravamo in una via di Parigi, davanti ad una fermata del pullman. Lì sulla panchina c'era la bambina del giorno prima. La mia prima vittima. Dovevo andare a parlarle per creare una sorta di clima rilassato per far si che l'anima non si opponi. Se l'avessi presa di spalle per esempio, o con la forza, l'anima si sarebbe chiusa in un sistema di difesa e non sarei riuscita a prenderla. Oltre al danno anche la beffa. Non bastava il fatto che dovessi togliere l'anima ad una persona, dovevo anche parlarci e farla sentire a suo agio.
- Ricordati quanto ti ho detto. Devi fare tutto in meno di dieci minuti perchè poi arriverà il bus. E non possiamo rimandare ad un altro giorno poiché sarà oggi il giorno in cui per sbaglio ucciderà una persona e dopo sarà troppo tardi.
- Lo so.- dissi e mi incamminai. Mi sedetti sulla panchina con fare casuale e aspettai un minuto, nel quale pensì ad una strategia. Trascorso il minuto, iniziai la mia recita.
- Quanto odio prendere il pullman. E' molto più comoda la macchina.- dissi guardandola e continuai – devi sempre aspettare qui al freddo di mattina, annoiandoti.-
Lei rise – E' vero, io lo prendo tutte le mattine ed è una faticaccia.-
- Io non lo prendo mai, ma questa mattina i miei hanno deciso amorevolmente di abbandonarmi – dissi ridendo, cercando di smascherare il nervosismo.
- Mi dispiace per te. Per chi non è abituato è ancora più noioso.-
- Già, è vero. Ma tu vai alla scuola media Victor Hugo vero? Ti ho già vista da qualche parte.- dissi ricordandomi alcune informazioni generali che Dimitri mi aveva dato quella mattina. - Ti potrebbero servire per ampliare il discorso e non destare sospetti.- aveva detto ed aveva ragione.
- Si è vero.-
- Ecco dove ti avevo visto. Mio fratello va nella stessa scuola e a volte capita che io lo venga a prendere insieme ai miei genitori.- Mancavano cinque minuti, dovevo fare in fretta. Non dovevo farmi trascinare dall'ansia o sarebbe stato tutto inutile. Quando vidi cosa aveva sul braccio ebbi un'idea.
- Hai un bel braccialetto, posso vederlo da vicino?-
- Si certo.-
Mi avvicinai per vederlo. Vi era scritto Guinevere. Era la versione francese di Ginevra. Accenai un sorriso e pensai tra me e me che era proprio il destino. Quella bambina che la notte avevo sognato alternarsi con il mio aspetto, aveva anche lo stesso mio nome. Mi ricordai che mancava poco tempo e decisi che quello era il momento. Mi sollevai piano, le misi una mano sulla spalla, combaciai le due fronti e aspirai, chiudendo gli occhi. Sentì un calore nel petto e un bruciore intenso sul simbolo che mi identificava come ritornata. Quando tutto questo finì, capì che avevo preso l'anima. Solo in quel momento aprii gli occhi e vidi il suo corpo immobile diventare sempre più pallido. Riguardai il braccialetto e decisi di prenderlo, cercando di legarmelo al polso.
Dimitri mi raggiunse e mi aiutò a legarlo. E poi mi disse – Sei stata brava, Ginevra.-
Io non lo ascoltai più di tanto ma continuai a guardare il braccialetto. Lo avrei usato per ricordarmi cosa ero diventata, cosa c'era in ballo e qual'era il mio obiettivo.








- Angolo autore.
Salve a tutti! Ho postato in ritardissimo questo capitolo, ma sono stata male e con poca voglia di scrivere purtroppo. Comunque eccoci qui.
Ho chiamato il capitolo chaos perchè è la parola che caratterizza di più le sensazioni di Ginevra. Adesso è veramente tutto un chaos per lei, per tutta la durata del capitolo, ma con l'aggiunta del braccialetto lei punta a organizzare il chaos in lei, ad eliminarlo. Come nello scorso capitolo è finita la fase morte, in questo è finita la fa fase chaos.  Vedrete che i ogni capitolo ci sarà un'introduzione di Ginevra con le sue riflessioni. Più avanti capirete a che servono! Non dimenticatele :) Grazie per averlo letto! Spero che sia di vostro gradimento. Accetto, come dico sempre, sia complimenti che critiche in modo così da poter migliorare. E' la mia prima long e spero di riuscire a portarla avanti.




 
  
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