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Autore: chilometri    23/02/2013    21 recensioni
Cosa succede quando Harry Styles, ventitré anni e il cuore confuso, capisce di provare qualcosa per Louis Tomlinson, appena laureato, un po' troppo in ritardo?
~
«Sei tornato...». Non è una domanda, quella detta da Louis, non sa nemmeno se sia un’affermazione, è solo una frase pronunciata per assicurarsi che lui sia davvero lì.
«Ti ricordo che questa è casa mia».
Sputa, rimanendo fermo sulla porta e il maggiore abbassa lo sguardo, ferito.
«Senti, per quella cosa, io...»
«Tu cosa, Louis? Tu non volevi?» Ringhia. «Invece volevi. Però è okay, hai ragione, sposati, devi farlo, devi avere una vita felice, non sono affari miei chi è lei, sono tuoi. Quindi finisci di fare le valige, e vai via, ti prego».
Genere: Angst, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte IV - You are the best thing that's ever been mine.


 

Louis Tomlinson, il vestito nero a stringergli tutto il corpo, le mani sudate e l’ansia che gli corrode il cuore, è lì, su quell’altare.
E’ lì e non ci può veramente credere, è come se qualcosa gli stesse dicendo “sei ancora in tempo, non è qui, il tuo posto, Louis, lo sai”.
Ma il punto è che lui, lui proprio no, non lo sa.
Non sa cosa stava facendo, non sa perché lo stia facendo, non sa veramente un cazzo, in quel momento, e forse, forse non dovrebbe nemmeno pensare ad una parola come quella: è pur sempre in Chiesa.
Da pazzi! E’ sul serio in Chiesa!
Il moro chiude gli occhi, sistema lo smoking, respira profondamente e «ehy amico, sei pronto?» sobbalza al sentire la voce di Liam, - suo fidato compagno –, si volta di scatto ed annuisce, mentre cerca di zittire la voce che nella sua testa “No, no! No che non lo sei, razza di australopiteco!”.
La squallida, deprimente e triste musica dell’organo inizia a suonare e nello stesso momento tutti i presenti si alzano, quasi come fossero dei robot, e a Louis si accappona la pelle, perché no, assolutamente no, non sa che facendo, eppure i suoi piedi si muovono da soli – e non sa se è per la voglia effettiva che ha di sposarsi, o quella che ha di fuggire il prima possibile di lì, e al Diavolo!, tutti quei volti così felici, sorridenti.
Cammina lentamente lungo l’arcata, cerca di sembrare disinvolto, ma dentro ha così tante emozioni che nemmeno lui sa da dove può partire, per metterle in ordine, così, semplicemente, lascia che restino dentro di lui a fare così tanto casino che quasi coprono la marcia nuziale.
Si guarda attorno, gli occhi vigili e il cuore sembra quasi fermarsi quando tra la folla che vi è in nella piccola cappella di Doncaster, non scorge Harry, non scorge i suoi capelli ricci, i suoi occhi verdi sempre attenti, non scorge le sue mani, il suo corpo, non scorge il suo sorriso che illumina sempre – oltre che alla città – le sue giornate più buie, e riesce a percepire qualcosa dentro che non sa nemmeno cosa sia.
Però, forse, doveva aspettarselo. Forse stare lì, sarebbe stato troppo. Ma era pur sempre il suo... migliore amico, no? Già.
Louis respira profondamente, si da un contegno e arriva finalmente all’altare, mentre la marcia riparte più forte che mai, senza nemmeno dargli il tempo di darsi una sistemata o di riprendersi perché diamine, gente, sta per sposarsi!
Passa poco tempo, o forse è così tanto che Louis nemmeno se ne accorge, ma – finalmente –, la grande porta si apre e vorrebbe solo scendere da lì e andare via, biasciare scuse, ma sarebbe da codardi, e poi c’è Eleanor, e lui la ama, la ama davvero tanto, la ama più di qualsiasi cos-.
Stop.
Il moro frena i suoi pensieri, cerca di non pensare ad altro che non sia la sua futura sposa e si concentra su tutta la sua bellezza.
Al suo fianco vi è Gerard – ovvero suo padre –, il lungo strascico sembra camminare al suo passo, è graziosa, così minuta che per un momento Louis riesce a non pensare a nient’altro che non sia lei.
I capelli sono legati su, in uno chignon ordinato, solo qualche ciuffo ricade sul suo viso, che, come trucco, ha solamente una matita leggera e qualcosa – e a Louis proprio sfugge il nome di quel prodotto* - le fa brillare la pelle, le guance leggermente arrossate ed il sorriso accentuato.
Quando finalmente anch’essa si ferma di fronte all’altare, di fronte a lui, per l’esattezza, il moro sente nuovamente tutti i dubbi e le incertezze e le paure e l’ansia di non farcela ricadergli addosso, con una forza cento volte maggiore.
Sorride alla ragazza che ha di fronte, ma è come se il respiro incespichi ad ogni emissione d’aria e le mani si stiano sciogliendo.
Che brutta cosa l’insicurezza, eh Tommo?
Louis trattiene un ringhio, cerca di darsi un contegno, poi la voce del prete riempie la Chiesa, che ormai brulica di volti familiari, chi commosso, chi annoiato, chi felice.
«Vuoi tu, Louis Tomlinson, prendere la qui presente Eleanor Calder come tua sposa e promettere, davanti a Dio e questi testimoni, di essere un marito leale e fedele, di amarla e rispettarla in qualunque circostanza...» Inizia quello «...finché morte non vi separi?».
Sente una goccia di sudore freddo scendere lentamente sulla sua fronte.
Avanti, rispondi Louis, rispondi, ma sii sincero.
«Lo voglio».
Quasi impreca, pur di mettere a tacere quella voce fastidiosa che da parecchi giorni a quella parte lo sta infastidendo.
Eleanor, accortasi della sua ansia, lo guarda, gli sorride e gli sfiora il palmo della mano, e Louis vorrebbe solo ritrarsi, ma rimane lì, inerme, e non lo sa se sta facendo lo sbaglio più grande della sua vita ma...
«Lo voglio». Pronuncia Eleanor, e lui strabuzza gli occhi, perché cazzo, pensi troppo anche al tuo matrimonio!
Il prete sorride, poi pronuncia l’ultima frase di rito «Se c’è qualcuno contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre».
Nella Chiesa c’è silenzio, chi si appresta ad asciugarsi con un fazzoletto le lacrime, chi sorride, chi si guarda attorno, e quel qualcuno, è proprio Louis.
L’uomo rimane per qualche secondo in silenzio e poi «Bene, vi dichiaro mari-» sta per proferire, ma dalla porta una figura si proietta al centro della stanza, i capelli sconvolti, il fiatone e le mani strette a pugno. «Io. Io sono contrario».
E Louis Tomlinson proprio non lo sa che cosa stia facendo Harry Styles lì, al suo matrimonio, a cercare di sabotarlo, sa solo che vorrebbe bere insetticida, pur di mettere quelle farfalle a tacere.


 



Rifletti, Harry, rifletti. Sei al centro di una cazzo di Chiesa, stai sabotando il cazzo di matrimonio di quello che dovrebbe essere il tuo cazzo di migliore amico, parla ora, o taci per sempre.
Harry Styles, le mani tremanti, i capelli sconvolti ed il fiatone, non sa cosa dire, fare.
O meglio, sa cosa dire, ma la bocca è così secca e gli sguardi sono tutti puntati su di lui e si sente sul punto di impazzire per poi esplodere e boom!, volare via come un palloncino appena sgonfiato.
Se gli occhi dei presenti lo mettono in soggezione, i pozzi azzurri che Louis Tomlinson ha al posto degli occhi, riescono a mandarlo completamente fuori di testa e vorrebbe ridere, urlare e piangere e «amami, ti prego» sussurrargli all’orecchio tutto insieme, e vorrebbe che lo accarezzasse e «sì, ti amo, ti amo» gli ripetesse, ma semplicemente lui rimane lì ed Harry non sa se stia cercando di trattenere degli istinti omicidi o che sa lui – e che ne può sapere, lui, che nello stomaco di Louis ci sta la terza guerra mondiale?
«Io sono contrario, sì». Ripete, annuendo, la voce che trema.
Eleanor lo guarda, gli occhi spalancati e il labbro che si muove, e forse gli manda pure qualche maledizione, perché lei lo ha atteso tanto, quel giorno.
Ma Harry non può accettarlo, Harry non lo accetterà mai.
«Non...» cerca di parlare, mentre i raggi del sole gli bagnano metà parte del viso. Non sa da dove cominciare, è quello il punto, ci sarebbero così tante cose da dire che adesso vorrebbe solo che Zayn – e lo sente, lo sente eccome il suo sguardo addosso – gli stringesse la mano e «andrà tutto bene».
Ma Zayn non può avvicinarsigli, perché è una cosa tra lui e quel matrimonio.
«Non ho intenzione di vedere Louis sposarsi con...lei, per varie ragioni. E sarà pure un tentativo vano, ma devo provarci, chi se ne frega delle conseguenze.» E ormai Harry è partito, e nessuno lo ferma.
«Prima di tutto, ti chiedo scusa, Louis, se tutto quello che ho fatto è stato sbagliato, se usato le parole non giuste, se non ti ho fatto capire quanto davvero ci tenessi a te, e ti prego, ti prego, ti prego non pensare che adesso sia qui, perché voglio il tuo male. Lo so che è da egoisti, lo so che dovresti solo prendermi a calci in culo» ed il prete fa una smorfia che fa sorridere Harry «ma ti prego, ti prego, ti prego ascoltami fino in fondo».
Respira ancora.
«Non so nemmeno io da dove iniziare, tante le cose sono da dirti, ma... vorrei solamente che capissi quanto tu importante sia per me, e probabilmente nemmeno questa sarebbe una spiegazione logica perché diamine, chi sono io, per piombare qui? E adesso tu starai pregando un qualche Dio perché un fulmine mi colpisca» e negli occhi di Louis passa un lampo di dolore perché cazzo!, no che non lo sta pensando «e hai anche ragione, sto blaterando inutilmente e credo che, forse, è meglio se arrivi al punto».
Respira.
Non ci crede: lo sta davvero per dire, per fare.
«Il punto, in realtà, Louis...» e lo guarda negli occhi, ed è quando il verde incontra il celeste, che entrambi si sentono trapassati da parte a parte «...io... credo di aver capito qualcosa». Tutto tace, le guance di Harry prendono fuoco, ma si fa forza e va avanti: non ha (più) nulla da perdere.
«Il punto è che non so se i qui presenti hanno mai sentito parlare delle famose “farfalle nello stomaco”, non sono niente male, a parte il fatto che sembrano volerti divorare l’intestino, ma... non è questo, il punto. Il punto – è che sono così tanti, i punti che Harry vorrebbe dire – è che le farfalle io le vedo, sento, solo quando siamo io e te. Io e te, ed il mondo fuori dalla stanza. Hazza e BooBear, te lo ricordi?».
Sorride, amareggiato, e Louis – con gli occhi un po’ lucidi e la mente che fa fracasso – non può far altro che sorridere a sua volta.
«Io sì, me lo ricordo, e te lo giuro, te lo giuro Lou, in questi miei ventitré anni non c’è stata mai cosa migliore che mi sia potuta capitare – scusa Zayn –, e non lo so nemmeno io cosa sto dicendo, quindi arrivo al vero punto e...»
Respira.
«E credo di amarti, Louis».
E ti prego, ti prego, ti prego, amami anche tu.
Pensa, ma non dice, perché lo sguardo pieno di confusione del maggiore dice tutto, anche troppo.
Rimane in silenzio, attende, ma quello che sente sono solo mormorii concitati.
«Harry, io...» finalmente parla Louis, ed è allora che il riccio che riacquista la speranza, che forse Qualcuno da lì sopra, gliela manderà buona. «...penso che dovresti andare».
Sussurra, ed è davvero un sussurro, perché Harry sente più forte il rumore del suo cuore – e lo giura, lo giura, ha fatto crack – e le labbra farsi più secche e gli occhi inumidirsi e «Louis...» prega, ma Louis abbassa lo sguardo e «Okay» , dice, poi indietreggia, lo guarda ancora e scappa.
Perché non vuole sentire più niente, ed ha il terrore che quel crack non si ricomporrà più e quel retrogusto amaro che è nella sua bocca, non è nient’altro che il sapore della sconfitta, il sapore di un amore – quell’amore – non corrisposto.
E’ il sapere che Louis Tomlinson non amerà mai nemmeno la metà di Harry Styles lo faccia.
 
 
Non sa quanto tempo sia passato, sa solo che il cuore non ne vuole più sapere di funzionare come facesse prima che Harry entrasse in Chiesa e gli sconvolgesse la giornata.
Che poi, in realtà, Harry gli ha sconvolto la vita, l’esistenza. E lui lo aveva cacciato.
Deglutisce, si passa una mano sul volto, cerca di reprimere le lacrime e «Lou...» sente dire da Eleanor, ma la sua voce lo irrita e «No». Le risponde, mentre con uno scatto repentino si allontana.
Non può lasciarlo.
Non può farlo, non lo ha mai pensato, non vuole.
Perché non lo sa nemmeno lui che cosa prova nei confronti di quel piccoletto, sa solo che quella non è amicizia, e Corri da lui, prima che sia troppo tardi.
«Scusami...» Sussurra, rivolto ad Eleanor, gli occhi leggermente velati di lacrime e la bocca aperta in una “o”.
«Scusate, scusate, io... io non posso. Non è qui, il mio posto». Si rivolge ai presenti, che hanno una faccia sconvolta. «Forse non avrei dovuto nemmeno... Eleanor scusami. Scusami». Si avvicina al volto della giovane. «Ti ho amata, davvero, ma non sei tu il mio futuro, e l’ho capito troppo tardi, ma non ti merito, perché guardami, sto mandando a monte una giornata con forse la moglie più bella che si possa desiderare per un ragazzino, ma... quel ragazzino è la mia vita, El. Lo sai che non posso farlo scappare, lo sai». E sembra una supplica. «Non odiarmi».
Eleanor non risponde, gli occhi sono induriti – forse dal dolore – e «Va’ da lui, razza di idiota, ma fai veloce, prima che la mia scarpa colpisca la tua fronte».
Sibila, e Louis non lo sa se sta scherzando, ma poi quell’adorabile sorriso – seppur triste – le increspa le labbra e allora «Grazie» dice, le schiocca un bacio in fronte e poi senza curarsi degli altri, scappa via, scappa via e non può esserne più felice, perché la sua unica meta è Harry Styles,i capelli sempre troppo disordinati e i sentimenti sempre troppo rumorosi. 


 




Harry ha corso così tanto che sente i piedi andare in fiamme, i polmoni bruciano e l’aria è troppo poca. Non sa davvero come ci sia finito lì, sa solo che adesso tutto quello che vede di fronte a sé è l’acqua limpida del fiumicello, forse l’unico in quella piccola città e che forse è pomeriggio, ma mattina di certo non è, perché l’aria è più fredda ed il sole è calato.
La prima volta che lo aveva visto, era stato con Louis – ed era sempre lì, punto fisso nella sua mente.
Lo avevano scoperto quando «Boo, uno scoiattolo!» aveva mormorato, costringendo l’altro a seguirlo nei cespugli, mentre si riempivano d’erba e «ssh!» intimava Harry, «altrimenti scappa».
Non ci erano mai tornati.
Harry sospira, si passa le mani sul volto ancora umidiccio e secco, a causa delle lacrime che nemmeno aveva sentito scendere, tanto forte era il dolore con un misto di umiliazione.
«Haz...»
Il riccio sussulta, sbarra gli occhi e – dannazione, adesso anche la sua voce dovevo sentire!
«Haz, girati, ti prego».
Sente il rumore di alcuni passi, lo scricchiolare delle foglie schiacciate sotto le scarpe e poi una mano calda, una presa salda che Harry ha imparato a riconoscere. Stringe i denti e «Va’ via» dice, semplicemente, la voce incrinata e graffiata, poi con un colpo di spalla si allontana da Louis.
«Ascoltami...» proferisce il maggiore, ma Harry «no!» quasi urla, si gira di scatto, lo fissa negli occhi – non abbassare lo sguardo, non abbassare lo sguardo - «no, Louis, ascoltami tu», ringhia, si avvicina a lui e ringrazia mentalmente di essere più alto.
«Hai idea...» prende un respiro «di cosa diamine significhi entrare in una Chiesa gremita di persone, non sapere se ciò che stai per fare è giusto o sbagliato, ma dichiarare il tuo amore al tuo migliore amico da più di 14 anni? Senti tanti occhi puntati su di te, non sai che fare, ed è okay. Ma la vuoi sapere una cosa, Louis?» chiede, cercando di frenare il respiro.
«Ciò che mi ha fatto più male è stato vedere il tuo sguardo, sembravi spaventato. Da me. Avrei preferito sparire in quell’istante, ma sono rimasto, ci ho sperato fino all’ultimo, sono passato sopra a quello che mi hai fatto in questi giorni, stupido me, che si illude troppo facilmente».
La voce si perde in gola, stringe i pugni, ma i suoi occhi non si muovono di un solo centimetro, vogliono scavare nella sua anima.
«E la vuoi sapere la cosa che ha fatto più schifo, Louis? E’ stato arrivare lì, non essendo nemmeno poi così tanto sicuro dei tuoi sentimenti, ma metterti in ridicolo di fronte a tutti. Lo sai, che cosa significa, Louis? Avevo un casino in testa, un casino nello stomaco, e tutto ciò che hai saputo fare, è stato cacciarmi!»
Alza le mani al cielo, poi le passa nei capelli e li tira un po’, mentre una mano strofina gli occhi. «Mi hai cacciato» dice, flebile. «Mi hai detto tutto ciò che non volevo sentir dire, con un solo sguardo».
Lo guarda ancora, poi gli da le spalle e si incammina sulla stradina.
 
 
Louis rimane lì, lo sguardo fisso sulle sue spalle.
Vorrebbe dire così tante cose, ma tutto ciò che gli riesce è rimanere impalato a pensare a ciò che gli ha detto, perché diamine!, lui non lo aveva rifiutato, lui non lo avrebbe mai fatto.
Non sa che fare, allora fa la cosa più stupida, masochista e ancora stupida e masochista di sempre, e «Ti amo» dice, sussurra quasi, la voce incrinata, Harry non lo sente, anzi alza il passo e allora «Ti amo, ti amo, ti amo, stupido idiota!» dice, la voce alta abbastanza perché il riccio possa sentirlo, fermarsi, stringere i pugni, prendere un respiro e rimanere fermo.
«Ti ho amato dal primo momento, okay, Harry? Dal primo momento in cui dal basso dei tuoi undici anni mi hai sorriso e ti sei seduto al tavolo in mensa con me, perché “hai degli occhi belli, mamma dice però che anche i miei lo sono”, allora io ho ricambiato, e ti ho risposto “a me piacciono le tue fossette”. Ti ho amato quando mi raccontavi delle tue cotte ed io sentivo qualcosa allo stomaco e non capivo cosa fosse, perché che ne potevo sapere io, di chi avevo davanti? Ti ho amato quando mi hai detto che odiavi i film horror, però se li vedevi assieme a me non ti facevano così paura, io ti ho spinto e ti ho detto che stavi diventando troppo smielato».
Vede la spalla di Harry scuotersi leggermente, forse sta ridendo, ed è allora che Louis capisce che è la strada giusta, si avvicina un po’, non troppo, lascia ad Harry i suoi spazi e ricomincia.
«Ti ho amato anche quando abbiamo fumato la prima sigaretta insieme e ci siamo sentiti padroni del mondo, solo io e te, Hazza e BooBear, certo che me lo ricordo, Harry. Ti ho amato sempre, ma lo sai, lo sai Harry che sono un codardo, che non riesco a far altro che scappare da ciò che provo, che seppellisco tutto, e stavo per fare l’errore più grande della mia vita, però poi sei arrivato tu, e mi hai salvato».
Prende un respiro.
«Ancora».
Si avvicina ancora un po’, ha le mani che sudano ed il cuore sta battendo un po’ troppo forte.
«Lo sai che non sono bravo con le parole, non so quanto mi ci vorrà per convincerti del fatto che se sono tornato qui è solo perché ho bisogno che tu sappia che mi sono innamorato. Ma non di Eleanor, non di nessun altro. Ma di un ragazzo con gli occhi verdi e i capelli ricci ed un sorriso che ti mozza il fiato. Non lo so quanto mi ci vorrà per farti girare, però ho tutta la notte, tutta la vita, per te, quindi mi siedo e ti aspetto».
Si siede sulle foglie, non importa del freddo o dell’umido.
Poi respira.
«Proprio come tu hai aspettato me».
Rimane in silenzio, si aggiusta un po’ il pantalone e, semplicemente, aspetta.
Aspetta che il respiro di Harry diventi più regolare, che le sue mani – e solo Dio sa quanto le ami – passino innumerevoli volte sul suo viso, aspetta che si scompigli i capelli, aspetta che metabolizzi tutto ciò che gli ha detto, aspetta che capisca, aspetta che lo ami ancora una volta.
«Anche io». Dice, poi, dopo interminabili minuti.
«Anche tu cosa, Harry?» Chiede, si finge ingenuo, ma lo sa. Lo sa che cosa “anche lui”, è solo che vuole sentirlo ancora e ancora e ancora.
Quello ridacchia, e, finalmente si volta verso di lui, che è ancora seduto a terra.
Harry non risponde, semplicemente gli mostra le sue fossette, e si piega sulle ginocchia, arriva alla sua altezza e «Non ero del tutto sincero».
Louis aggrotta le sopracciglia, questa volta non capisce sul serio.
«Quando ti ho detto che i tuoi occhi mi piacevano, intendo». Gli spiega.
«Ma-»
«Perché mi ero dimenticato di dirti che mi piacevano anche i tuoi capelli, il tuo sorriso, i tuoi occhiali e la cosa che preferivo erano le tue labbra».
Sorride un po’, le guance gli si tingono e a Louis scoppia il cuore di gioia, amore, entusiasmo e «Preferivi?» chiede, provocatorio.
Allora gli si fa un po’ più vicino, gli stringe la mano, lo attira a sé, sente un nodo fare pressione proprio sulla bocca dello stomaco, non sa cosa sta per fare, non ci può credere che sta per farlo, ma delle conseguenze non gli importa, così appoggia la fronte alla sua e «Preferisco», risponde Harry; poi lo bacia.
Lo bacia e Louis vorrebbe solamente piangere e ridere insieme, perché appena la consistenza delle labbra arrivano a sfiorare le sue capisce che è lì, il suo posto, che sarà sempre lì, con lui.
Louis cerca le sue mani, le intreccia alle sue e allora capisce, capisce che se mai dovesse voler passare la sua vita con qualcuno, quel qualcuno sarebbe sempre ed inevitabilmente stato Harry Styles, che gli ha scombinato il cuore, i capelli ed il cuore.
Allora lo stringe ancora di più a sé, non interrompe il contatto, se lo porta addosso, se lo schiaccia sulla pelle, cuore contro cuore e «Ti amo» soffia, ad Harry sorride, annuisce, perché lui lo sa.
Lo ha sempre saputo.


 



*prende fazzoletto*
*si soffia violentemente il naso*
*affonda cucchiaio nel gelato*

 

 

Salve çwwwwç
Allora, non so nemmeno da dove inziare perché vorrei dire così tante cose che ho perso il conto perché, beh, perché sì, insomma, questa.. ç_______ç
Questa era l'ultima parte ç_____________ç
Lo so, è venuta malissimo, volevo che venisse centomila volte meglio, ma il mio cervello decide di venir meno nei momenti meno opportuni, quindi spero apprezziate questa cacchetta. çwç
Dunque, che dire?
Help. cwc
Vado con i ringraziamenti, sì. cwc

*si schiarisce la voce*

Grazie a tutte, davvero, siete la dolcezza, siete state fantastiche e mi avete sempre lasciato recensioni dolcissime ed io le ho amate tutte, giuro, alcune le ho persino salvate su una cartella del pc, tanto eravate dolci, giuro che se tutti avessero lettrici come voi, sono sicura che noi autori di fan fiction saremmo mille volte più motivati.
Però voi siete solo mie, gnegne u.u
Davvero, la smetto e vi ringrazio, perché dovevo finire questa parte, non avevo (non ho) ispirazione, ero triste per il TMH tour (voi sarete a qualche tappa?) però poi ho riletto le recensioni ed ho pensato "no, scrivilo per loro e.e", mi ci sono messa ed in un'oretta sono riuscita a buttare giù l'ultima parte.
Grazie, però, non solo a chi ha recensito (sdafgshjdkfg  vi amo cwc), grazie  a chi ha messo la storia tra le seguite, chi tra le preferite ed addirittura le ricordate, grazie anche alle lettrici silenziosi, grazie per tutte le visite (asdfghjk), grazie perché pensavo che questa storia non l'avrebbe letta nessuno, ed invece cwc
E grazie perché questa è una delle cose che ho scritto a cui tengo di più, grazie davvero, siete fantastiche e boh, grazie, grazie, grazie per aver accompagnato i miei scleri e sopportato i miei ritardi ewe
Lo so che la sto facendo tragica (poi ci chiediamo perché scrivo sopratutto angst OuO) però per me finire una storia è una cosa E P I C A, infatti questa è la seconda che non lascio in sospeso e mi fa un certo effetto cwc
Quindi ancora grazie a tutte ç__ç <3<3

Siete dolcissime, bellissime ed io vi adoro tantissimo asdfghjkllkasdj
Purtroppo sono di fretta (ç_ç) e quindi devo sbrigarmi a parlare, quindi cercherò di accorciare.
Vi dico ancora un GRAZIE enorme, e spero di leggere qualche vostra recensione qui, anche da chi ha letto in silenzio, fatevi sentire, fa sempre piacere asdfghjk
Credo di aver detto tutto (sto scherzando, ma è meglio che non mi dilungo ç_ç),
vi lascio con il mio contatto di twitter
qui se volete parlare un po' con me, di tutto, passo la mia vita lì sopra AHAHAHA <3
e
qui il mio contatto di ask, per domande e cose varie uu

Adesso scappo, aspetto con ansia i vostri pareri asdfghjkl
Ancora GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE MILLE, siete la dolcezza çwç<3
Un bacione enorme,
Romeo.
<3


                                                                                                 


 

 

  
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