Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Daughter of the Lake    24/02/2013    4 recensioni
James e Lily sopravvivono, ma Harry è sempre il Bambino Sopravvissuto; il come e il perchè, nella storia. Ora, è il 1995, Lord Voldemort è tornato, tempi oscuri e difficili stanno per arrivare, e la coppia deve affrontare il fatto che il loro figlio è il Prescelto, e tutto quello che ne deriva. Ci saranno molte decisioni da prendere, battaglie da combattere, difficoltà da affrontare e in tutto questo, come fa una famiglia a rimanere unita, dove finiscono i sentimenti fra due persone? Nessuno è al sicuro e nessuno rimane illeso, perchè quel che è certo, è che la vita non è mai facile, soprattutto in tempo di guerra.
Dal Capitolo 2:
"E invece è successo!" ora il tono di James era solo furente "Ci hai fatto preoccupare, Harry, spaventare a morte, e non posso credere che tu..." Padre e figlio si fissarono negli occhi da sopra la testa del ragazzo sconosciuto, e Harry deglutì. "C'era un motivo per cui dovevi restare in casa," continuò il più anziano "sei in pericolo, in grave pericolo, e lo sai! C'è chi ti vuole morto da una parte, chi ti vuole male dall'altra, e guarda! Dissennatori a Winterbourne Stoke! Roba da pazzi! E tu, avresti potuto finire peggio che ucciso..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

I Dissennatori Inspiegabili


 

Harvey Damforth era un giornalista.

Aveva saputo che lo sarebbe diventato la prima volta che aveva posato gli occhi su una copia della Gazzetta del Profeta, la prima mattina del suo primo giorno a Hogwarts, quando aveva capito, guardando le immagini che si muovevano, leggendo articoli su folletti e Ministri della Magia, pozioni soporifere e tazze da tè che mordono i nasi dei babbani, che avrebbe voluto scriverle lui, in prima persona, quelle storie. Un giorno.

Aveva aspirazioni più alte che scrivere storielle del genere, tuttavia.

<< Harvey Damforth, oh che genio, ormai compro la Gazzetta del Profeta solo per le sue storie, così vere, così vive, così toccanti e ispiranti! >>

Ecco: i suoi sogni ad occhi aperti così leggevano; lui voleva essere di ispirazione, entrare nei cuori delle persone e sensibilizzarle alla causa comune, presentarsi come un modello di intelligenza e virtù, bontà e fierezza...

E giornalista, lo divenne.

Ma fu in quel momento che la realtà venne a bussare alla sua porta.

Si era aspettato, sì, qualche difficoltà, all'inizio, prima di raggiungere l'auspicato successo e la notorietà: erano inevitabili; ma quando, più di dieci anni dopo, si ritrovò ad essere ancora relegato, sebbene ora a capo, della sezione Scandali Fantasiosi, senza neanche il più lieve indizio di una futura promozione, con una casa che era più un tugurio, due ragazze che l'avevano mollato spezzandogli il cuore, una pancia che andava sempre più lievitando e i capelli che si andavano facendo sempre più radi, tutti i suoi sogni giovanili erano quasi del tutto svaniti.

A quel punto era arrivata la Signora.

<< Lo sai chi ha scritto questo, chi l'ha scoperto? Harvey Damforth! >>

E adesso sarebbe diventato famoso.

La Gazzetta della Sera di quel giorno era già stata pubblicata, quindi sarebbe stato destinato alle stampe solo la mattina dopo, eppure i suoi colleghi già parlavano del suo nuovo articolo:

Harry Potter: Ribelle di Strada; Perché Ancora Dargli Peso?

Era molto fiero del titolo.

Harvey, seduto alla sua scrivania, alzò gli occhi dalla bozza e si guardò intorno; l'ala si era come rivitalizzata, alla bella notizia dello scoop del giorno, che avrebbe costituito una nuova pietra nel muro contro la sfacciataggine di quel ridicolo ragazzo. C'era chi passava da una scrivania all'altra per discutere dell'avvenimento, chi faceva finta di star andando in bagno solo per passare vicino a Harvey e salutarlo, battergli il cinque o anche solo sorridergli.

E Harvey sorrideva loro.

Non aveva potuto crederci, quando, appostato ormai da giorni nei dintorni della casa dei Potter, eccolo lì!, Harry Potter in persona, sgattaiolare via come un vero e proprio fuggiasco. Aveva immediatamente mandato un Patronus alla Signora; non vedeva l'ora di essere ricompensato da lei.

E poi l'aveva seguito.

Ah, ah, Harry Potter, che cosa vai combinando...aveva pensato vedendolo avvicinarsi ad un ragazzo Babbano di dubbia moralità.

Una foto dei due che fumavano insieme all'ombra di un vicolo avrebbe fatto bella mostra di sé in prima pagina la mattina dopo.

Una volta scattata, si era poi Materializzato a Diagon Alley, pronto a tornare alla sede della Gazzetta e iniziare a scrivere il suo articolo, ma non aveva potuto andarci. Si era immobilizzato in mezzo alla strada e aveva cominciato a sudare freddo.

Quando la Signora l'aveva accostato in un vicolo di Diagon Alley, circa un mese prima, lui che stava ritornando a casa a fine giornata di lavoro, e gli aveva sussurrato il suo piano, promettendogli una fumante ricompensa, in quel momento non aveva riflettuto sui reali rischi cui sarebbe potuto andare incontro il ragazzo; aveva solo pensato che finalmente ciò che aveva sempre sognato si sarebbe realizzato. Più o meno. Una volta a casa, ci aveva pensato, ma, insomma, lui era risaputo per essere riuscito a padroneggiare l'Incanto Patronus all'età di tredici anni...e in effetti, aveva riflettuto, la Signora probabilmente contava proprio su questo fatto.

Ma davvero, aveva continuato, che cosa poteva mai succedere al ragazzo? A faccenda finita, sebbene la Signora ci contasse, non sarebbe mai stato espulso, con Silente dalla sua parte...si stava parlando di Silente!, e nonostante quello che dicesse il Ministro della Magia, era ancora lui il più grande mago del secolo...non c'era, quindi, da preoccuparsi per lui, e allora, perché rinunciare a tutti quei soldi? Si era guardato intorno per il suo squallido salotto, e si era deciso.

Eppure non era potuto restare indifferente, non l'avrebbe potuto per tutto l'oro del mondo, e con un altro rumoroso crac si era Smaterializzato un'altra volta e, andatosi a nascondere dietro una siepe dal lato della strada opposto al giovane Potter e al suo compagno, aveva aspettato finché tutta la faccenda non fu finita.

<< Damforth, bravo! >> disse il signor Malvis in quel momento – lui che l'aveva sempre deriso per i suoi articoli “così futili e banali!” -, passandogli accanto e distogliendo così Harvey dai suoi pensieri.

Harvey gli accennò un sorriso di rimando, un angolo della bocca più incerto dell'altro. Fece poi ricadere gli occhi sul titolo di fronte a lui.

Harry Potter: Ribelle di Strada; Perché Ancora Dargli Peso?

Andiamo, Harvey, questo è solo l'inizio, ora che diventerai famoso potrai scrivere come hai sempre voluto, ti promuoveranno e tante nuove porte si spalancheranno di fronte a te...non succederà niente a questo Potter, si sarà ormai abituato a cose del genere...

Anche l'altro angolo della sua bocca si incurvò, amaramente.

Ripensò ai suoi sogni di ragazzo, e capì che questo non l'avrebbe affatto aiutato a realizzarli; avrebbe solo contribuito a denigrare un povero ragazzo, e a far cadere lui ancora più giù in quel baratro che era la sua vita.

Circa due ore prima

Il vento cominciò a fischiare, ululante, vorticando intorno ad Harry e al ragazzo Babbano quasi fungendo da colonna sonora spettrale alle ombre deformi e rantolanti che si andavano facendo sempre più vicine, sempre più vicine, il buio da loro creato sempre più fitto; il giovane mago estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei suoi jeans, e si preparò all'attacco, suo malgrado tremando.

<< Che cosa diavolo sta succedendo? >> venne la voce inquieta e lievemente stridula del Babbano dietro di lui. Harry lo sentì indietreggiare e imprecare allo stesso tempo. << Se è uno scherzo, non è affatto divertente! >>

Harry non rispose; non riusciva più a vedere neanche ad un metro da lui.

Poteva sentire i respiri tremuli dei Dissennatori a pochi passi di distanza, che a ogni esalazione sembravano risucchiare l'aria...Harry cominciò a sudare freddo, ma alzò più in alto la bacchetta.

Pensa, pensa, un ricordo felice, un ricord...

<< Uccidi l'altro! >> tuonò una voce nella sua testa.

Oh no, ti prego, no non adesso...

Sì, invece: immagini totalmente diverse dal buio e dal gelo intorno a lui gli sfrecciarono davanti agli occhi, e ne fu immerso.

Un sibilo, e una seconda voce urlò le parole nella notte: «Avada Kedavra!»

Un lampo di luce verde saettò attraverso le palpebre di Harry, e sentì qualcosa di pesante cadere a terra accanto a lui...

<< NO!! >>

Era caduto in ginocchio, afferrandosi la testa tra le mani, la bacchetta rotolata via, chissà dove.

Un Dissennatore era arrivato su di lui.

Afferrò Harry per i capelli e costrinse il suo volto ad alzarsi verso di lui, il quindicenne che spalancò gli occhi, fissandoli sul vortice che era la bocca della creatura, tentando di divincolarsi, ma, la sua mente e tutto il suo essere sommersi dal suo ultimo incontro con Lord Voldemort, invano. Si sentiva soffocare, e aveva freddo, tanto freddo...

Il risucchio della sua anima faceva un strano rumore, pensò in un momento di lucidità Harry, – le sue braccia erano ormai cadute immobili lungo i suoi fianchi e i suoi occhi si andavano lentamente chiudendo; il Dissennatore era a pochi centimetri da lui, ripugnante come sempre – chissà, chissà come sarebbe stato esserne privo...

Niente più incubi, niente più rimorsi; niente più preoccupazioni, dolore o rabbia...niente più Voldemort, né Mangiamorte, né morte, non sarebbero stati più un suo problema...magari poteva permettere che succedesse, che il Dissennatore lo baciasse; l'oblio sembrava un posto più accettabile di questo...ma, ma...aspetta aspetta, si disse; c'era qualcosa che gli sfuggiva...non ci sarebbero neanche più la mia famiglia e i miei amici; neanche loro sarebbero più un mio problema...niente più felicità, risate, divertimento, amore che, - un brivido lo percorse, stava soffocando, e la scena nella sua testa si andava facendo più sfocata... – magari, erano nel suo futuro...- mani scheletriche e putride gli artigliavano il volto, e sulla zona sinistra del torace sentiva come un peso, gelido...ma...

E un'altra scena esplose nella sua testa; no, non una scena: erano immagini, volti. Mamma, papà, Emma, Claire, Beth, Will, Sirius, Remus, Ron, Hermione,...gli stavano sorridendo. Oh.

Harry spalancò gli occhi. No.

Questa non sarebbe stata la sua fine.

Tremava, tremava, e non era del tutto certo di star facendo la scelta giusta, insomma, felicità?, sembrava impossibile...ma doveva trovarla, doveva trovare la sua bacchetta: mandò una mano a terra, tastò, sentiva di star svanendo, che tutta la sua vitalità stava venendo risucchiata dalla bocca del Dissennatore...che cos'era quello?; la sua mano aveva toccato qualcosa di sottile e duro, la sua bacchetta! Le sue dita la circondarono.

Non poteva parlare.

Ma poteva pensare: Expe...Expect...forza Harry puoi farcela...Expecto, ora i volti erano più chiari, EXPECTO PATRONUM!!

E con sua grande sorpresa, una luce al suo fianco lo investì; dalla punta della sua bacchetta scaturì un maestoso cervo argentato, prima le corna, poi il muso e tutto il resto del corpo, ed esso andò a colpire con le corna il fianco del mostruoso Essere, che fu scaraventato via, lontano da Harry.

Lui, ora senza più nessuno a sostenerlo, cadde all'indietro, ritrovandosi a fissare il cielo grigio sopra di lui, respirando a pieni polmoni.

Ed era vivo.

Un rantolo alle sue spalle gli fece voltare la testa.

<< Di qua! Manda via l'altro! >> istruì il suo Patronus, direzionandolo con la bacchetta, ed esso galoppò fino al secondo Dissennatore, che era chino sull'altro ragazzo riverso a terra a meno di due metri da lui, la sua bocca a pochi centimetri da quella del Babbano – una sorta di nebbia luminosa sembrava uscirne – e il cervo lo colpì con gli zoccoli, inseguendolo fino a quando non fu scomparso insieme al suo compagno.

Harry, sollevato, rimase immobile, ansante, cercando di rielaborare ciò che era appena successo: ora che era più lucido, lo colpì la paradossalità della cosa: Dissennatori, qui? Com'è possibile? Pensò che avrebbero potuto tornare.

Si rialzò, correndo verso il ragazzo.

<< Ehi, tu, forza, alzati...dobbiamo andare via di qui >> gli intimò frettolosamente Harry, scuotendolo. Lui non si mosse.

<< Dai, forza...>> Harry cercò di tirarlo su, e con molti sforzi, con il Babbano che si lamentava e che pesava come un corpo morto, riuscì a rimetterlo in piedi, appoggiandoselo contro una spalla e cominciando a trascinarselo dietro.

Insieme, con Harry che sosteneva gran parte del peso dell'altro, si incamminarono fuori dal vicolo e si immisero sulla strada.

Dove doveva portare il Babbano?, si chiese Harry, Che cosa doveva farci? Non sapeva il suo nome, figuriamoci dove abitasse...Ma soprattutto, stava bene? Si sarebbe ricordato qualcosa?

Idiota, idiota che era stato, si rese ora conto, come gli era venuto in mente di uscire? Che cosa avrebbe fatto? Maledizione, maledizione!

Doveva per forza portarlo a casa sua; sua madre avrebbe saputo cosa fare con lui...Sua madre. Merda.

Era così nei guai.

-

<< James, andiamo rispondi, forza, che cosa ti ho a regalato a fare questo telefono se non lo usi mai, insomma, andiamo, rispondi...>>

Lily Potter, attaccata alla cornetta del telefono nel salone principale della sua casa, stava interiormente maledicendo il giorno in cui aveva sposato un mago purosangue con l'assoluta ignoranza per tutto quello che era babbanamente pratico, contemporaneamente battendo il piede a terra, quando sua figlia Claire comparve nella stanza con il cellulare squillante del padre in mano. Lily mise giù il ricevitore.

E Patronus sia.

Parlandogli al telefono, avrebbe potuto spiegare a James più dettagliatamente la situazione, ma poiché suo marito rifiutava di ricordarsi dell'esistenza del suo nuovo cellulare, doveva arrangiarsi.

Mormorò l'incantesimo, pensando alla sua famiglia e a come avrebbero trovato Harry sano e salvo, inviando così la sua cerva a diffondere il suo messaggio ai membri dell'Ordine della Fenice, oltre che a suo marito.

<< Ascolta, Claire >> disse poi, voltandosi << ora io uscirò; Harry non può essersi allontanato molto: la sua scopa avete detto che è nello stanzino; non può aver usato il camino perché la linea della Metropolvere ce l'hanno bloccata; non sa Smaterializzarsi...può essere solo andato a piedi...sperando che non abbia preso il Nottetempo...ma comunque, io vado a cercarlo in città >> fece una pausa, guardando sua figlia, che, con un'espressione forzatamente neutra, stava annuendo. Lily le si avvicinò e, prendendole il volto fra le mani, le disse in un tono rassicurante: << Vedrai che andrà tutto bene, tesoro, lo troveremo >>.

Claire annuì ancora, passandosi una mano sopra gli occhi per asciugare delle eventuali lacrime, fissando poi lo sguardo su sua madre. << Sarà meglio; perché ho proprio voglia di ucciderlo, quell'idiota >> disse, accennando un sorriso, ma del tutto seria. Sua madre fece un verso che poteva assomigliare ad una risata, o forse no.

A quel punto, con un ultimo cenno a Claire, Lily si diresse a passo svelto verso la porta. L'avrebbe trovato, doveva trovarlo, non poteva davvero essere scappato, non il suo bambino...

Una volta all'ingresso, quasi alla porta, dei passi giù dalle scale le fecero alzare lo sguardo, e vide Beth scenderle. Scuotendo la testa nella sua direzione, la ragazzina le disse: << Non è in soffitta >> continuando a venire giù con lo sguardo basso.

Con uno sguardo comprensivo e un << Lo so, amore, lo riporterò qui, te lo prometto >> Lily si voltò e afferrò il pomello della porta. Ma esitò.

Rivoltandosi, vide ora Beth urlare ad un Will stropicciato di non scivolare giù per il corrimano e lei stessa gli urlò << Will, quante volte ti ho detto di non...>>

Emma irruppe nell'ingresso dalla cucina, scaraventando la sua scopa e terra e informandoli che Harry non era da nessuna parte in cortile. Anche Claire arrivò dalla sala, come Will atterrava sul pianerottolo.

Ci fu un momento di silenzio in cui i figli guardarono la madre, e lei loro. Non posso lasciarli da soli, pensò improvvisamente Lily, con un morso allo stomaco, sono un caos vivente e se mentre sono via succede loro qualcosa, se le barriere protettive cedessero e venisse qualcuno...

Fortuna volle che proprio in quel momento il campanello suonasse, e agendo così velocemente che si sorprese lei stessa, Lily diede le spalle ai suoi figli, gridò “Chi è?” al suonatore, e la risposta “Remus” e l'aprire la porta furono un tutt'uno.

<< Lily, cos'è successo?? Ho ricevuto il tuo Patronus...>>

Lily lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro, contemporaneamente dicendo: << Non ho tempo ora, Remus, devo andare, i ragazzi ti spiegheranno tutto >>.

E con questo uscì dando le spalle all'esterno e lanciando uno sguardo significativo a Remus che di rimando la guardò tra il confuso e l'allarmato, poi gli sbatte la porta in faccia.

Lily cominciò a correre lungo il vialetto, gridando un Alohomora nella sua testa, con la bacchetta in mano, una volta arrivata al cancello, che si aprì, quindi uscì sul marciapiede. Esitando non più di due secondi per decidere in quale direzione andare, svoltò a sinistra e corse ancora più veloce.

-

James si Smaterializzò nel solito vicolo a due isolati da casa sua, non perdendo poi tempo ed imboccando immediatamente la strada principale, muovendosi a passo svelto.

Harry non si trova, è uscito di casa. Non sappiamo dove sia andato né se stia bene.

Il Patronus di Lily, portatore di quella sconcertante notizia, l'aveva raggiunto in un piccolo bar nel centro di Londra, dove si era diretto, uscito dal Ministero, per bere qualche drink prima di ritornare a casa, per calmare i nervi, e aveva causato, oltre che il suo, lo shock del resto dei presenti. Aveva dovuto obliviare il barista, due camerieri e tre consumatori, prima di potersi immettere in un vicolo affianco e Smaterializzarsi.

Harry, scappato? Non poteva crederci.

Velocizzò il passo.

Chi era quella persona laggiù?, si chiese dopo aver percorso pochi metri. Aveva decisamente i capelli rossi, lo poteva dire, e guardava ripetutamente da una parte all'altra come se in cerca di qualcosa o qualcuno...

<< Lily! >> la chiamò, e la testa di lei scattò nella direzione della sua voce. Riconoscendolo, sua moglie gli venne incontro, e lui si affrettò verso di lei.

<< James! Finalmente! >> disse Lily, senza fiato, una volta incontratisi a metà.

Un breve abbraccio più forte del previsto per lo slancio della velocità, poi James la trattenne per le braccia e le chiese: << Cos'è successo? Come è successo? >>

Lily parlò molto velocemente.

<< Non lo so, non lo capisco! Stava bene oggi, meglio di come è stato per tutto il mese! Hanno tutti giocato a Quidditch per la maggior parte del giorno, e si sono divertiti molto, li ho visti dal seminterrato...lui era allegro. Ma poi, quando sono risalita dal laboratorio, volevo farmi una doccia e sono salita, sono passata a dare un saluto ai ragazzi ed Harry non rispondeva dalla sua camera. Alla fine l'ho aperta io con la magia, e non c'era. La finestra spalancata! Ho mandato i ragazzi a cercarlo in giro per la casa, nella speranza che...ma è stato inutile; intanto ho cercato di chiamarti – a proposito, perché non ti porti mai il cellulare, se no che te l'ho comprato a fare! (<< Sì, Sì, scusa, tesoro >> ) - comunque, dicevo, sì, ho cercato di chiamarti ma non rispondevi, quindi ho mandato un Patronus a tutto l'Ordine. >> Qui fece una pausa, riprendendo fiato e passandosi le mani sugli occhi per calmarsi un attimo. Si era liberata dalla stretta di James e aveva gesticolato per tutta la sua spiegazione, suo marito che la guardava ad occhi spalancati e che faceva cenni o esclamazioni ogni qual volta lo riteneva necessario.

<< A quel punto, >> riprese lei, più lentamente << ho deciso di andarlo a cercare io stessa per il paese, e per fortuna è arrivato Remus, così gli ho potuto lasciare i ragazzi e sono uscita. >>

Rimasero quindi in silenzio e immobili per qualche istante, vagliando tutte le catastrofiche opzioni in cui il loro figlio avrebbe potuto trovarsi. Alla fine, con un cenno del capo, James disse: << Allora sbrighiamoci. >>

E stringendosi forte la mano, mantenendo il contatto visivo finché poterono, Lily proseguì per la direzione in cui si stava dirigendo quando si erano incontrati, e James per quella opposta.

-

Harry si trascinava per le strade del paese, che ora non sembrava più così piccolo, con un peso non indifferente sulla spalla. Il crepuscolo aveva ormai disteso la propria ombra grigio-blu sull'intera città di campagna, e le dava così un'aria troppo piatta e immobile, calma e silenziosa, tanto che Harry le avrebbe piuttosto preferito la freneticità delle ore soleggiate, durante le quali le ombre non erano così fitte da poter nascondere altri eventuali Dissennatori. Il giovane mago procedeva faticosamente, lanciando di continuo delle occhiate da un lato o l'altro lungo il suo cammino, il Babbano che gli respirava – o piuttosto alitava – in un orecchio, e la sua casa che non sarebbe mai arrivata troppo presto.

La prospettiva di quello che lo aspettava , tuttavia, non era molto allettante, e quasi gli faceva desiderare di riandare incontro a quei Dissennatori...quasi.

<< Uhh, ahh, uhh >> gemette il Babbano, quasi in protesta ai pensieri ipotetici di Harry.

I piedi gli facevano male, ed era stanco e spossato, sudato e agitato, intanto che cercava di non dare troppo nell'occhio nel caso in cui incontrava dei passanti. Tentava di mantenersi all'ombra, per quanto ciò non gli andasse proprio a genio, e di far sembrare che il suo compagno stesse camminando da solo, a braccetto con lui.

Due isolati, mancano solo due isolati...

<< Harry! >> gridò una voce dalla fine della strada, e Harry alzò immediatamente lo sguardo, individuando una figura corrergli incontro che assomigliava pericolosamente a quella di suo padre.

Si immobilizzò lì sul marciapiede, quasi facendo perdere l'equilibrio a lui e al Babbano, riuscendo a raddrizzare quest'ultimo, con molto sforzo, giusto in tempo. Poteva dirsi in parte sollevato, quando fece un gran respiro, perché qualcuno l'aveva trovato e avrebbe potuto aiutarlo, ma quante sono le probabilità che mio padre mi uccida?

Era meglio non pensarci troppo.

Raddrizzò la testa, cercando di assumere un'espressione calma e fiera, e di cancellare ogni traccia di senso di colpa, ansia o timore dal volto. Sei lo stramaledetto Harry Potter, per Merlino, e non hai fatto niente di male. Più o meno...

Suo padre lo raggiunse, trafelato e sollevato e palesemente in collera. << Harry, per la miseria! >> sbottò, ma poi, rendendosi conto del ragazzo semi-svenuto accasciato sulla spalla del figlio, << Cosa diavolo è successo? Chi è questo? >> e guardando Harry negli occhi, vedendo che era pallido, leggermente sudato e piuttosto stropicciato << Dio mio, stai bene? Che è successo? >>

<< Dissennatori >> fu tutto quello che uscì a Harry di dire, teso, non riuscendo a mantenere lo sguardo del padre.

James lo fissò, contemporaneamente spalancando gli occhi e aggrottando la fronte. << Cosa? >>

<< Dissennatori! Mi – ci hanno attaccato. Lo so che non ha senso, non lo capisco neanch'io, ma io e questo Babbano eravamo in un vicolo e – e ci sono piombati addosso. Papà... >>

James era positivamente sconvolto; si passò entrambe le mani nei capelli, a bocca spalancata, e si guardò intorno come se in cerca di qualcosa a cui appellarsi.

Voltandosi alla fine di nuovo verso suo figlio, gli posò prima le mani sulle spalle, poi gli sentì la fronte, il petto, per assicurarsi che fosse tutto intero, e gli chiese serio: << Ma tu stai bene? >> e come Harry annuì, si decise alla svelta << Allora – allora dobbiamo andare, forza; sbrighiamoci ad andare a casa così potremo occuparci di questo ragazzo e...di tutto il resto. Aspetta un momento, però... >> James si passò velocemente una mano sugli occhi, sotto gli occhiali leggermente inclinati, poi estrasse cautamente la bacchetta dalla tasca e, adocchiando i dintorni per assicurarsi che nessuno fosse in vista, mandò un Patronus a Lily; quindi si rivolse ad Harry << Muoviamoci >>.

Harry annuì, rimanendo in silenzio, un nodo alla bocca dello stomaco, mentre suo padre faceva passare la sua spalla sotto l'altro braccio del Babbano, che di rimando emise un ennesimo lamento.

E i tre quietamente s'incamminarono.

<< Papà, io... >> cominciò dopo un certo tempo Harry. La voce di suo padre era stata vibrante e frenetica, di rabbia derivante dall'agitazione e dalla preoccupazione, ed era apparso così sconvolto, che Harry ne voleva morire.

<< Non adesso, Harry >>.

<< Ma io...papà,>> proseguì imperterrito il mago più giovane, che doveva spiegare le sue ragioni, per quanto misere << mi – mi dispiace, davvero...io, io ero soltanto andato a fare una passeggiata, e nessuno doveva accorgersene, tanto meno volevo far preoccupare... >>

<< E invece è successo! >> ora il tono di James era solo furente << Ci hai fatto preoccupare, Harry, spaventare a morte, e non posso credere che tu... >> Padre e figlio si fissarono negli occhi da sopra la testa del ragazzo sconosciuto, e Harry deglutì. << C'era un motivo per cui dovevi restare in casa, >> continuò il più anziano << sei in pericolo, in grave pericolo, e lo sai! C'è chi ti vuole morto da una parte, chi ti vuole male dall'altra, e guarda! Dissennatori a Winterbourne Stoke! Roba da pazzi! E tu, avresti potuto finire peggio che ucciso... >>

<< Mi dispiace, papà >> ora anche Harry alzò la voce << ma non ce la facevo più a rimanere in quella casa! E' tutta l'estate che...e io volevo solo...>>

Il quindicenne tenne lo sguardo fisso di fronte a sé, e un silenzio interrotto a intervalli irregolari dai gemiti penosi provenienti dal giovane Babbano che trasportavano, cadde su di loro.

<< Harry >> riprese alla fine James, a voce più calma e paterna << lo so che è dura, per te... >> - qui sospirò – << lo è per tutti quanti, e ti capiamo e ti sosteniamo, ma questo non ti da il diritto di fare quello che vuoi per poi aspettarti che chiudiamo sempre un occhio...>> Suo figlio scuoteva la testa, con lo sguardo basso e fisso.

James sospirò di nuovo. << Senti, ehi, ne riparliamo dopo, ora guarda, siamo arrivati >>

E il cancello della casa dei Potter era davvero finalmente in vista.

Un'altra cinquantina di metri e il signor Potter poté suonare al citofono, al quale, alcuni minuti di silenzio imbarazzante dopo, venne a rispondere quella che chiaramente era la voce di Remus. << Chi è? >>

<< Remus, sono io, James, ed Harry è con me >> fu la risposta.

Il cancello si aprì.

Quando non ebbero percorso che metà del vialetto, si vide il portone d'ingresso aprirsi e Remus Lupin tirarne fuori la testa, esortandoli a sbrigarsi, sollievo nel suo volto alla vista di Harry, nonostante aggrottò la fronte alla vista del ragazzo apparentemente Babbano.

<< Che è successo, per Merlino? >> chiese il vecchio insegnante quando il gruppo ebbe velocemente raggiunto il portico.

<< Non ora, Remus, dobbiamo prima occuparci di questo ragazzo >> rispose James, e Remus guardò Harry, il quale abbassò lo sguardo.

Entrati in casa e chiusa la porta alle loro spalle, un'effettiva folla venne loro incontro, e Harry vide con orrore che non solo il migliore amico di suo padre e i suoi fratelli erano lì, ma anche una buona fetta dell'Ordine della Fenice. Il signor Weasley, il signore e la signora Paciock, Alastor Moody, Ninfadora Tonks, Mundungus Fletcher...Harry voleva sprofondare. Tutti li accerchiarono mentre si facevano strada fino al salone, esclamando il loro sollievo per il ritrovo di Harry, facendo domande su che cosa era successo, se stava bene, chi era quel ragazzo...

<< Tutti quanti, ehi! Un po' di silenzio, e spazio, per favore, le domande a dopo, qui la situazione è più grave di quello che sembra >> li zittì James irritato.

<< E la situazione già sembra grave >> fu il commento criptico di Moody, quando il Babbano vomitò sul tappeto del salotto (“Uuughh!” esclamò più di qualcuno, ed Harry riconobbe sopratutto i suoi fratelli); Malocchio studiò poi il giovane con il suo occhio normale, quando fu adagiato sul divano (il vomito fu fatto svanire da qualcuno con uno svelto “Gratta e Netta”), facendo una smorfia alla vista dei piercing e jeans stracciati che indossava, mentre l'altro occhio, quello magico, fissava Harry alle sue spalle. << Questo qui è stato attaccato da un Dissennatore >>.

Ci fu uno shock generale, e tutti gli occhi vennero puntati prima sul ragazzo disteso – l'attimo di silenzio che cadde permise di cogliere alcuni farfugliamenti che sgorgavano dalle sue labbra << No, lasciatemi stare, io n-non ho fatto niente, n-non era stata colpa mia...>> - poi su Harry e James, come per ricevere conferma.

Harry si asciugò le mani sudate sui jeans.

<< Esatto, Dissennatori, >> parlò suo padre << Harry è stato attaccato da dei Dissennatori, in un vicolo qui in città, e sfortuna volle che ci fosse questo ragazzo vicino a lui. Non è vero, Harry? >> Quest'ultimo annuì e poi continuò a voce mesta: << Ci hanno attaccato all'improvviso, erano due, sono riuscito a scacciarli giusto in tempo... >>

<< Santo cielo, caro, ma è...è impossibile, non ha alcun senso...>> Alice Paciock, una strega di all'incirca l'età dei genitori di Harry, con il volto rotondo e gentile e i capelli scuri, madre del suo amico e compagno di casa Neville, arrivò vicino ad Harry e gli posò le mani sulle spalle, guardando il resto degli astanti con sguardo allarmato. Suo marito Frank annuì, insieme al signor Weasley che diede una pacca sulla spalla di Harry, rassicurante. Harry si sentì ancora peggio, e un calcio negli stinchi da parte di sua sorella Emma dietro di lui non aiutò.

<< Ma purtroppo vero >> aggiunse James.

Nel mentre che si continuava a discutere accalorati sull'assurdità e su come era stato possibile un attacco di Dissennatori in un quieto paesino di Babbani, Remus arrivò nella stanza, che aveva lasciato momentaneamente, con una barretta di cioccolata, di cui porse un pezzo ad Harry, il quale lo masticò con la bocca impastata; dopodiché il mago più anziano si adoperò, insieme a Tonks – una giovane auror metamorfomagus unitasi da poco all'Ordine – a far ingoiare l'altro pezzo al Babbano.

<< Che cosa ne facciamo? >> chiese quindi Tonks, accennando al ragazzo.

Harry era stato intanto fatto sedere su una poltrona, e Beth si era seduta sul bracciolo al suo fianco.

Fissavano tutti James, che aveva cominciato a misurare a passi la stanza, sia per scaricare la tensione, che per pensare.

<< L'unico modo è... >>

Swissh.

Un gufo entrato dalla porta-finestra in fondo alla sala planò passando sopra le teste dei presenti, fino ad andare a poggiarsi sullo schienale del divano. Aspetto fiero e professionale, l'animale stese la zampa a cui era legata una lettera dall'aria ufficiale, che James prese, quindi spiccò di nuovo il volo e sfrusciò via dalla stanza in modo aggraziato così come era venuto.

Harry vide suo padre leggere l'intestazione della lettera, immobilizzarsi, e infine alzare lo sguardo e posarlo su di lui, serio come non mai. Gli si avvicinò e gli tese la lettera sigillata.

Il cuore di Harry batté più forte, la comprensione che cominciava ad albeggiare dentro di lui, e prese la lettera con mani tremanti.

Caro signor Potter,

Siamo stati informati che lei ha praticato l'Incanto Patronus alle sei e tre minuti di questa sera in una zona abitata da Babbani e in presenza di un Babbano.

La gravità di questa infrazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni si è tradotta nella sua espulsione dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Rappresentanti del Ministero saranno tra breve al suo domicilio per distruggere la sua bacchetta.

Poiché lei aveva già ricevuto un'ammonizione ufficiale per un precedente reato in base all'articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarla che la sua presenza è richiesta per un'udienza disciplinare al Ministero della Magia alle ore 9 del 12 agosto.

Sperando che stia bene,

cordiali saluti,

Mafalda Hopkirk

Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche

Ministero della Magia

 

















Note dell'autrice

Secondo capitolo on board!

Dunque, dunque, intanto il pezzo sul ricordo del cimitero (<< Uccidi l'altro! >>) è preso direttamente dal Calice di Fuoco, così come la lettera di Mafalda Hopkirk dall'Ordine della Fenice, con alcune piccole variazioni per esigenza di trama, per esempio l'orario. Per il resto spero che sia abbastanza intrigante, e che l'aggiunta di James, Lily & Family basti a non far stufare di queste parti che sono anche nei libri...

Ringrazio poi sempre tanto le persone che seguono/preferiscono/ricordano *-* , e fatemi sapere che cosa ne pensate :)

Alla prossima,

Daughter of the Lake



 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Daughter of the Lake