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Autore: Iwantasmile    05/03/2013    61 recensioni
Fu in quel momento che l'anima mi vibrò.
Non ero altro che la sua serva, una semplice ed inutile serva.. e lui, era il mio padrone e il padrone di queste terre: il conte Justin Bieber, d'Inghilterra.
Era appena diciottenne, eppure il padre aveva messo nelle sue mani il potere di quel vastissimo territorio.
Ed io?.. Io ero solo uno dei suoi accessori. Eppure quando il suo sguardo si posò su di me, capii che non avrei fatto altro che stargli accanto per il resto della mia vita.
"Caroline.." Si affrettò a chiamarmi, risvegliandomi dai miei pensieri.
Mi voltai verso di lui e lo guardai aspettando che mi desse qualche compito da svolgere.
"Resta quì con me per oggi." Disse.
Farfugliai qualcosa, dopo di che aggiunse: "è un ordine.E tu, devi eseguire i miei ordini."
Cosa stava succedendo? .. Il mio cuore stava per esplodere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1789, Providence, Inghilterra


Il generale, in preda al panico dell’ultimo gesto disperato, si allontanò da Justin sempre tenendo la lama dell’arma puntata verso di lui.
Con il cuore in gola scesi da cavallo e mi misi accanto a Justin.
Attorno a noi, parecchie persone formarono una ruota.
Alcune donne presero i propri bambini in braccio, senza però allontanarlo per non perdersi la scena.
Altre, si esaltarono eccitate.
Disgustata dalla felicità della folla abbracciai Justin.
“Andiamo via.” Lo implorai.
Mi osservò qualche istante con uno sguardo desideroso, dopo di che un uomo, gli porse una spada, che maneggiò abilmente, dopo di che a sua volta la indirizzò verso il generale.
“Ti fidi di me?” Chiese stringendomi una mano.
I suoi occhi salirono e scesero lungo il mio corpo varie volte prima che sorridesse.
Imbarazzata annuii, senza rendermene conto, tanta era la fiducia riposta in lui.
“Allora non preoccuparti.” Rispose.
Gli poggiai una mano al petto percependo il suo battito, dopo di che lentamente gli sfiorai le labbra con le mie.
“Sei meravigliosa.” Mi sussurrò all’orecchio quando poggiai la testa sul suo petto.
Mi strinsi ancora a lui, quando le sue mani mi allontanarono con dolcezza.
Lo vidi sorridere, e voltarsi lentamente, quasi senza che nessuno potesse accorgersene.
“Allora mio caro conte, è felice di aver rivisto la sua dama?” Chiese il generale, beffardo.
L’esercito dietro di lui pian piano si sparpagliò indifferente a tutto ciò.
“Estasiato, non tanto quanto da saperlo finalmente fuori dall’esercito, signor Parker. Inutile a questo punto chiamarla generale.” Disse Justin, mentre delle risate si alzarono dalla folla.
Il generale serrò i denti e aprì le gambe, dopo di che  in posizione di combattimento si avvicinò a Justin.
Sentii un fremito di paura percuotermi il corpo quando le loro lame si scontrarono la prima volta.
Un uomo esultò, ma quando gli lanciai uno sguardo inquietante tacque.
Le loro lame si incrociarono varie volte, prima che si invertissero le posizioni, permettendomi di vedere Justin in volto.
Sembrava sicuro di se ed era molto abile con la lama.
Anche il generale riusciva a padroneggiarla bene, ma l’età ormai si faceva sentire sulla sua affaticata respirazione.
Justin si mosse velocemente e lo fece inginocchiare per terra, con la lama messa orizzontalmente di fronte al viso , per proteggersi.
Mi tranquillizzai vedendolo dominare lo scontro, ma quando il generale si alzò di colpo e con una mossa secca lo ferì alla spalla, sobbalzai dallo spavento.
Justin ringhiò qualcosa, e si poggiò un secondo la mano sulla ferita, dopo di che tornò ad impugnare la spada con due mani.
“Justin..” Farfugliai andandogli incontro, ma una robusta mano mi trattenne.
Mi voltai per trovarmi di fronte un uomo alto e massiccio con un’espressione divertita.
Lo scansai, invano, poiché la sua stazza gli permise di bloccarmi completamente.
“Mi lasci immediatamente.” Dissi, con tono nervoso ma rispettoso.
“Se vai ad aiutare il conte, lo distrarrai soltanto e sarà la fine. Non vedi che non fa altro che guardare verso di te? Tu, il tuo abito, il tuo sguardo lo distraete.” Disse l’uomo lasciandomi andare.
Ragionai sulle sue parole e mi ricomposi, dopo di che guardai l’uomo negli occhi, e solo allora mi accorsi della piccola bambina abbracciata alla sua gamba.
“Tutti noi vogliamo che il conte torni ad occuparsi di Providence. Con suo padre abbiamo vissuto tempi di pace e lo stesso sarà con il figlio, lo sappiamo tutti. Ma ora, anche se il generale non è più generale, deve comunque essere scacciato dalle terre di Providence, con la sconfitta.” Disse ancora l’uomo.
Lo guardai con sincera ammirazione per la sua fedeltà alla patria, poi però tornai di nuovo alla bimba.
Le accarezzai la testa dolcemente e lei sorrise.
“Perché lascia che sua figlia veda lo scontro?” Chiesi poi all’uomo.
Mi guardò incredulo, dopo di che fece un’espressione rassegnata.
“Johanna non è mia figlia, ma la figlia di mia sorella. Il generale Parker ha fatto giustiziare suo padre pubblicamente, sotto gli occhi di tutta la famiglia compresa la bambina. Mia sorella non ha retto il colpo e pochi giorni l’abbiamo trovata morta, distesa in terra.” Disse alzando gli occhi al cielo, nascondendo delle lacrime.
“Mi spiace..” Sospirai prendendo delicatamente la mano della bambina.
I suoi grandi occhi marroni mi fissarono, prima di nascondersi imbarazzati dietro la gamba dell’uomo.
“Johanna.. quanti anni hai?” Chiesi alla bambina, che lentamente mi si avvicinò.
Mi guardò impaurita, dopo di che sorrise a malapena.
“5 ..” Mimò con la manina.
“Il tuo vestito è così bello.” Disse poi in un piccolo soffio.
La sua voce dolce e gentile raggiunse il mio orecchio quasi impercettibilmente.
Le sorrisi, e fui sul punto di risponderle, quando il rumore delle lame mi riportò allo scontro.
Mi voltai e vidi Justin imporsi sul generale, che tossì ferito.
Non mi importò di nulla se non di vedere Justin sano e salvo.
Mancava poco alla vittoria, ma quando il generale lanciò la spada per terra e trasse dalla divisa una pistola, tutti restammo a bocca aperta.
“Non ho nulla da perdere conte. Sarò comunque sbattuto in cella, meglio cacciarmi qualche soddisfazione.” Rise l’uomo.
Questa volta non lasciai che nessuno mi bloccasse e corsi verso Justin, mettendomi fra lui e il generale.
“Caroline va immediatamente via.” Mi rimproverò Justin.
Non lo ascoltai e puntai i miei occhi su quelli del generale.
Justin mi strattonò fino a nascondermi dietro il suo muscoloso corpo, per poco, poiché mi liberai subito dalla presa.
“Che pessimo tentativo principessa..” Disse il generale, quasi felice.
In quell’istante avrei potuto giurare che non fosse lucido di mente.
“Parker, è con me che vuoi vendicarti.” Lo istigò Justin, distraendo l’attenzione dell’ormai ex generale da me.
“Non lo colpirai senza ferire me.” Strillai quando alzò la pistola in direzione del viso di Justin.
“Non mi spiacerebbe colpirti. Sei tu la causa dei miei guai donna.” Rispose il generale.
Restai immobile, accanto a Justin con lo sguardo fisso su quella meravigliosa bambina dietro la gamba dello zio.
Il vento mosse gli innumerevoli veli del mio abito, quando Justin mi strinse la mano.
La folla intorno a noi tacque, con l’ansia in corpo. Fu facile notarla nei loro sguardi.
Ognuno di essi amava, rispettava, apprezzava e ammirava Justin e i padroni delle proprie terre.. Era sempre stato così. E sempre lo sarebbe stato.
Anche distante da lui, potei vedere le pupille del generale dilatarsi in seguito ad uno sparo.


…..

Delle robuste ed agili braccia mi circondarono il corpo, mentre la testa di Justin mi piombò sul petto.
“Ti amo.” Farfugliai, di fronte la sua figura che crollò ai miei piedi.
“Ti ho sempre amata, e sempre lo farò.” Disse prima di abbracciarmi le gambe.
Mi inginocchiai alla sua altezza e presi il suo volto fra le mani.
Mi voltai una volta verso il generale, disteso sanguinante per terra, prima di baciare Justin.
Da troppo tempo ormai le sue labbra non sfioravano più le mie.. da troppo tempo non potevo toccarlo, ed ora ero desiderosa di lui.
Mi diede un casto bacio, prima di rialzarsi e dirigersi verso l’uomo che aveva sparato alle spalle del generale Parker.
Non mi mossi, e guardai ancora un volta Johanna che con occhi sognanti continuava a guardare il mio abito, incurante dell’uomo morto di fronte a lei.
“Generale Napoleone.” Disse Justin porgendo all’uomo a cavallo una mano.
Egli tolse la propria mano dalla divisa francese e strinse quella di Justin.
“Mi sono recato personalmente a Providence dopo aver saputo delle innumerevoli condanne attribuite all’ormai ex generale Parker. Speravo di trovare un clima positivo, ma al mio arrivo non ho potuto fare altro che difendere i padroni di queste terre, così accoglienti e solidali. Mi dispiace per suo padre conte, e per tutti i delitti commessi da quell’uomo. Non avrei voluto ucciderlo.. ma era l’unica soluzione.” Disse l’uomo.
Justin sorrise cordialmente e annuì.
Il generale, raccolse l’esercito e fece per andarsene, ma prima di farlo si voltò ancora una volta verso di noi.
“Signorina Caroline, sono sicura che lei e il conte avrete tutta la felicità che meritate. Tornerò presto a farvi visita.” Concluse scomparendo in testa ad un esercito di uomini.
Justin aspettò che scomparissero del tutto dietro la foresta, dopo di che si voltò verso di me, mentre la folla iniziò ad esultare.
Attorno a noi si creò come una festa, poiché nessun generale avrebbe disturbato la nostra quiete, mentre io e lui, pensammo solo a noi.
Avanzai lentamente fra la polvere provocata dai bruschi movimenti della gente, e le loro urla.
Lo stesso fece lui, fino ad arrivare a pochi passi da me.
Restammo così qualche istante, che mi bastò per perdermi nei suoi occhi.
Mi sorrise e con uno sguardo indecifrabile restò ad osservarmi.
Improvvisamente sentii la necessità di annullare le distanze, e lo raggiunsi, senza sfiorarlo.
Fu lui, con dolcezza ad afferrarmi una mano e ad inginocchiarsi di fronte a me su una gamba.
“Caroline, vuoi diventare la mia sposa?” Mi chiese poi con tono emozionato.
Sentii la sua mano tremare fra la mia, e il suo respiro spezzarsi per l’emozione.
La folla intorno a noi, tacque qualche istante e restò in silenzio.
Li guardai uno ad uno, poi guardai lui, negli occhi.
La sua espressione preoccupata ed emozionata mi fece venir voglia di baciarlo.
Con il cuore in gola, risposi solo.
“Si.” Velocemente, ma con espressione tranquilla. Sicura, ma traballante di sentimento.
Mi sentii completa quando si alzò e mi prese fra le braccia facendomi roteare.
La folla di persone esultò una volta ancora, fin quando non ci fermammo entrambi e con il cuore in gola presi il suo viso tremante fra le mani e lo baciai.
Era successo tutto talmente velocemente che anche solo ripensarci mi fece perdere la capacità di cogliere tutto ciò che avevo intorno.
Ci baciammo tante altre volte da perdere il conto. Tanto da sentirci consumati nel cuore e nella bocca. Tanto da non saziarci mai.
Mi sentii tirare piano l’abito quando tornai alla realtà.
“Johanna..” Dissi vedendo la bambina accanto a me, sotto gli occhi increduli di Justin.
“Chi è lei?” Chiese Justin inginocchiandosi all’altezza della bambina.
“.. te lo spiego più tardi.” Dissi a Justin affabilmente mentre prese Johanna in braccio e la alzò facendola svolazzare sopra le nostre teste.
Li vidi giocare e divertirsi qualche istante, e non riuscii a staccare lo sguardo da quell’incanto.
Justin con lei in braccio sembrava anche lui un bambino,felice, sorridente, spensierato. 
Desiderai di poterlo vedere così per sempre.




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“Johanna hai finito di scrivere?” Le chiesi dolcemente accarezzandole i lunghi capelli castani.
“Si Caro, ho finito.” Rispose sorridendo.
Le baciai la testa e raggiunsi il camino.
Mi sporsi verso il grande cesto intrecciato per il mio bambino e accarezzandola la piccola testolina ricoperta di biondi capelli, gli baciai una mano.
Rimboccai le pesanti coperte nel cesto e lo guardai dormire, fin quando delle mani non si poggiarono sui miei fianchi.
“Amore mio.” Sussurrò Justin inspirando fra i miei capelli.
Mi voltai di colpo, trovandomi faccia a faccia con lui.
Con la coda dell’occhio guardai Johanna raccogliere le sue cose e sorriderci.
“Io vado.. ci vediamo domani.” Disse gentilmente.
“Ma certo, mi raccomando Johanna, studia e vieni puntuale che il piccolo Harry sente sempre la tua mancanza quando sei via.” Dissi scoccandole un bacio da lontano.
Sorrise e si voltò per andarsene.
“Saluta tuo zio.” Aggiunse Justin.
“Aver deciso di prenderci cura di lei e del suo futuro è stata la nostra migliore decisione.” Dissi baciandolo all’angolo della  bocca.
“Ora dobbiamo prenderci cura del piccolo Harry.” Continuò lui, ansimando prontamente sotto i miei teneri baci.
“Sarà meraviglioso crescere il nostro bambino.” Dissi.
“Sarà meraviglioso viverti per sempre affianco.” Disse prima di baciarmi con passione e trasporto.
Era l’uomo che amavo, che mi aveva cambiato la vita e che mi aveva resa immensamente felice.
“Sono sicuro che l’Italia sente ancora la tua mancanza.” Farfugliò ad un tratto baciandomi sul naso.
“Siamo tornati dall’Italia due settimane fa.” Risposi ridendo.
“Io non potrei stare un solo istante senza te, figuriamoci standoti lontano settimane come mi sentirei.” Disse baciandomi ancora.. e ancora.. e ancora.
“Ti amo, e lo farò per sempre.” Aggiunsi abbracciandolo.
Rivolse un ultimo sguardo ad Harry, che continuò a dormire profondamente prima di prendermi in braccio e portarmi nella nostra stanza.
Era la mia vita, e assieme a nostro figlio lo sarebbe stato per sempre.


Ciau bellissime!
DOVETE SCUSARMI IMMENSAMENTE PER AVER PUBBLICATO DOPO TAAAAAAAANTO!
Questo, era l’ultimo capitolo. Davvero non so che dire. Ogni volta che termino una ff mi sento quasi male, perché mi affeziono troppo alle vostre recensioni, negative, positive, divertenti,.. Davvero mi avete tenuto compagnia per tutto questo tempo.
Siete meravigliose. TUTTE UNA PER UNA!
Spero che il capitolo vi piaccia. Spero che l’intera ff vi sia piaciuta.
Vi voglio un bene immenso.
Per qualunque cosa contattatemi su twitter o facebook. Sarò felicissima di parlar con voi.
Un bacione enorme.
Erika
  
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