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Autore: Egle    22/08/2004    6 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E SERPEV

Grazie a tutti coloro che hanno commentato la mia storia. Vorrei ringraziarvi uno per uno, ma ho davvero poco tempo, perciò vi lascio al nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Mi raccomando recensite! Un bacione

Egle

 

CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E SERPEVERDE

 

“Wingardium Leviosa” esclamò,ma l’arancia rimase ferma al suo posto. S’inumidì le labbra con la punta della lingua e ritentò. Ancora niente.

“Wingardium Leviosa!” disse con poca convinzione, quasi pregando il frutto di muoversi.

Ginny si abbandonò sulla sedia sbuffando.

Era tutto inutile.

Il Cappello Parlante continuava a ripetere che la magia era dentro di lei, che c’era sempre stata, ma lei era quasi convinta che avesse traslocato senza informarla. Erano passati dieci giorni da quando avevano cominciato le lezioni con il nuovo insegnate , ma non aveva fatto progressi. Dopo la volta in cui aveva schiantato Draco per errore, non aveva fatto altri incantesimi, neppure i più semplici. Non che non ci provasse! Trascorreva gran parte della giornata ad esercitarsi con la bacchetta, senza bacchetta, con le mani, con i piedi, con il pensiero…ma più si sforzava più la magia le appariva lontana e irraggiungibile. D’altra parte si stava appassionando agli incantesimi di quel mondo, alle proprietà dei cristalli e delle erbe. Karen e Meg sapevano preparare molte pozioni ed erano più che felici di insegnarle anche a lei. Le loro lezioni non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle noiose e stressanti del professor Piton. Iniziava a pensare che la sua avversione verso il preparare pozioni dipendesse più dall’odiosità dall’insegnante che da una sua inettitudine personale.

“Ancora con quell’arancia?” chiese una voce.

Ginny sbuffò di nuovo, mentre Draco faceva fluttuare il frutto davanti ai suoi occhi.  No, lui non aveva i suoi stessi problemi. Lui riusciva a fare tutti gli incantesimi e, com’era prevedibile, non faceva che vantarsi e deriderla. Lui era un Purosangue – cos’era? Un cavallo?-

“se vuoi posso darti qualche ripetizione, ma dubito che tu sia in grado di poter raggiungere il mio livello” disse appoggiandosi al ripiano della cucina e incrociando le braccia sul petto.

“In vanità sicuramente” ribatté lei piccata. Per tutta risposta Draco prese a farle volteggiare intorno la testa tutte le arance contenute nel cesto, come le api di uno di quei giochi babbani da appendere sopra ai lettini dei bambini.

“Il Cappello Parlante dove si è cacciato? È da un po’ che non lo vedo”

“Oh beh. Ha trovato un nuovo passatempo”

“Draco, che cosa gli hai fatto?” gli chiese vagamente allarmata. Sapeva che il ragazzo non nutriva un amore viscerale per il loro nuovo insegnante e non perdeva occasione per prendersi piccole rivincite sulle sue continue ramanzine.

“Perché pensi che io debba avergli fatto qualcosa?”

“Perché conosco quello sguardo! Dov’è?”

“In un luogo sicuro”

“Sicuro per chi? Per lui o per te che te lo sei tolto dai piedi?”

“Ehi, Weasley, non crederai davvero che possa fare del male al nostro caro professore?”.

Lei inclinò il capo da un lato , buttando il labbro inferiore all’infuori. Draco finse di scandalizzarsi, atteggiando le labbra in un sorriso cattivo e vagamente divertito.

“Ferisci i miei sentimenti se pensi che io c’entri qualcosa col fatto che si sia casualmente chiuso fuori dalla finestra del bagno”

“Tu- tu…vado a prenderlo!”

“Oh , andiamo Weasley! sta bene dove sta” rispose lui, stendendo un braccio per impedirle di uscire dalla stanza.

“potresti almeno smetterla? Mi stai facendo venire il mal di mare!”sbottò lei, lanciando un’occhiataccia alle arance che volteggiavano ancora intorno alla sua testa.

“no, l’espressione della tua faccia è troppo divertente”

“immagino” sibilò Ginny acchiappando due arance per riporle nel cestino, ma lui gliele strappò di mano facendo un lieve gesto con due dita. “puoi.smetterla?” scandì lei lentamente riprendendole , ma lui gliele sottrasse nuovamente nello stesso modo.

“Ti stai comportando come un bambino, te ne rendi conto?”

“perché non mi fermi?O forse non ne sei capace”

“Perché non vai al diavolo?”

Draco si mosse così velocemente che lei non ebbe il tempo di reagire. Si posizionò alle sue spalle e la fece voltare verso il tavolo.

“Draco, che stai…”

“Sh. Non parlare” mormorò lui, appoggiando la guancia su quella di lei. Fece scivolare le mani lungo le sue braccia fino a coprire il dorso delle sue mani con il palmo delle sue. Ginny avvertiva il suo respiro sulla sua pelle, il suo corpo stretto al suo…

“Draco”

“Chiudi gli occhi”le disse lui e la sua voce era così calda, così rassicurante…

Ginny abbassò le palpebre sospirando. Il suo cuore sembrava volerle balzare fuori dal petto da un momento all’altro. Non aveva mai provato una tale scarica di…sensualità. Il corpo del ragazzo così vicino al suo. Il tocco leggero delle sue mani sulla sua pelle, le sue labbra che sfioravano la sua guancia e la sua voce, la sua voce priva di qualsiasi traccia di arroganza…

“La senti? Senti la magia…” disse lui, portandole una mano sul ventre, appena sotto lo sterno.

“I-Io”

“Non pensare a me” borbottò lui, aumentando leggermente la pressione della mano sul suo torace e strappandole un gemito. “Concentrati sulla magia. È qui…da qualche parte dentro di te…è come un fiume di calore ed energia. E’ qui dentro. Cercala , Ginny. La magia è dentro di te. La magia fa parte di te.”

“La magia…”

“Dillo, Ginny”

“Wingardium Leviosa” mormorò , continuando a tenere gli occhi chiusi. E all’improvviso avvertì qualcosa risvegliarsi dentro di lei, come una capacità, una forza a lungo sopita, come un un’emozione già provata , ma riscoperta più grande, avvolgente di prima. “Wingardium Leviosa” ripeté con più enfasi, mentre lui le faceva alzare un braccio con un movimento fluido ed elegante.

“Credici, Ginny. La magia è dentro di te. Dillo ancora”

“Wingardium Leviosa” pronunciò e quelle parole non erano mai state tanto dense di significato. Non una stupida formula da ripetere meccanicamente.

Il silenzio si protrasse per alcuni istanti, intervallato solo dai loro respiri.

“Ora apri gli occhi” sussurrò lui.

Ginny guardò il frutto sollevato di una decina di centimetri dal ripiano di legno davanti a lei.

“ce l’ho fatta” mormorò con un filo di voce, quasi non credendo ai propri occhi. “Ce l’ho fatta!” gridò girandosi verso il ragazzo sorridendo. Ma il viso di lui era di nuovo troppo vicino al suo…le sue braccia ancora avvolte attorno al suo corpo e i suoi occhi magnetici puntati nei suoi.

“ce l’hai fatta, Weasley” bisbigliò, scostandole una ciocca di capelli dal viso e sfiorandole la guancia con la punta delle dita. E Ginny desiderò ancora una volta che accadesse, che lui la baciasse. Non aveva mai baciato Michael. Non aveva mai baciato nessuno,anche se molte volte aveva fantasticato su come sarebbe stato baciare Harry. Ma mai prima di allora aveva sentito un’attrazione così forte verso un ragazzo. Era una specie di alchimia quella si creava tra loro quando erano troppo vicini. Un’alchimia fatta di sguardi e di lunghi silenzi. Un’alchimia fatta di sensazioni sottopelle, indecifrabili e imprevedibili…Ginny si sollevò sulle punte dei piedi…

Voleva essere baciata da lui…

Le sue braccia serpeggiarono intorno al suo collo…

Voleva essere baciata da lui…

E le sue labbra cercarono il contatto con quelle di lui. Timide, inesperte, guidate dall’istinto e da quello che il suo cuore le suggeriva.

Voleva essere baciata da lui…

Avvertì le labbra di Draco muoversi sotto le sue. Avevano il sapore dell’inverno, del vento, dell’acqua fresca, ma non erano fredde e insensibili. Qualsiasi sensazione aveva abbandonato la sua mente per concentrasi esclusivamente sul contatto delle labbra di lui sulle sue, delle sue mani sulla sua vita, del sapore della sua pelle e della consistenza delle sue spalle sotto i suoi palmi. Ginny si scostò da lui lentamente, dimentica perfino di respirare. Gli occhi di Draco erano offuscati dal piacere e dal desiderio e le pupille scure invadevano quasi completamente le iridi grigie.

“Devo cominciare a darti ripetizioni più spesso ,se questo è il ringraziamento, Weasley” disse lui con un sorriso cattivo.

Ginny indietreggiò di qualche passo, coprendosi la bocca con una mano. Aveva baciato Malfoy… ed era stato semplicemente meraviglioso. Il suo primo bacio dato a una persona che non significava nulla per lei. Che non avrebbe dovuto significare nulla di più di un insetto repellente.

Draco la guardò correre fuori dalla stanza, senza spiccicare una sola parola. Si appoggiò al tavolo e chiuse gli occhi. Sentiva un dolore dentro, come un senso di disagio. Gli sembrava di averle strappato qualcosa…la sua innocenza, di averla insudiciata con le sue labbra. Non aveva mai sperimentato nulla del genere. Non era come con Pansy. Con lei era tutto travolgente, bruciante, non si curava di quello che potesse provare, nemmeno quando le slacciava la camicetta e la convinceva ad “approfondire il loro rapporto”. Con Pansy era solo attrazione fisica. Era un adolescente con gli ormoni in subbuglio e ogni essere umano femminile almeno presentabile bastava a fargli venire in mente strane idee, ma non Ginny. Non voleva semplicemente sbatterla su un letto e strapparle tutti i vestiti. Con Ginny era diverso. Era tutto così nuovo, così intenso. Con Ginny era tutto così…delicato. Come accarezzare una statua di cristallo, liscia, levigata, ma fragile immensamente fragile. E lui non voleva farle del male. Non voleva usarla. Non voleva ferire i suoi sentimenti. Non voleva solo giocare un po’ con lei. Picchiò un pugno sul tavolo imprecando a mezza voce. Che diavolo gli stava accadendo?  Era colpa di quel dannato posto. Di quell’aria impregnata di babbanità. Chiuse gli occhi, respirando a fondo, cercando di scacciare il tepore del corpo di lei sotto le sue mani, il sapore fresco e dolce delle sue labbra, il suo profumo di buono. Pansy aveva un profumo intenso, una bellezza provocante con curve generose, labbra piene e occhi maliziosi. Ginny invece aveva i colori dell’autunno. Il calore dell’ultima giornata di sole prima dell’inverno, il rosso intenso delle foglie degli alberi, il bianco del biancospino, l’evanescenza della prima nebbiolina illuminata dalla luce dell’alba… Draco scosse la testa infastidito. Doveva smetterla. Doveva smetterla di pensarla. Di desiderarla.

“E’ ora di cominciare la nostra lezione”

Draco sollevò lo sguardo di pochi centimetri per vedere il Cappello Parlante che saltellava verso di lui. In quel mondo, come se non bastasse la sua fastidiosa presenza, aveva pure la facoltà di muoversi di volontà propria, anche se lentamente e con molta fatica.

“oggi vacanza” rispose, uscendo dalla stanza a grandi passi.

Salì di corsa le scale e si fermò davanti alla camera di Ginny. Stava per entrare quando lei comparve all’inizio del corridoio. Le sue guance si colorarono di un ricco e profondo color rosso.

“Spero che tu non fraintenda quello che è successo poco fa in cucina” le disse in tono duro.

“ehm”

“Solo perché ti ho permesso di baciarmi non significa che io provi qualcosa per te o che tu possa andare in giro a vantarti di essere diventata la mia ragazza”.

Vide gli occhi di Ginny sgranarsi e le sue orecchie andare a fuoco, ma non distolse lo sguardo.

“Solo perché ti ho baciato non significa che io provi qualcosa per te. Riguardo al vantarsi di essere la ragazza di uno come te…beh puoi star certo di non correre questo rischio” rispose lei senza scomporsi troppo. Lo superò senza dargli tempo di rispondere ed entrò nella sua stanza, richiudendo la porta alle sue spalle. Vi si appoggiò contro, sospirando piano. Che cosa si era aspettata da lui? non sapeva nemmeno lei che cosa provasse veramente per quella sottospecie di idiota platinato…forse la sua indole romantica l’aveva spinta a vedere cose inesistenti, a illudersi che lui avesse provato le stesse intense emozioni che il bacio, che si erano scambiati, aveva suscitato in lei… 

Dall’altra parte della porta Draco pensava di sé esattamente quello che pensava lei: era un idiota.

 

*******

Ginny stava asciugando meticolosamente una tazza con gli occhi puntati fuori dalla finestra. Negli ultimi due giorni lei e Draco si erano evitati il più possibile, limitandosi a lanciarsi occhiatine fugaci. Odiava quella situazione, quella muta tensione tra loro.

“levati dai piedi” ringhiò il ragazzo entrando in cucina e Ginny sobbalzò, facendo cadere la tazza, che si frantumò sul pavimento.

“Stai attenta a non tagliarti” le disse Karen.

“Sei sicura di star bene? Sei sempre distratta…” puntualizzò Meg, abbassando il giornale.

“Sì, sto bene. Lascia. Faccio io. Reparo”rispose Ginny, riaggiustando la tazza con un gesto della mano.

“Beh di certo sei migliorata molto” si complimentò Karen, riponendo scopa e paletta. Ginny le rivolse un timido sorriso, mentre Draco si sedeva al tavolo, versandosi del tè, e il telefono cominciò a squillare. Meg si alzò per rispondere.

“Pronto? ... Che cosa è successo?...sì, va bene. Va bene. Allontanati da lì. Veniamo subito”

“C’è qualche problema?” chiese Karen non appena la sorella maggiore riagganciò.

“Era Melissa. Il poltergeist della casa che ha appena ereditato è tornato. E sembra arrabbiato” disse sbrigativamente la ragazza, correndo su dalle scale. Karen cominciò a disporre barattoli di spezie sul bancone della cucina,mentre la sorella tornava carica di libri.

“Avete bisogno di una mano?” si offrì Ginny.

“No, tesoro”

“Che forma ha?”.

Tutte le ragazze guardarono Draco, di solito non interessato a quello che stavano facendo.

“N-non l’ha detto. Non riesce a vederlo. Nemmeno noi l’abbiamo mai visto. Sentiamo solo una presenza. Scritte sui muri che sembrano fatte con sangue. Vetri in frantumi. Credevamo di averlo scacciato e invece…”

“Come potete essere sicure che si tratti di un fantasma se non riuscite neanche a vederlo?”

“Senti, bello…”

“Senti, bella…”

“non abbiamo tempo per litigare” tagliò corto Karen, frapponendosi fra Draco e Meg. “E poi penso che ai ragazzi faccia bene confrontarsi con i pericoli del nostro mondo. Potremmo farli venire con noi” aggiunse la strega.

“D’accordo. Ma loro aspettano fuori dalla casa. Non voglio che si facciano male”

“te lo puoi scordare” ringhiò Draco, con aria di sfida.

“Decideremo quando saremo arrivati sul posto” propose Karen, facendo segno a entrambi di uscire.

Draco e Ginny si sedettero sul sedile posteriore con il Cappello Parlante, mentre Meg si posizionò alla guida. Il tragitto, immerso nel più totale silenzio, fu breve. La berlina di Meg si arrestò davanti al portone di una grande casa, ingrigita dal tempo. Il tetto spiovente era orfano di molte tegole , volate chissà dove, e tutto aveva un aspetto desolato e decadente. Draco pensò che assomigliasse molto alla casa della servitù nel suo castello. Quando scese dalla macchina una leggera brezza gli scompigliò i corti capelli biondi. Il ragazzo chiuse gli occhi per concentrasi meglio. C’era odore di…vecchio, di rabbia, di odio. Ombre si muovevano , prendevano forma, strisciavano tutt’intorno a quel posto. Era davvero un poltergeist, uno di quelli che il suo libro di testo classificava come : fantasmi morti di morte violenta. Sono caratterizzati da rancore e odio verso qualsiasi tipo di essere vivente. Diventano più forti con il passare del tempo. Altamente pericolosi.

“lo sentite?” chiese, risollevando le palpebre.

“Cosa?” gli rispose Meg, mentre Ginny e Karen scuotevano la testa. Draco imprecò a mezza voce.

“Allora mi sembra chiaro che non vi rendete conto di cosa si tratti. Rimanete fuori mentre io e lo straccio per la polvere diamo un’occhiata” disse, prendendo con malagrazia il Cappello Parlante dalle mani di Ginny e salendo i primi gradini, che conducevano al portone d’accesso. Lì l’odore era più forte. Il freddo più intenso. Sembrava quasi il freddo dei Dissennatori, ma era più incorporeo, non riusciva a penetrare sotto la pelle, nella testa.

“Non ti faremo di certo entrare da solo! Sei minorenne e sotto la nostra responsabilità oltre che inesperto” ribattè Meg.

Draco voltò il capo di pochi centimetri, guardandole da sopra la spalla.

“Entrate pure…” rispose, compiendo anche gli ultimi due gradini ed entrando “se ci riuscite” concluse , richiudendo il portone alle sue spalle. Ginny corse su dalle scale, sbattendo i pugni contro il legno pitturato di verde. Era bloccato.

“ci ha chiuso fuori…Draco! Aprici!” gridò , ma dall’interno non giunse nessuna voce. Ginny si avvicinò alla finestra e sbirciò dentro. Il ragazzo era perfettamente immobile al centro della stanza. I pugni abbandonati lungo i fianchi. Gli occhi serrati. Il Cappello Parlante era appoggiato su un tavolino lì vicino. Ginny picchiò sul vetro con la mano, ma Draco non le rispose. Un vaso impolverato scattò all’improvviso da un punto della stanza che non riusciva a scorgere, ma il ragazzo lo fece esplodere con un incantesimo.

“Draco” gridò, mentre all’interno della casa si scatenava l’inferno. Ginny raggiunse la porta d’ingresso, serrando forte le mascelle. Quello stupido idiota si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che ammettere che aveva bisogno di aiuto. Perché faceva così? Perché non voleva che loro intervenissero? Ma se sperava che lei stesse a guardare mentre affrontava chissà cosa si sbagliava di grosso!

“Cosa vuoi fare?” le chiese Meg, ma lei non le diede nemmeno risposta. Si posizionò davanti alla porta urlando “reductor”. Le ante di legno esplosero con un fragore.

“Che forza!” esclamò Karen, seguendo Ginny all’interno della casa.

Draco era piegato su un ginocchio con un rivolo di sangue che gli colava dalla tempia fino allo zigomo. Stava disintegrando con lo stesso incantesimo, che Ginny aveva usato per abbattere la porta, un quadro.

“Uscite di qui” gridò.

“scordatelo” ribattè Ginny raggiungendolo velocemente e aiutandolo a rimettersi in piedi.

“Attenta” esclamò , abbassandole la testa di scatto per evitare che venisse colpita da un altro soprammobile. “maledetto bastardo” ringhiò, seguendo con lo sguardo qualcosa che si muoveva per la stanza.

“Puoi vederlo?” chiese la ragazza.

“e’ naturale che io possa vederlo”.

“Vedere cosa?” urlò Karen, mentre lei e Meg si riparavano dietro al divano per evitare un orologio a cucù.

 “Perché diavolo non siete rimaste fuori come vi avevo detto?” imprecò Draco, lanciando dei cristalli, che aveva in tasca, verso le due streghe e facendoli posizionare fino a formare un pentagramma. Una barriera energetica di un pallido color verde si creò intorno alle due ragazze proteggendole dagli attacchi del poltergeist.

“Ora che cosa facciamo?” chiese Ginny, coprendosi la testa con entrambe le braccia.

“Tu esci di qui me la cavo da solo” ribattè il ragazzo, polverizzando l’ennesimo mobile che cercava di colpirlo.

“Ti ho detto che io non me ne vado” disse per tutta risposta Ginny “Reductor

Scudo”esclamò Draco, sollevando una protezione “Non ho bisogno del tuo aiuto!”

“Attenti” gridò Meg, accorgendosi che una sedia volava verso di loro. Ginny si gettò su Draco, facendo ruzzolare entrambi a terra. La sedia la colpì a una spalla , strappandole un lamento di dolore e annebbiandole la vista.

“Rimani al riparo. Mi sei solo d’intralcio” sibilò lui, rimettendosi in piedi e ricominciando a scagliare incantesimi.

Forse Draco aveva ragione. Forse lei gli era solo d’impiccio, ma voleva aiutarlo. Voleva rimanere accanto a lui…E poi anche lei era una studentessa di Hogwarts e una Grifondoro! Non si sarebbe tirata indietro, sebbene non fosse in grado di vedere il suo nemico, sebbene non avesse neppure la bacchetta magica e fosse ancora impacciata nel maneggiare la magia in quel mondo. Si rimise in piedi stringendo i pugni.

Io sono una Grifondoro e i Grifondoro sono coraggiosi!

E mentre quel pensiero si formava nella sua mente, Ginny si accorse che qualcosa luccicava sotto al Cappello Parlante. Aveva già visto quella cosa…l’aveva vista quattro anni prima nella Camera dei Segreti, quando Harry l’aveva usata per sconfiggere il Basilisco. Ma perché era lì? Perché…

“solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal Capello” disse la voce di Silente, come un’eco lontana che stesse parlando proprio nella sua testa.

Ginny attraversò il salone in quattro falcate e impugnò la spada di Godric Gryfondor. La lama scintillò nella stanza polverosa, come se si fosse impossessata di tutta la luce presente. E Ginny avvertì una scossa di energia attraversarla dal palmo fino alla punta dei piedi. La sentiva dentro di sé, nel suo sangue, nella sua carne.

Un urlo che nulla aveva di umano si propagò nel salone, mentre gli attacchi , che fino ad allora erano rivolti a Draco, si concentrarono interamente su di lei.

“Alle tue spalle” urlò il ragazzo. Ginny ruotò su sé stessa, reggendo la spada davanti a sé. I suoi occhi non le erano di nessuno aiuto. Doveva fidarsi del ragazzo. Afferrò più saldamente l’elsa e rimase immobile. Un altro grido agghiacciante…e poi una corrente d’aria fredda improvvisa. La spada vibrò violentemente nella sua mano, ma Ginny non la fece cadere. E alla fine il silenzio.

“se n’è andato?” mormorò Ginny, facendo saettare lo sguardo tutt’intorno.

“se n’è andato” confermò Draco, raggiungendola barcollando.

“Sono molto orgoglioso di voi, ragazzi” esclamò il Cappello Parlante, saltellando verso di loro “Solo un vero Grifondoro può estrarre e maneggiare la spada di Godric Gyfondor” disse, guardando Ginny “E solo un vero Serpeverde può vedere un ectoplasma di quel genere”

“Che intende dire?” chiese Karen, ignara di cosa volesse significare essere un Grifondoro o un Serpeverde.

“I Grifondoro sono noti per il loro coraggio e per la loro forza d’animo. Ginny, pur sapendo di non essere abbastanza brava per poter fronteggiare un nemico di tale portata non si è data per vinta e la spada è venuta in suo soccorso. Mentre i Serpeverde…” . Il Cappello s’interruppe per fissare Draco negli occhi. “Nemmeno un vero Grifondoro avrebbe potuto tener testa a un ectoplasma tanto forte da solo. E questo perché non è nella sua natura. Soltanto un Serpeverde può … capire, può percepire il male. Salazar Serpeverde sosteneva che bisogna studiare i propri nemici. Soltanto in questo modo si può trovare il modo per sconfiggerli. Studiare e capire il nemico significa vincerlo. Godric spesso è stato troppo…categorico. I Serpeverde sono sempre in bilico tra bene e male, per questo possono comprendere entrambi. Solo un Serpeverde sarebbe stato in grado di vedere il fantasma e solo un Grifondoro sarebbe stato in grado di annientarlo. Ma nessuno dei due avrebbe vinto senza la presenza dell’altro”

“quindi…”

“quindi un Serpeverde non è necessariamente cattivo. O necessariamente buono. Bene e male spesso si confondono, si amalgamano. La linea di confine non è netta e i Serpeverde…”

“Sono su questa linea”

“Esatto. Sta a loro decidere da che parte volgere lo sguardo”
”Un'altra scelta” mormorò Draco, abbassando il capo.

“noi vi aspettiamo fuori” disse Karen, spingendo la sorella a forza verso la macchina. Aveva intuito che in quel momento il delicato equilibrio del futuro dei due ragazzi era stato scosso. Bastava osservare l’espressione di Draco. Volubile, disperato, stanco…e quella di Ginny: impotente, triste, preoccupata…

“Non tutte le scelte devono essere prese ora…” sussurrò Ginny, voltandosi verso di lui e incatenando il suo sguardo con il proprio.

“Rimandare non significa cancellare il problema”

“lo so. Rimandare significa strappare tempo all’inevitabile”

“Non è necessariamente un male…strappare un po’ di tempo all’inevitabile” mormorò il ragazzo sfiorando una mano di Ginny con la propria.

“No, non è un male…”

 

che ne pensate di questo capitolo? spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere!

un bacione

Egle

   
 
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