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Autore: kagome123    25/03/2013    11 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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epilogo
Epilogo
 
 

[Dieci anni dopo]

 
Shiro era seduto su un grande tronco in preda all’apprensione più totale.
Dal momento in cui la sua adorata compagna aveva avuto le doglie, gli era stato proibito di mettere persino piede all’interno della capanna.
E così, accettata a malincuore quell’assurda tradizione, si era allontanato da quel luogo fino a raggiungere la foresta sacra.
 
‘Maledizione! Perché non posso starle accanto proprio ora che ha più bisogno di me?! Cose da donne, un cavolo!’ Pensò tra sé e sé portandosi, arrabbiato, le mani al volto.
 
“Shiro! Allora era qui che ti eri andato a rifugiare.”
La voce del padre lo fece rinsavire, portandolo nuovamente con i piedi per terra.
 
“Salve padre.” Disse con voce afona e spenta e continuando a dargli le spalle.
 
Il monaco adulto gli si fece più vicino, illuminandogli il volto con la piccola lanterna che portava.
“Non dovresti startene tutto solo al buio e in disparte. È pericoloso, sai?” Disse prendendo posto accanto a lui.
 
Il giovane uomo si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Questo è l’unico luogo non troppo distante in cui non è possibile udire le urla di Kaori.”
 
“Sta soffrendo parecchio, vero?”
 
“Già.”
 
“Non temere, figliolo. Anche se questa volta il parto è più difficile, sono più che sicuro che tutto si risolverà per il meglio. In men che non si dica avrai un nuovo figlio da stringere tra le braccia.” Lo rassicurò.
 
Shiro sospirò per l’ennesima volta.
“E se non dovesse farcela? Nessuno si aspettava che Kaori avrebbe finito per partorire proprio nel giorno di luna piena e ora… lei… Dannazione! Perché diavolo non posso starle vicino?”
 
“Capisco come ti senti ma è la tradizione: gli uomini non possono fare nulla in situazioni di questo tipo.”
 
“Ma nel futuro possono, padre! Come ben sapete, ho assistito tranquillamente ai parti di Izayoi, Kyoko ed Akane ed ora, solo perché dall’ecografia è risultato che il piccolo avrà le orecchie come Kaori, io non…”
 
“Beh, se ben ricordi, anche per la nascita di Hikaru abbiamo dovuto comportarci allo stesso modo.”
 
“Lo so, però… questa volta è diverso! In quella forma Kaori è…”
 
“Padre! Nonno! Finalmente vi ho trovato!” Urlò Izayoi, saltando tranquillamente giù dal tronco di un albero e interrompendo bruscamente il discorso tra i due uomini.
 
La bambina, un tipetto estroverso, iperattivo ed estremamente intelligente, guardava i due monaci con i suoi grandi occhi ambrati e, soprattutto, con un grande sorriso furbetto disegnato sul volto.
 
“Izayoi, cosa ci fai qui? Ti avevo detto di rimanere vicino alla capanna a badare alle tue sorelle. Hai dieci anni ormai! Perché non fai mai quello che ti viene chiesto?” Disse l’uomo, rimproverando la figlia.
 
“Fhè! C’è nonno Inuyasha con loro. È più che sufficiente.” Commentò seccata e incrociando le braccia.
 
Shiro si abbandonò ad un rumoroso sospiro di rassegnazione.
Sebbene la piccola gli somigliasse in maniera impressionante, tranne per le orecchie, le quali erano allungate e a punta come quelle di Sesshomaru, e per il colore ambrato degli occhi, aveva ereditato il carattere e la personalità di Kaori, insieme alla sua forza ed agilità, rendendola così, nel complesso, un tipetto assolutamente non facile da gestire.
 
“Non mi interessa. Sei la sorella maggiore e TU hai il dovere di sorvegliarle quando io o la mamma non siamo presenti. Sono stato chiaro?”
 
La bambina sbuffò più volte per poi fare cenno di sì con la testa.
“Comunque sia, fareste molto meglio a tornare al villaggio, padre.” Continuò, assumendo un’inconsueta espressione seria.
 
Notando ciò, Shiro si alzò subito in piedi.
“È successo qualcosa di brutto alla mamma?” Chiese, preoccupatissimo.
 
Izayoi si portò una mano al volto, pensierosa.
“Mmmm… non sono sicura che ciò che le è successo possa essere definito in questo modo.”
 
Shiro si agitò ancora di più.
“Ti dispiacerebbe essere più chiara?”
 
“Beh… se fossi in voi andrei a domandarlo a quei due mocciosi che da quasi mezz’ora stanno disturbando la quiete dell’intero villaggio!” Spiegò, sghignazzando tra sé e sé.
 
Shiro credette seriamente di avere un infarto.
“D-d-d-due… m-mocciosi?”
 
Il ghigno della bambina divenne più grande.
 
Sempre più confuso e agitato, il povero Shiro rivolse lo sguardo in direzione del padre.
 
“Credo che faresti meglio a seguire il suo consiglio, figlio mio.” Disse l’uomo, posandogli una mano sulla spalla ed esortandolo ad andare.
 
E fu in quel momento che Shiro comprese finalmente cosa stava effettivamente succedendo.
 
“Razza di stupida! Perché non me l’hai detto prima?!” Urlò, arrabbiato, prima di iniziare a correre come un pazzo in direzione della sua abitazione.
 
Rimasti soli, nonno e nipote si guardarono.
 
“Fhè! Avrei dovuto farlo penare di più. Sarebbe stato molto più divertente.” Disse la bambina, portando le braccia dietro la nuca e sghignazzando tra sé e sé.
 
Miroku le si portò vicino, posando una mano sulla piccola testa castana.
“Non ti sembra di esagerare, Izayoi? È pur sempre tuo padre!” La rimproverò.
 
“Se lo merita, nonno! Lo sai che oggi non si è presentato al mio incontro di karate? E pensare che io l’ho persino aspettato sotto una bufera di neve per quasi un’ora!” Ribatté, arrabbiata.
 
“Izayoi, nessuno poteva prevedere che oggi tua madre avrebbe avuto le doglie.”
 
“Lo so questo, però… non ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto!” Disse, assumendo un’espressione corrucciata.
 
L’uomo si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“Non te la prendere. Parlerò io con lui e sono più che sicuro che la prossima volta sarà in prima fila a fare il tifo per te.”
 
“Dici davvero, nonnino?”
 
“Si. Te lo prometto, piccola mia.”
 
In tutta risposta la bambina si gettò tra le braccia dell’uomo, felice come non mai.
 

 
Quando il giovane monaco raggiunse la capanna, trovò Inuki e Ikkuko ad attenderlo.
 
“Ehi, Shiro! Che fine avevi fatto? Ormai è più di mezz’ora che abbiamo mandato Izayoi a cercarti!” Disse il primo nel suo aspetto umano con in braccio le figlie, Michiru e Sango, due adorabili pesti di 6 anni ciascuna, dai lunghi capelli neri, gli occhi viola scuro per una e color nocciola per l’altra e un paio di orecchie canine sulla testa dello stesso colore dei capelli.
 
“Lo sai? Stavo iniziando a preoccuparmi, fratellino.” Commentò la seconda, portandosi dolcemente una mano al ventre arrotondato.
 
“Lasciamo perdere. È meglio.” Commentò il giovane monaco, visibilmente irritato.
 
Inuki e Ikkuko non impiegarono molto a capire cosa fosse successo.
Izayoi-chan ne aveva sicuramente combinata un'altra delle sue.
Ridacchiarono.
 
“La tua compagna ti sta aspettando. Non avrai mica intenzione di farla attendere ancora?” Dissero, indicandogli con la mano il percorso da intraprendere.
 
Shiro si incamminò a grandi passi verso la capanna, si liberò della tenda di bambù che bloccava la sua avanzata e lì l’immagine della sua Kaori, sorridente, ma visibilmente esausta, circondata dalle loro quattro figlie e con in braccio due piccolissimi bambini avvolti in due morbide coperte colorate lo sconvolse, facendolo tremare sensibilmente.
 
“G-g-gemelli?” Balbettò.
 
“Già. Sono bellissimi, vero?” Domandò la giovane donna, alzando lo sguardo commosso verso il compagno.
 
Insicuro e tremante si portò vicino, prendendo posto sul grande futon.
“Ma… come è possibile tutto ciò? Se ben ricordo, nell’ultima ecografia ne risultava soltanto uno!”
 
“Lo so anch’io ma, alla fine, questi due furbetti hanno deciso di farci una piacevolissima sorpresa.” Disse, stringendoli più forte a sé e baciandoli sulle piccole fronti.
 
A quella risposta un dolce sorriso si disegnò sul suo volto.
“Posso prenderli in braccio?”
 
“Certo!” Disse, aiutandolo.
 
In quel momento Akane, loro terzogenita di 5 anni dai lunghi capelli scuri e dagli occhi blu, si intrufolò tra loro, prendendo improvvisamente la parola.
“Papà! Papà! Hai visto? Anche i fratellini hanno quella cosa tra le gambe! Proprio come te!” Urlò euforica e con grande sorriso furbetto disegnato sulle labbra.
 
“Akane-chan! Ma cosa dici?!” Urlò Kyoko, sua secondogenita di 7 anni dai capelli color dell’ebano e dai grandi occhi color nocciola, nascondendo il volto arrossato tra le mani e cercando di richiamare all’ordine la sorella minore.
 
“Ma è vero! Diglielo anche tu, Iza-nee!” Continuò, rivolgendosi alla sorella maggiore la quale si limitò a sbuffare e a girare il volto arrossato dalla parte opposta.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Kaori mentre guardava il compagno con gli occhi simili a due fessure.
 
“Te lo giuro, Kaori-chan. Io non centro nulla con questa storia!” Si affrettò subito a rispondere l’uomo, cominciando a sudare freddo.
 
Kaori lo fissò ancora, irritata.
“Ah, no? Ringrazia il cielo che hai in braccio i bambini altrimenti te le avrei suonate di santa ragione!”
 
Il povero monaco sentì un lungo brivido attraversarlo per tutta la schiena.
 
Nel frattempo Hikaru, due anni appena di pura tenerezza e pucciosità, incapace di comprendere appieno ciò che stava accadendo attorno a lei a causa della fin troppo giovane età, gattonò silenziosamente verso le due nonne, le quali furono subito catturate dai suoi grandi e curiosi occhi color cioccolato.
 
“Nonna Kagome. Nonna Sango. Cosa succede? Perché la mamma è arrabbiata con il papà?” Domandò, cercando di pronunciare correttamente ogni singola parola.
 
Le due donne si guardarono insicure e con enorme gocciolone sulla fronte.
“Nulla di cui tu debba preoccuparti, tesoro.” Rispose la sterminatrice per poi posarle una mano sulla piccola testa castano chiaro.
 
“Già. Niente di importante.” Ripeté la sacerdotessa, prendendola tra le braccia e facendola accoccolare tra le sue gambe.
 
Sempre più confusa, la bambina mosse più volte le piccole orecchie canine per poi abbandonarsi ad un grosso e sonoro sbadiglio. 
 
Un silenzio imbarazzante si impadronì di quel luogo fino a quando Miroku non decise di prendere la parola.
“Allora, Shiro. Hai deciso che nome dare ai tuoi bambini?” Chiese, asciugandosi il sudore dalla fronte con un pezzo di stoffa colorato.
 
Il giovane inizialmente non rispose, mettendosi a studiare le loro piccole figure.
Quello a sinistra aveva i capelli color dell’argento e le orecchie canine il che lo faceva assomigliare in modo impressionante a Kaori; quello a destra invece aveva i capelli scuri come il padre e le orecchie umane e, sebbene fosse nato da poco, sentiva già provenire da lui un discreto potere spirituale.
Un mezzo demone e un monaco dunque.
Due fratelli così diversi ma uniti tra loro da un legame di sangue indissolubile.
Se non era una coincidenza quella!
 
Fece di si con la testa poi, alzatosi in piedi e con i bambini ancora ben stretti tra le braccia, fece qualche passo in direzione di suo padre e di Inuyasha.
 
“Padre. Inuyasha-sama. Avrei una richiesta molto importante da farvi.”
 
Tutti i presenti non impiegarono molto a comprendere quello che stava per chiedergli.
 
“Stai scherzando, vero?” Urlò il mezzo demone con gli occhi che gli uscivano dalle orbite.
 
“Non mi dirai che tu… vuoi veramente…?” Balbettò il monaco, incredulo.
 
“Ne sarei onorato.” Disse, chinando leggermente il capo in segno di rispetto.
 
I due uomini si guardarono, insicuri sul da farsi.
 
“Sei proprio sicuro di voler condannare così uno dei tuoi figli?” Domandò Inuyasha a bruciapelo.
 
“Cosa vorresti dire con questo, Inuyasha?” Ribatté subito Miroku, il quale aveva compreso dove volesse andare a parare e sentendosi offeso da quelle parole.
 
“Proprio non ci arrivi, bonzo?” Azzardò il mezzo demone, ora più che mai pronto a prendere a pugni il monaco vicino a lui.
 
“Ohh! Quindi, secondo il tuo modesto parere, TU… saresti meglio di me?”
 
“ESATTAMENTE!”
 
Miroku colpì il mezzo demone con un pugno, scaraventandolo dall’altra parte della capanna.
 
Un nervo pulsante si disegnò sulla testa dell’hanyou, il quale ringhiò forte all’uomo.
Stava per raggiungerlo e suonargliele di santa ragione quando furono bloccati da Kagome e Sango le quali li fulminarono con lo sguardo.
 
“Vi sembra questo il modo di comportarsi davanti a dei bambini innocenti?” Urlarono.
 
Inuyasha guaì, spaventato.
“È stato il bonzo a cominciare! I-i-io non centro nulla!” Si affrettò a rispondere.
 
“Ehhh? Ma se sei stato tu a…”
Ma il povero monaco non poté terminare la frase perché la compagna aveva cominciato a tirargli le orecchie.
 
“MIROKU! CHIEDI SUBITO SCUSA!”
 
“Mia dolce Sango. Si tratta solamente di piccole baruffe tra uomini. Nulla di cui tu debba…”
 
“Tu chiedi scusa lo stesso!” Lo ammonì, afferrando l’Hiraikotsu e sfiorandogli la testa.
 
“La stessa cosa vale per te, Inuyasha!” Completò Kagome, avvicinandosi minacciosamente al compagno.
 
Sconfitti e rassegnati, i due uomini si guardarono per poi fare come li era stato chiesto.
Sollevate e soddisfatte, le due donne si allontanarono, riprendendo le loro iniziali posizioni.
 
Imbarazzato, Shiro tossì alcune volte, richiamando così l’attenzione dei quattro adulti.
“Ehm… e per quanto riguarda i nomi? Che faccio?”
 
“Oh. Non credo che abbiamo più nulla da ridire. Vero, ragazzi?” Domandarono le rispettive compagne, guardandoli con sguardo assassino. 
 
Miroku e Inuyasha annuirono più volte, tremando leggermente.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla fronte del giovane monaco.
“Allora è deciso. I vostri nomi saranno Inuyasha e Miroku, figli miei.” Disse poi con tono solenne prima di fare un segno di benedizione sulle fronti dei bambini.
 

 
Erano quasi le otto di mattina e Inuyasha, dopo aver sistemato alcune faccende ed essere tornato da quella parte del pozzo, si godeva il tiepido sole invernale comodamente sdraiato su un ramo di un albero.
 
“Si può sapere che ci fai già in piedi, bonzo?” Domandò il mezzo demone, notando l’amico che passava sotto di lui.
 
“Potrei farti la stessa domanda, vecchio mio. Non dovevi lavorare?”
 
Ridacchiò.
“Questo è uno dei vantaggi di avere il proprio figlio a capo dell’azienda in cui lavori.” Ribatté, ironico.
 
Infatti, subito dopo aver terminato gli studi all’università, Inuki era stato assunto nell’azienda dove lavorava il padre, raggiungendo in poco tempo, grazie alle sue straordinarie capacità, la posizione più alta, sorprendendo così tutta la famiglia.
 
Il monaco sorrise, prendendo posto ai piedi di quell’albero.
“Che ne dici, allora, di farmi compagnia?” Chiese, posando sul suolo pieno di neve un piccolo fiasco di sakè.
 
“Io non bevo quella roba, lo sai.” Rispose brusco e continuando a dargli le spalle.
 
“Ma dobbiamo festeggiare in modo adeguato la nascita dei nostri primi nipoti!” Spiegò.
 
Il mezzo demone sbuffò, scocciato.
“Non sarebbe ora che ti dessi una regolata? Hai quasi cinquant’anni, per tutti i Kami!”
 
“Un po’ di alcool non ha mai fatto male a nessuno e poi questo fiasco lo tenevo da parte per un’occasione speciale come questa. Mi dispiacerebbe se andasse sprecato.”
 
Inuyasha sbuffò per l’ennesima volta.
“E va bene. Ma solo una goccia!” Lo ammonì, per poi saltare giù e raggiungerlo.
 
Fu solo in quel momento che Miroku si accorse di Hikaru, la più piccola delle loro nipoti, che riposava serenamente tra le braccia del compagno.
 
“Oh, ma guarda un  po’. E lei che ci fa qui?”
 
“Ero appena tornato alla capanna per recuperare alcune cose che Kagome aveva dimenticato, quando me la sono ritrovata davanti, assonnata e infreddolita. Kaori, Shiro e le bambine stavano ancora dormendo e così…”
 
Il monaco si lasciò sfuggire un sorriso.
“Ti vuole proprio bene, eh?”
 
“Diciamo solo che mi adora.” Commentò, accarezzandole il piccolo orecchio canino dal pelo castano chiaro nascosto tra i lunghi capelli. “Geloso?”
 
“E perché dovrei esserlo? Io ho Akane-chan che stravede per me!” Ribatté il monaco, dandosi un po’ di arie.
 
Inuyasha ridacchiò.
“Meno male che è una femmina altrimenti l’avresti già trasformata in un maniaco!”
 
“E chi ti dice che io non l’abbia già fatto?”
 
Il mezzo demone sgranò più volte gli occhi, agitato.
“Ma… allora… sei stato tu a… a…”
 
“Suvvia, Inuyasha! Non vorrai mica dare la colpa a me per quello che è successo poche ore fa nella capanna? Akane-chan è soltanto una bambina innocente e… molto curiosa.”
 
Curiosa, uhm? Credi veramente che io sia così stupido, bonzo?” Ribatté, guardandolo con occhi simili a due fessure e ringhiandogli leggermente.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla fronte del povero monaco.
“Comunque sia, ora che i Kami hanno deciso di donare a mio figlio due eredi, ho finalmente qualcuno a cui insegnare tutti i miei segreti in modo tale che la mia leggenda, soprattutto grazie al mio omonimo, non abbia mai fine. Anzi, visto che anche Ikkuko aspetta un maschietto, potrei istruire persino lui.” Commentò, altezzoso e solenne, portandosi una mano tra i folti capelli brizzolati.
 
“Tu vuoi fare… COSA?!”
 
 “Oh, e se non vuoi che anche il piccolo Inuyasha faccia la stessa fine, ti consiglio caldamente di allontanarlo delle mie grinfie.” Lo ammonì.
 
Un nervo pulsante si disegnò sulla testa del povero mezzo demone.
“Tu provaci anche con uno solo dei tre e vedrai cosa ti combino!” Ruggì.
 
“Mi stai forse sfidando, Inuyasha?”
 
“Fhè! Se non ci fosse Hikaru qui, ti avrei già preso a pugni!”
 
I due uomini si scambiarono uno sguardo di sfida.
Erano trascorsi quasi trent’anni dalla prima volta in cui si erano conosciuti.
Lui, un mezzo demone destinato ad una lunga e solitaria vita da emarginato; l’altro, un semplice monaco errante, condannato ad una vita ancor più breve e fugace a causa di una crudele maledizione che marchiava la sua famiglia.
Chi mai avrebbe potuto immaginare che i loro destini si sarebbero incrociati fino a quel punto?
Ed eppure adesso erano lì, circondati da figli e nipoti e in futuro che nessuno dei due avrebbe mai sperato di poter vivere.
 
Le voci squillanti di Sango e Michiru li distolsero da quei pensieri, facendoli tornare con i piedi per terra.
“Nonno Inuyasha! Nonno Miroku! Venite a giocare con noi? La collina è piena di neve e abbiamo portato gli slittini!” Urlarono saltando da una parte all’altra e spronandoli a raggiungerle.
 
Inuyasha si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“A quanto pare dovremmo rimandare ancora una volta la nostra scazzottata.”
 
“Già. Sembra proprio di si.” Ribatté il monaco, usando il suo stesso tono.
 
“Vado alla capanna a mettere Hikaru a letto. Vuoi che metta quel fiasco al sicuro?”
 
“Si. Te ne sarei grato.” Disse alzandosi in piedi e porgendogli l’oggetto in questione. “Allora… ci vediamo tra un po’, Nonno Inuyasha.” Disse con un ghigno ed enfatizzando le ultime parole.
 
Il mezzo demone lo fulminò lo sguardo.
Potevano essere pure trascorsi dieci anni ma lui non riusciva ancora ad abituarsi al fatto di venire chiamato in quel modo.
Sospirò, sconfitto e osservando l’amico farsi sempre più lontano.
 
‘Fhè! Nonno. Se qualche tempo fa qualcuno me l’avesse detto, io non ci avrei mai creduto.’ Si ritrovò a pensare prima sparire per il sentiero con la piccola Hikaru ben stretta tra le braccia e con un dolce sorriso in volto.
 
 
FINE





ANGOLO DELL'AUTRICE

Eh si, amici miei. Siamo giunti proprio alla fine.
Lo so. lo so. Dispiace anche a me. E tantissimo anche, visto che questa storia insieme al prequel hanno accompagnato dieci lunghi anni della mia vita.

E adesso è come se una fase di questa fosse terminata per sempre.
*Sospira mentre le scende una lacrimuccia giù per la guancia*

Sono stati anni bellissimi in cui ho conosciuto persone splendide e meravigliose che mi hanno aiutato a crescere e che non dimenticherò mai, perciò non posso fare altro che ringraziare tutti voi per il sostegno e l'affetto che mi avete dimostrato in tutto questo tempo.

Grazie. Grazie di tutto cuore ^_^

Che altro dirvi?

Spero soltanto di ritrovarvi nuovamente nei commenti delle mie storie future(perchè sicuramente scriverò qualcos'altro >_< anche se non so minimamente quando o cosa °°''' Ma non temete! Prima o poi mi vedrete rispuntare dal nulla XD ) così che questa avventura che ho trascorso con tutti voi non possa avere mai avere fine.
Alla prossima ragazzi ^_^

La vostra affezionatissima kagome123







   
 
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