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Autore: Paradorn    21/10/2007    1 recensioni
Tra le mura di Hogwarts, la situazione si fa sempre più insostenibile per gli studenti, che sono costretti a subire le prepotenze di un gruppo di Serpeverde. Tra vecchi insegnanti e nuovi ragazzi, un giovane Grifondoro si troverà, suo malgrado, al centro di tutto questo e dovrà fare affidamento sulla sua fortuna, sul suo sarcasmo e sugli interventi del suo misterioso protettore, per superare incolume (più o meno) il suo anno scolastico.
Genere: Commedia, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. Parola d'ordine: praticità!

Poche cose riescono veramente a manipolare il tempo.
Una giratempo può permetterti di portarlo avanti o indietro, un pensatoio può fartelo rivivere e un incantesimo di memoria può cancellarlo, in un certo senso.
Ma solo una cosa riesce a bloccarlo. E non ha niente a che fare con la magia.
Solo la consapevolezza, la consapevolezza del suo scorrere può bloccarlo.
Ed è quello che sta succedendo ora, durante questa lezione di Erbologia.
Il tempo si è fermato esattamente alle sette meno cinque e non sembra minimamente intenzionato a riprendere la sua marcia.
Purtroppo è colpa mia, lo so. Sono io che l’ho fermato, continuando a guardare l’orologio, a contare i secondi, a riempire di istanti il barattolone infinito sul quale è scritta a lettere cubitali la parola ‘PASSATO’.
E il fatto che io sia a conoscenza del mio errore non aiuta affatto, perché non posso fare a meno di comportarmi così!
Il problema è che ho una cosa urgentissima da fare, non appena il suono di quella campanella deciderà finalmente di raggiungere le mie orecchie.
Devo andare dalla Granger per chiederle che cosa voleva farmi capire dieci giorni fa, riguardo l’ormai leggendaria figuraccia dei serpeverde e l’identità del mio salvatore.
“Le voglio fare una domanda signor Trey. Dalla posizione… privilegiata nella quale si trovava, è riuscito per caso a vedere le scintille di luce dei due incantesimi? No, vero? Ci rifletta, signor Trey… potrebbe essere importante” aveva detto.
E io l’avevo fatto. Ci avevo riflettuto.
Ma la conclusione alla quale ero arrivato si è rivelata incredibilmente sbagliata!
Incredibilmente perché ne avevo quasi la certezza…
Mi ero convinto che fosse stata Key Bright, la mia attuale… ragazza a lanciare gli incantesimi di disarmo e di pietrificazione sui serpeverde che mi tenevano sotto tiro con le loro bacchette, ma questa convinzione è andata in frantumi poco più di un’ora fa.
Alla mia richiesta di conferma alla diretta interessata, infatti, era seguita una decisa negazione.
“No” mi ha detto Key.
“No cosa?” ho chiesto io, il sorriso gelato sul volto.
“Non sono stata io ad aiutarti quella sera.”
Sono rimasto inebetito qualche secondo, a bocca aperta, poi mi sono ripreso e ho deciso di srotolarle davanti gli indizi che mi avevano portato a lei. Era lì, era vicinissima, era l’unica persona che conoscevo in quella folla e… be’… le piacevo (e le piaccio ancora).
Ma Key ha continuato a negare, guardandomi fisso negli occhi, e nei suoi era ben visibile la verità.
“Non sei stata tu?” ho chiesto allora.
Ha scosso la testa.
“Non sei stata tu.”
Ho annuito un attimo, pensieroso.
“E… per caso sei riuscita a vedere chi è stato?” ho domandato pur sapendo già la risposta, che è arrivata puntualmente con l’ondeggiante movimento orizzontale dei suoi capelli nerissimi.
Un istante dopo correvo come un forsennato per tutta Hogwarts fino all’aula di difesa contro le arti oscure, solo per poi tornarmene deluso da dove ero venuto. La Granger stava facendo lezione, così ho dovuto rimandare il nostro incontro alla fine delle lezioni.
E cioè alla fine di Erbologia.
Ma mi sembrano anni che sono seduto a questo tavolo, anni che sto travasando queste maledette mandragole, anni che quella fottutissima lancetta dei minuti è ferma a 55!
Mando al diavolo una pianticella gettandola forte sul tavolo (tanto stava già strillando come una pazza!), e con lei il tempo e i cinque minuti restanti di erbologia.
Chiedo alla Sprite il permesso di uscire e lei dopo qualche tentennamento me lo concede.
Appena fuori dalla porta della serra n°1, abbandono a terra i paraorecchie (necessari per difendersi dal pianto delle mandragole) e mi dirigo a passo svelto verso l’aula di difesa.
Inutile dire che non faccio neanche dieci metri, prima che quella fottutissima campanella suoni, annunciando la fine delle lezioni.
Mi rifiuto categoricamente di guardare di nuovo l’orologio per scoprire se è suonata prima, o se in quei dieci metri sono passati 5 minuti, e sto ancora maledicendo me stesso e la mia consapevolezza del cazzo, quando imbocco il corridoio che conduce alla mia meta.
La luce nella stanza, ormai solo qualche metro più avanti, mi dice che sono fortunato.
La Granger è ancora qui, nonostante tutti gli studenti abbiano abbandonato le classi.
Aumento l’andatura pregustando già le risposte che otterrò, ma poi sono costretto a fermarmi.
La voce che proviene dall’aula di Difesa non è quella della professoressa.
E’ quella di Piton.
In un primo momento, la sorpresa blocca tutti i miei sensi e non riesco neanche a capire che cosa stia dicendo, ma dopo un attimo è la stessa voce del professore a risvegliarmi.
“…un’arrogante e presuntuosa ragazzina che non ha mai capito niente.”
Sento solo la parte finale della frase, ma non mi è difficile immaginare cosa possa essere venuto prima.
Un bel litigio tra professori, ecco in cosa sono incappato!
“Proprio come allora… proprio come lui!” continua il professore di Pozioni, e la sua voce è calma e allo stesso tempo furiosa. Non so come ci riesca…
Severus Piton è rabbia gelata.
La risposta della Granger arriva immediatamente, e questa volta non è il solito fruscio di velluto.
E’ arrabbiata e la sua voce si è alzata di qualche tono, sia d’intensità che di timbro. E’ acuta adesso.
“E lo lasci in pace una buona volta! Possibile che dopo tutti questi anni…”
‘MERDA!’ è l’urlo che sale, per fortuna solo nella mia testa.
Non ho idea di come sia potuto succedere, ma il mio zaino si è inspiegabilmente aperto e ha lasciato cadere i due grossi tomi di Trasfigurazione e Storia della magia sul pavimento, provocando un gran tonfo e facendomi trasalire.
La professoressa si interrompe all’istante, perché ha ovviamente sentito il rumore, così come mezza Hogwarts.
A questo punto non posso far altro che uscire allo scoperto, dichiarare la mia colpevolezza e attendere l’esecuzione.
Faccio un passo in avanti e mi affaccio alla porta proprio mentre Piton fa lo stesso, e per un pelo non mi rifila una testata.
Magari ci fosse solo una bella capocciata nel destino che mi aspetta!
E invece la capocciata non c’è, e non c’è niente di ciò che avrei potuto immaginare.
Un sorriso furbo, che incredibilmente non ha niente di un ghigno, si affaccia per un attimo sul volto di Piton che mi prende per un braccio e mi mette a sedere sulla prima sedia che trova.
“Bene, bene, signor Trey… stavamo giusto parlando di lei” dice lasciandomi visibilmente incredulo.
Di me? Allora ero io lui? Ma… ‘dopo tutti questi anni’ cosa diavolo vuol dire?
Non è che questo è un patetico tentativo di sviare la mia attenzione da quel ‘un’arrogante e presuntuosa ragazzina che non ha mai capito niente’, vero professore?
“Di me?” dico semplicemente, dando voce solo in parte ai miei pensieri.
Non sono ancora pronto a confessare di avere origliato.
La professoressa Granger ha l’espressione indifferente, eppure sembra sollevata. Guarda un punto imprecisato della stanza, ben lontano dalla mia sedia e da Piton.
Dal canto suo, il professore non sembra avere occhi che per me, anche se il sorriso è sparito dalla sua faccia alla velocità della bacchetta di Ames.
Questo mi mette a mio agio. E’ tornato il Piton che conosco: niente sorriso, niente calma furente.
Nascondo il nervosismo sotto un piccolo ghigno e mi lancio in picchiata.
“Professore. So che stavate…” esito un attimo per scegliere accuratamente la parola “quantomeno litigando. Ma, nonostante sia molto curioso, non sono affari miei. E se stavate veramente parlando di me, sia nel bene che nel male, in questo momento non m’interessa. Oltretutto non credo proprio che lo raccontereste a me” dico e la Granger spalanca la bocca, enormemente stupita.
Penso non abbia mai sentito nessuno parlare così al professore di Pozioni.
Ma io me lo sono guadagnato questo diritto.
Durante il mio primo mese a Hogwarts, non c’è stata lezione in cui Piton non mi abbia tolto punti o inflitto punizioni, anche molto severe. Ma si è accorto ben presto che niente di ciò che faceva aveva il minimo effetto sulla mia parlantina e sul mio… chiamiamolo così… buonumore.
Il fatto è che, nonostante lui mi punisse, insultasse o anche ignorasse, io non riuscivo ad odiare Piton. Mi era (e mi è) geneticamente simpatico, e trovo la sua personalità complementare alla mia. Mi dico spesso che se fossimo coetanei, sarei probabilmente il suo migliore (e forse unico) amico.
Ed è per questo che ha dovuto arrendersi.
Sono l’unica persona al mondo, per quanto ne so almeno, ad averlo battuto sul suo stesso campo da gioco.
Era convinto di conoscere le regole. ‘Io li punisco, loro mi odiano.’
E’ un tipo semplice Piton.
Ma, come già detto, con me questo non ha funzionato minimamente.
Allora mi ha dato partita vinta e ha deciso di giocare al mio di gioco.
Come adesso.
“Ah non le interessa? E io che credevo che la cosa che più le importasse fosse sé stesso, signor Trey…”
Io amo l’ironia di quest’uomo!
“E comunque,” continua dopo aver lasciato il tempo al mio sorriso di fare nuovamente la sua entrata in scena, “ha ragione. Non lo racconteremmo a lei, vero… professoressa?”
L’ultima parola e il tono di scherno e disgusto, non sembrano neanche scalfire l’indifferenza della Granger, ma io ancora una volta mi chiedo perché diavolo Piton la odi così tanto.
Un attimo dopo, lui è fuori nel corridoio.
Se n’è andato così, senza aggiungere nient’altro e senza salutare ovviamente. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, ma stavo cominciando a divertirmi.
La professoressa, ora che lui non è più a portata di orecchio, occhio e bacchetta, si sente libera di mostrare il suo vero stato d’animo anche sul volto, oltre che nella voce.
Sul suo viso, solitamente illuminato dal sorriso smagliante, ora imperversano nubi temporalesche.  
E se Severus Piton era rabbia gelata, Hermione Granger è senz’altro l’opposto.
Quando comincia a parlare sembra che un incendio di collera la stia divorando dall’interno e abbia carbonizzato il velluto.
Spero solo che non lasci che divori o carbonizzi anche me!
“Perchè è qui, signor Trey?”
Vacillo un attimo sotto quell’ondata di calore, ma mi faccio forza, ricordandomi il motivo che mi ha portato da lei.
Sostengo il suo sguardo infuocato.
“Professoressa, lei sa chi è stato a salvarmi da quei serpeverde quella sera all’ingresso di Hogwarts?”
Le nubi non sembrano intenzionate a cambiare rotta per ora, e restano ferme ad oscurare il viso della bella professoressa.
Poi improvvisamente un sussulto, come se qualcuno le avesse appoggiato le mani sulle spalle per rassicurarla, e lei gradualmente si calma.
Alla fine fa un respiro profondo e un sorriso incerto fa capolino sul suo volto, un tenue raggio di sole che filtra nel cielo plumbeo.
“Domanda legittima…” dice mentre il sorriso si allarga progressivamente. “Ha riflettuto su ciò che le ho detto l’ultima volta che ne abbiamo parlato?”
“Ci ho riflettuto… male, ma ci ho riflettuto” è la mia risposta.
“Bene, continui così.” dice lei soddisfatta, sorprendendomi.
Bene?
“E’ l’impegno che conta per me” spiega “come ho detto alla mia prima lezione. Oltretutto il suggerimento che le ho dato non è semplice come sembra” dice e dalla mia memoria ritorna a galla la frase del Vecchio White, che come al solito aveva visto giusto.
‘Deve esserci qualcos’altro sotto’ mi aveva detto la sera in cui gliene avevo parlato. Mi riprometto di chiedergli nuovamente un consiglio, mentre la professoressa riprende a parlare.
“Sono stata un tantino troppo ermetica, forse…”
“Sono d’accordo” le rispondo ridendo e la sua risata si sovrappone alla mia.
Ride così come sorride, Hermione Granger. Uno sfavillio di luci sul volto.
La sua non è una risata da sentire. E’ una risata da vedere.
“Per tornare alla sua domanda, signor Trey…” dice di nuovo seria, “io so chi è stato a proteggerla quella sera.”
E’ così che sgancia la bomba.
“Ma non intendo dirglielo”
Ed è così che non la fa esplodere.

Niente esplosione quindi, ma mi sento scombussolato più di quanto lo sarei stato sotto un bombardamento, mentre mi trascino stancamente verso la Sala Grande e la cena.
La fine della conversazione mi ha stremato.
I miei attacchi al silenzio della Granger sono stati tutti bloccati. Una fortezza impenetrabile quel silenzio, che le mie parole non hanno minimamente scalfito. Dieci minuti di tentativi, ma neanche una parola utile.
“Io non avrei neanche dovuto darle quel consiglio riguardo la luce degli incantesimi” aveva detto prima di aggiungere la frase che mi ha tolto le energie, molto più di tutti i miei sforzi per farla parlare.
“E’ una cosa che deve scoprire da solo”.
Questa espressione mi ha così abbattuto, fisicamente proprio, che non sono neanche riuscito a ribattere, nonostante le argomentazioni non mancassero.
Ha importanza come si scopre una verità? No! Indubitabilmente e indiscutibilmente no!
E’ la verità stessa che ha importanza! E’ il fatto che venga a galla, in qualunque modo, che ha importanza!
Bisogna essere pratici! Ecco la parola d’ordine: praticità!
Sia pratica! Sia concreta, professoressa e mi dica chi cazzo è stato a proteggermi quella maledettissima sera! Non è una caccia al tesoro questa! Non è un percorso spirituale che devo percorrere! Molli queste stronzate simboliche-astratte e mi dica chi è stato!
Ma questo monologo da politico infervorato ha avuto luogo solo nella mia testa, perché il resto del corpo si è rifiutato di continuare quella battaglia persa in partenza.
Alla fine ho gettato le armi e mi sono concesso una semi-dignitosa ritirata, cercando di non mostrare alla Granger il morale sotto le scarpe delle mie truppe.
Non appena metto un piede in Sala Grande, mi accorgo che c’è qualcosa di diverso dal solito.
Uno strano mormorio d’agitazione raggiunge le mie orecchie nonostante la stanchezza.
Vedo studenti spostarsi da un tavolo all’altro a passare misteriose informazioni e immediatamente dopo, tutto il tavolo a discuterne sottovoce.
Qualcuno si accorge di me e mi indica di nascosto, aumentando la quantità di bisbigli, ma non il loro volume.
Aggrotto visibilmente le sopracciglia e mi siedo velocemente al tavolo dei Grifondoro, già pienissimo, accanto a Ames e di fronte a Hèk e Rachel.
Cerco di captare qualche parola del brusio circostante, ma poi opto per la strada più semplice.
“Che cavolo succede?” chiedo incerto ai miei vicini che mi salutano.
Il ghigno di Ombra è tutto un programma.
“Succede che espellono McLoyd” dice sghignazzando allegramente.
Sarà forse la stanchezza, ma a me non va di ridere.
“Davvero?” chiedo mentre i miei occhi intercettano quelli nerissimi di Key al tavolo dei Corvonero.
“E’ solo una voce, per ora” mi risponde Rachel.
Fa una pausa durante la quale mi scruta attentamente.
“E mi sa che ha ragione Ames” dice dopo qualche istante.
Il ghigno di Hèk si restringe un tantino, ma solo per un attimo. In una frazione di secondo torna quello di prima.
“Ma dai! Dagli solo il tempo di assimilare la notizia… tra cinque minuti lo vedremo saltellare sul tavolo e strillare la canzone di Hogwarts!”
Io li guardo confuso. Non ci sto capendo una mazza e glielo dico.
“Non ci sto capendo una mazza”.
“Ames dice che non saresti contento di vedere McLoyd sbattuto fuori” mi spiega Rachel, il tutto con di fronte un silenziosissimo zio, come se si trovasse a chilometri da noi, come se non ci fosse a quel tavolo, come se fosse assente. Io mi volto verso di lui e lo guardo per un istante, non ricambiato, perché lo zio sembra completamente immerso nel libro di Trasfigurazione che tiene aperto sul tavolo.
Come fa a conoscermi così bene?
Non so neanch’io il perché, ma non sono felice. Dovrei esserlo, questo lo so. Quello stronzo di McLoyd mi rende la vita qui a Hogwarts ben più complicata di quanto non lo sarebbe se non ci fosse. E con tutte le bastardate che ha fatto a me e ad altri, se la meriterebbe anche una punizione del genere. Eppure…
“E’ per la storia di questa mattina?” chiedo dopo un attimo riportando la mia attenzione su Rachel, che annuisce piano.
Ovvio.
E’ per la storia di Junior Pollard, il Tassorosso (come ho scoperto poi) che io e Key abbiamo salvato dai serpeverde nella stanza dei trofei. Quindi in pratica sarebbe colpa mia, visto che sono stato io a consegnare McLoyd e i suoi alla McGranitt.   
Lancio uno sguardo ai verde-argento e ai quattro posti vuoti. Qualcosa mi spinge a spostare gli occhi verso destra, verso il centro del loro tavolo e verso due occhi infuocati che mi guardano minacciosi.
Jason Matton, il capo dei serpeverde, è furioso.
“Non so da chi sia partita questa indiscrezione, ma ci basterà aspettare qualche minuto per la conferma da parte della preside” continua la Grifondoro. “In ogni caso, l’importante è che i telescambi abbiano funzionato.”
Il vecchio White alla parola ‘telescambi’ solleva la testa dal libro e guarda Rachel con aria soddisfatta.
“In realtà” dice subito fallendo il tentativo di sembrare modesto “l’importante è stato che Jeremy era già in piedi, questa mattina presto. Le altre quattro persone i cui telescambi si sono attivati stavano dormendo e non hanno sentito la richiesta di aiuto.”
Mi lancia una lunga occhiata, ma io riesco a non distogliere lo sguardo, nonostante sia un po’ imbarazzato.
Scusa zio… ho mentito anche a te riguardo Key. Sono anche andato a parlare personalmente a Junior, poco dopo l’arrivo della McGranitt nella stanza dei trofei, per farmi promettere che avrebbe parlato solo del mio intervento.
“Nessuno a Hogwarts deve sapere che c’era anche Key, hai capito?”
Il Tassorosso aveva promesso, garantito, giurato e spergiurato e sono sicuro che non dirà niente.
Ames mi sta ancora scrutando attentamente, evidentemente non del tutto contento delle mie spiegazioni, quando la preside si alza in piedi, facendo cessare qualunque mormorio nel raggio di chilometri… o così sembrerebbe.
E’ ritta dietro il tavolo dei professori, rigida come un manico di scopa, lo sguardo severo dietro il suo paio di occhiali dalle lenti squadrate.
Una donna di classe, non c’è che dire…
“Buonasera ragazzi” dice nell’immobilità più assoluta. “Prima che questa cena abbia inizio, ho il dovere di comunicarvi la mia decisione riguardo allo spiacevole episodio accaduto nella stanza dei trofei questa mattina.”
Il silenzio di preoccupazione dei serpeverde si scontra con quello d’aspettativa degli altri studenti, ma è come cercare di mescolare olio e acqua. E’ impossibile!
Sono di densità completamente diverse quei due silenzi, che si potrebbe dire abbiano due suoni opposti.
La voce della McGranitt attraversa la sala e li separa perfettamente come una linea nera su una tela metà gialla e metà bianca.
“Gli studenti Serge McLoyd, Patrick Donovan, William Gross e Vince Fontana, ritenuti responsabili dell’accaduto, sono sospesi dalle lezioni per la durata di due settimane, devono lasciare immediatamente Hogwarts e al loro ritorno…”
Ma non riesce a terminare la frase, o se ci riesce, nessuno riesce a sentirla, perché dal tavolo dei serpeverde esplodono grida altissime di esultanza.
Convinti dell’espulsione, a chi importa di una patetica sospensione di due settimane?
Agli altri studenti, a quanto pare (i Tassorosso per primi), visto che si lanciano in proteste e reclami, inutili per altro.
“Deve espellerli!” urla Ombra sconcertato davanti a me.
E io mi ritrovo a sorridere di un sorriso soddisfatto, e senza neanche sapere perché!
Bisogna che lo chieda allo zio, dato che mi conosce tanto bene, da aver predetto questo, il mio errore nel ‘sospettare’ Key di avermi difeso dai serpeverde, e il mio odio per i telescambi.
Glielo domanderò, ma non questa sera. Questa sera ho ben altro in mente.
Mi appoggio allo schienale della sedia, cercando di rilassarmi.
E’ vero che sono esausto, ma stanotte ho bisogno di stancarmi ancora un po’, ma in maniera diversa.
Sposto gli occhi su Key che mi sta già guardando, e vedo il mio stesso desiderio nelle sue iridi nerissime.


Fine settimo capitolo



Note dell'autore:
Ringrazio infinitamente lo zio Stojilkovicz e lo zio Thian, dalle cui costole è nato Ames White, uno zio ben meno saggio dei suoi padri.
Ringrazio anche Clara, il cui velluto si presta agli usi della mia Hermione Granger… ahimè con ben meno fascino di quanto facesse con la sua originaria padrona.
E un immenso “Merci” va a Benjamin, il cui puzzo di capro si è trasmesso in parte al protagonista di questa storia (fortunatamente per lui!).
Chi ha letto l’irraggiungibile eroe della letteratura francese, sa…

  
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