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Autore: Hi Ban    06/04/2013    4 recensioni
«Potrebbe anche rispondermi il marmocchio, eh! Comunque tu non ti preoccupare, Itachi chan, starò via solo un giorno, so che sentirai la mia mancanza, ma sono cose che vanno fatte…» blaterò, mentre Itachi si pentiva anima e corpo di avergli rivolto la parola.
«Cooomunque, Sas’ke chan, domani vado in missione» ottocentesima volta che lo ripeteva, sì «perciò bye bye!» e se ne andò, lasciando finalmente i due fratelli alla loro pace.
Il silenziò, poi, fu rotto solo da Sasuke che imprecava amabilmente. Itachi si lasciò scappare un mezzo sorriso: il suo otouto aveva spappolato il pomodoro.
«Che diavolo voleva?» si informò, mentre infieriva sul pomodoro.
«Evidentemente farti sapere che andava in missione» ribatté sornione.
«Quell’idiota» borbottò Sasuke.
Poi si alzò, raccolse quel che rimaneva della prima cavia e si diresse in cucina, a prenderne una seconda.
Quella sì che la si poteva chiamare domenica di sangue.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Curiosity almost killed the cat




Quel Sasuke kun un giorno lo avrebbe ucciso.
«Ah, adesso sarà divertente» commentò Shishinosuke e proprio mentre Sasuke si girò sospettosamente verso di lui, Sakura gli giunse davanti.
«Naruto è passato tre secondi fa urlando qualcosa di un gatto e di idiota… ho supposto che l’idiota fossi tu, Sas’ke» disse Sakura sorridendo, senza nemmeno salutare.
Sasuke la fulminò con lo sguardo, ma sapeva che con la ragazza non funzionava più ormai. Infatti in risposta gli regalò un sorriso divertito e quasi irrisorio.
Poi Sakura notò il gatto e la sua espressione divenne completamente esultante. L’Uchiha nemmeno sapeva le piacessero i gatti, ma a giudicare dagli occhi spalancati e estatici dovevano piacerle parecchio.
«Ah, che bel gatto! È tuo Sas’ke? Non pensavo ti piacessero gli animali! Ah, è proprio tenero» mormorò l’Haruno avvicinandosi e osservando il felino. Shishinosuke prese a fare le fusa e a tendersi verso la ragazza in un atteggiamento molto più da gatto rispetto a quello che fino a quel momento aveva tenuto con Sasuke e che aveva mostrato a Naruto.
Per tutta risposta, Sasuke si tirò indietro. E il gatto si sporse di più, fino a che Sakura non tese le braccia e lo prese, chiedendo un educato «posso prenderlo?» senza tuttavia ascoltarne il responso. Shishinosuke fece le fusa rumorosamente e chiuse gli occhi quando la ragazza prese a grattarlo dietro le orecchie.
«Oh, è adorabile!»
L’Uchiha strinse i denti e assottigliò lo sguardo; il micio gli lanciò un’occhiata divertita e strafottente, conscio di quel che stava pensando Sasuke.
«Sei davvero un bel micione!» continuava intanto a dire Sakura, completamente all’oscuro della minacciosa battaglia di sguardi che si stava svolgendo tra Uchiha e gatto.
«È un randagio» buttò lì Sasuke che, benché volesse mostrarsi indifferente, non riusciva a staccare gli occhi dal gatto.
L’Haruno non gli prestò particolarmente attenzione: «Ma è così tenero!» e poi rise quando Shishinosuke strusciò il naso contro il suo collo.
Brutto bastardo di un gatto, fu quel che pensò Sasuke ed era esattamente quel che voleva il gatto.
«Ha le pulci» fu la breve sentenza del ragazzo.
«Magari è di qualcuno, non puoi dire che ha le pulci» ribatté Sakura allegramente.
«Avrà la rabbia» ringhiò quasi e Sakura alzò lo sguardo per osservarlo incuriosita. Non capiva perché fosse tanto irritato, ma forse lei non vedeva le cose dal suo punto di vista. L’Haruno vedeva un bellissimo catto nero che le faceva le fusa in braccio; Sasuke, anche se non lo avrebbe mai ammesso, vedeva un animale presto morto che si strusciava indecentemente su di lei e gli rideva in faccia.
Dove diavolo aveva la testa?
Qui sarebbe stato doveroso aprire una parentesi sul perché l’Uchiha volesse far fuori un povero micetto che non faceva nulla se non godersi le coccole di una giovane spensierata; dal momento che, però, Sasuke stesso era particolarmente cieco per quanto riguardava quella faccenda, mi pare abbastanza inutile farlo.
Comunque, Sasuke non pensava di poter reggere oltre, perciò si lanciò avanti e afferrò il gatto per la collottola, anche se avrebbe ritenuto più appropriato prenderlo per la coda. Faceva più male.
«Sas’ke!» si lamentò Sakura, mentre il gatto soffiava irritato, preferendo di gran lunga stare tra le braccia della kunoichi.
Sasuke tenne per un attimo il gatto davanti a sé, il tempo di mimargli un «sei morto» piuttosto apocalittico e poi lo lanciò letteralmente per aria.
Sapeva che non sarebbe crepato, anche se non vantava un grammo di intelligenza quello sicuramente non era un gatto normale e tanto gli bastava per sopravvivere ad un lancio come quello. Infatti atterrò sulle zampe con un mezzo miagolio di protesta, anche se sembrava più un ringhio soffocato.
«Tu sei pazzo! Perché ce l’hai tanto con quel povero gatto?» chiese basita l’Haruno, sporgendosi oltre Sasuke per cercare il felino. Un attimo dopo Shishinosuke comparve e muovendo la coda con fare irritato torno da Sakura e prese a strusciarsi contro le sue gambe.
Sakura sorrise e l’Uchiha assottigliò lo sguardo.
Il gatticidio sarebbe diventato il suo obiettivo di vita futuro.
«Come si chiama?» chiese Sakura, che ora si era piegata sulle ginocchia e accarezzava il gatto intenerita dall’animale.
«Imbecille» fu la seccata risposta di Sasuke, che avrebbe alzato gli occhi al cielo se non fosse stato che non voleva staccarli dall’animale nemmeno per un secondo.
«Quello non è un nome, Sas’ke!» si lagnò l’Haruno.
Il gatto gli aveva forse fatto la linguaccia? No, perché Sasuke aveva visto un guizzo di roba rosa uscire dalla sua bocca e non erano le budella perché Sasuke non lo aveva ancora appeso per le zampe per fargli vomitare l’apparato digerente.
«Allora è senza nome» fu la sua conclusione sbrigativa.
Sasuke non sapeva esattamente definire la sensazione che provava in quel momento, ma era qualcosa di decisamente insopportabile e gli faceva provare una gran rabbia. Per i comuni mortali era gelosia, ma l’Uchiha non la seppe decifrare.
«È stato lui a farmi tutti questi graffi» affermò anche e non seppe proprio spiegarsi perché giunse a dire una cosa del genere.
Anche se aveva diciotto anni suonati, il ragazzo continuava ad avere quella vena infantile che veniva a galla specialmente quando veniva ignorato o qualcosa non andava secondo le sue egoistiche previsioni. Ecco perché in quel momento se ne uscì dicendo che i graffi li aveva fatti il gatto, visto che Sakura lo stava ignorando per dar credito al felino.
Se non fosse stato che l’Haruno trovava il gatto l’apoteosi della tenerezza, sicuramente avrebbe prestato maggiore attenzione a Sasuke e l’avrebbe trovato estremamente dolce. Tenero, anche lui, sì. Però stava giocando con il gatto, appunto, perciò il massimo che gli concesse fu una fugace occhiata al suo volto e poi una diagnosi molto sbrigativa.
«Tempo un paio di giorni ed andranno via da soli, Sas’ke» così dicendo dimostrava di essere un ninja medico che almeno i graffi li sapeva curare. Definire, non curare, perché Sasuke continuava ad avere i graffi in faccia e la rabbia che fuoriusciva da ogni poro.
E Shishinosuke faceva le fusa languidamente arricciando il naso con fare smorfioso.
Sasuke strinse i pugni e decise che era il caso di mettere fine a quella faccenda.
Proprio mentre stava per risolverla lui – dare fuoco al gatto, se ci finiva di mezzo anche Sakura non era più un problema suo: bisognava pur sacrificare qualcosa per ottenere un bene superiore, no? – fu la stessa Haruno a balzare in piedi.
«Ah! Devo andare da Tsunade sama!» fu il commento intristito della giovane, che non sopportava l’idea di doversi separare da un bellissimo micio qual era Shishinosuke.
«Mi dispiace, micietto! Vorrei davvero stare a giocare con te, ma devo proprio andare» detto ciò si concesse ancora due o tre grattatine al gatto e poi andò via a passo svelto.
Ah, beh, salutò Sasuke con un veloce «a presto, Sas’ke kun», ma non fece molto di più.
Calò il silenzio, rotto solo dal respirò pesante di Sasuke, nella cui mente si agitavano una miriade di pensieri. Si poteva riassumere con un banale istinto omicida.
«Ah, Sakura chan è davvero una bellissima ragazza! È così tenera!» disse il gatto con voce adorante e la coda che si attorcigliava attorno a lui e poi si distendeva in continuazione.
Un borbottio non meglio identificato fu la risposta dell’Uchiha. E Shishinosuke fece una mezza risata, forse voleva sputare una palla di pelo, ma poi parlò di nuovo.
«Ah, qui abbiamo un Uchiha geloso! Di cosa, del fatto che preferisce un gatto a te? Ma non devi mica stupirti, eh!» più vedeva l’espressione di Sasuke divenire irritata più aggiungeva commenti; non aveva un istinto di sopravvivenza, il felino. «Era così bello stare tra le sue braccia! Era così caldo!»
«Se vuoi posso tenerti anche io al caldo» fu la proposta di Sasuke accompagnata da un ghigno poco rassicurante.
«Nah, non voglio essere preso in braccio da uno come te!» declinò pacatamente, leccandosi una zampa.
«Parlavo della palla di fuoco» specificò Sasuke, schifato quanto il gatto alla possibilità di doverlo prendere in braccio. Perfino baciare il dobe sarebbe stato meglio, pensò, ma forse quel paragone lo fece solo perché in preda alla rabbia. A mente lucida avrebbe sicuramente ritenuto le due esperienza disgustose allo stesso livello; forse Naruto un po’ di più.
«Resta il fatto che Sakura è davvero tenera… potrei benissimo farci un pensierino, visto che lei mi ha già dimostrato molto più affetto di quanto ne abbia dimostrato a te!»
«Tanto tu sei un gatto» rispose Sasuke, che era solo infastidito da quei commenti idioti, ma non vi vedeva più alcun problema; in fondo era davvero un gatto.
E, santo cielo, stava davvero discutendo di cose del genere con un animale?
«Cosa stai- beh, sì, hai ragione…» convenne il gatto con calma, indifferentemente. «Beh, non vuol dire niente, potrei diventare il suo animale domestico e dormire nel letto con lei!»
«Nessuno vorrebbe dormire con un sacco di pulci di fianco» gli fece presente piccato.
«Brutto marmocchio» fu il commento spassionato di Shishinosuke, che si rimirò la zampa poi vi diede un’altra leccatina e la guardo ancora e decretò che andava bene.
Cadde il silenzio e Sasuke si chiese che diavolo ci faceva ancora lì con quello stupido animale, poi il felino stesso, oggetto di minacce mentali di morte da dieci minuti a quella parte, si stiracchiò un po’ e infine parlò.
«E adesso manca la terza persona che serve per valutare la tua odiosa e spocchiosa persona!» disse entusiasta Shishinosuke, come se tutte le minacce di morte appena subite non fossero mai esistite.
Sasuke era sempre meno certo che il risparmiare il felino potesse risultare di qualche utilità per il mondo.
Era come per Shisui. Che senso aveva tenere in vita quell’essere che aveva l’unica funzione di inquinare l’aria con il suo respiro in cui era condensata la sua stupidità?
«Questa stupidaggine…»
«Giudizio, stupido Uchiha, giudizio sulla tua odiosa persona» lo corresse senza lasciarlo parlare.
«Quello che è» ringhiò tra i denti «non era sulle mie abilità ninja?» lo scimmiottò con rabbia.
«Sì» convenne Shishinosuke vago.
«E allora cosa c’entrano Sakura e Naruto? Senza contare che il dobe è inutile di per sé in qualsiasi occasione» fece presente, senza risparmiare la bravissima persona che era Naruto.
«Per prenderti amabilmente per il culo» fu quel che parve di sentire a Sasuke, anzi, ne era più che certo.
Al suo «cosa?» irritato e potenzialmente fatale, però, il gatto mosse la zampa e rettificò – o forse ripeté quel che aveva già detto prima: Sasuke poteva benissimo essersi sbagliato. «Ho detto, stupido Uchiha, che hai la testa dura come un mulo» commentò saggiamente. E sottovoce aggiunse qualcosa come «e farti fare figure di merda», ma ignorò le lamentele di Sasuke.
«Ah, basta, basta, sei sordo, smettila. Comunque! Tu sei un ninja, un ninja è una persona… segui il mio ragionamento, Uchiha! Se fai schifo come persona, fai schifo anche come ninja!» disse con una convinzione tale che Sasuke rimase spiazzato da tanto stupidità.
«Perciò, la terza persona è nientepopodimeno che uno dei più grandi Uchiha esistenti…»
«Madara Uchiha è morto da anni» commentò logicamente Sasuke, ma il gatto sbuffò e mosse la coda irritatamente.
«Non Madara, non resuscito i morti, io! Parlavo di Shisui Uchiha!»
Il gatto probabilmente si aspettava qualcosa come un estasiato ‘aaaaah’ prolungato di comprensione, ma seguì solo un silenzio penoso.
«Beh?» chiese allora, visto che Sasuke non parlava.
«Stai scherzando?»
«Mai stato più serio in tutta la mia vita da quando sono stato messo al mondo!»
«Allora sei un imbecille da quando sei nato» trasse sbrigativamente le sue conclusioni Sasuke, voltandosi e dando le spalle al gatto; dopo una stupidaggine simile non c’era più assolutamente nulla che lo costringesse a stare lì se non un insano masochismo spirituale e fisico.
«Non osare andare via, Uchiha! Shisui è uno dei più grandi! Finché non mostri rispetto a lui non puoi definirti un ninja! Devi accettarlo come tuo superiore, venerarlo, conquistare il suo perdono-» Shishinosuke sproloquiava agitatamente, mentre Sasuke si allontanava passo dopo passo.
«Finché ho un coprifronte in testa sono un ninja, il tuo giudizio o di chiunque altro non mi importa assolutamente» disse piccato e senza preoccuparsi troppo del fatto che il gatto avesse preso a muovere la coda con scatti irritati.
«Shisui è uno dei veri unici ninja in questo mondo, lui ha talento, potrebbe diventare Hokage!» «E perché non lo è allora?» chiese con fare strafottente Sasuke, che se c’era una cosa su cui poteva andare sicuro era l’inutilità patologica e la stupidità del cugino. Non c’era proprio nulla che potesse spuntare da un momento all’altro per smentire quanto riteneva fosse la più pura verità.
«Perché è troppo su, lui, per essere un semplice Hokage!» rispose con fare ovvio e sventolando una zampetta come a voler dettar legge.
Quel gatto aveva problemi.
«No, non lo è perché è stupido» fu la semplice risposta di Sasuke.
Shishinosuke rimase disarmato da quell’affermazione sputata con tanto astio e fece qualche passo indietro, come se fosse tanto sconvolto da non reggersi sulle zampe.
«Tu! Razza di- tu! Come osi? Shisui Uchiha è un bravissimo ninja! Ottimo, magnifico, bellissimo! Nessuno capisce il suo valore, è incompreso e-»
«In lui ho sempre e solo visto idiozia, fino al punto di credere che lui non usi chakra ma stupidità sotto forma di aura blu» borbottò Sasuke irritato.
Non poteva proprio accettare che qualcuno tentasse di far apparire ai suoi occhi Shisui come un essere dotato di utilità.
«Tu sei un essere orribile!» fu il commento sdegnato il gatto e si avvicinò con fare minaccioso a Sasuke; sarebbe stato di grande aiuto per il pathos un improvviso scurirsi del cielo e qualche lampo sullo sfondo, ma c’era un sole che spaccava le pietre, non era una cosa attuabile.
«Detto da un gatto» l’Uchiha lasciò in sospeso la frase e vide il volte del gatto rilassarsi un attimo, mentre si formava una specie di ghigno.
«Piccolo Uchiha, devi impararne ancora di cose… io sarò pure un gatto, ma almeno so avvicinarmi ad una ragazza e non ho il mio fratellino a pulirmi il culo… che fa rima con mulo» fu il sardonico commentò dell’animale e, benché non fosse una reazione del tutto normale, Sasuke aggrottò le sopracciglia e strinse tanto la mascella da rischiare di distruggersi i denti.
«Uh, punto nel vivo, eh, Uchiha chan?» continuò il gatto.
Era chiaro che o aveva un potere potentissimo per difendersi dal ragazzo o sapeva correre molto veloce. A vederlo non si sarebbe scommesso su nessuna delle due ipotesi.
Ogni commento che Shishinosuke aggiungeva lo rendeva un passo più vicino ad una morte lenta, dolorosa e straziante.
«Tuo fratello ti farà anche da balia, ma almeno compensa essendo un ottimo ninja, tu, invece? Non è certo con il potere della pupù che farai scappare in nemici, Uchihapyon!»
Sasuke strinse i denti e mosse un passo avanti, senza però essere visto da Shishinosuke, che continuava la sua filippica indisturbato.
«Ah, ma se sei scemo tu queste cose non le puoi capire! Solo il fatto che non accetti la grandezza di Shisui sama… ecco, quando lo vedi dovresti proprio chiamarlo Shisui sama! Ti farebbe essere un ninja migliore, sai?»
Il gatto spalancò gli occhi quando vide qualcosa di luminoso, enorme e caldo avvicinarsi ad una velocità impressionante e nel panico non seppe decidersi proprio se rimanere fermo, strillare o scappare. Sarebbe anche riuscito a muoversi velocemente – non era mica un gatto a caso, lui –, ma fu davvero colto di sorpresa. Infatti l’indecisione lo fece rimanere immobile, mentre la palla di fuoco minacciava di schiantarsi proprio addosso a lui. Un secondo prima di diventare arrosto di gatto, qualcosa gli colpì con forza il fianco, tanto che a momenti sputò anche la milza.
Sasuke aveva un sorrisetto stampato in volto, sicuro come non mai di essersi levato dai piedi una volta per tutti l’animale, ma quando non lo vide la sua espressione divenne mortalmente seria. Non era tanto stupido da credere di averlo carbonizzato a tal punto da non lasciarne nemmeno più i resti.
Poi sentì un mezzo miagolio morente e gli tornò un po’ di speranza. Si voltò e con suo grande sconcerto, tuttavia, trovò due gatti, non solo più uno.
Uno era Shishinosuke, l’altro era grigio con due occhi neri davvero inquietanti. Teneva una zampa su Shishinosuke che era steso a terra con aria poco viva e intanto lo fissava senza distogliere lo sguardo.
Sasuke era quasi certo che, se era karma quello che lo stava costringendo ad una giornata simile, in una vota precedente era stato un assassino brutale di felini.
L’Uchiha e il gatto grigio si fissarono senza dire nulla, fino a che Shishinosuke non si riprese e smise di vedere tutto che girava in maniera vorticosa. Con un balzò si portò sulle zampe e prese a scuotere la testa.
«Ah! Tu sei pazzo, stupido marmocchio! Potevi uccidermi! Potevo morire! Che diamine, non te lo hanno insegnato il significato di uccidere all’accademia? Sei pazzo» furono le brevi considerazioni che riuscì a tirare fuori ad intermittenza, mentre le zampe lo reggeva ben poco.
Sasuke si limitò ad un verso scocciato, perché ancora stava fissando il gatto grigio.
Poi Shishinosuke si rese ancora conto della presenza dell’altro e spalancò la bocca e mosse le orecchie.
Sembrava non comprendere, quando poi, però, anche l’altro felino lo osservò di rimando qualcosa dovette capire, perché i suoi occhi si illuminarono letteralmente.
«Sei tu! Tu mi hai salvato! Oh, miei eroe- certo che però potevi anche evitare di demolirmi tutte le costole, eh, mi servono… cioè, non mi servono veramente, ma fa piacere averle, capisci? Senza mi sentirei vuoto, ed in effetti lo sarei pure… ma tu sei venuto a salvarmi!» blaterò concitatamente, mentre il grigio non muoveva nemmeno la coda in segno di assenso o partecipazione alla pazzia dell’altro felino.
Quando Shishinosuke ebbe finito di blatera a vanvera, si ricompose, sempre nei limiti del possibile. «Oh, comunque, qual buon vento? Cosa-»
«Jin» fu la veloce risposta dell’altro.
«Eh? Jin cosa? Jin chi? Eh? Chi è?»
Sasuke non se lo era immaginato, il gatto grigio aveva davvero alzato gli occhi al cielo. Probabilmente gli stava simpatico già solo per quello, ma fin da quando lo aveva visto aveva potuto intuire, in qualche modo, che era diverso da Shishinosuke, non era idiota come lui e forse un po’ di rispetto, almeno finché non lo conosceva davvero, lo meritava.
«Io sono Jin» gli disse con voce pacata, senza lasciar trasparire alcuna emozione. Tuttavia la sua coda aveva preso a muoversi da destra verso sinistra e viceversa, segno che era paziente, certo, ma con Shishinosuke era impossibile a prescindere stare calmi.
Nessuno era veramente immune da un certo grado di stupidità in poi, diveniva impossibile. «Ma tu sei-»
«Jin, sì, sono io» gli ripeté ancora e Shishinosuke piegò di lato la testa.
Sasuke non stava capendo assolutamente niente di quel che stava succedendo, ma non ci voleva un esperto per dire che il gatto nero per sicuro era il sommo deficiente.
Il primo felino stava per dire qualcosa, quando quello che rispondeva al nome di Jin lo anticipò: «Io sono Jin, Shishinosuke» e a quel punto qualcosa dovette realizzare anche il gatto nero, perché mosse di scattò la coda e si lasciò andare ad un sonoro «ah» in segno di comprensione.
Era evidente che capiva anche lui, ogni tanto, ma ci metteva secoli in più dei comuni mortali. Poi Shishinosuke si mise a ridere e Jin lo guardò con fare poco interessato.
«E cosa ci fai, qui, Jin?» domandò e il tono all’Uchiha parve quasi ironico.
«Ti salvo la pelle» ribatté serafico, mentre l’altro gatto rideva un po’ più forte ed annuiva.
«Perché tu mi pensi sempre, io lo so!» nell’immaginario di Shishinosuke, quell’affermazione Jin l’avrebbe dovuta completare con qualcosa di mielosamente vomitevole, ma non fu così.
Il gatto nero portò tutta la sua attenzione su Sasuke e riprese a fissarlo con quello sguardo penetrante di cui l’Uchiha non coglieva il significato.
Shishinosuke schioccò la lingua contrariato e prese a borbottare parole sconnesse che Sasuke non comprese né era intenzionato a voler sentire. Jin, invece, gli assestò una codata senza nemmeno guardarlo.
«Ma si può sapere che diavolo-» Shishinosuke non ebbe tempo di continuare la sua protesta perché Jin si mosse verso Sasuke, fino ad arrivare ad un passo da lui; non avevano smesso di fissarsi nemmeno per un attimo.
Poi il gatto nero si avvicinò ancora un po’ e strusciò la testa contro la gamba dell’Uchiha, che non si mosse, anche se rimase leggermente sorpreso.
Dopo un momento di iniziale immobilità, Sasuke si piegò sulle ginocchia e prese a grattare il gatto dietro le orecchie.
Con l’altro gatto non l’avrebbe fatto nemmeno sotto tortura, ma qualcosa gli diceva che Jin era diverso. Gli stava più simpatico, per quanto lui non stravedesse per i gatti.
Shishinosuke era allibito.
«Cos- ehi! Questo è- ha tentato di uccidermi, il marmocchio! E ti lasci accarezzare da lui! Traditore!»
Nessuno dei due parve ascoltare le lamentele di Shishinosuke, che soffiò anche per attirare l’attenzione.
«Stai anche facendo le fusa?!»
Sì, stava anche facendo le fusa, mentre sul volto di Sasuke c’era anche un mezzo sorriso.
Stettero così per un paio di minuti, fino a che Shishinosuke non decise che per lui quello era uno spettacolo troppo orribile da vedere – aveva l’intestino debole, lui!
«Oh, e smettetela! Io sono qui per giudicare il ragazzo, Jin!» erano passati trenta secondi se proprio li si voleva contare con lentezza esasperante.
Uno Konohagakure no sato, due Konohagakure no sato, tre Konohagakure no sato… «Io mi arrendo!»
Per tutta risposta, Jin fece le fuse più rumorosamente e Sasuke pensò proprio che lui e quel gatto sarebbero potuti andare più che d’accordo.
«Se io ho le pulci anche Jin le ha! Perché continui ad accarezzarlo?» chiese furente. Era stato messo da parte, lui, il grande Shishinosuke. Non poteva accettarlo.
«Le sue pulci non mi danno fastidio quanto invece mi da’ la tua idiozia» commentò piccato.
«Se sei già così acido a quest’età mi chiedo come sarai ad ottant’anni, Sasuke chan» borbottò irritato Shishinosuke, mentre vedeva chiaramente che Jin stava ridendo spudoratamente.
Gliel’avrebbe fatta pagare.
«Sei un pessimo esempio per la tua razza, con la tua idiozia fai credere che tutti i gatti siano imbecilli» fu la gentile considerazione dell’Uchiha, che adorava infierire su Shishinosuke ora che erano due contro uno. Beh, se Jin non lo avesse salvato, prima, sarebbe stato bello infierire su di lui anche con la palla di fuoco, ma erano dettagli.
«E tu, nanerottolo? Sei un pessimo ninja, il giudizio di oggi ne è stata la dimostrazione palese! Non sei-»
«Credo tu sia un ottimo ninja» disse Jin parlando sopra Shishinosuke che se non fosse stato nero a quel punto sarebbe diventato di un bellissimo rosso pomodoro.
Sasuke ghignò con fare vittorioso, benché fino a venti minuti prima avesse affermato che non c’era nulla di utile nel sentirsi dare un giudizio da un gatto, Eppure quello di Jin lo accettava eccome e non solo perché era positivo al cento per cento.
«Tu sei sempre di parte, Itachi-»
Nell’esatto momento in cui disse quel nome, Shishinosuke trovò su di sé sue paia di occhi; Sasuke era incuriosito e Jin era impassibile.
Il gatto nero rise sguaiatamente e di tanto in tanto lanciava occhiate a Jin.
«E-eh, tu sei sempre di parte, Jin, come Itachi… Itachi fa lo stesso, sì, quell’altro Uchiha… sì…»
Sasuke non poteva vedere lo sguardo di Jin farsi sempre più gelido, sia perché ora il gatto gli dava le spalle, sia perché era troppo impegnato a fissare con odio palesato Shishinosuke.
Forse, per la prima volta in vita sua, il felino nero aveva paura di morire in maniera atroce.
«N-nah, non fare quella faccia, Jin chan, tu lo sai che io adoro solo te… sei il sole nelle mie giornate di pioggia…» biascicò sconnessamente e la voce si affievolì a poco a poco.
«Se piove non c’è il sole» fu la lapidaria risposta dell’altro gatto.
«Ma appunto! Tu rischiari le mie giornate… e poi io non posso vivere senza di te! E senza di sole non si può vivere! No, aspetta, siamo gatti, tu per me sei come l’erba gatta!»
Calò il silenzio, dopo quella pessima dichiarazione last minute e Jin mosse la coda un paio di volte, prima di voltarsi verso Sasuke e strusciarsi ancora una volta contro la sua gamba.
L’Uchiha lo accarezzò in risposta.
Sasuke non voleva nemmeno sapere che genere di relazione ci fosse tra i due animali, ma era certo che Jin dovesse essere il gatto più paziente delle cinque terre. Forse era la reincarnazione animale di qualche Dio.
«Spero che tu dopo voglia fare le coccole a me, Jin… per compensare quelle che il marmocchio non ha fatto a me!»
«Se vuoi posso coccolarti con un kunai» propose Sasuke e Shishinosuke gli fece una poco matura linguaccia.
«Direi che possiamo anche andarcene, Shishinosuke» disse poi Jin con fare quasi eloquente all’altro felino che emise uno sbuffò seccato.
«Ma io devo completare la mia missione!»
«Andiamo» fu la risposta di Jin, che passando gli diede una codata su un fianco.
Sasuke si avviò davanti a loro dopo aver raccolto le buste della spesa.
«Dovresti solo ringraziarmi, Uchiha! Non farò sapere al resto del mondo quanto sei inetto come ninja, come persona, come cugino- ahia! E smettila con questa coda!»
«Si muove da sola» fu la sardonica risposta di Jin, che fu seguita uno sbuffò di Shishinosuke.
«Ringraziami, tappo!» insistette il gatto nero e Sasuke non lo degnò nemmeno di uno sguardo, tantomeno di una qualsiasi risposta.
«Uchiha!»
Ancora niente.
«Ah, mi hai stancato! Stupido marmocchio, te la farò pagare!» così dicendo si preparò per spiccare un balzo che aveva l’intento di portarlo a schiantarsi contro la schiena di Sasuke, giusto perché quel marmocchio meritava una lezione. Sfortunatamente per lui, né l’Uchiha lo stava ascoltando né Jin era propenso a lasciarlo fare di testa sua.
«Idiota» fu il commentò di Jin, prima di lanciarsi su Shishinosuke.
Sasuke decise di fermarsi, giusto per insultare il gatto nero per tutte le stupidaggini che andava farneticando, ma quando si voltò per ottenere una risposta ormai Shishinosuke e Jin non c’era già più.
«Siete gatti strani. Non miagolate nemmeno» borbottò, rimanendo per un po’ fermo a fissare la strada vuota – dov’erano finiti? Com’erano arrivati così se n’erano andati –; poi scrollò le spalle e si diresse verso casa.
Non voleva farsi domande su quanto accaduto, avrebbe semplicemente fatto finta di niente.
In fondo capitava sovente di incontrare un gatto imbecille per strada che ti tendeva agguati e si autoproclamava giudice supremo dei Kami solo sapevano cosa, no? Beh, non era il caso di farne una questione di stato.
Solo quando giunse a casa, poi, si rese conto che non aveva nemmeno preso i pomodori, l’unico motivo per cui era uscito di casa.
Restò fermo sulla soglia della porta per un attimo – tornare o non tornare? –, dopodiché entrò e si chiuse la porta alle spalle: non avrebbe corso il rischio di incontrare altri animali anormali.


«Itachi chan~ perché ti sei intromesso? Eh? Stavo andando tanto bene!» si lamentò Shisui, dopo che si furono ritrasformati lontano da occhi indiscreti. Itachi lo aveva trascinato via di peso, mentre Sasuke era provvidenzialmente girato. Non avrebbe nemmeno voluto immaginare la scena della morte dolorosa di Shisui una volta che si fosse attaccato alla schiena del fratellino.
Itachi si legò i capelli nella consueta coda e gli lanciò un’occhiata incerta.
Gli stava davvero chiedendo una cosa del genere?
«Perché saresti morto nell’arco di cinque minuti» disse con semplicità, appoggiandosi con la schiena il tronco dell’albero che si trovava lì.
Shisui spalancò gli occhi e un sorriso estasiato gli si dipinse in volto: «Oh, perciò lo hai fatto per me! Lo sapevo che mi amavi ancora, anche se il tappo offuscava il tuo giudizio-»
«E poi non trovo giusto che tu infastidisca così il mio otouto» aggiunse e il sorriso di Shisui scomparve in un secondo.
Non c’era veramente bisogno di aggiungere quell’ultima parte, ma smontare il cugino di tanto in tanto gli faceva sentire uno strano senso di soddisfazione. Forse era perché stava zitto.
Per poco, ma ogni tanto stava in silenzio anche lui.
Superato il trauma, infatti, riprese a parlare.
«Oh, era solo per dargli una lezione! Non ha ancora capito che deve portarmi rispetto! Io sono più grande e-» il suo blaterare senza senso fu nuovamente interrotto dall’altro Uchiha.
«Più grande di età, sì» commentò, sottintendendo qualcosa tipo che Sasuke era maggiore in quanto materia cerebrale, ma Shisui non parve minimamente cogliere.
«Esatto! Più grande, perciò merito rispetto! E invece lui si prende gioco di me! Tu capisci, vero, Itachi chan?» chiese conferma e Itachi si limito ad una politicamente corretta scrollata di spalle.
«E Shishinosuke ha dato il suo giudizio! Cioè, lo avrebbe dato, ma sei arrivato tu» si lamentò ancora e intese il silenzio del cugino come un esplicito invito a continuare le sue chiacchiere.
Itachi non intendeva proprio quello, ma ormai erano dettagli.
Che poi il suo giudizio consisteva nel prenderlo in giro e fargli fare figuracce fino a che non si fosse stancato delle palle di pelo, ma dettagli pure quelli.
«Ah, si stava proprio bene in braccio a Sakura chan! Ma non essere geloso, Itachi! Se vuoi divento un gatto di nuovo così puoi prendermi in braccio anche tu!»
Itachi non rispose e sarebbe dovuto essere un gesto più che eloquente.
«Idiota io, poi! Io sono un grande ninja, il fatto che il marmocchio non voglia ammetterlo conferma solo la sua stupidità e smettila di fare quella faccia ogni volta che lo insulto!»
«Quale faccia?» chiese Itachi per nulla interessato, anche se più o meno sapeva quale espressione doveva aver tirato fuori: qualcosa a metà tra il “se non stai zitto ti uccido” e il “ti uccido anche se la smetti di parlare”; era il suo otouto quello di cui parlava, mica il pescivendolo dietro l’angolo.
«È per questo che gli ho detto che ero in missione!» disse fiero di sé Shisui, come se avesse implicitamente salvato il mondo e cambiando il discorso senza un motivo preciso. Ma quello lo faceva sempre, la gente in genere semplicemente smetteva di ascoltarlo, ecco perché poi non c’era nessuno che riuscisse a seguirlo.
«Per fargli credere che il gatto non saresti potuto essere tu nemmeno volendo, una volta che avesse collegato la stupidità di Shishinosuke alla tua?» domandò senza riserve Itachi e Shisui scosse la testa scandalizzato.
«Essere gatto ti rende antipatico, sai? Mi insulti apertamente! E io ti ho anche detto che sei il mio sole, la mia erba gatta! O forse questo in realtà è un modo per esprimermi tutto il tuo amore perché non puoi dirlo chiaramente e usi un linguaggio in codice…» notando l’espressione palesemente scettica di Itachi, ritornò sulla questione principale: «No, comunque! Volevo dargli un indizio! Sono stato davvero in missione, oggi! In missione a risolvere quell’enorme problema che è lui, solo che per Sasuke non si può risolvere tutto piazzandogli una cartabomba sotto al culo…»
Il tono pensieroso fece chiaramente intendere ad Itachi che il pensiero successivo fu veramente incentrato sulla possibilità di far saltare per aria il suo fratellino, pur di risolvere quelli che lui vedeva come problemi.
«Volevo solo insegnargli qualcosa tipo la gentilezza o roba del genere… volevo riprogrammare il suo cervellino bacato!» aggiunse, come se avesse appena trovato le parole giuste.
Quanto Itachi alzò gli occhi al cielo, Shisui lo notò e incrociò le braccia al petto, gonfiando le guance.
«Aaaah, volevo solo infastidirlo, dov’è il problema? Se lo avessi fatto con le mie sembianze mi avrebbe ucciso dopo tre secondi, da gatto potevo spadroneggiare di più!»
«Se non ti avessi portato via Sasuke ti avrebbe dato fuoco molto presto» gli fece presente Itachi, per poi darsi ad un anomalo esempio di loquacità: «In più il tuo piano non reggeva. Cos’è il giudizio del gatto?»
Il tono di Itachi, leggermente, scettico, fece ridere Shisui, anche se una persona normale non avrebbe trovato la situazione tanto ilare.
«Ah, sì, giusto, beh, all’inizio non volevo fare una cosa del genere, volevo solo graffiarlo e rompergli le scatole, ma poi l’ho trovata una cosa divertente! Giudicarlo, tipo… solo che nella mia mente era una cosa interessante, in verità non aveva senso… ma poi tu stai sempre a lamentarti?» borbottò Shisui pestando anche i piedi, cosa che gli attribuiva un’età cerebrale di un anno e mezzo, due se proprio si voleva essere generosi.
«Ho solo detto che era una cosa stupida.»
«No, prima era solo qualcosa che non reggeva, ora è stupida… presto chiederai la mia testa per ripagare il danno compiuto!» la melodrammaticità gli scorreva nel sangue come a Sasuke scorreva succo di pomodoro.
«Sei sempre dalla sua parte, Itachi chan~» gli fece presente, come se quella considerazione avrebbe dovuto avere un senso tutto suo.
No, non ce l’aveva.
«È un male?» si informò l’Uchiha e Shisui gli fece la linguaccia. Molto maturo da parte di uno che si era appena trasformato in un gatto per infastidire il cugino.
Poi Shisui spalancò gli occhi, come se gli fosse venuta in mente una cosa estremamente furba e pertinente da dire.
Se lo fosse stato davvero, Itachi non ebbe la possibilità di scoprirlo. Infatti un secondo dopo, il rumoroso cugino divenne leggermente pallido e serio.
Si posò prima una mano sullo stomaco e poi la portò alla bocca.
«Cos’hai?» gli chiese Itachi, pacato come al solito; voleva solo sapere se era mortale per pensare in fretta ad un luogo in cui imboscare il corpo, odiava essere impreparato su quel genere di cose.
«Palla di pelo» biasciò e Itachi fece appena in tempo a spostarsi di lato.
«Il fatto che sputi ancora palle di pelo dice un sacco di cose» si concesse di dire Itachi, con un mezzo sorrisetto soddisfatto. Avrebbe tanto voluto poterlo raccontare a Sasuke – adorava vedere il suo otouto felice, forse un po’ meno quando aveva quello strano ghigno malato –, ma non poteva proprio.
Shisui, ancora pallido, fulminò il cugino con un’occhiataccia e poi gli sorrise eloquentemente. «Beh, non ha molto significato detto da uno che ha ancora le orecchie, Jin chan!»





«Tou san… hai mai incontrato un gatto di nome Shishinosuke?»
«No.»
«Ah.»
«Era il mio sensei quando ero un genin, però.»
«Ah.»
Allora il gatto era…
Ma Kakashi sensei non evocava cani?

«Tousan, cos’hai detto a Sas’ke?»
«Gli ho detto di Shishinosuke, il mio vecchio sensei.»
«Ah.»
«Però mi ha chiesto se conoscevo un gatto con quel nome.»
«Ah.»
Sasuke allora pensava che…
Avrebbe ucciso Shisui per aver confuso il suo fratellino.
«Cos’hai in testa, Itachi?»
«Niente, tou san, niente.»

«Caro, cos’hai detto a Sas’ke e Itachi?»
«Sasuke mi ha chiesto di un gatto di nome Shishinosuke. Io gli ho detto che era il mio vecchio sensei. A Itachi ho detto che ho detto a Sasuke di Shishinosuke, ma che lui mi aveva chiesto di un gatto.»
«Ah. È per questo che Sas’ke fissa il vuoto?»
«Evidentemente.»
«Ah. E Itachi affila la katana per…»
«Non lo so.»
«Ah.»

Allora…
Beh, quella sera comunque avrebbe sicuramente fatto l’insalata senza pomodori.


«Perché quel demente di mio nipote va in giro sputando palle di pelo?!»


«Itachi chan~ aiuta un compagno in difficoltà! In onore del gatto in noi che ci unisce~!
... Uh!»




Ah, no, non sono proprio specializzata in storie furbe e serie :/ Giuro che una volta o due ci ho anche provato, eh, ma non mi è riuscito altro che una gran schifezza, perciò no comment.
Alla fine Shishinosuke era Shisui!*O* Ma si poteva intuire dalla demenza, suvvia… cioè, ammetto che ad un certo punto mi sono dimenticata di star utilizzando Shisui sotto mentite spoglie e mi scappava Shisui al posto di Shishinosuke, ma… beh, dettagli, spero di non aver lasciato indizi sgraditi in giro XD Quel gran micione di Jin ha fatto la sua breve comparsa, ma volete dirmi che non è stata letteralmente una botta d’amore quella che gli ha dato nelle costole per evitare che venisse carbonizzato? All I can see is love, dears XD
Tra l’altro, ad un certo punto della mia degradante (degradabile?) esistenza ho pensato che Shishinosuke sarebbe anche potuto essere un nome in codice… ma l’ho pensato dopo aver già scelto il nome, perciò non sapevo cosa potesse voler dire, se lo dividevo in Shishi no suke… Beh, viene qualcosa tipo monaco dell’urina XD Perciò Shishinosuke non ha nessun significato intrinseco ù-ù
Sasuke è sempre il solito marmocchio, ma anche se non sapeva che Jin era Itachi ha capito che lui era più furbo dell’altro micione rompiscatole ://)
Credo che sia tutto! Ringrazio chiunque abbia deciso di spendere un po' del suo tempo per capire quanto possono essere terrificanti i gatti e quanti segreti possano nascondere u-ù
Bye!
  
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