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Autore: Alphesiboei    07/04/2013    5 recensioni
Harry ha alcune certezze nella vita; la più salda è che diventerà un giornalista di successo. Zayn, d’altro canto, è tutto un’insicurezza.
[Zarry]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Con gli occhi chiusi.

Pairing: Harry/Zayn

Rating: R/NC17

Trama: Harry ha alcune certezze nella vita; la più salda è che diventerà un giornalista di successo. Zayn, d’altro canto, è tutto un’insicurezza.

Note: Allora, innanzitutto questa è una Zarry; questo implica che la storia è slash, se non vi piace, non leggete! La storia è tutta scritta, quindi la possibilità che rimanga incompiuta è quasi pari a zero! Sono diciassette capitoli più un breve epilogo, e dovrei tranquillamente riuscire a garantire un aggiornamento settimanale!

Disclaimer: gli One Direction non mi appartengono bla bla bla.

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Grazie mille a Gre per il banner!!! Si vede che, tra le due, l'artista è lei, eh? 

 

Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile.

Ma non esiste un sogno perpetuo.

Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo,

e non bisogna volerne trattenere alcuno.

 

Demian – Hermann Hesse

Capitolo uno.

 

Harry fremeva dall’eccitazione. Non stava più nella pelle. Era la sua grande occasione, lo sapeva, lo sentiva nelle ossa.

Oltrepassò il grande portone della redazione del Times e si diresse dalla segretaria che stava all’ingresso.

«Sono Harry Styles, ho un appuntamento con il direttore» comunicò brevemente.

La giovane segretaria afferrò il citofono che stava sulla scrivania e controllò che quanto le era stato detto fosse vero.

«Può accomodarsi, la sta aspettando» lo informò, dandogli le indicazioni senza degnarlo di un ulteriore sguardo.

Quando si ritrovò di fronte alla porta giusta, prese un profondo respiro per darsi forza. Tutto cominciava da lì, e se quell’incontro fosse andato bene, la sua vita avrebbe preso una svolta decisiva.

*

Una settimana prima.

Stranamente, quella festa di ex alunni lo stava divertendo. Un po’ perché rendersi conto di quanto fossero cambiati in peggio la maggior parte di quegli idioti, in cinque anni, non poteva che rallegrarlo, un po’ perché, d’altra parte, trovava sempre qualcuno con cui tornare a casa, dopo una festa, e quella delle superiori non avrebbe fatto eccezione.

Stava parlando amabilmente con un bel ragazzo castano, capelli corti e occhi verdi, ma quello che gli stava dicendo era tutto meno che interessante. Il che non era davvero importante, visto che al massimo se lo sarebbe portato a letto, ma la sua cadenza noiosa stava comunque rendendo pesante il compito di rimorchiarlo.

Proprio mentre gli stava raccontando di quanto fosse pazzesco il suo lavoro allo studio legale Reichs e French, una bionda sbucò fuori dal nulla, si aggrappò al suo braccio e lo salutò con bacio sulla bocca. Harry, odorata la via di fuga, si scusò e si allontanò in direzione del bar. Poco male, pensò.

Tanto più che, mentre aspettava il Gin Lemon che aveva appena chiesto al barista, notò poco distante uno dei più bei ragazzi che avesse mai visto. Sorrideva tranquillamente a un altro ragazzo, biondo e dalla risata più rumorosa che avesse mai sentito. I capelli erano neri e corti, agghindati leggermente all’insù, e gli occhi erano marroni, forse marrone chiaro, e grandi e le ciglia erano lunghissime e wow. E si era accorto che Harry lo stava fissando, perché, quando si era voltato brevemente verso la sua parte e aveva per caso incontrato il suo sguardo, era arrossito adorabilmente e in fretta era tornato a guardare l’amico. Se erano indicative, poi, le occhiate che l’altro, forse involontariamente, forse no, ogni tanto gli lanciava, Harry poteva dirsi sicuro che nessuna ragazza sarebbe arrivata a rompergli le uova nel paniere, quella volta.

Non voleva avvicinarsi quando era accerchiato da gente, quindi per un po’ si era limitato a tenerlo d’occhio da lontano. Se lo ricordava. Era più grande di un anno, dunque non avevano mai seguito nessun corso insieme, e non si erano mai parlati. Non era neanche sicuro di ricordarsi il nome. Zain. Zaine. Qualcosa del genere, insomma. Guardando indietro con gli occhi della memoria, Harry si disse che poteva immaginare che sarebbe cresciuto bene. Solo, non così bene. Doveva per forza provarci, o si sarebbe mangiato le mani per sempre.

A un certo punto, dopo qualcosa come il quarto, quinto drink, vide l’oggetto delle sue brame appoggiato al muro, quasi di fronte a lui. Da solo. Era il momento che stava aspettando. Cercando di assumere la sua camminata più seducente, si diresse verso la sua preda, che nel frattempo aveva intrecciato gli occhi ai suoi e lo stava guardando con un’espressione a metà tra l’incerto e l’interessato. Bene, si disse Harry, sarà divertente.

*

E divertente lo era stato.

Zayn – c’era andato vicino – era silenzioso e rispondeva a monosillabi, ma, Harry ne era certo, non gli avrebbe opposto troppa resistenza.

«Che ne dici se ce ne andiamo da qui?» gli chiese, infatti, dopo neanche quaranta minuti. Di solito avrebbe aspettato almeno lo scoccare dell’ora. Ma l’alcol iniziava a farsi sentire e le sue (poche) barriere inibitrici erano cadute tutte, una dopo l’altra.

«D’accordo» rispose Zayn, anche lui annebbiato dai bicchieri di troppo. «Vediamoci all’entrata, fuori. Devo salutare delle persone»

Harry fece cenno di sì con la testa. Probabilmente doveva dire a Niall, l’amico biondo, che se ne andava.

Fuori faceva abbastanza freddo, erano gli ultimi giorni di novembre, ed era vestito abbastanza pesantemente, pur non essendo un tipo freddoloso. Aspettò qualche minuto e proprio mentre iniziava a stufarsi, Zayn uscì dall’edificio, una mano nella tasca del giacchetto di pelle e l’altra a sistemarsi il ciuffo.

Harry gli sorrise maliziosamente, perché sapeva che funzionava sempre, anche se ormai il suo obiettivo l’aveva raggiunto.

«Io vivo con un’altra persona, che è tutto meno che rispettosa e silenziosa…» fece, quasi lasciando in sospeso la frase. Non che ci sarebbero stati davvero grossi problemi ad andare nel suo appartamento, se proprio non potevano farne a meno, però Louis era una piaga, quando voleva dargli noia, e, sicuro come il fatto che il sole l’indomani sarebbe sorto, se lo avessero trovato sveglio non li avrebbe lasciati in pace per un bel po’.

Zayn sembrò pensarci, poi scrollò le spalle e buttò fuori un laconico andiamo da me.

«Se sei in macchina, ti seguo» disse Harry, iniziando a tirar fuori le chiavi.

«No, ero con Niall»

Lo guidò fino alla sua scassata automobile di seconda mano, comprata poco dopo la fine dell’università con gran parte dei suoi risparmi e un piccolo aiuto di sua madre.

«Da che parte vado?»

*

Casa di Zayn era un super attico nella zona più costosa di Londra. Il ragazzo non gli aveva detto di essere così ben quotato. Non che gli importasse, comunque. Probabilmente, se fosse stato in condizione, se la sarebbe filata a metà notte.

Non fece troppo caso all’arredamento, anche perché l’unica cosa che gli interessava era dove fosse la camera da letto. Era eccitato e non vedeva l’ora di togliersi i vestiti di dosso. Per lo stesso motivo, rifiutò con grazia quando il padrone di casa gli chiese se volesse qualcosa da bere.

Zayn sembrava impacciato, quasi fosse la sua prima volta con un altro uomo. Gli venne il dubbio e glielo chiese. Non voleva ritrovarsi ad andare a letto con un novellino che magari poteva costruire chissà che castelli su quella che invece non sarebbe stato altro che una sana scopata. E la sola vista di Zayn gli faceva venire in mente tutto meno che tocchi lievi e parole dolci.

Per fortuna l’altro negò con un cenno del capo e lentamente si avvicinò.

Harry lasciò cadere a terra il suo giacchetto e con un solo passo gli fu di fronte. «Andiamo in camera tua» gli sussurrò a un palmo dalle labbra.

Zayn non se lo fece ripetere due volte e, senza neanche assicurarsi che l’altro lo stesse seguendo, si voltò e si diresse a passo veloce verso quella che doveva essere la sua stanza.

Un letto enorme era in bella vista, ma anche questo interessava poco, a Harry. L’importate era che fosse un letto e soprattutto che ci si ritrovassero stesi sopra in fretta.

Zayn si stava togliendo le scarpe e Harry velocemente seguì il suo esempio, poi non resistette più.

Lo afferrò per le spalle, facendo scivolare le mani tra i suoi capelli. L’altro, per la sorpresa, aprì leggermente la bocca e Harry non perse tempo a coprirgliela con la sua, mordendogli il labbro e infilandoci la lingua. Fece fuori un vestito dopo l’altro e lo spinse sul letto. Lì, completamente nudo e disteso fra le coperte rosse, Zayn era la persona più sexy che Harry avesse mai visto in tutta la sua vita.

Si posizionò fra le sue gambe, le mani che toccavano ovunque meno dove Zayn avrebbe davvero voluto, la tensione che saliva a ogni respiro; Harry lo coinvolse di nuovo in un bacio umido, per poi staccarsi mordendogli il labbro inferiore e passare a leccare e succhiare la pelle del collo, un capezzolo e poi l’altro, lasciando dovunque scie di fuoco.

Più il respiro di Zayn si faceva veloce, più Harry diventava audace. Quando Zayn si lasciò fuggire un gemito, Harry lo prese in bocca, aiutandosi con la mano per dove non riusciva ad arrivare. Sentire l’altro contorcersi dal piacere sotto di lui stava eccitando Harry ancor più di quanto non lo fosse già. Accarezzandogli la coscia, si lasciò uscire l’uccello di Zayn dalla bocca e si riportò verso il volto dell’altro, per guardarlo negli occhi.

«Dove tieni-»

Non riuscì neanche a finire la frase che Zayn si sporse ad aprire un cassetto del comodino accanto al letto, tirando fuori lubrificante e preservativo. Zayn gli lanciò uno sguardo che parlava di passione e bisogno, e si riabbassò sul letto, le gambe piegate e spalancate per Harry.

Il più piccolo lo preparò e fece lo stesso con sé, poi, con un sospiro di sollievo, portò alle spalle le gambe di Zayn e, quanto più delicatamente gli fosse possibile, entrò in lui.

Zayn era stretto e caldo e meraviglioso, e le sue unghie erano conficcate sulla sua schiena e probabilmente i graffi sarebbero rimasti per giorni. Aspettò che l’altro gli facesse cenno di muoversi e, quando Zayn fece leggermente oscillare i fianchi, iniziò a spingere e a spingere e a spingere, i suoi gemiti che si univano a quelli di Zayn nella più piacevole delle colonne sonore.

Troppo presto perché quelle sensazioni finissero, Harry sentì che stava per venire, le spinte si facevano più irregolari e faticava anche solo a pensare; afferrò l’erezione di Zayn e iniziò a pomparla, finché non venne con un suono strozzato, tutto nella sua mano e sul proprio ventre, il sedere che si contraeva intorno a Harry, portando all’orgasmo anche lui.

Il volto nascosto nell’incavo del collo di Zayn, Harry riprese fiato e regolarizzò il respiro, uscì da lui e afferrò la maglietta abbandonata a terra più vicino al letto, e, fregandosene altamente che fosse la sua, la utilizzò per pulire l’altro e se stesso.

«Ti dispiace se riposo un po’ qui?» chiese, dopo aver gettato di nuovo la maglietta per terra.

«Fai pure, ma non aspettarti che io ti prepari la colazione, domani» rispose l’altro, la voce stanca e gli occhi che si chiudevano, mentre si posizionava sotto le coperte. «Spengi la luce, tanto che ci sei» aggiunse, la testa appoggiata al cuscino e l’espressione beata. Da pazzescamente fico a incredibilmente adorabile in dieci secondi, doveva essere una specie di record.

Spenta la luce, si stese anche lui sotto le coperte e, girato con la schiena verso Zayn, si addormentò.

*

Quando si svegliò, dovevano essere passate poche ore. Fuori era ancora buio e lui era stanco morto, ma aveva davvero bisogno del bagno.

Cercando di far più silenzio possibile e senza svegliare l’altro, raccattò i propri vestiti e uscì dalla stanza, chiudendo dietro di sé la porta.

Si avvicinò a quello che doveva essere il bagno e poggiò una mano sulla maniglia, abbassandola. La porta rimase immobile, chiusa a chiave. Il suo cervello urlava mistero!mistero!mistero! ma la sua vescica la pensava diversamente, quindi lasciò vagare lo sguardo lungo tutto il corridoio fino a che non trovò un’altra stanza. E questa sì, si aprì e, grazie a Dio, era il bagno.

Lavandosi le mani, lanciò uno sguardo verso lo specchio che era di fronte a sé. Aveva dei capelli orribili; ci passò le mani, ma niente. Più per curiosità che nella speranza di trovare qualcosa che potesse sistemare quel disastro, iniziò ad aprire i numerosi sportelli dell’armadietto che stava tutto intorno allo specchio.

Proprio mentre stava per richiudere l’ultimo, con i suoi occhi mezzi addormentati vide un piccolo oggetto dorato che stonava, fra tutto quel gel. Una piccola chiave. Il suo pensiero andò automaticamente alla porta chiusa. Quel mistero, che al 90% non era affatto un mistero, l’aveva risvegliato del tutto. Afferrò la chiave e uscì dal bagno. Senza neanche controllare che Zayn dormisse ancora, provò a infilarla nella serratura e a girarla. E, neanche fosse stato il suo giorno fortunato, la porta si aprì.

La stanza era quanto di meno interessante ci fosse. Ma, Harry si disse, se era chiusa, magari valeva comunque la pena darle un’occhiata.

C’era soltanto un’enorme libreria, addossata a una parete, e una scrivania, di quelle vecchio stile, che mai si sarebbe immaginato per Zayn, al centro.

Da buon giornalista, era amante della letteratura – quella vera; tendeva anche a giudicare le persone in base alle letture: se queste non erano interessanti, allora, molto probabilmente, neanche la persona lo era.

Sugli scaffali erano disposte con ordine quelle che sembravano edizioni preziose, e non poté far a meno di provare un po’ d’invidia a quella vista. L’opera completa di Shakespeare e quella di Oscar Wilde erano in bella mostra accanto a Omero, senza un criterio preciso.

Per questo, quando si trovò di fronte a volumi fantasy, si ritrovò ad alzare un sopracciglio. Quei testi stonavano un po’ rispetto all’insieme, e per questo ne prese in mano uno.

Conosceva l’autore, era venuto fuori da un paio di anni e già aveva pubblicato quattro, cinque volumi. In realtà, di lui non aveva letto nulla, perché il fantasy non era il suo genere, ma era impossibile non sapere almeno i titoli della saga o conoscerne a grandi linee la trama. Aveva fatto scalpore, un successo mondiale, soldi a palate.

E, se non ricordava male, il nome – Mick Stone – era uno pseudonimo. Nessuno sapeva chi fosse veramente, si diceva.

Rimettendo il volume a posto, notò che quello accanto era identico a quello appena posato. Prese anche quello, magari è tipo il sequel. E invece no, il titolo era lo stesso, così come l’incipit. E quelle due non erano le uniche copie identiche.

Questo sì, che gli parve strano. Da fissato, più che da appassionato. O, forse da

Corse alla scrivania, perché in fondo era proprio come un gatto: indipendente, ruffiano e curioso.

Vi era appoggiato solo un PC spento, ma che provò comunque ad accendere. La fortuna evidentemente si era presa una pausa, perché chiedeva la password. Senza darsi per vinto, iniziò a frugare tra i vari cassetti.

Aprì l’ultimo.

Emise un urlo di gioia silenzioso.

Non era la password. Era qualcosa di meglio.

Era una copia del testo originale di un volume, ancora inedito, della suddetta saga.

 

 

 

Note:

Non so, potrebbe esserci qualcosa di poco chiaro, ma, in teoria, nei prossimi capitoli alcune domande troveranno la loro risposta! Ovviamente, mi farebbe molto piacere ricevere qualche opinione, graditissime le critiche, e se doveste trovare qualche errore, vi prego vi prego vi prego di segnalarmelo!

(Giuro che scrivere le note è stato più difficile che scrivere la storia)

Alla prossima settimana!

 

  
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