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Autore: _Goodnightmoon    13/04/2013    0 recensioni
Edith è una ragazza con un passato difficile, però chi non ha mai avuto ostacoli da superare? Ma lei la forza di reagire l'ha persa.
Edith spera in un miracolo, ma non crede arriverà mai.
Edith pensava di essere condannata, ma poi tutto cambiò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

Just stay strong.’
 
Buttai la bicicletta di lato sul giardino e mi asciugai le lacrime. Presi la spesa ed entrai piano in casa, sperando che nessuno si era accorto che avevo fatto ritardo nel tornare.
Posai le buste nella piccola cucina e quando mi girai, come un fantasma, si materializzò mia madre, che stava ancora male per l’influenza.
“Come mai ci hai messo così tanto?” Chiese con voce infuriata. Istintivamente feci un passo indietro.
“Scusa, ho avuto un contrattempo. Sono caduta dalla bici e..”
“Cos’hai sulla gamba?”
“Ecco, si. Sono caduta e mi sono tagliata.” Alzai il pantalone; sanguinava ancora, ma di meno.
“E chi dovrebbe lavare quei pantaloni, ora?” Cominciò a urlare.
“Non ti preoccupare mamma, li laverò io.”
“No, non li toccherai. Non sei capace a fare  nulla, visto? Ti avevo chiesto di andare a fare una cavolata e ritorni sanguinante. Non riuscirai a fare niente nella vita. Sarai una fallita, sei destinata ad essere una sgualdrina, a concederti agli altri, per fare soldi.” Non vidi il pungo che mi tirò, e caddi per terra, atterrando sul ginocchio ferito. Soffocai un grido. “Sei così debole, non lo vedi?” Un calcio allo stomaco. “Non sai neanche difenderti.” Un altro ancora. “Non sei mia figlia.” L’ennesimo. “Mi fai schifo. Essere inutile.” Il quarto. Vomitai, e svenni.
 
Quando mi risvegliai, mi guardai attorno per assicurarmi che mia madre non c’era. Il vomito emanava un odore più che disgustoso, si era incrostato. Mi alzai e per poco non rischiai di cadere di nuovo. Ero fragile per il sangue che avevo perso e non avevo una bella cera, ma a nessuno fregava niente. Controvoglia mi accucciai e pulii a lucido tutto. Almeno non sarei stata picchiata per questo.
Mi medicai la ferita sul ginocchio, che era uno spettacolo ripugnante, ma anche questo non fregava niente nessuno.
Subito dopo, cucinai qualcosa da mangiare per mia madre, ma anche al mio patrigno e a mio fratello maggiore.
La giornata non era ancora finita. Si avvicinava la sera, il momento che detestavo di più. 
 
“Cosa?” Urlò mia madre dalla sala. “Ricercato ancora per spaccio di droga? Quando la finirai, Aaron?”
“Ti ho detto che mi hanno incastrato.” Rispose mio fratello.
“No, sei tu che hai agganci schifosi.” Fece acida lei.
“Non puoi commentare.” Urlò Aaron. “Sono io che porto quei pochi soldi a casa. Invece cosa fa Alfred, eh? Ubriacone che non è altro.”
Pochi secondi dopo sentii il suono di una bella manata sulla guancia. Dei due, era il fratello che si dava più da fare per racimolare qualcosa, anche se in modo sporco.. abbastanza sporco.
Sentii dei passi venire verso la cucina e subito corsi dietro ai fornelli e feci finta di non aver sentito assolutamente niente.
“Ciao sorellina.” Disse e mi schioccò un bacio sulla guancia. Era l’unico con cui avevo un buon rapporto in famiglia. “Come stai?”  Lo guardai e subito si accorse del labbro rotto. L’unica cosa che fece fu sospirare.
“Non ti preoccupare, questa situazione cambierà presto.”
“Davvero Aaron? Perché è da un anno e più che lo ripeti.” Ci guardammo. Aveva gli occhi pieni di speranza come sempre; l’unica cosa che mi faceva andare avanti.
  
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