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Autore: emotjon    21/04/2013    20 recensioni
Lei, Veronica Adams. 18 anni. Liceo appena finito. Lunghi capelli neri, liscissimi, fino alla vita, e degli occhi verdi in cui perdersi. Bellissima. Non secondo lei. Lei, che si vede brutta, grassa, piena di problemi. Lei che risparmia da una vita per una vacanza a New York con la sua migliore amica.
Loro, i One Direction. In particolare lui, Zayn Malik. C'è da dire altro??
Buona lettura. F.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mitchie Justice,
per aver mi fatto cambiare idea...
Ti voglio bene, piccola.
xx Fede.

Capitolo 26. Epilogo.

31 maggio 2020
 

“Davvero andiamo a New York?”, mi aveva chiesto Lilian il giorno prima saltellando e battendo la mani. Avevo sorriso. Era la stessa reazione che aveva sua madre alle sorprese. Saltellava come una cretina, ma era adorabile. “Dove vi siete conosciuti tu e mamma?”.
Chiusi gli occhi, aspettando che ci dessero il permesso per scendere dall’aereo, e tenendo le mani sulle spalle di quella meraviglia di sette anni. Che non stava ferma un momento.
Che stava con la nonna, a Roma, in modo da poter andare a scuola regolarmente. Ma che passavo a prendere non appena avevo un giorno libero dalle interviste, i concerti e tutto il resto. E che per la prima volta trovavo il coraggio di portare a New York.
Trovavo il coraggio di tornare.
Un conto era andarci per un concerto, con i ragazzi. E dedicarle “Little Things”, come ad ogni concerto. Ma New York era diversa. Era il nostro posto, in un certo senso. Mio e di Veronica.
Lilian aveva adorato Roma, Londra, persino Parigi.
Ma sospettavo che New York sarebbe diventata la sua preferita. Come lo era per sua madre. Perché Lilian era praticamente uguale a lei, se non fosse stato per i miei capelli e la mia carnagione. Aveva le sue labbra, il suo sorriso, le sue lentiggini. Le stesse smorfie della madre.
Gli stessi, identici, occhi verdi.
Quegli occhi che mi avevano fatto innamorare di lei otto anni prima.
“Sei il papà migliore del mondo”, mi disse Lilian scendendo dall’aereo. Le rivolsi un’ occhiata interrogativa, e lei indicò la pista dell’aeroporto con una mano, facendomi ridere. “Mi hai regalato New York per il mio compleanno”. Sorrisi, chinandomi per darle un bacio sui capelli.
“Puoi avere quello che vuoi per il tuo compleanno, lo sai”, le dissi prendendola per mano. Ma mi pentii immediatamente di quello che avevo detto e Lilian si incupì. “Lo so, piccola… tutto tranne…”.
“Tranne mamma”, finì lei per me, stringendomi forte una mano. Tranne mamma. Già. “Stai bene?”, mi chiese dopo un po’, mentre salivamo su un taxi. Annuii, dandole un bacio sulla fronte. “Sicuro? Magari non saremmo dovuti venire…”.
Le misi due dita sulle labbra, con un mezzo sorriso.
“Ti piacerà, anche più di Parigi”, le dissi sorridendo, ricordando la sua faccia quando l’avevo portata a Notre Dame, il Natale precedente. Era rimasta a bocca aperta per tutta la visita guidata, indicando ogni cosa che le piacesse. Praticamente tutto, a pensarci bene.
 
Trattenni il fiato, mentre quella sera portavo Lilian a Time Square.
Chiusi gli occhi e aspettai che Lilian scendesse dal taxi, allora li riaprii, appena in tempo per vedere la sua espressione. Bocca aperta e occhi verdi spalancati. “Ti piace?”, le chiesi reprimendo le lacrime.
“Wow”, mormorò Lily guardandosi intorno.
Sorrisi. Time Square era come una calamita per le mie donne. Insomma, sì. Prima Perrie, poi Veronica e ora mia figlia. In tutto il mondo, quello era il loro posto preferito. “Ti ricordi che ti ho raccontato del primo bacio che ho dato alla mamma?”.
Lei annuì, alzando lo sguardo verso di me.
“Dopo quel bacio siamo venuti qui… e c’era la nostra foto su tutti gli schermi”, aggiunsi, ridendo al ricordo. “Tua madre non sapeva se esserne lusingata o se arrabbiarsi a morte con me”, ricordai con un sorriso. Oltre a essere bello, sexy e fragile, sei anche il tipo che non affronta le cose, Malik?
“Ti manca ancora?”, mi chiesi Lily stringendomi una mano.
“Vieni qui”, mormorai prendendola in braccio. “Certo che mi manca, tutti i giorni. Ma quando guardo te e vedo i suoi occhi mi sento meglio, sai?”, confessai portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ti voglio bene”.
“Anch’io papà”, mi disse con un sorriso.
 
POV VERONICA.
Me ne stavo sulla mia nuvola, intenta a ingozzarmi di fragole ricoperte di cioccolato con Perrie, quando vidi Zayn prendere in braccio mia figlia, a Time Square. Sorrisi. Il luogo dove in qualche modo era iniziato tutto. Il mio posto preferito. Che ora era il preferito di Lilian.
Li avevo seguiti tutti quegli anni, e Zayn si era preso cura di lei perfettamente. Gli mancavo, ovvio. Mancavo a tutti e due. E a mia madre, mio fratello, Alice, i ragazzi. Ma, mentre gli altri erano andati avanti con le loro vite, in un modo o nell’altro… Zayn, boh.
Continuava ad avere la stessa espressione di tristezza che gli avevo visto sul volto al mio funerale. Una tristezza profonda, mitigata dagli anni, ma che in qualche modo rimaneva lì. Non sembrava volesse andarsene.
“Devi andare avanti, amore”, mormorai passandomi una mano tra i capelli.
“Pensi che dovremmo dargli una spinta?”, mi chiese Perrie addentando una delle mie fragole. Mi mordicchiai il labbro inferiore, pensierosa. “Insomma, è ancora fossilizzato su di te… anche dopo tutto questo tempo”.
“Gli serve una ragazza che gli ricordi me, ma che sia diversa…”, mormorai.
“Sicura di volerlo fare?”, mi chiese Perrie stringendomi una mano. Sorrisi. A mia figlia serviva una madre, era inutile continuare a negarlo. Una madre in carne e ossa, non uno spirito che la seguisse dalle nuvole. E a Zayn… “Trovata”. La voce di Perrie interruppe il flusso dei miei pensieri.
“Trovata?”, ripetei, confusa.
“Vanessa Andrews, venticinque anni. Mora, occhi verdi…”.
“Non gli serve la mia fotocopia, gli servo io, Perrie”, le feci notare scuotendo la testa. Perché in fondo era come se non riuscissi a sopportare che Zayn avesse un’altra al suo fianco.
Nonostante gliel’avessi chiesto io, in quella dannata lettera, sette anni prima.
 

1 giugno 2020
 

POV ZAYN.
“Lily, stai attenta”, le dissi mentre si allontanava e io mi sedevo su una panchina, a Central Park. La guardai arrampicarsi su per la scaletta dello scivolo, attento a ogni suo movimento. Avevo dovuto imparare a farlo.
Presi il telefono, continuando a guardarla, e mi alzai dalla panchina, facendo il numero del mio migliore amico. “Aloha, Malik!”, mi rispose la voce di Claudia. Sorrisi, erano in luna di miele alle Hawaii, me ne ero quasi dimenticato.
“Ciao, Clà… Liam?”, le chiesi camminando verso lo scivolo.
“Te lo passo, se riesco a svegliarlo…”, la sentii dire. Risi, passandomi una mano tra i capelli. “Niente di fatto, è nel mondo dei sogni. Ma ne puoi parlare con me se ti va”, aggiunse, riuscendo a farmi sorridere.
“Mi manca Veronica”, dissi semplicemente.
“Lo so, manca anche a me”, mi disse lei. Chiusi gli occhi, fermandomi a qualche metro dallo scivolo. “Come sta andando a New York?”, mi chiese dopo un paio di minuti, vedendo che non spiccicavo parola.
“La vedo ovunque”, ammisi guardando Lilian scendere giù per lo scivolo.
“Lilian?”.
“Lei sta bene… adora Time Square”, aggiunsi dopo un attimo, e Claudia scoppiò a ridere. “Ieri mi ha chiesto se mi mancasse ancora, le ho detto che mi manca sempre, di continuo…”.
“Beh, le hai detto la verità”.
Ma per poco non mi cadde il telefono di mano, quando una ragazza in bicicletta quasi non mi venne addosso. Indietreggiando, inciampai e caddi sul prato, sul sedere. “Stai bene, papà?!?”, mi urlò Lilian correndo verso di me.
La presi al volo, prima che cadesse a sua volta.
“Sto… bene”, mormorai guardando la ragazza che mi aveva quasi investito. E quasi non mi venne un colpo quando la vidi buttare la bicicletta a terra e posare gli occhi nei miei.
I suoi occhi. Così simili a quelli di Veronica che per un attimo credetti di svenire.
“Stai bene? Oddio, non volevo prenderti sotto…”. Ma evidentemente qualcosa la bloccò, e la vidi mordicchiarsi il labbro. Stavo per chiederle cosa avesse, quando lei sorrise. “Dio, ditemi che non ho preso sotto uno dei One Direction”.
Risi, alzandomi in piedi. “Beh, in effetti sì”, confessai porgendole una mano. “Zayn, piacere”, mi presentai, anche se sapeva già chi fossi, infatti scoppiò a ridere. “Piccola, c’è zia Claudia al telefono”, dissi poi a Lilian, in italiano.
Lei mi strappò il cellulare dalle mani e tornò verso lo scivolo.
“Vanessa, piacere”, mi disse la ragazza stringendomi la mano.
E quando mi sorrise, facendo comparire una fossetta sulla guancia destra e facendo brillare gli occhi verdi, riuscii finalmente a pensare di poter andare avanti. Anche senza la presenza fisica della ragazza che avevo conosciuto e amato otto anni prima.



 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaww.
Sto piangendo. E' tutto finito.
*tirasucolnaso*
Sono appena tornata da una super mattinata con un "amico".
Okay, la pianto, tanto non vi interessa...
Comunque... oddio, è finito tutto.
Oh, santo cielo, devo darmi una calmata.

Bah, anyway, passiamo ai ringraziamenti!!!!
Non ho una gran voglia di farli, ma ci vogliono.
Grazie a chi ha recensito... in tutti i capitoli, o anche solo in uno.
Vi ringrazio lo stesso, perchè grazie a voi siamo arrivati a 236 recensioni :)
Poi, grazie a chi ha messo la storia tra le tizie/caie e sempronie.
41 tra le seguite, cè è aasdfghjkl, rendo il concetto?
23 tra i preferiti... siete fantastiche, dalla prima all'ultima.
Grazie, a chi ha amato come me ogni singolo personaggio.
A chi ha pianto con loro, sorriso con loro. E tutto il resto.
A chi ha supportato Veronica nelle sue scelte... E a chi non l'ha fatto.
A chi ha amato Zayn, e chi Liam, perchè so che tra voi c'è qualcuno, almeno una.
Poi? Credo di aver ringraziato tutti... almeno tra chi legge.

Dedico questa fanfiction a Giusy e Nicola, che l'hanno letta dal mio pc, mentre la scrivevo.
Vi voglio bene, miei piccoli carciofi. Fino alla fine.

So, vi lascio pieno potere, me la lasciate una recensioncina??
E, gentilmente, passereste dalle mie fanfiction embrionali?
Vi lascio i banner, basta che ci cliccate sopra...





Va bene, me ne vado. Evaporo che sto scrivendo un poema.
Alla prossima mie piccole lettrici.
xx Fede.

   
 
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